Come scritto
nell'introduzione, la presente one shot è strettamente
legata a "Surface Pressure". Avventurarvi nella lettura senza conoscere
quella sarebbe inutile, perché qui si parla di fatti e Ocs
che non c'è modo di conoscere altrimenti :'D tanto Skyfall,
OC che io ho creato, quanto Omen e Spillage, OCs create da Neferikare.
Accenni di lingua e cultura vosniana invece derivano dai lavori di
MilesRedwing (e ringrazio entrambe di nuovo per avermi concesso
l'utilizzo del tutto) :)
Buona lettura
a tutti!
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Ingrata
In quale
momento la sua mano era passata dallo scrivere le
poche righe di annotazioni che si era prefissata al riempire di
“Skyfall” -in
realtà la parola che stava scrivendo era
“Ingrata”, ma cos’erano
“Ingrata” e
“Skyfall” se non sinonimi?- quella che ormai era
arrivata a essere una pagina
intera, Omen non sapeva dirlo.
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Anzi, forse
sì: era stato nel momento in cui aveva finito di
scrivere un breve appunto su Spillage.
“Non
migliora”.
Omen aveva
voluto sperare che col tempo alla sua secondo in
comando sarebbe passata, che sarebbe riuscita a smettere di
sgattaiolare nella
“fu” stanza di Skyfall e chiudersi nel suo armadio,
ma la sua più che una
speranza era stata un’illusione della quale oltretutto era
stata consapevole
fin dal principio.
Spillage era
una persona molto forte quanto estremamente
delicata, due cose che sembravano impossibili da accostare ma che di
fatto
vivevano in quella femme dalla corporatura esile e dal processore che
avrebbe
sempre portato le cicatrici degli esperimenti di scienziati Autobot che
l’avevano portata alla follia. Aveva fatto progressi enormi
rispetto a quando
se n’erano andate insieme da quel che era rimasto del
laboratorio, ma Omen non
aveva certo dimenticato la sua richiesta di porre fine ai suoi
tormenti, il suo
trovare strano il solo fatto che il metallo densomorfico del proprio
volto
potesse fare quella cosa chiamata “sorridere” -non
aveva avuto alcun motivo di
farlo prima. C’era poco di divertente nell’essere
uccisa ogni giorno, tutti i
giorni, per più volte e nei modi più fantasiosi-
e il modo in cui aveva
consegnato letteralmente la propria vita nelle sue mani.
L’energon
gelatinoso di Spillage era particolare: non solo
poteva essere usato come combustibile per alimentare la portata e la
potenza
delle esplosioni che lei -Omen- causava col proprio potere ma,
finché ne fosse
rimasta in giro anche solo una goccia, Spillage avrebbe potuto
rigenerarsi
daccapo.
Spillage,
all’inizio intenzionata a morire in modo definitivo
e poi non più nel momento in cui si era resa conto di avere
per la prima volta
il controllo della propria esistenza, aveva lasciato a lei la provetta
di
energon che fino a quel momento era stata nelle mani degli scienziati.
Omen avrebbe
potuto ucciderla, rompere la provetta e
andarsene da sola: era nelle sue possibilità, e uccidere era
anche tutto quel
che Spillage le aveva visto fare quel giorno, e oltre a questo Omen non
poteva
dire di essere stata esattamente carina e gentile nei riguardi di una
femme
che, pur vedendo la parete sfondata, non era uscita dalla stanza nella
quale
aveva trascorso tutta la propria orrenda esistenza.
“Me la
puoi tenere tu?
Penso che sarebbe al sicuro con te”.
Tuttavia le
parole che le aveva rivolto erano state quelle,
e avevano continuato a essere quelle nonostante i suoi silenzi,
nonostante la
violenza che comportava una dieta a base di energon altrui alla quale
Spillage
si era subito adeguata, nonostante l’essere andate alla
ventura senza sapere di
preciso cosa fare della propria vita -perché Spillage non
era la sola ad aver
iniziato a viverla davvero solo
allora- per un periodo di tempo discretamente lungo.
