Capitolo 1
«Quindi
il tuo nuovo misterioso partner arriva oggi?» Anna
diede un piccolo sorso alla sua mug fumante «Sei riuscito a
scoprire qualcosa
su di lui?»
Kristoff finì di sistemarsi il colletto della divisa
«Sì, sembra uno che sa
davvero il fatto suo»
«E come mai un tipo così in gamba avrebbe deciso
di trasferirsi da una città
così grande ad una più piccola?»
«Pare che sia originario di queste parti e abbia preferito
tornare a casa.
Da quel che ho capito abitava nel vostro stesso quartiere e, se non
sbaglio,
dovrebbe avere la stessa età di tua sorella o, forse,
qualche anno in più.
Magari lo conoscete: si chiama Overland»
Anna per poco non si strozzò con la sua colazione
«Vuoi dire Jack Overland?»
esalò priva di fiato e con le lacrime agli occhi.
«Mmm… mi pare che di nome faccia
Jackson…»
Lei sventolò una mano con noncuranza «Jackson
detto Jack, è lui di sicuro»
«Quindi lo conosci…»
«Oh sì che lo conosco…»
gongolò con un sorriso inquietante «Ma quella che
lo
conosce meglio è mia sorella: è stato il suo
ragazzo al liceo»
«Cosa?» figurarsi la gelida
Elsa innamorata andava ben oltre le doti di
immaginazione di cui era provvisto.
«Di che ti stupisci?» lo riprese la moglie
divertita «Anche Elsa è un essere
umano, non è di certo fatta di solo spirito»
Il se lo dici tu
che trapassò la mente
di Kristoff se lo tenne per sé «Ho
bisogno di chiedertelo: si sono lasciati bene,
vero? Saranno felici di
ritrovarsi, no?»
Anna tirò il labbro di lato in un’espressione
eloquente «Ecco, su questo non ci
giurerei...»
«Oh no…» singhiozzò il
poliziotto, cercando nervosamente il cellulare «La devo
avvisare subito»
«Tu non avviserai proprio nessuno…» gli
disse invece lei con fare furbetto.
«Sei matta? Quando scoprirà che io - suo
cognato - le ho tenuto nascosta
la cosa, mi ammazzerà»
«Non dire sciocchezze: lei ci lavora con i cadaveri ma, di
certo, non se li
procura da sola» scese dal suo sgabello e gli si
avvicinò, tirandolo un poco verso
di sé per lasciargli un bacio a fior di labbra
«Vedrai che alla fine ti
ringrazierà, forse…»
spostò, poi, lo sguardo sulle scale che portavano
al piano di sopra e urlò, mettendo seriamente a rischio
l’incolumità del
timpano del marito «Freja, scendi! Lo scuolabus
sarà qui a momenti, rischi di
perderlo…»
Un discreto trambusto testimoniò l’arrivo di un
mini uragano biondo lanciato a
tutta velocità: una mano a stringere lo zainetto e
l’altra impegnata a cercare
una via di fuga dalla manica della giacca «Eccomi!»
Letteralmente volò giù dalla rampa, con le sue
immancabili treccine smosse dal
vento della sua esuberanza. Prese il sacchetto della merenda che sua
madre le
stava porgendo e l’abbracciò, per poi correre a
mettersi le scarpe all’ingresso
«Ciao mamma, ciao papà!»
«Ehi, recluta!» Kristoff la raggiunse proprio
mentre stava per aprire la porta
di casa «Non stiamo dimenticando qualcosa?» le
disse chinandosi leggermente,
picchiettandosi l’indice su una guancia.
Freja alzò gli occhi al cielo ma con il sorriso sulle labbra
«Mi perdoni,
detective» si scusò con una risata argentina per
alzarsi, poi, in punta di
piedi per far schioccare un bacino proprio dove indicato.
«Ottimo lavoro, recluta! Può andare!»
disse l’altro soddisfatto, imitando un
rigido saluto militare.
La piccola batté i tacchi sul posto e divenne il suo
riflesso, per poi sparire
al di là dell’uscio.
§
La morte era
entrata nella vita di Elsa Bleket, e di sua sorella Anna, senza
chiedere il permesso. Aveva fatto loro visita la prima volta quando
avevano
rispettivamente solo otto e cinque anni, portandosi via nel sonno
– senza
preavviso - la nonna paterna e aveva decisamente stravolto le loro vite
dieci
anni più tardi, quando un pirata della strada aveva
investito e ucciso entrambi
i genitori. La vita sotto la tutela legale di loro nonno Runeard non
era stata per
nulla rose e fiori e, nella sua rigidità, aveva reso Anna
ancora più indomita e
sognatrice mentre aveva fatto chiudere Elsa in se stessa, concentrata
su unico
obiettivo: dare giustizia ai morti, cosicché il destino dei
suoi genitori, il
cui assassino era rimasto senza volto - e, quindi, impunito, - non si
fosse
ripetuto mai più, almeno non per quei corpi passati sotto
alle sue mani di
medico legale.
