Ciò che sorge
***
Dalla
calma
***
Now I
see the light My darkest
views have disappeared There's
a sense that lays beyond this fate I'll
leave it all behind Now I
feel my life I'll build a
new tomorrow Caged for
all this time Finally
free again Free again
(Fate of light – Serenity)
Profondo.
Era una sensazione nuova, così nuova che lo fece
risvegliare del tutto con un sussulto.
Non poteva essere davvero il suo il respiro lento e
profondo che aveva percepito!
Era il respiro di chi è in pace con il mondo,
non poteva essere suo, che si svegliava sempre da un sonno così
leggero da dargli l'impressione che non si fosse addormentato
affatto.
Sollevò la testa da sotto l'ala con una
sensazione di stordimento e di confusione, qualcosa che lo
infastidiva perché rallentava il suo pensiero ed i suoi
riflessi.
Non appena ebbe colto qualcosa dell'ambiente
circostante tutti i suoi sensi di allarme scattarono all'erta.
Legno.
Luce.
Troppo grande.
Trovarsi catapultato in un ambiente differente gli
diede le vertigini.
La coperta gli scivolò via di dosso mentre
cercava di ritirarsi nell'angolo più vicino alla parete.
"Ma cosa...? Dove...? Ah, già. La casa dove
abitano loro".
Rimettere assieme i pezzi della giornata precedente lo
aiutò a dare un senso al cambiamento improvviso ed a riportare
il panico sotto controllo.
La sera prima non aveva fatto minimamente caso
all'arredamento della stanza alla luce della lanterna.
In un angolo c'era la stuoia dove era stato appollaiato
lui nel sonno, ed al lato opposto un tavolino basso con qualche
oggetto per la scrittura ed il vassoio con la ciotola.
Vicino alla porta c'era uno sgabello di cui lui sapeva
già che non avrebbe fatto alcun uso.
La stanza era pulita, anche se l'arredamento era
economico e ridotto al minimo indispensabile.
Lo sgabello era di bamboo, e quello gli fece
riaffiorare alla mente il panda che blaterava di aver mangiato i
mobili di bamboo.
Immaginare la scena lo riempiva allo stesso modo di
disgusto e di ilarità; a quanto pareva lui aveva avuto
ragione almeno su una cosa a proposito del panda: la sua stupidità
era lievemente divertente.
Si aggiustò addosso la veste di cotone che
durante il sonno si era spiegazzata; almeno aveva potuto cambiarla e
non era più quella che il panda aveva strappato con...
-Il mio guan dao!-
Quando era uscito di prigione era preso da troppe cose
e non ci aveva nemmeno pensato, ma adesso lo rivoleva indietro!
Subito!
E se i "maestri" avevano qualcosa da dire
avrebbero anche potuto prendere il loro accordo e bruciarlo!
In un paio di passi era alla porta e l'aveva
spalancata, solo che appena scostato il pannello era sbattuto contro
qualcosa.
-Non serve tanta fretta, Shen-
-Tu!-
La capra era proprio di fronte a lui, e l'unica cosa
che lo tratteneva dallo scansarla e correre fuori era proprio
l'involto di stoffa che lei portava appoggiato alla spalla.
-Posso entrare? Ho delle cose che ti appartengono che
vorrei restituirti-
Shen non perse tempo a chiedersi cosa ci facesse lì
al momento giusto, né cosa fossero le cose.
Rientrò nella stanza e le fece cenno di
seguirlo, ed una volta che fu entrata le indicò la porta per
farle capire di chiuderla.
Lei lo guardò un attimo severa, e lui sentì
benissimo tutti i rimproveri a proposito della sua arroganza senza
bisogno che lei pronunciasse una sillaba, poi però la capra
fece roteare il fagotto e la porta sbattè chiusa.
-Un'ottima arma, Shen. Dimentico troppo facilmente
quanto sia stata costruita bene-
Shen non sapeva se prenderla come un complimento o come
una minaccia; nel dubbio preferì non commentare su quel punto.