Potevano
essere cose non facili da sopportare anche per
qualcuno che aveva passato quel che aveva passato Spillage, che nel
conoscere
il mondo avrebbe magari potuto decidere di andare altrove, con altre
persone
meno complicate e che avrebbero potuto comunque esserle di supporto nei
momenti
in cui i ricordi del laboratorio tornavano a farsi sentire, ma lei non
aveva mai
fatto azioni che potessero contraddire le proprie parole e anzi, invece
di
“sopportarla” non aveva fatto altro che mostrarle
sempre più ammirazione,
gratitudine, infinita devozione, nonostante tutto.
Incluso il suo
essere morta.
“Tu sei
morta?”
“Sì’”.
“Però
sembri viva”.
“Non lo
sono”.
“Capisco”.
“Bene”.
Per Spillage
quel suo enorme errore nei processi di sviluppo
-perché di quello si trattava, e Omen non aveva mai girato
intorno alla
faccenda chiamandola “peculiarità” o in
qualsiasi altra maniera che potesse
indorare la pillola riguardo il proprio difetto- non era stato mai un
problema.
Era né più né meno di una condizione,
e le volte in cui ne avevano parlato non
gliel’aveva mai fatta pesare, limitandosi a esserle di
supporto quando aveva
cercato ulteriori conferme alla propria convinzione - leggasi
“cercato delle
cure”.
Non
c’era stato mnemosurgeon che avesse potuto fare
miracoli, non c’erano state medicine che avessero modificato
il suo stato.
Persino gli elettroshock di molteplici intensità ai quali si
era sottoposta
avevano avuto come unico effetto quello di farle rischiare di staccarsi
la
lingua con i denti.
Era morta. La
sua Scintilla poteva forse pulsare, cosa della
quale non era convinta, il suo processore poteva essere in moto,
l’aria poteva
entrare e uscire dal suo sistema di ventilazione e l’energon
altrui -fonte di
una vita che lei non aveva- poteva entrare nel suo stomaco, ma lei era
morta, e
quello era un dato di fatto. I morti non provavano dolore, e lei
infatti non lo
riconosceva come tale; i morti non provavano emozioni, e di solito
infatti Omen
riteneva il proprio “sentire” frutto
dell’ assimilazione e di una parziale
imitazione dei comportamenti e delle reazioni altrui più che
un qualcosa di
“proprio”.
Eppure.
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Nello scrivere
quel che pensava di Skyfall, nel ripensare a
quel che aveva fatto, nel ripensare alle condizioni in cui si trovava
Spillage
per colpa delle sue azioni, provava sensazioni strane. Sgradevoli. Come
se
qualche parassita fosse entrato nel suo corpo privo di vita e ne stesse
lacerando i tessuti all’altezza dello stomaco e della camera
Scintilla.
Era simile a
quel che il suo corpo avvertiva quando veniva
colpita, ma era diverso, perché questo era qualcosa che
sentiva, che
riconosceva, di cui soffriva.
Faceva…
male.
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Ingrata
INGRATA EGOISTA
Calcò
particolarmente la mano sull’ultima parola. Provava
qualcosa che riusciva a riconoscere quale “rabbia”,
e non era poca. Verso
Skyfall, verso il modo in cui Skyfall si era comportata, ma anche verso
se
stessa: sia per il fatto di essere stata così idiota da
averle permesso di
avvicinarsi a loro, sia per il “male” che stava
provando.
Skyfall non
avrebbe meritato tanto, eppure eccola lì: “Omen,
vittima del male che le provoca pensare e ripensare a una stronza tale
da far
indignare persino i morti”. Suonava ridicolo, ma non la
divertiva neanche un
po’, come non la divertiva vedere Spillage
nell’armadio.
Avrebbe dovuto
tenere Spillage al sicuro, fino ad allora
l’aveva sempre fatto, sia quando erano da sole sia quando
altre persone,
attirate dalla sua potenza, avevano iniziato a seguirle passando dal
costituire
un gruppo all’essere un’armata abbastanza grande da
poter fare la differenza
nell’invadere una prigione. Gente, gente: nel tempo ne
avevano conosciuta
tanta, ma se si parlava di legami di fiducia diversi e più
profondi di “capo e
sottoposti” il loro era sempre rimasto un duo.
Poi era
arrivata Skyfall.