Elsa
tirò il freno a mano e posteggiò, poco lontano
dal luogo che le era stato
indicato al telefono, e scese dall’auto, subito imitata dalla
sua assistente: una
giovane laureata in etnologia, dalle spiccate doti artistiche e maga
del saper catturare
i più piccoli dettagli con la sua fidata fotocamera.
Sbuffò e l’aria rigida del
mattino fece condensare il suo respiro in una piccola nuvola di vapore
acqueo:
quella settimana si stava rivelando un vero inferno, le temperature
erano scese
drasticamente e, praticamente ogni giorno, qualche sventurato finiva
sul suo
asettico tavolino: vittima di un incidente causato dal ghiaccio, o del
freddo
che l’aveva fatto addormentare per sempre per mancanza di una
fissa dimora. Visto
il vicolo delineato dai nastri gialli, ipotizzò si trattasse
di quest’ultimo
caso. Li oltrepassò con una certa eleganza, subito seguita
dalla sua assistente
«Kristoff, che cosa abbiamo oggi?» chiese senza
nemmeno guardare la figura che
le dava le spalle, intenta com’era ad indossare i suoi guanti
in lattice: ultimamente aveva visto suo cognato ben più di
quanto
lo avesse fatto sua
sorella e la cosa, a ben pensarci, aveva del surreale.
«Maschio
bianco, fra i quaranta e cinquanta… mi sentirei di escludere
una
rapina finita male, vista la posizione del corpo… il resto
spero possa dirmelo
lei, Dottoressa Bleket»
Quella voce
la fece rabbrividire, alzò lo sguardo e se possibile, data
la sua
carnagione chiarissima, impallidì ancora di più
«Tu…» sibilò «Che
diavolo ci
fai qui? Sulla mia scena,
poi…»
«Oh…»
fece lui, regalandole un sorriso in risposta «E ciao anche a
te, è un
piacere rivederti dopo tutto questo tempo»
«Rispondimi»
L’altro
sbuffò «Sia dia il caso che questa sia la mia
scena, sono il
nuovo partner del detective Bjorgman»
«Il
nuovo partn…» ripeté, sgranando gli
occhi «Mi domando come mai nessuno si
sia degnato di avvisarmi…» sibilò
tagliente e qualcuno, lì nei paraggi, tremò.
Morto per
morto, Kristoff si giocò la carta del io-non-so-niente
e si
avvicinò ai due «Buongiorno Elsa, vedo che hai
già incontrato Jackson Overl…»
«Lo
so chi è» lo interruppe secca.
«Oh
sì, lo sa…» gli fece eco
l’altro con una faccia da schiaffi.
Elsa
comprese il sottinteso di quella frase immediatamente e gli
intimò con lo
sguardo di non osare aprire ulteriormente la bocca, se solo ne
avesse avuto
la possibilità, probabilmente, lo avrebbe congelato
sul posto.
«Sono
io o qui sta succedendo qualcosa che mi sfugge?»
s’intromise
l’assistente, leggermente piccata per non essere stata ancora
presentata «Sono
Jane Porter, comunque» disse, tendendo la mano al nuovo
detective.
«Jackson
Overland, ma gli amici mi chiamano Jack…» rispose
lui, ricambiando la
sua stretta con un sorriso smagliante che la fece arrossire non poco.
«Jane…
» sibilò Elsa tagliente
«Fotografa tutto, per piacere»
«Subito
» la vide scattare sull’attenti mentre reprimeva a
stento un brivido lungo
la schiena che niente aveva a che fare con la temperatura esterna.
La
lasciò fare per qualche istante e poi si chinò
sul cadavere: era un uomo di mezza età, come Jackson le
aveva detto, ed era tutto tranne che un
senzatetto,
vista la pregevole fattura degli abiti che indossava. Aveva addosso
solo una
giacca leggera, il che era molto strano ma ancor più strana
era la posizione
del corpo, come se si fosse semplicemente accomodato su quel gelido
marciapiede
prima di addormentarsi per sempre. Gli prese un braccio e lo
trovò rigido, lo
spostamento rese ben visibile il costoso orologio che portava al polso,
ancora
una volta Jackson aveva visto giusto: niente aggressione a scopi di
rapina.