-A parte il mio guan dao, cos'alto devi restituirmi?-
-Ci sono altre cose che ti sono mancate-
La Divinatrice lo sorpassò e puntò dritta
al tavolino.
Posò il dao contro il muro, e poi una bisaccia
da viaggio sul tavolo ed accanto a quella un fagotto più
piccolo.
Il lieve tintinnio del metallo attraverso la stoffa lo
aveva messo in allerta, ed era una sfumatura di suono che lui
conosceva benissimo.
La Divinatrice si scostò dal tavolo e rimase in
attesa di una sua mossa.
Shen si avvicinò al tavolo.
Non osava sperarci ed anzi per un attimo ebbe paura di
essersi sbagliato e che il rumore di metallo fosse quello del denaro.
Sarebbe stato oltremodo umiliante.
Prese in fretta l'involto e slegò gli angoli per
srotolare la stoffa.
-Ah! Dove li hai presi? Credevo che qualcuno si fosse
preso la soddisfazione di distruggerli-
Si rigirò tra le ali i suoi speroni d'acciaio,
finemente cesellati, senza ammaccature visibili o altro tipo di
danno; se li muoveva seguivano il suo gesto con fluidità,
aprendosi o chiudendosi nella riproduzione perfetta della zampa di un
pavone con artigli particolarmente lunghi ed affilati.
-Diciamo che nella confusione dei primi giorni nessuno
ha fatto caso a chi te li avesse tolti o si è chiesto dove
fossero finiti-
Il tono malizioso, di chi la sa lunga ed è
sempre un passo avanti agli altri, non gli piaceva, ma riavere
indietro i suoi speroni che credeva distrutti o perduti per il
momento ridusse la sua stizza.
Spostò la sua attenzione sulla sacca.
-Anche questa è mia?-
-Anche quella-
Shen non riusciva ad immaginare cosa ci fosse dentro la
borsa, per questo decise di aprirla.
All'esterno era una sacca da viaggio dozzinale, di
canapa non tinta, ma non appena ne scostò la chiusura Shen
rimase senza fiato: la seta di un bianco puro si riversò fuori
come luce liquida, in una cascata soffice, leggera, così
delicata da sembrare irreale.
Shen non aveva idea di dove la capra si fosse procurata
quella sfumatura di bianco. Era così immacolato che avrebbe
potuto essere stata intessuta con la luce della luna!
Guardando meglio si rese conto che sotto la prima ce
n'era un'altra e poi un'altra ancora.
La prima che gli era capitata era solo bianca, con
delle piume di pavone ricamate nello stesso colore in rilievo; la
seconda era ugualmente bianca ma con dei sottili ricami rossi lungo i
bordi; la terza era di un bianco argenteo, con i bordi grigi come
quella che lui era stato abituato a portare per tanto tempo.
Shen era ancora a becco aperto per la meraviglia.
Non riusciva a capacitarsi di avere finalmente di nuovo
tutta quella seta per sé!
E quel che lo sorprendeva di più era di non
averla dovuta chiedere e non aver dovuto minacciare nessuno per
ottenerla.
Gli era stata donata, e semplicemente perché la
capra doveva sapere benissimo quanto gli fosse mancata.
Richiuse la borsa e si schiarì la voce un paio
di volte.
-Non c'è di che, Shen-
Richiuse il becco, in imbarazzo.
-E adesso, che cosa ne sarà di me?-
-Sarà ciò che tu vorrai. Non hai altro
limite se non quello di non fare del male a nessuno-
-Ci rivedremo ancora?-
-Se tu lo vorrai-
Shen non rispose.
-Ora ti lascio. Hai molte cose a cui pensare, e se per
caso volessi farti un bagno come si deve, al piano di sotto c'è
la stanza da bagno-
-Vai già via? Nessuna predica di commiato?-
-Non temere, ci sarà il momento anche per
quella. Ricorda: ogni cosa a suo tempo-
La capra gli sorrise un'ultima volta e si congedò.
-Aspetta-
-Sì, Shen?-
-La seta è... è davvero buona-
Grazie.
