Serena

di crazy lion
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Serena
 
Carol era nel letto d'ospedale. Aveva appena partorito e la pediatra le aveva detto che la bambina pesava quattro chili e stava benissimo. Un'infermiera gliela portò e gliela pose sul petto.
“Ciao, tesoro!” esclamò la ragazza, con la voce rotta dall'emozione.
Era stata dura partorire da sola, ma per fortuna aveva trovato medici gentili e un'ostetrica fantastica che le era stata accanto tutto il tempo. Avrebbe tanto voluto che Alberto vedesse quella creaturina dai capelli biondi, ma sarebbe stato impossibile. Sua moglie, Rossana, non sapeva che lui l'aveva tradita e non sarebbe stata di certo Carol a distruggere la loro felicità. Lei era già felice così, con la bambina che piangeva fra le braccia. Le tenne sollevato il collo, come le disse di fare l'infermiera.
Dopo qualche secondo dacché le ebbe parlato, la bambina smise di piangere e aprì gli occhi. Erano ancora del colore indefinibile dei neonati, ma Carol sperava sarebbero stati azzurri.
“La accosti al seno” le disse l'infermiera. “Il potere della mamma” aggiunse poi. “Come la chiamerà? Così lo scrivo sul certificato di nascita.”
“Serena” disse Carol, sbottonandosi la camicia da notte.
“Mi piace.”
Era questo che quel fagottino significava per lei: serenità, felicità. Era al settimo cielo.
La bambina trovò da sola il capezzolo ingrossato e cominciò a succhiare. Il primo risucchio fece male alla donna, gli altri no. Sentirla succhiare era una sensazione stranissima.
“Ora sta bevendo il colostro, una sostanza che sparirà nel giro di qualche giorno, quando avrà la montata lattea.”
“Capisco” disse Carol.
Aveva solo vent'anni ed era già mamma. Avrebbe dovuto trovare un lavoro e un aiuto per la bambina, ma ci avrebbe pensato una volta tornata a casa. Non aveva nessuno. Sua madre era morta, suo padre era il papà della sua migliore amica, e quando lei gli aveva detto che sapeva tutto lui aveva  negato, così Carol era finita in un istituto e le ci era voluto molto tempo per recuperare un equilibrio. Ma ora aveva sua figlia in braccio. Nient'altro contava.
 
 
Carol si riscosse quando sentì la voce di sua figlia che la chiamava. Era stato solo un sogno a occhi aperti. La realtà era un’altra. I medici le avevano detto che c'erano delle complicazioni e che l'avrebbero addormentata. Poi si era svegliata in un letto e le avevano riferito che la bambina non c'era più. Questo era quanto aveva creduto fino a poco tempo prima, quando, dopo alterne vicende, aveva scoperto chi fosse sua figlia. Rossana e Corrado avevano corrotto i medici per dire alla madre che la bambina era nata morta. Alberto l'aveva scoperto pochi giorni prima di avere un infarto, al quale Serena aveva assistito impotente, ed era morto davanti ai suoi occhi. Ed ora erano lì, nella chiesa vicino al cimitero, madre e figlia, a tenersi abbracciate. Non si sarebbero lasciate mai più.




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