La
zia Martha non ce la
fa più. Se ne sta stravaccata sul sedile della carrozza, con
la
sottana sollevata fino a metà stinco e il capo che ciondola
mollemente, ricadendo sulla spalla destra e cozzando di tanto in
tanto contro il vetro.
Kari
non è del tutto
certa che sia ancora sveglia. Ha gli occhi aperti, sì, ma
non
sarebbe la prima volta che la vecchia si addormenta con le palpebre
sollevate. Che strano soggetto. Con una certa freddezza clinica, la
ragazza osserva come il rossetto color ciclamino con cui la donna si
è dipinta le labbra quella mattina è tutto
sbavato sul lato destro,
lì dove un rivolo di saliva è scivolato
dall'angolo della bocca
fino al mento rubizzo.
Forse
dovrebbe
farglielo presente e permetterle di rimettersi in sesto prima che
giungano a destinazione, ma non si sente incline a farlo. La vecchia
l'ha costretta a indossare un abito giallo, dopotutto, incurante del
fatto che il colore strida orrendamente con il rosso dei suoi
capelli.
Il
giallo - anzi,
lo zafferano - è il
colore della casata degli
Edensaw, e apparentemente Kari dev'esserne avvolta nel momento in cui
incontrerà per la prima volta il suo futuro marito. Non
sia
mai che a Lord Syntrel venga il dubbio di essere in procinto di
fidanzarsi con la ragazza sbagliata.
La
tenuta che presto
sarà la sua casa dista più di otto ore di viaggio
dalla dimora
degli zii e il tragitto è estenuante, soprattutto se, come
nel suo
caso, si è costretti a percorrerlo chiusi in una carrozza
che
sobbalza e trema a ogni buca centrata dal cocchiere.
Sarebbe
tutta
un'altra cosa se avessi potuto viaggiare con la mia ragnatela,
pensa Kari, anche se deve ammettere che trasportare la zia Martha, lo
zio Lew e tutto il loro seguito all'interno di un bozzolo di seta
sarebbe stato piuttosto complicato. Senza contare che i suoi parenti
ignorano completamente l'esistenza del suddetto filo di seta, e
nemmeno si sognano che la loro unica nipote sia in grado di
trasformarsi in un ragno con dei poteri piuttosto speciali.
Quand'era
bambina e
viveva nella vecchia foresta, Kari non si era mai preoccupata di
nascondere i propri poteri, ma quando la società l'aveva
trovata,
osannata ed esibita come la miracolosa bambina
selvaggia perduta e poi ritrovata, aveva presto
capito che
certe cose era meglio tenersele per sé. Chi non è
dotato di magia
fatica a comprenderla e tende a fare un gran baccano quando la
incontra per sbaglio. La Ghiandaia era stata chiara: comportati
come una bambina normale, le aveva detto poco prima che
venissero
a prenderla, e vedrai che tutto andrà per
il meglio.
Kari
non può dire che
la sua vecchia amica si fosse sbagliata. Per quanto noiosa, la sua
vita dai dieci anni in avanti non era stata malaccio. Gli zii, che
inizialmente la avevano coperta di coccole e attenzioni, a un certo
punto si erano accorti che in lei c'era qualcosa di strano, ma Kari
è
convinta che la ritengano semplicemente debole di mente.
Oh,
be', poco male.
Presto non vivrà più sotto il loro tetto e, non
avendo ancora
conosciuto il suo futuro marito, può permettersi di sperare
che sia
un po' meno banale dei parenti del suo defunto padre.
A
Kari l'idea di
sposarsi non dispiace, tutto sommato. Quando lo zio Lew le aveva
comunicato di averle trovato un marito, poco più di un mese
prima,
l'aveva fatto con il tono di un uomo che si aspetta di dovere
combattere una dura battaglia. Kari non è la fanciulla
più
remissiva che esista al mondo, questo lo deve ammettere: del resto
non ci si può permettere di avere un carattere morbido,
quando per
mangiare si deve competere con volpi, tassi e bisce d'acqua.
Però
l'idea di un marito le piace: c'è qualcosa, in quella
parola, che
odora di tana e di fieno caldo, di giornate vissute al riparo dal
vento dell'inverno e di piedi che affondano in una pelliccia soffice.