-Oh, lo so. L'ho assaggiata prima di prenderla-
-COSA?!-
-Figurati, è stato un piacere. Ci vediamo-
Lo lasciò lì, ancora offeso ed a becco
aperto, che non trovava parole per esprimere tutto il suo disappunto
nel sapere il suo guardaroba trattato come un buffet.
Quando l'ondata di rabbia fu scemata Shen scosse la
testa.
"Spero per lei che abbia rosicchiato i campioni e
non i miei vestiti!" borbottò tra sé.
Però almeno una cosa utile glel'aveva detta:
Shen si precipitò di nuovo dentro la stanza ed in un paio di
secondi era di nuovo fuori, con la borsa sotto l'ala a cercare le
scale e poi la stanza da bagno.
***
Mantide saltò sulla spalla di Po, dal lato dove
aveva il braccio libero dal cesto per le proviste.
Voleva essere sicuro di essere sentito al di sopra del
chiasso del mercato ed allo stesso tempo di non essere sentito da
altri.
-Quindi... il pavone psicopatico viene a casa con noi?
Sicuro?-
-Sì, Mantide. Andiamo, credevo foste tutti
d'accordo!-
-Io sono d'accordo, Po, però se lui ci
ripensasse o se durante la strada dovessimo perderlo accidentalmente,
non ne sarei troppo dispiaciuto-
-Mantide!-
-Okay, okay... vada per il tenerci il pennuto instabile
ed emotivamente compromesso-
***
L'acqua calda che scorreva sul suo corpo gli sembrava
la cosa più bella che avesse mai vissuto.
La tinozza era enorme, ma lui invece di entrarci dentro
aveva preferito restare sulla pedana e versarsi addosso l'acqua.
Per le sue penne non era una buona idea essere
inzuppate e restare a mollo nell'acqua calda a lungo.
Con la ciotola di legno si versava addosso secchiate su
secchiate di acqua per lavarsi via di dosso tutto di quella brutta
esperienza.
Sangue, sudore, tutta la polvere delle sue
sconfitte.
Voleva solo liberarsene.
Al di sotto delle penne alcuni punti erano più
sensibili dove le ferite si erano rimarginate solo da poco.
Nn riusciva a credere di essere riuscito a riaprirle
per quasi tre settimane durante gli scontri e che non gliene fosse
importato nulla di soffrire o della possibilità di restare
sfregiato a vita.
Adesso era passato. Il sollievo era un balsamo, ma allo
stesso tempo non riusciva a liberarsi dell'amarezza per tutto il
tempo che aveva sprecato e per tutto il dolore che si era inflitto.
Anche con il sapone si trovò ad abbondare,
strofinando il panetto a lungo tra le ali per formare più
schiuma che poteva.
L'aria calda e satura di vapore si riempì
dell'odore degli oli essenziali e delle erbe che era intenso,
pungente, ricordava più un medicinale che qualcosa legato alla
bellezza, ma lo stesso era l'ideale per togliergli di dosso tutto lo
schifo che aveva vissuto.
La saponetta era di colore scuro, marrone quasi rosso e
con dentro frammenti di erbe e carbone di bamboo, ma la schiuma che
produceva era di un bianco perfetto che si mimetizzava sul suo
piumaggio.
Una volta strofinato sul suo corpo non si capiva più
quale fosse piuma e quale fosse schiuma, e Shen sapeva di sembrare
solo più vaporoso del solito.
Condizioni in cui non si sarebbe mai fatto vedere da
nessuno da quando aveva imparato a lavarsi da solo.
Il mio batuffolo di cotone!
La voce di sua madre riaffiorò nella sua mente e
lo fece boccheggiare.
Doveva essere successo quando lui era molto piccolo, se
era ancora lei a lavarlo, ma Shen l'aveva sentita come se fosse stata
accanto a lui in quel momento.
Riprese a versarsi addosso l'acqua per sciaquarsi prima
che le emozioni lo trascinassero di nuovo giù, e poi passò
ad asciugarsi con uno dei teli nella zona asciutta della stanza.
Le penne della coda erano quelle che più gli
davano impegno, ma anche quelle che più avevano beneficiato di
una vera pulizia.
