Il filo rosso della fortuna

di JeanGenie
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III

“È una vera fortuna trovare uno di questi. Sei sicura di non volerlo tenere per te?”

Utena sorrideva. Cominciava a prendere i duelli troppo alla leggera e ad affidarsi troppo alla forza mistica che sembrava proteggerla.

“Tu ne hai più bisogno di me” le aveva risposto finendo di cucire il piccolo talismano vegetale sulla fodera della giacca nera di Utena. 

Che tu sia protetta. Che tu sia benedetta.

Il filo rosso che aveva usato spiccava sulla stoffa come una ferita ma, dall’esterno, nessuno avrebbe notato nulla.

Che questo rosso sia la tua unica ferita. Che questo filo sia saldo come la tua vita. 

“Finito” le aveva detto porgendole la giacca. 

“Quindi ora sono invincibile?” le aveva chiesto Utena con un sorriso scherzoso.

E condannata all’eternità?

Si era chiesta se fosse giusto desiderare che le cose continuassero in quel modo. Se, invece, non avrebbe dovuto preferire che lei tornasse alla sua vita di ragazza eccentrica ma normale. E si era risposta che lei era la Strega. Era egoista e possessiva. Ed era brava nel sottomettersi. Ma anche nel tenere i Principi in gabbia. Quindi non avrebbe smesso di desiderare che lei vincesse.

Perché ora, dopo secoli, provava di nuovo qualcosa. Che fosse affetto o desiderio di rivalsa per suo tramite, non aveva importanza. L'avrebbe tenuta legata a sé con un filo del colore del sangue. 

“No, sarai solo un po’ più fortunata del solito.”
L’avrebbe protetta. L’avrebbe guidata. Perché, dopo secoli, si sentiva di nuovo viva.





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