Non
sa nulla di Lord
Syntrel, se non che è meravigliosamente ricco e che ha
trentaquattro
anni, tredici più di lei. Una buona differenza di
età, a sentire la
zia Martha. Kari non ha un'opinione al riguardo: anche se è
una
donna umana, fatica ancora un po' a misurare il tempo e le stagioni
alla maniera degli uomini.
Però
il nome dell'uomo
che la attende alla fine del viaggio - Elden Syntrel -
è morbido e musicale, e quando lo zio Lew gliel'aveva
enunciato per
la prima volta Kari aveva deciso di acconsentire alle nozze.
Tanto,
aveva pensato,
se il suo fidanzato non fosse stato di suo gradimento avrebbe tolto
il disturbo prima che qualcuno potesse anche solo pensare di
fermarla.
°°°°°
La
villa di Lord
Syntrel ha un giardino magnifico, il che depone già a suo
favore.
Kari
schiaccia il naso
contro il vetro e osserva gli strani alberi dal tronco pallido e
dalle foglie larghe che crescono lungo il viale che conduce
all’edificio principale. Non ne ha mai visti di simili, e la
parte
della sua mente che tesse ragnatele e si nasconde negli angoli umidi
e bui si chiede che razza di insetti vivano alla loro ombra. Forse
sono gustosi. Forse hanno pance grasse e ali croccanti.
La
carrozza ha un
sobbalzo e la ragazza si mette a sedere in maniera più
composta,
aggrottando la fronte davanti al pensiero che le ha appena
attraversato la mente. Non deve pensare a quelle cose. Lei è
una
donna, non un ragno. Una donna umana, con due gambe, due braccia e un
paio di occhi azzurri. Il tempo che ha passato appesa a un filo di
seta è stato solo un incidente di percorso, una buffa
casualità che
non può definire la sua natura: avrebbe potuto immedesimarsi
con
leprotto, un passero, magari anche un lupo, ma per qualche motivo il
suo cervello di bambina di pochi anni aveva deciso che il ragno era
l’animale perfetto.
Kari
non rimpiange
veramente quella scelta, dal momento che dall’aracnide ha
imparato
la pazienza e il distacco, ma ora è tempo di andare avanti.
È il
tempo di essere una moglie e una padrona di casa. Una madre
è meglio
di no, almeno per adesso. Non è sicura di cosa sia una mamma
e non è
sicura di cosa significhi essere figlia. Meglio non avere bambini a
cui badare, soprattutto se quei bambini dovessero assomigliare a lei.
Presto
il viale finisce
e la carrozza si ferma nella piazza ovale antistante alla villa.
La
zia Martha sta
ancora dormendo, questa volta con gli occhi chiusi e la bocca aperta.
Kari
la scuote per una
spalla. “Zia, siamo arrivati.”
La
vecchia grugnisce e
si sveglia di soprassalto, sbattendo più volte le ciglia
impiastricciate dal trucco pesante.
“Datti un contegno!” le
ordina subito, notando che durante il tragitto Kari ha calciato via
le scarpette color avorio, dalla suola liscia e decisamente poco
pratica.
“Fatto” dichiara
lei infilando i piedi nelle calzature ed evitando di far notare alla
zia che, se qualcuno ha bisogno di darsi un contegno, quella
è lei:
la sua acconciatura è rovinata e il suo trucco è
colato e,
nell’insieme, ha l’aria di una che si è
appena rotolata nel
fienile in compagnia di un giovane aitante.
Sbirciando
fuori dal
finestrino, Kari vede che una piccola folla di domestici si
è
raccolta ai piedi della scalinata che collega il giardino alla porta
d’ingresso della villa. Indossano tutti delle uniformi nere e
inamidate e la ragazza arriccia il naso, sperando che il suo promesso
sposo non pretenda che anche lei indossi degli abiti del genere: un
decennio passato a portare corpetti e sottane voluminose non
è
bastata a cancellare la memoria dei dieci anni precedenti, passati
invece a scorrazzare per i boschi completamente nuda.
La
porta della carrozza
si apre e un valletto in livrea le aiuta a scendere: prima la zia
Martha, poi lei.
Kari
non fa nemmeno in
tempo a guardarsi attorno che lo zio Lew le cinge le spalle con un
braccio, proiettando l’immagine dell’uomo premuroso
che desidera
sostenere la sua giovane protetta. Dopo qualche istante, la lascia
andare e le porge un braccio.