Erano tornate ad essere lucide come la seta, ed il
contrasto tra il bianco adesso pulito e le screziature rosse e nere
era tornato ad essere più evidente che mai.
Come ultima cosa Shen si fece scivolare addosso una
delle vesti che gli aveva portato la Divinatrice.
Quella bianca con i ricami rossi gli era piaciuta
immediatamente più delle altre , ed era così bello
sentire di nuovo addosso la carezza della seta!
Quando finalmente ebbe annodato la cintura rossa si
sentì molto meglio.
Si sentiva di nuovo sé stesso, ma allo stesso
tempo c'era qualcosa di diverso.
Uscì dalla stanza portandosi dietro la borsa con
gli altri due cambi.
***
Il giardino era immerso nella pace di quella bella
giornata estiva.
In mezzo ai preparativi della partenza Shifu non aveva
nemmeno provato a meditare, ma non rinunciava certo a vivere un paio
di momenti di calma quando poteva, fosse anche solo nel cortile della
casa.
Era piacevole lasciare la mente semplicemente calma,
libera di espandersi e di percepire l'energia in tutto ciò che
lo circondava.
Era nei fiori e negli alberi del giardino, e poi nella
stanza di Tigre, e poi ancora oltre le mura del cortile... non solo.
Le orecchie di Shifu si mossero per captare qualcosa.
Dentro la casa c'era un'altra energia, una presenza a
cui lui non era abituato.
Era caotica, inquieta, con un potenziale enorme e molto
instabile.
Shifu aprì gli occhi appena in tempo per vedere
Lord Shen.
Era di spalle, assorto in chissà quale pensiero
e completamente ignaro di essere osservato. Stava solo passando da lì
ed attraversava il corridoio del piano terra per salire su per le
scale di nuovo verso le stanze.
La cosa che colpì di più Shifu fu
l'impressione di vederlo davvero per la prima volta.
La testa alta ed il passo sicuro erano caratteristiche
naturali di Shen, non atteggiamenti che adottava quando si sentiva
osservato per impressionare.
E poi era di nuovo vestito di seta, come la prima volta
che Shifu l'aveva visto sul ponte della nave, ma aveva anche qualcosa
di diverso.
Gli veniva in mente solo che Shen indossasse la seta
come se la meritasse davvero adesso.
***
Doveva essere passato mezzogiorno, almeno a giudicare
dall'altezza del sole e dal vuoto che sentiva nello stomaco, tuttavia
Shen prendeva tempo perché l'idea di sedere a tavola con loro
e soprattutto con il panda non lo entusiasmava.
Avrebbe aspettato ancora.
Possibilente finché non fosse stato strettamente
necessario, ed anzi sperava di riuscire a sentire i rumori al piano
di sotto e di aspettare fino a che loro non avessero finito e si
fossero tolti di mezzo.
Un rumore dalla porta lo fece voltare, e ci mise
qualche secondo a comprendere che qualcuno aveva bussato.
-Aprite-
Il pannello scorse di lato e lui vide la vipera che con
la punta della coda aveva aperto la porta e teneva un vassoio
appoggiato sulle spire.
-Buongiorno. Abbiamo pensato di portarti qualcosa per
pranzo. Posso entrare?-
Shen annuì.
Non era sicuro di come sentirsi in proposito. La sua
prima reazione era stata rifiuto per essere stato considerato
qualcuno a cui badare, però non poteva negare che ci fosse
anche sollievo per non dover stare a tavola con loro.
Avrebbe rifiutato, ovviamente, se glielo avessero
chiesto.
E probabilmente quella sarebbe stata la prima di una
lunga serie di litigate.
Fu distolto dal suoi pensieri dal movimento del
serpente che entrava nella stanza.
Shen non aveva mai visto nulla del genere! Credeva che
con quel vassoio in bilico sarebbe stata goffa, ed invece si spostava
con grazia, come i nastri delle danzatrici.
Posò il vassoio sul tavolo senza che niente si
spostasse nemmeno di un millimetro.