Improvvisamente, lo sguardo le si accese alla vista di un altro
particolare.
«Jane,
qui per favore»
Lei
scattò.
«E
qui» la invitò, poi, sull’altro polso.
Si mosse, infine, verso i piedi e,
scostando un poco i calzini, le chiese anche di immortalare le
caviglie.
Vedendola,
finalmente alzarsi una volta per tutte, Jackson riprese parola
«Allora?»
Lei si
tolse i guanti in lattice e si spostò un poco, in modo che
l’equipe
della scientifica potesse concludere il proprio lavoro «Non
può essere morto da
molto tempo, direi al massimo un paio di giorni ma, date le
temperature, potrò
confermartelo solo con un’autopsia più
approfondita. Non è stato aggredito da
un ladro…» confermò, evitando
accuratamente di dargli ragione «Ma ha delle
escoriazioni sui polsi e le caviglie, come se fosse stato a lungo
legato. Anche
la posizione è sospetta, io credo non sia morto qui ma che
ce l’abbiano messo
solo in seguito»
«Stai
suggerendo che l’abbiano effettivamente ucciso?» le
chiese
Kristoff.
«Non
esattamente…» disse lei, piegando appena il capo
«Potrebbe essere stato un
qualche tipo d’incidente, non ha segni di soffocamento, non
ci sono ferite… è
tutto molto strano»
«Ma
le abrasioni che hai trovato?»
«Giochi
erotici?» buttò lì Jackson con un
ghigno divertito, il suo compagno di
squadra per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
«Forse…»
gli concesse l’altra, per nulla turbata «Ma, in
quel caso, non credo
siano stati il colpo di grazia, altrimenti non si sarebbero presi la
briga di
rivestirlo di tutto punto»
«Sappiamo
chi è?» chiese, quindi.
Kristoff si
prese un momento per verificare con i
colleghi «Non al momento» disse infine,
scotendo il capo «Dai primi controlli, pare non
avere
documenti. Ha un cellulare ma è scarico, dovremmo chiedere
aiuto al nostro IT»
consultò il suo taccuino «E’ stato
trovato dai netturbini del mattino, quelli
della sera non hanno riscontrato niente di sospetto, per cui
è stato messo qui
questa notte. Ci sono diversi appartamenti con le finestre rivolte su
questa
strada, magari vale la pena di cercare di capire se qualcuno ha visto
qualcosa»
«Eppure…»
disse Jane pensosa, guardando con attenzione quei capelli biondi
tagliati a spazzola e quel pizzetto perfettamente curato. Si
passò una mano
sotto al mento, l’altra ancora stretta nella sua fotocamera
«Mi sembra di
averlo già visto da qualche parte»
«Lo
conosci?» chiese Elsa, alzando un sopracciglio curiosa.
«Non
esattamente, è più quella sensazione di avere di
fronte un volto noto…
forse ho letto un articolo sul giornale, o seguito qualcosa in
tv… ma, diamine,
non riesco proprio a ricordarlo al momento»
«Chiunque
sia, lo scopriremo presto» affermò risoluto
Kristoff «Vieni Jane,
andiamo a chiamare i ragazzi per farlo portare via»
«E
perché devo venire anche io, scusa?» chiese quella
non capendo, salvo
illuminarsi davanti all’espressione eloquente
dell’altro «Ah sì, certo… ti
accompagno subito! Allora la senti anche tu questa tensione
ses…»
Lui
trasalì «Vuoi stare un po’
zitta?» bofonchiò, spingendola via.
«Fai
sparire quel sorriso dalle tue labbra, Overland» lo
ammonì Elsa
freddamente, prendendolo per un braccio e trascinandolo lontano da
quella che sembrava sempre più una
scena del
crimine.
«Perché?»
disse lui sinceramente divertito «Mi piacciono, sono convinto
che andremo
d’accordo. Nonostante il mio partner sembri avere un certo
interesse per il
bondage…» sghignazzò.
«Se
anche solo prova a pensare di legare mia sorella, finirà sul
mio tavolo…»
sibilò lei a denti stretti.
Jack
fischiò «Quindi mi stai dicendo che
l’uragano Anna si è sposata? Non
c’è
da stupirsi, visto quanto fosse innamorata
dell’amore» alzò le spalle
«Beh, mi
sembra davvero un tipo a posto… magari non la vuole legare
ma farsi legare…»
Elsa
roteò gli occhi al cielo «Ripensandoci, forse, ci
staresti meglio tu
sul mio tavolo…»
Lui
ghignò «Sta minacciando un pubblico ufficiale,
Dottoressa? O è un qualche
tipo di proposta perversa?»