C’è
poco a cui
aggrapparsi, pensa lei, serrando la mano attorno a un gomito
ossuto. Lo zio è piccolo e magro, un po’ curvo e
con dei capelli
che si fanno sempre più radi, ma è un uomo che sa
quello che vuole.
Con la coda dell’occhio, Kari vede che lancia
un’occhiata alla
moglie e inarca le sopracciglia nel vedere il modo in cui è
ridotta,
ma non dice nulla.
La
folla dei domestici
si divide a metà e un uomo avanza a passo sicuro tra le due
ali.
Mediamente alto, suppone Kari, mediamente avvenente. Capelli biondi
legati all’altezza della nuca come molti altri gentiluomini
del suo
calibro, un filo di barba curata, abiti ricamati che parlano di una
ricchezza ostentata. Pelle stranamente abbronzata, occhi
grigio-azzurri come la pelle di un pesce. Uno sguardo che a Kari
sembra di avere già incontrato da qualche parte, un odore
amarognolo
che le sembra di avere già annusato.
Un
uomo civile che
nasconde in sé un pezzo di bosco.
Uhm.
La
ragazza è
incuriosita, intrigata, ma l’istinto che l’ha
tenuta in vita per
la prima parte della sua esistenza agita le zampette nel retro della
sua mente.
Attenzione,
attenzione, le dice.
Kari
china il capo
sulla spalla come una civetta e dimentica di fare la reverenza. Lo
zio Lew glielo ricorda assestandole un pizzicotto tra le costole.
Lei
afferra tra le dita
la stoffa dell’abito e si inchina nella maniera un
po’ infantile
che le appartiene. L’eleganza non è il suo forte.
“Lord Edensaw,
benvenuto nella mia casa” dice l’uomo,
avvicinandosi allo zio Lew
e porgendogli una mano. La sua voce è chiara e priva
d’inflessione.
Lo
zio gli stringe la
mano. “Vi ringrazio, Lord Syntrel. Da quanto ho avuto modo di
vedere, la fama di magnificenza che circonda la vostra dimora
è
pienamente meritata.”
L’uomo
sorride. “Sono
lieto che vi piaccia. E l’interno non è da meno,
ve lo garantisco.
Sono dell’idea che un uomo debba vivere in un ambiente che
rispecchi appieno la bontà del suo carattere, della sua
morale e del
suo intelletto.”
Kari
inarca le
sopracciglia davanti a cotanta pomposità e proprio in quel
momento
lo sguardo di Lord Syntrel si posa su di lei.
Ops.
Gli
occhi argentei
dell’uomo si riducono a due fessure. “Suppongo che
questa
signorina sia…”
“Mia nipote, Lady
Kari Edensaw, unica figlia del mio defunto fratello” conclude
per
lui lo zio Lew. “Spero che vorrete perdonarle qualche piccola
mancanza formale. Come ben sapete, la sua vita è iniziata in
maniera
piuttosto sfortunata.”
“La ragazza
selvaggia, naturalmente” annuisce Lord Syntrel. Non
lo dice con
compassione o meraviglia come spesso accade, ma con il tono di uno
che sta soppesando un acquisto o, forse, un enigma al quale trovare
una soluzione.
Kari
non è sicura di
piacergli. Non è nemmeno sicura che lui piaccia a lei, in
effetti.
Giusto per mettere le cose in chiaro, quando lui continua a fissarla,
lei ricambia il suo sguardo. È consapevole di risultare
maleducata e
poco femminile, ma probabilmente l’uomo che le sta di fronte
non si
aspetta nulla di meglio, da lei.
Il
volto di Lord
Syntrel rimane perfettamente impassibile, ma dopo qualche istante
l’uomo distoglie gli occhi da lei e torna a rivolgersi allo
zio
Lew.
“Benissimo” dice in
tono acceso, quasi come per fingere che quel bizzarro scambio di
sguardi non sia mai avvenuto. “Seguitemi
all’interno: sono certo
che desideriate riprendervi dal viaggio; e credo anche che la mia
futura sposa sia impaziente di prendere confidenza con quello che
sarà il suo regno per i prossimi decenni.”
Kari
replica con un
sorriso indifferente. Non prova alcuna sorta di impazienza e, a dire
il vero, le sembra che le premesse non siano delle migliori.
Però si
impone di essere paziente e di non abbandonarsi a giudizi affrettati:
magari, superata la prima impressione, suo marito si
rivelerà meno
peggio di quanto non le appaia così, a pelle.
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