Il sole raro

di gabryweasley
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Il sole raro

 

Kaz ha scoperto - nel modo peggiore - che pensare a Inej è qualcosa che toglie concentrazione a tutto il resto ma è un passatempo che ogni tanto si è concesso, da quando è partita.

Lo diverte pensare che sia diventato quasi un nuovo gioco d’azzardo inventato solo per sé stesso. Lui che si esercita a mantenere il controllo mentre l’immaginazione diventa il più piacevole fra i disturbi durante le sue giornate. 

Pensare non può farlo soffocare.

Ha capito che ogni cosa può diventare un aneddoto da raccontare a Inej. Un investimento che non porta i profitti previsti, il via vai interminabile di alcuni giorni dentro e fuori dal suo ufficio. Persino il dolore alla gamba che a volte non dà tregua, facendogli desiderare di non avercele affatto due gambe. 

Immagina le sue reazioni, le parole che direbbe, gli ammonimenti. 

Per tutti i Santi, Kaz.

È accaduto quando è arrivata una lettera che anticipava il suo ritorno che quel gioco ha smesso di essere tale, e ogni fantasia è diventata invece fonte di nervosismo. 

In lui hanno cominciato a crescere l'impazienza e l'agitazione data dal pensiero di ritrovarla nello stesso punto da cui l’ha salutata e guardata partire mesi prima. Eppure è riuscito a domare ogni emozione, mostrando solo calma e un apparente distacco da quella pagina e da quelle parole.

Se ne rende bene conto qualche settimana dopo, quando è pronto per uscire per andare ad accoglierla, di quanto quel gioco, portato avanti giorno dopo giorno, sia stato inutile. Ha già un piede sulla soglia dei Club dei Corvi, pronto a uscire, quando avverte quella sensazione di soffocamento dietro l'angolo. 

È stato stupido pensare di tenere tutto quel dolore a bada. Un gioco è solo un vizio, non è la cura. Non con Inej chissà dove.

È uno strazio pensare di prenderle di nuovo la mano - come l'ultima volta.

Ma è tormento anche pensare di non farlo.

Non c’era niente di male a immaginare di sfiorarle la treccia, si è detto, e poi avvolgerla intorno alla sua mano.

Niente di male, si è ripetuto, nel pensare di trovarsi vicino a lei mentre si lascia andare a una risata liberatoria, sentire il suo respiro che sposta l'aria vicino a loro. Respirarlo, quel sorriso. 

Niente di male, finché Inej era lontana e lontana è rimasta anche la paura di sentirsi contaminato dalle ombre del suo passato.

Si ritira invece nella sua mansarda, ancora a immaginare mentre vorrebbe solo smettere.

Smetti, Kaz, smetti. 

Eppure continua. Inej è un vizio che non sa fermare.

Se chiude gli occhi, quello che in quel momento sta accadendo al molo è tutto chiaro. Può vederla mentre scende dalla barca e abbraccia gli altri. Spostare gli occhi da un volto all'altro e cercarlo. Da un momento all'altro non sarà più in mezzo a quel piccolo comitato di accoglienza. Ha sorriso a tutti, ha stretto Jesper, Wylan – tutti lì, per lei - e ora è sparita. Dalla nave, dal molo, dalle strade.

Riesce a vederla mentre capisce che se a Ketterdam lei appartiene solo ai tetti, ai vicoli nascosti che ancora ricorda e a sé stessa, lui appartiene ancora alle sue paure.

La vede venire a cercarlo, nonostante tutto. A chiedergli perché non si è fatto trovare al porto, cercherà di comprenderlo dietro un rimprovero.

Sente le mani - nude - già sudate quando passa il palmo sulla giacca per controllare di essere in ordine. Arriverà a momenti.

Senza corazze, Kaz.

Eppure, pensa, uno come lui dovrebbe saperlo che esercitare la fantasia non sarebbe servito a niente. 

Immaginare parole da dire a Inej è inutile. 

Lui sa far scorrere fiumi di parole per minacciare, spaventare, impartire ordini. Niente che possa servire con Inej. 

Tutte le parole che vorrebbe dirle, mentre lava via il sudore dalle sue mani, mentre percepisce il suo Spettro alle sue spalle, sul davanzale - come fosse ieri, come sempre - e vede l'ombra di lei allungarsi accanto alla sua sul muro della mansarda, restano impigliate da qualche parte fra lo stomaco e la gola, incapaci di venire fuori.

Non sono passati mesi, non è cambiato niente. È ancora rotto, non è riuscito a mettere insieme i pezzi. Ha bisogno di lei, per farlo. 

Kaz si asciuga, solleva un braccio in segno di saluto, ancora di spalle alla finestra. Lo fa anche Inej. L'ombra della sua mano si posa su quella di Kaz.

C’è di nuovo quel sole raro.

Mi sei mancata. 

«Sei tornata».

 

 

***

 

 

Ciao!

Non so bene cosa ci faccio qui. Ho letto da poco la duologia di SoC e questi personaggi hanno saputo farsi amare.

È la prima volta che in una fic inserisco l’avvertimento OOC perché non sono affatto sicura di riuscire a inquadrare bene Kaz, scrivendo. Alla fine de “Il Regno Corrotto”, lui ha fatto molto per superare le sue paure per Inej ma, dopo una sua prolungata assenza, nella mia testolina Kaz si sente a disagio ad aspettarla al molo insieme a tutti al suo primo ipotetico ritorno a Ketterdam.

Questa fic nasce principalmente grazie a una fan art nella quale le circostanze ritratte sono diverse, ma l’ombra della mano di Kaz e quella di Inej si toccano. Quel dettaglio mi è rimasto in testa, ed eccomi qui.

Un abbraccio a chiunque sia arrivato a fine lettura!

gabry





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