-Ti serve qualcos'altro?-
Shen non sapeva se essere più sorpreso dalla
domanda in sé o dal tono di vero interessamento.
-No, niente-
-Va bene. Allora buon pranzo-
La vipera lo salutò con un cenno leggero della
testa e poi scivolò di nuovo fuori dalla stanza; Shen stava
per ricordarle di chiudere la porta ma lei lo fece da sé.
Shen non sapeva cosa pensare.
A quanto pareva lei o aveva dimenticato di essere stata
incatenata da lui oppure, chissà come, riusciva a non dare
importanza alla cosa.
In lei Shen aveva visto la semplicità e
l'eleganza di un'orchidea.
Si avvicinò al vassoio e trovò che dentro
c'erano una ciotola di wanton ed una di riso nella foglia di loto, e
che kuaizi, tazza e brocca erano perfettamente allineati.
Per un attimo gli passò per la mente che avrebbe
dovuto chiederle di assaggiare il cibo, ma poi si sentì
ridicolo ad averlo anche solo pensato.
Insomma, nessuno sarebbe stato così stupido da
fare tutti quegli sforzi per farlo uscire di prigione e poi
avvelenarlo. Sarebbe stato solo un inutile dispendio di energie e
nessuno avrebbe escogitato un piano così completamente idiota.
Nemmeno il panda.
***
Il pomeriggio era trascorso in maniera del tutto
trascurabile. Shen non era uscito dalla stanza perché non
voleva interagire con loro più del necessario per il momento,
ma l'immobilità dell'ambiente cominciava a dargli sui nervi.
Non aveva nemmeno potuto esercitarsi con il guan dao
perché non c'era abbastanza spazio.
Era affacciato alla finestra ad osservare il giardino
ed il cielo che sfumava nel rosso del tramonto, quando fu distratto
dal bussare alla porta.
-Aprite-
Il pannello scivolò di lato e come poche ore
prima c'era la vipera ad aspettarlo.
-Buonasera. Volevo dirti che la cena sarà pronta
tra mezz'ora. Preferisci scendere a mangiare con noi o che ti
lasciamo qualcosa da parte in cucina?-
Shen
la guardò freddo. -So
cosa state cercando di fare. Lasciarmi solo queste due scelte è
un modo per farmi notare che non siete al mio servizio?- Il
serpente sgranò gli occhi, sinceramente sorpresa. -Mi
dispiace, c'è stato un malinteso. L'idea è stata mia.
Non ti ho portato il cibo in camera perché non volevo darti
l'impressione che volessimo confinarti qui o che non ti volessimo a
tavola con noi-
Shen ebbe la netta sensazione di qualcosa nel suo petto
diventare pesante come un blocco di metallo e lo stesse trascinando
giù.
-Se
preferisci...- -No-
tagliò Shen. -Non
vogliamo renderti le cose più difficili. Davvero,
possiamo...- -Non
è necessario. Mi basta che mi mettiate da parte qualcosa in
cucina-
La vipera annuì.
-Va bene. Ci vediamo domani-
***
La fame iniziava a farsi sentire, e siccome i crampi
allo stomaco gli ricordavano i giorni in cui aveva digiunato, Shen
preferì prevenire qualsiasi cosa di spiacevole.
Oltretutto c'era il disagio che derivava dalle parole
della vipera, che lui non era ancora riuscito a scacciare, ed anche
che più si sforzava di ignorare e più diventava
insistente.
Era già buio, e non si sentivano più
rumori al piano di sotto da almeno due ore.
Nemmeno nel resto della casa a dire la verità, e
gli ultimi rumori erano stati nel corridoio e proprio accanto alla
sua camera più di un'ora prima, quando presumibilmente tutti
gli altri si erano ritirati nelle loro stanze.
Fortuna che la sua stanza era l'ultima in fondo al
corridoio.
Accese lo stoppino della lanterna e mise fuori la testa
cauto, giusto per essere sicuro di non avere compagnia.
Shen aveva imparato ad essere silenzioso quando gli
serviva, e scivolò lungo i corridoi e giù per le scale
come un'ombra.