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Ingrata
È viva
grazie a NOI
Loro le
avevano evitato di essere letteralmente strappata in
due da Tarn il giorno della presa di Grindcore, loro -lei-
l’aveva trattenuta
dal cercare di andare dietro a lui e i due giovani seekers che lo
avevano
portato via, impedendole così di andare incontro a una morte
sicura alla quale
solo il cielo sapeva come fosse scampata, considerando in modo in cui
Tarn
l’aveva ferita, sfiancata, gassificata, sbattuta con violenza
contro pareti e
strutture di metallo; sempre lei l’aveva presa con
sé per farne una sua
collaboratrice e si era presa la briga di tenerla costantemente
d’occhio fino a
quando si fosse data una calmata, considerandola più utile
da viva che morta
dietro un’ossessione malsana.
Tarn non era
morto ma, come aveva detto a Skyfall, essere
morto non era il peggio che potesse capitare a una persona. Per dire: a
parere
di Omen, già il solo “essere Tarn” era
molto peggio che essere morti.
Ripetere a
Skyfall che per Tarn continuare a vivere poteva
essere una condanna più della terminazione e averla
sorvegliata sembravano aver
dato i propri frutti. Skyfall non aveva più fatto idiozie
-sebbene la sua
ossessione avesse sempre indotto Omen a ripetersi che il rischio
c’era ancora-
si era adattata sia alla nuova situazione sia a una dieta
perlopiù “vampiresca”,
nonché alla loro compagnia, che con l’andare del
tempo aveva cercato sempre più
spesso per questioni che andavano oltre il lavoro e la prigione.
Quello era
stato l’inizio della fine.
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Spillage era
rimasta affascinata dalla “nuova arrivata”, per
quanto avesse asserito di non sopportarla. Skyfall non
l’aveva lasciata
indifferente -in male- neanche prima di aver modo di conoscersi di
persona, e tantomeno
l’aveva fatto in seguito. Omen non aveva impiegato molto ad
accorgersene nonostante
le sue peculiari condizioni mentali e, purtroppo per i nervi di
Spillage,
Skyfall aveva impiegato ancora meno, approfittandosene per
punzecchiarla ogni
volta che era Spillage a tentare di farlo dandole della poco di
buono… o anche
senza cercare una scusa.
Spillage
strillava, con le guance perennemente
surriscaldate, e Skyfall rideva, prendendola un po’in giro
anche utilizzando
quella lingua astrusa che era il vosniano. Spillage però
tornava sempre a
cercarla, dunque era evidente che quelle interazioni non le
dispiacessero, e
neppure a Skyfall. Questo e il fatto che quei loro siparietti non
peggiorassero
il rendimento di entrambe l’aveva indotta a lasciarle fare.
E in ogni caso
nulla le toglieva dalla testa che, se mai
Skyfall avesse fatto seriamente una proposta di connessione a Spillage
-improbabile dal momento che Skyfall non aveva mai mostrato reale
interesse
verso le femmes- quest’ultima sarebbe scappata via urlando
come se l’avesse
inseguita Unicron in persona.
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Le due, sempre
col passare dei vorn, avevano iniziato a
trascorrere sempre più tempo insieme, alla faccia del
“non sopportarla” che
Spillage ribadiva. Vedendo ciò Omen, pur ritenendolo
improbabile, all’inizio
aveva persino pensato che Skyfall potesse star tentando di influenzarla
contro
di lei facendo leva sulla fascinazione che Spillage aveva nei suoi
riguardi,
cosa che infine l’aveva spinta ad avvicinarsi di
più a propria volta.
Il lato
positivo era stato aver scoperto che su quel fronte
non c’era nulla da temere, il lato negativo era che passare
più tempo in
compagnia di Skyfall si era rivelato interessante anche per lei.
Skyfall non
era solo il frutto dell’ossessione vendicativa che
l’aveva portata a Grindcore,
era anche il frutto di uno stile di vita e di una società
diametralmente
opposto a qualsiasi cosa Omen avesse visto e conosciuto nel corso di
un’esistenza che, nei progetti degli scienziati, scoperta la
sua “tara” non avrebbe
neppure dovuto avere luogo.
Morte,
distruzione e violenza era ciò per cui Omen era stata
creata, e morte, distruzione e violenza erano ciò che lei
aveva portato a chi
avrebbe voluto gettarla via come un giocattolo rotto senza neppure
attivare la
sua coscienza, non sapendo che invece, attiva, lo era già; e
dopo questo aveva
conosciuto la miseria, il freddo, la scomodità, la caccia
all’energon, il dover
sopravvivere e far sì che altri sopravvivessero. La sua
potenza l’aveva aiutata
molto ma non significava che fosse stato semplice o piacevole,
né in tutto ciò
aveva mai conosciuto qualcosa di diverso.