L’altra
tagliò corto «Seriamente, perché sei
qui?»
L’espressione
di lui si rabbuiò di colpo «Perché il
tempo passa: oltre alla
carriera mi sono accorto di non avere nient’altro. Ho pensato
che tornando a
casa, forse, avrei potuto avere una
possibilità» la guardò «Non
sono più un
ragazzino, Elsa»
«Lo
vedo…» confermò lei dura, portando lo
sguardo sui suoi capelli: del castano
che li aveva accesi durante la sua giovinezza non c’era
più traccia,
trasformato in un grigio scuro che dall’attaccatura sfumava
verso le punte in
un candore degno della prima neve stagionale. Neanche si concesse di
pensare
quanto questo lo rendesse ancor più attraente, con quegli
occhi azzurri accesi
dalla perenne scintilla del divertimento
« … ma se questa possibilità
pensi che possa, in qualche modo, riguardare me… beh, ti
sbagli di grosso. Noi
saremo semplicemente colleghi, niente di più»
Jackson
alzò le mani in segno di resa «Elsa, guarda che
stai facendo tutto da
sola…»
Lei
assottigliò lo sguardo, per fargli ben comprendere che non
si sarebbe fatta
convincere «Per te, comunque, sono la Dottoressa
Bleket»
Lui si
portò una mano al petto e fece un piccolo inchino
«Come desidera,
Dottoressa» acconsentì in tono improvvisamente
neutro «Aspetto una sua chiamata
per quando finirà l’autopsia. Ora, se non le
dispiace, avrei delle indagini da
mandare avanti»
Elsa lo
guardò andare via, non si concesse nemmeno il lusso di
lasciare andare
quel sospiro che le era cresciuto nel petto da quando se
l’era trovato di
fronte, maledicendo il destino che, ancora una volta, aveva messo
Jackson
Overland sul suo cammino.
Ebbene
sì, sono tornata... forse.
Dopo tre mesi di blocco totale un pochino di
ispirazione ha fatto capolino per questa nuova storia.
Sì, al solito è una AU e, come da specchietto,
si basa sulla serie televisiva Body of Proof e, in particolare, sulla
terza stagione perché Megan e Tommy sono un calderone
continuo
di Jelsa vibes e niente mi farà cambiare idea al riguardo
ù_ù
Non rientra nella raccolta Falling Snowflakes
perché sarà un multicapitolo... di quanti? Non ne
ho idea.
Come potete immaginare dalla presenza di Jane Porter, direttamente dal
film animato di Tarzan, ho deciso di ampliare i miei orizzonti in
ambito di personaggi, principalmente fomentata dalla lettura qui sopra
di crossover di dimensioni epiche (capito Spirit e Evil? Sì,
è tutta colpa vostra XD).
Non credo proprio arriverà alla stessa portata di questi
lavori
ma qualche personaggio in più farà la sua
comparsa, sia
in pianta stabile sia come semplice cameo. Tenete sempre
bene a mente, però, che la serie tv parla della vita di un
medico legale, quindi, preparatevi psicologicamente ad un certo numero
di morti... io vi ho avvisato.
Giusto per mettere un po' di pepe, anche il morto in questione
è
un personaggio Disney (un po' rimaneggiato): si aprono le scommesse su
chi possa essere.
Sempre grazie a Spirit,
nella cui storia Jack ha i capelli castani ma gli occhi azzurri, ho
preso coraggio per dare libero sfogo ad un'idea che mi frullava in
testa da un bel po': trasformare Jackson in un sexy
quarantenne brizzolato ma, va da sé, che l'accoppiata
capelli bianchi e occhi azzurri non si può separare, ed
è per questo che gli occhi sono di questo colore e non
castani come in tutte le altre mie storie in cui è umano.
Lo sviluppo di questa fic è ancora decisamente in corso, non
so bene che strada prenderà né con che frequenza
verrà aggiornata ma, intanto, abbiamo rotto il ghiaccio. Giusto
per rimanere in tema.
E' anche la prima volta che mi lancio su questo tipo di polizesco,
tutte le mie conoscenze delle dinamiche delle investigazioni si basano
meramente su episodi di serie TV visti e libri letti: spero mi
perdonerete se alcune cose potranno risultare poco realistiche.
Nel caso sono aperta a suggerimenti.
Spero di aver acceso la vostra curiosità. Chiunque
deciderà di seguire questa avventura mi farà ben
felice.
Alla prossima
Cida
P.S Freja is back!
P.P.S No, questo specchietto non è grigio proprio a caso ;) |
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