Arrivato alla svolta del corridoio che portava in
cucina però qualcosa lo mise in allerta.
Erano rumori impercettibili, rumori di qualcuno che si
muoveva, non i soliti piccoli rumori di una casa amplificati dal
silenzio della notte.
A metterlo in allarme era il fatto che non ci fossero
luci accese.
I rumori attutiti e l'assenza di illuminazione gli
facevano pensare ad un ladro, ma chi sarebbe mai stato così
stupido da rubare nella casa che ospitava tutti quei maestri kung fu
sotto lo stesso tetto?
Nel dubbio, decise di occultare la sua presenza e
spense la lanterna.
Attese che i suoi occhi si abituassero alla penombra
prima di muoversi verso la porta, e la aprì in completo
silenzio.
La cucina era in gran parte in penombra, con la
finestra che dava sul giardino interno aperta ed una porta sul lato
sinistro.
Dalla finestra entrava abbastanza luce dalle lanterne
fuori per distinguere l'interno della stanza.
La sagoma accovacciata a terra era rotonda e
massiccia. Era di spalle e Shen non poteva vederlo in viso, ma
anche nella luce scarsa si distingueva benissimo lo stacco della
pelliccia tra il bianco ed il nero. -Panda- -Waah!!!- L'orso
saltò in piedi e sbatté in pieno con la testa contro
uno sportello aperto. -Ahi!- Per il contraccolpo rimbalzó
di nuovo a terra e con la caduta sbatté sul sedere. Shen
era sconcertato. Per una frazione di secondo si chiese se gli
altri gli avrebbero creduto se avesse detto che il panda si era
acciaccato completamente da solo, e che lui non aveva nessuna
responsabilità per i traumi che si era procurato. -Oh,
Shen, sei tu! Che sollievo! Però, che botta! Perché non
hai una luce con te?- -Nemmeno tu ce l'hai. Io ho sentito dei
rumori e non c'era nessuna lanterna, credevo che fosse un ladro-
gettò un'occhiata a terra -E non sbagliavo, a quanto
pare- Indicò con un gesto eloquente il pavimento, dove una
ciotola con qualche chicco di riso rotolava tristemente vuota e dove
un avanzo di riso era stato spiaccicato dalla caduta del panda.
L'orso si grattò la testa in imbarazzo. -Eheh...
mi hai beccato... facevo uno spuntino- -Ma avete finito di cenare
due ore fa!- -Lo so! Anche io sono fiero di me, per quanto a lungo
ho resistito-
Shen preferì lasciar correre. Non era quello il
genere di discussione che voleva fare con il panda a quell'ora. -E
tu invece? Che ci fai qui a quest'ora?- -La vipera mi ha detto che
mi avreste lasciato qualcosa di pronto qui in cucina- -Ah, sì!
Ehm... certo...-
Il tono vago lo insospettì immediatamente. -Che
succede, panda?- -Succede che forse... e dico forse, eh... ecco,
forse, io mi sono dimenticato quale fosse il vassoio messo da
parte per te e quale quello degli avanzi generici. E... e...- -Hai
preso il cibo dal mio vassoio?- chiese Shen scandalizzato. -Oh,
no! L'ho preso da tutti e due- -Ti sei mangiato anche la mia
parte?! Panda!- -É stata una svista, va bene? Ma qualcosa è
rimasto- Il qualcosa erano due wanton appena distinguibili dal
fondo del vassoio. Shen gli puntò addosso il suo migliore
sguardo omicida. -Farai meglio a trovare immediatamente una
soluzione. Non ho intenzione di accontentarmi di pochi avanzi perché
tu non hai un minimo di buonsenso!- -Non preoccuparti, ti preparo
subito qualcosa. Tu accomodati a tavola nel frattempo, al resto penso
io- Shen non gli rispose. Fece pesare su di lui tutto il suo
scetticismo e si appollaió su uno degli sgabelli a
guardarlo. Era certo che il panda avrebbe dato un altro penoso
spettacolo, ed invece non appena si mise in movimento Shen rimase
senza parole.
Era veloce.