Skyfall aveva
portato il “diverso” nella loro vita sia con
una personalità che ben poco aveva a che vedere con
ciò che mostrava quando
c’era di mezzo il conjunx endura morto, sia col suo
raccontare di fatti, cose e
persone inerenti a Vos, un mondo lussuoso e dorato in mezzo alle nubi
che tale
sembrava restare nonostante tra le mura di quegli alti palazzi decorati
accadesse di tutto e di più, per sua stessa ammissione. Un
esempio era quello
dei grandi galà dove il destino di un numero indefinito di
cybertroniani veniva
deciso con un brindisi o nella cuccetta e una frase poteva
più di un colpo di
cannone o della miglior strategia militare, eventi in cui la vita di
una
persona poteva cambiare in meglio o essere distrutta
nell’arco di un minuto.
Lusso e ostentazione la facevano da padroni lì come nella
“normalità”, e
contribuivano a rendere il tutto ancor più alieno per Omen,
alla quale riusciva
difficile immaginare come potesse essere una sala dove le persone si
abbeveravano da fontane di energon e, serviti e riveriti, lasciavano
allietare
i propri recettori uditivi da canti e balli mentre mostravano ai propri
conoscenti la nuova collezione di animali esotici e programmavano
l’ennesima
giornata alla SPA.
“Bbbottana”.
“Sì,
Spillarja?”
“Cos’è
la SPA?”
Quella che
Omen in seguito aveva acconsentito a lasciarle
mettere su nei sotterranei di Grindcore, ecco cos’era.
Skyfall aveva
chiesto, Skyfall aveva organizzato, e col
contributo indiretto delle città vicine tutto le era stato
dato. Sauna, lettini
per massaggi, oli di vari aromi, una sala per la meditazione e per lo
yoga, un
idromassaggio, candele e incensi a profusione, luci di
intensità e colore
regolabile e tutta un’altra serie di cose e attrezzi e aggeggi bizzarri.
All’inizio
un “Dai un dito ai vosniani e questi si prendono
tutto il braccio” era balzato nella mente di Omen, ma le era
passato presto
quando si era resa conto che a godere dei benefici di quella
novità erano state
principalmente proprio lei e Spillage, la quale non aveva ancora smesso
di
rimpiangere le lezioni di yoga -con annessi rimproveri alle posizioni
“peccaminose” (?) assunte da Skyfall, che aveva
fatto loro da insegnante- e i
massaggi.
“Guai a
te se mi
tocchi di nuovo le chiappe, bbbottana! Guai a te! Mi darebbe moltissima
noia e
quindi NON devi farlo assolutamente! Non devi farlo! No!... hai capito?
Mi
darebbe MOOOLTA noia!”
Quella volta
essere nella sauna e star ascoltando death
metal con degli auricolari non le aveva impedito di sentire il tutto,
limitandosi a sospirare e scuotere brevemente la testa.
Ingrata
Ingrata
Ingrata
INGRATA
INGRATA
Poi erano
iniziate anche le esibizioni canore di Skyfall,
che in ciò aveva trovato un alleato in uno dei medici che
erano di stanza a
Grindcore il giorno della conquista e che erano rimasti lì.
Quel Glit era un
amante del karaoke e dell’energon extra forte, dunque non
poteva essere
altrimenti, ma la professionalità che metteva nel suo lavoro
e la sua
intenzione di curare sempre chiunque ne avesse bisogno,
indipendentemente dal
far parte di una fazione, dell’altra o nessuna, lo rendeva
piuttosto popolare
-non in un modo problematico.
Spillage le
aveva apprezzate, nonostante i soliti
“rimproveri” per fare scena, e per Omen era stato
lo stesso. Riteneva anch’esse
una novità gradevole, come la SPA, come il fatto che Skyfall
le sembrasse man
mano sempre più serena.
Altro tempo
era passato, e aveva comportato un’ulteriore
avvicinamento. C’era stato un giorno in cui lei e Spillage si
erano sedute
vicine, si erano guardate in faccia e avevano dovuto ammettere che in
compagnia
di quella terza persona si trovavano proprio bene, che per quanto
Skyfall
restasse una “collaboratrice” non era
più solo
questo, ed era palese.
