Ti amo e altre parolacce

di LadyPalma
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"Dolores, io ti amo". 

Quelle parole gli erano uscite così, di slancio, dopo un Whisky Incendiario di troppo. Era la prima volta che le diceva ad alta voce in tutta la sua lunga e tumultuosa vita, anche se a giudicare dalla luce nel suo sguardo e dalla convinzione nel suo tono sembrava quasi le avesse recitate più e più volte. E in effetti era stato così, tra parolacce allo specchio, grugniti irritati prima di addormentarsi e borbottii nervosi alle orecchie di Arthur Weasley. 

Dolores lo fissò a lungo, con gli occhi da rospo sgranati e un lieve accenno di disgusto che le increspava le labbra. Non capiva, semplicemente non capiva, e allora iniziò lentamente a mettere su quel suo stupido sorriso finto (quello che con lui non indossava mai) e si schiarì la gola, protendendosi leggermente verso di lui sul tavolo striminzito dei Tre Manici di Scopa

"È una cosa… ehm gentile da dire, suppongo". 

Alastor scoppiò a ridere, di gusto, di fronte allo stordimento di lei, al suo disprezzo, al suo imbarazzo. Rise così tanto da dimenticare perfino di offendersi. 



 

Ti amo e altre parolacce

 

1.

La prima volta che Dolores tentò di dire ad Alastor che lo amava, pensava fosse un vuoto dovere. 

Dolores non sentiva dentro di sé l'esigenza di rispondere a quella dichiarazione, sapeva soltanto che a un certo punto, per convenzione, le persone in una coppia si dicono quelle parole. Come, ogni tanto, si dicono in fondo le parolacce, né più né meno. 

"Che vuol dire amare qualcuno?" aveva chiesto con una ingenuità agghiacciante ad Andromeda davanti a una tazza di tè eccessivamente zuccherata.

La sua migliore amica si era stretta nelle spalle. "Se ami qualcuno, lo sai e basta". 

Beh, lei non sapeva niente. Niente. Tranne che niente era quello che provava quando lui non si faceva vivo per giorni, quando il dubbio che lui fosse vivo la sfiorava e allora… 

"Promettimi di non morire" disse con il volto sfigurato di rabbia, presentandosi al suo capezzale al San Mungo dopo l'ennesimo duello. 

Lui aveva aperto l'unico occhio che gli era rimasto e l'aveva guardata con un accenno di speranza. 

"Perché?" 

"Perché… Io ho bisogno di te". 

La forma di amore più basilare, egoistica e infantile - ma a lui, per il momento, poteva bastare anche così. 


2.

La seconda volta che Dolores tentò di dire ad Alastor che lo amava, lo prese come una sfida curiosa. 

Dolores sapeva adesso cose che non aveva mai saputo, e aveva permesso a qualcun altro di sapere cose di sé stessa che neanche lei sapeva. 

Che addormentarsi con la candela accesa era diventata alla fine un'abitudine, come usare cinque diversi incantesimi di protezione alla porta e avere una bacchetta sotto il cuscino. 

Che tra loro c'erano esattamente venticinque centimetri di distanza in verticale e diverse combinazioni insospettabili in orizzontale. 

Questo era tutto ciò che sapeva o poco più – era forse l'amore nascosto tra le pieghe di quelle singole nozioni? 

"E se… ehm ti dicessi che ti amo?" 

Alastor aveva posato sputacchiando la sua tazza di tè corretta e le aveva puntato addosso il suo occhio magico, quasi per scrutarle nel cervello, anche se quello non sarebbe riuscito a farlo mai.

"Mi stai dicendo che mi ami, Bamboluccia?" 

Lei aveva piegato il capo leggermente e aveva ripreso la sua tazza, alzando perfino il mignolo in alto, come la signora che non era mai stata. "No, certo che no, era solo un'idea". 


3.

La terza volta che Dolores tentò di dire ad Alastor che lo amava, non era altro che spasmodica paura. 

"Dolores, ti amo" - come sempre, come anni prima, forse per dispetto, forse per avere finalmente una risposta. 

"Grazie" - e basta, non la risposta giusta, mai quella giusta. "Grazie davvero, io ehm… forse io…" 

E lui la zittiva, con un bacio, un bicchierino di Sherry o una litigata improvvisata. 

Ché non voleva vuote parole, ma una piena presenza. 

Perché lei, senza saperlo, ogni giorno che restava in quella tetra casa lontano dal mondo, gli diceva che lo amava. 


+1.

"Alastor?" 

"Hm?" 

"Alastor?" 

"Ti sto ascoltando, per Salazar".

Dolores si mise seduta sul loro letto e, a dispetto del buio, riuscì a trovare immediatamente il petto di lui per riempirlo di pugni insospettabilmente forti. 

"Sei uno stronzo, un figlio di puttana, ti amo, cazzo, vaffanculo". 

Alastor la lasciò colpire, colpire e anche affondare. Restò senza fiato, di fronte alla rabbia di lei, al suo tremore, alla sua fragilità. Scoppiò dentro così tanto, che per tutte quelle parolacce mai udite non riuscì neanche a ridere. Aveva detto, del resto, una parolaccia più forte. 

 




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