Preciso.
Non un movimento superfluo, non un gesto maldestro; gli
utensili da cucina e le verdure si muovevano come se avessero vita
propria o come se il panda li comandasse con il pensiero.
Le verdure erano state lavate e tagliate a pezzettini
senza quasi che Shen capisse come, la pentola con l'acqua era sul
carbone e dalla superficie di levava un filo di vapore.
Il panda la spostò sul piano e con lo stesso
gesto ci lasciò cadere dentro un paio di nidi di spaghetti di
riso.
-Zuppa o wok?-
Shen lo guardò senza parole.
Non sapeva davvero che rispondere.
Da che avesse memoria, il cibo era sempre stato
qualcosa che semplicemente arrivava sulla tavola, non si era mai
realmente chiesto cosa ci fosse dietro.
-Fai tu- rispose evasivo.
In ogni caso lui avrebbe controllato ogni sua mossa
perché la paura che qualcuno lo avvelenasse era ancora ben
radicata, e non era sopravvissuto ad un mese di prigione per fare la
fine del sorcio.
-Insomma, con brodo o senza?- insistette il panda.
Finalmente Shen riuscì a dare un senso alla
domanda.
-Senza-
-Bene, allora wok-
Il panda aprì uno sportello ed estrasse una...
una cosa... che avrebbe potuto essere una cupola.
Shen ricordava di averne viste di simili quando i lupi
tornavano alla fabbrica tra le montagne dopo una razzia in qualche
villaggio, ma non si era mai chiesto a cosa servissero realmente gli
oggetti che aveva fatto fondere.
Nel frattempo il panda faceva altre cose che lui non
capiva.
Lo irritava scoprire di essere ignorante in qualcosa, e
non capiva come il panda facesse con naturalezza e proprio per lui
qualcosa che di solito facevano i servitori.
-Non ti da fastidio?-
-Cosa?-
-Preparare del cibo per me-
-No, perché dovrebbe? Lo faccio per tutti gli
altri-
Shen aprì il becco per rispondere ma si rese
conto che qualsiasi cosa avesse detto la risposta sarebbe stata "no".
No, non si sentiva umiliato, no, non lo seccava
cucinare a quell'ora, no, non pensava che stava nutrendo l'assassino
della sua famiglia, no, non era vero che lui non era come tutti gli
altri.
Quel tipo di sentimenti non apparteneva al panda,
apparteneva a lui.
-Lascia perdere-
Il panda scrollò le spalle e tornò alle
sue faccende.
Intanto la cucina si era riempita dell'odore di cibo, e
Shen si rese conto ancora di più di quanta fame avesse.
Nemmeno il tempo di pensarlo che sotto il suo becco
arrivò una ciotola a dir poco enorme, piena fino all'orlo di
spaghetti e verdure, e dietro la ciotola il faccione sorridente del
panda.
Shen ringraziò che quel lato della cucina fosse
in penombra.
-Suppongo di poter andare adesso-
Fece per prendere la ciotola ma si rese conto che
scottava. E che ci avrebbe messo un bel po' a raffreddarsi, date le
quantità.
-Se prendi quelli più su puoi mangiare anche
subito. Noi facciamo sempre così-
-E mangiate qui in cucina, suppongo-
-Sì, certo-
Shen roteò gli occhi.
E pensare che avrebbe dovuto convivere con quel branco
di selvaggi per un periodo di tempo indefinito!
Gente che non distingueva l'ambiente della cucina da
quello della sala da pranzo!
Però la fame stava reclamando le sue ragioni, e
Shen decise di fare come gli era stato suggerito prima di trovarsi
nelle stesse condizioni di quando aveva scelto lo sciopero della
fame.
Sollevò i kuaizi, che con suo disappunto erano
dentro la ciotola, e prese il primo boccone.
Non appena lo ebbe messo nel becco, nella sua mente
rimase una sola parola.
Buono.
Sollevò gli occhi sul panda, che ancora
sorrideva.
-Sì, lo so. Sono buoni- come se gli avesse letto
nel pensiero.