Avevano
discusso sul da farsi, concludendo di lasciare che
le cose facessero il proprio corso. Skyfall si stava comportando bene
da tempo,
al punto di iniziare a far pensare a Omen di aver superato quella sua
ossessione. Sembrava felice di stare lì, della sua vita
attuale, di tutto quel
che le era stato dato, della loro compagnia, del legame di amicizia che
si era
venuto a creare, con tanto di serate passate davanti a videogiochi come
CyberSims 4.
Per
“ragioni di sicurezza” non meglio specificate
avrebbero
dovuto terminare una persona con cui si trovavano bene, rea solo di
quell’ultima cosa? Rea solo di essere riuscita a fare breccia
nel rapporto di
fiducia stretto, esclusivo, tra due femme che avevano ben poco di
normale? Ucciderla
sarebbe stata una follia persino per loro. Tutto ciò non era
un male, non
faceva loro del male, si erano dette.
Era una cosa
buona. Skyfall lo era.
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Come ha potuto
E poi,
com’era logico che fosse, era andato tutto a puttane.
Era successo
il giorno in cui Grindcore era rimasta
totalmente senza energia a causa di impianti e strutture decisamente
troppo
vecchi, vulnerabile a qualsiasi assalto esterno. Una situazione cui era
necessario rimediare al più presto, non solo per gli ovvi
disagi ma anche
perché se fosse giunta voce di tutto ciò alle
persone sbagliate sarebbe potuto
essere un problema. Tarn avrebbe potuto decidere di essersi stufato
della neve
perenne di Messatine, per esempio, oppure Overlord avrebbe potuto
decidere di
replicare quanto aveva fatto su Garrus 9 o, ancora, loro e
chissà quanti altri
avrebbero potuto decidere di mettersi insieme per qualche oscura
ragione che
comprendesse il cercare di far fuori una persona pericolosa qual era
lei -per
quanto se ne stesse ferma, tranquilla, lontana dal conflitto.
Omen era
potente, ma non era onnipotente, e c’erano
scenari in cui difficilmente avrebbe potuto
proteggere tutti, ed ecco che, raggiunta da notizie riguardanti una
nuova fonte
di energia elettrica virtualmente inesauribile derivata dalla
concentrazione e
lavorazione di quella che in origine era stata una stella, aveva
inviato
Skyfall in quei laboratori a prelevare il congegno.
“Macchina del
tempo?...”
Peccato che le
fonti di energia non fossero la sola cosa cui
stavano lavorando da quelle parti, come Skyfall aveva scoperto una
volta giunta
sul posto.
“Se lui muore… lui
vive”.
Spillage aveva
strillato più volte nel comm-link di Skyfall,
prima senza ricevere risposta, poi sentendo un “Non ho
intenzione di dire a voi
se piove” e, infine, il silenzio più totale.
“Non…
lei non ci ha
appena… Grindcore è senza
energia,
lei non può…”
“Averci
mandato a
fanculo per andare dietro a un’ossessione che a quanto pare
non le è ancora
passata? ‘Non può’, Spillage, eppure
è proprio quel che ha appena fatto”.
Le avevano
concesso di fare quel che aveva voluto, l’avevano
lasciata avvicinare, le avevano dato fiducia, stima, si erano
interessate a
lei, si erano interessate alla sua salute mentre a detta sua gli
Autobot si
erano sempre e solo limitati a usarla, né dopo la morte del
marito aveva trovato
qualcuno da poter davvero chiamare “amico”, e
cos’aveva fatto quell’ingrata? Aveva
sputato sopra tutto lasciandole vulnerabili, incurante di qualsiasi
cosa non
fosse “Skyfall” e “Tarn”.
Tarn, Tarn,
Tarn e la sua morte: solo quello esisteva, solo
quello contava, proprio come una volta, e chi se ne importava di
Grindcore, che
a quel punto avrebbe dovuto considerare casa sua! Chi se ne importava
di loro,
che le avevano dato tutto quel che erano riuscite a darle -ed era stato
un
miracolo essersi trovate ad aprirsi così tanto con
un’esterna!
