Troppo (non abbastanza)

di LadyPalma
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Troppo (non abbastanza)



 
 
 
Un urlo soffocato, respiri frammentati e tre passi indietro: hai paura di me, tu che di me ti sei sempre fidata. Non ti fiderai adesso, con la mia maschera addosso, mentre appaio giusto il tempo di chiederti di rinunciare a quel coraggio Grifondoro che, in fondo, non ti è appartenuto mai.
 
«Non rilasciare quell’intervista».
 
Sei ormai contro la parete del tuo salotto a furia di indietreggiare, ma non per questo recedi dalle tue roccaforti mentali. Dirai la tua opinione e la lascerai gridare sui fogli di giornale – se questo può servire a far capire al mondo che per te quella guerra è il male, che con me di legami non ne hai più nessuno.
 
«Lo farò, fosse l’ultima cosa che faccio».
 
Ti vibra la voce, ma parli lo stesso, come lo stesso mi guardi, anche se trattieni a stento le lacrime. Forse ti invidio un po’ perché continui a credere nel bene mentre io ho smesso di farlo ormai da tempo, e per il resto ti odio perché non capisci proprio che se sono qui è perché a te dopotutto non dovrei eppure ci tengo. Ma le prossime parole le dico con il solito ghigno, appena più cattivo – se questo può servire a farti credere che per me questa guerra è giusta, che con me di legami non devi averne più nessuno, neanche per darmi contro.
 
«Potrebbe esserlo davvero».

«Come lo è stato per Albus Silente?»

 
Chiudo gli occhi per un attimo mentre sputi fuori quel nome. Non sai niente, nessuno sa niente, lui voleva… mentre tu
 
«Charity. Non rilasciare quell’intervista».
 
Un sorriso accennato, sguardo fisso e un passo avanti: non credi più a me, tu che eri mia amica quando l’amicizia avevo smesso di credere esistesse. Non sei mia amica adesso, con la mia missione addosso, mentre svanisco giusto il tempo di lasciarti quel dubbio Corvonero che, in fondo, ti è appartenuto sempre.




 
*



 
Un urlo soffocato, respiri frammentati e il tuo corpo che gira, gira, gira e…

«Severus… Ti prego». –Ma ho detto già troppo per te, perché non mi hai ascoltato?

Mi accorgo di tremare, dentro, sotto gli strati di finzione, dove nessuno può vedere. Sembra impossibile restare impassibile: ora so che è più difficile non fare nulla piuttosto che alzare una bacchetta e lanciare un anatema.

Un sorriso accennato, sguardo fisso e le lacrime che cadono al contrario sui capelli e…

«Severus, ti prego, siamo amici». – Ma ho fatto già troppo per te, perché non hai capito?

Mi chiedo se abbia in fondo mai avuto senso aver creato quell’unico legame con te, essere stato debole soltanto con una persona in tutti questi anni, averti permesso di vedere ciò che resisteva al di sotto. Nuovamente devo fare l’impossibile e guardare un volto amico cadere, ma lo so che saranno i tuoi occhi – non di Albus, non di Lily – quelli a cui dovrò rispondere, un giorno, della mia colpa maggiore.


 
«Avada Kedavra. Nagini, la cena».

(Neanche troppo, a volte, è abbastanza).

 





 

NDA: Questa è una idea che mi frulla nella testa già da un po'. Premettendo che mi piace considerare autentica quell'amicizia tra i due professori nelle ultime parole di Charity, un mio preciso headcanon è che Severus abbia provato ad avvisare la sua amica di non rilasciare l'intervista che poi la porterà alla morte. Spero non sia risultato poco plausibile, così come la prima persona stessa di Severus.




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