Shen si affrettò ad inghiottire, in imbarazzo.
-Come mai riesci a cucinare?- gli chiese per deviare
l'argomento.
-Scherzi? Io ci sono cresciuto in cucina! Ho cominciato
a cucinare appena ho imparato a stare in piedi da solo-
Stava continuando a parlare, ma Shen lo ascoltava solo
a metà, più concentrato sul cibo che su quello che il
panda diceva.
Era una sensazione strana. Una specie di torpore.
Si chiese se il panda avesse drogato il cibo, ma lui
era stato presente dall'inizio alla fine della preparazione, e
sebbene non capisse cosa il panda aveva fatto non lo aveva visto
aggiungere nulla di sospetto.
Semplicemente, in quel momento lui aveva fame, e
riusciva a percepire con chiarezza solo il fatto che il cibo che lo
saziava fosse buono.
-... ed è così che sono finito a fare
kung fu, sai?-
-Avresti dovuto limitarti agli spaghetti, senza kung
fu- borbottò Shen contrariato.
-Ahah... spiritoso... Se non lo avessi fatto, prima o
poi saresti arrivato al mio villaggio, ed avresti requisito pentole e
tutto il metallo. Ed allora niente più spaghetti-
Shen abbassò i kuaizi per guardarlo con un
sopracciglo inarcato.
-Cioè... è stato tutto un grande piano
dell'universo per salvare le zuppe di spaghetti?-
-E perché no? Ehi, li finisci i wanton?-
-Panda! Tu smetti mai di mangiare?-
-Ogni tanto sì. Devo anche dormire, sai? Essere
il Guerriero Dragone richiede un sacco di energie-
Shen scosse la testa e tornò alla sua ciotola.
Aveva inghiottito solo un altro paio di spaghetti
quando gli salì una domanda urgente.
-Non mi porti rancore?-
-Ehm... no-
-Nemmeno un po'?-
-No, perché dovrei?-
Shen stava per rispondere, ma si accorse che sarebbero
finiti nella solita discussione sul lasciare andare il passato.
Sospirò e lasciò cadere l'argomento.
La sua ciotola era completamente vuota. Non avrebbe mai
creduto che sarebbe riuscito a mangiare quella quantità di
cibo in un unico pasto.
-Non importa, lascia stare. Puoi finire i ravioli se
vuoi-
Spinse verso il panda il vassoio con i due ravioli
superstiti e si alzò da tavola.
-Shen? Tutto bene, non è vero?-
Si voltò solo un attimo per guardarlo da sopra
la spalla.
-Sì, panda. Tutto bene-
***
Po rimase a guardare Shen che usciva dalla cucina.
Il pavone gli aveva fatto un'impressione strana, come
se fosse smarrito in un certo senso.
Però non avevano litigato, e non era stato
spiacevole.
Po voleva credere che quello fosse solo l'inizio di
cose migliori per tutti.
Sorrise e si cacciò in bocca entrambi i wanton
rimasti.
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Cantuccio
dell'Autore
Bentornati! Siamo quasi a fine storia, non ci credo!
Questo capitolo, fatto molto di vita quotidiana e per
nulla di epicità, mi ha emozionata a scriverlo quanto gli
altri in cui c'erano scontri e dialoghi intellettuali.
Vi lascio le note
-Io ho qualche problema con le lingue.
Le due linee di dialogo in cui Shen dice che la seta è
di buona qualità e la Divinatrice risponde che lo sa perhé
l'ha assaggiata, nella mia testa erano spuntate in inglese. E
funzionavano molto bene!
-This silk is... very fine-
-Oh, I know. I tested it-
Il verbo "to taste" funziona in ogni contesto
in cui si provano cose, quindi va bene sia per assaggiare sia per
provare la qualità di qualcosa.
-La cultura cinese della condivisione del cibo è
molto simile a quella italiana. Il fatto che Po prepari da mangiare
per Shen e che stia a tavola con lui ha un significato ben preciso,
che non so se sono riuscita a rendere.
Per ora ho finito, ci sentiamo al prossimo capitolo.
Smeralda E. Elessar
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