Ovviamente
Skyfall aveva fallito sia nei propri scopi sia
nella missione che in origine era stata mandata a svolgere, come sempre quando
c’era di mezzo qualcosa
che riguardava Tarn, ed era persino
tornata a Grindcore senza nulla in
mano, forse illusa del fatto che il loro rapporto le avrebbe indotte a
passare
sopra l’accaduto. Aveva ricevuto un’amara sorpresa,
amara proprio come quella
che lei aveva riservato a lei e Spillage, facendo capire loro che
sarebbero
state sempre al secondo posto dopo se stessa e le sue smanie di
vendetta.
“Siete
fuori di
testa?! Omen! Io non voglio rinnegare Grindcore!”
“Rinnegare
me va bene,
invece? Me?!”
L’avevano
inseguita, Spillage in testa, infuriata, ferita e
senza l’essere morta a impedirle di provare il tutto il modo
più ovattato.
L’avevano
ferita, ed era nulla rispetto a quel che avrebbero
voluto farle e le avrebbero fatto se l’avessero presa,
aggiungendola alle “fontane
vive” costituite da traditori il cui energon entrava e usciva
dai loro corpi in
un perenne circolo -reinterpetazione peculiare di architettura e
decorazioni
nobiliari- fino al collasso del suo sistema.
L’avevano
lasciata andare quando Skyfall, il cui talento
numero due si era rivelato “sopravvivere” -tradire,
nel suo essere ingrata,
restava il numero uno- era riuscita a oltrepassare i cancelli della
prigione
volando via senza voltarsi indietro.
Sulle prime
avrebbe(ro) voluto andarle dietro, inseguirla
fino in capo al mondo: il pensiero le aveva attraversato il processore
con
insistenza, anche in seguito -quando i sistemi di Grindcore erano
tornati tutti
attivi- aveva più volte accarezzato l’idea di
andare a cercarla, salvo
desistere dicendosi che sarebbe stato un errore lasciare la prigione
solo per
togliersi una soddisfazione egoistica.
Casa e le
persone che vi abitavano venivano prima. Agire
diversamente avrebbe significato mettersi sullo stesso piano di Skyfall
o giù
di lì, e Omen non voleva mettersi sullo stesso piano di
un’ingrata.
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Ingrata
Un’ingrata
la cui espressione nel rientrare a Grindcore le
aveva fatto intuire che si fosse resa conto già allora di
aver fatto un’idiozia
impossibile da quantificare.
Un’ingrata
con cui erano state bene e che non le aveva
danneggiate perché ce l’aveva con loro o
perché voleva il loro posto, come loro
ben sapevano -per quanto all’atto pratico non cambiasse
alcunché- ma
semplicemente perché non riusciva a lasciarsi alle spalle un
fatto che l’aveva
distrutta.
Un’ingrata
che, ovunque fosse andata, non doveva aver dato a
nessuno informazioni sulla prigione, dato che non c’erano
stati attacchi di
sorta.
“Uno,
due, tre… sette
pagine di ‘ingrata’?” si rese
conto Omen, sorpresa di se stessa.
Quella
manifestazione di emozioni, quel “male” che
provava,
erano meno da persona morta di quanto sarebbe stato lecito.
“Tutto
questo scrivere per qualcuno che ormai neppure pensa
a noi, se è ancora viva e non è stata terminata
da Tarn o chi per lui” pensò “E
per qualcuno a cui forse non dovrei pensare neppure io, dal momento che
Spillage lo fa anche troppo”.
Sette pagine
di ingrata.
Applicò
un segnalibro. Aveva la sensazione che in futuro,
per una o l’altra ragione, avrebbe avuto bisogno di rileggere
quelle parole più
di una volta.
Note
finali:
"Non ho
intenzione di dire a voi se piove" è
un'espressione
utilizzata nella fanfiction "Sick of Seek" di MilesRedwing.
Trattasi di "crittografia vosniana" e il significato è
assimilabile a "Siete fuori dai miei disegni, mettetevi l'anima in
pace, vedetevela da voi". Né Omen né Spillage
conoscevano il vero significato letterale di quanto detto da Skyfall,
ma considerando quel che è capitato non c'è
voluto
molto per capire quel che intendeva :'D
Ringrazio di
nuovo chi ha letto la storia principale e anche questa one shot. Alla
prossima, (spero con TSB2)!
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