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L’uke
perfetto
DUE
… seme fighissimi
dietro di te!
Il giardino sul
retro della villetta di Aiolia e Shaka – amorevolmente battezzata “No Aiolia,
un nome alla casa no. Shaka, allora la chiameremo Senza Nome” – era
piuttosto grande, ma sfortunatamente non era curato. Il giorno dopo l’arrivo a
Yaoi City, Shaka si munì di tagliaerba e cesoie e con fermezza rese il suo
giardino una delizia. Ancor prima di mezzogiorno era riuscito a montare un
gazebo e trapiantare due alberelli accanto a questo, dopodiché osservò la sua
opera compiaciuto, afferrando un plico di fogli per sedersi e poter leggere
all’ombra.
Da quando Aiolia si
era messo in testa l’idea di scrivere un romanzo di distopia (ossia: la sera
passata), aveva stampato le prime pagine e le aveva affidate a Shaka per
un’opinione. Voleva avere i sui consigli per migliorare eventi narrati o lo
stile.
La quiete di Yaoi
City favoriva molto il provetto critico. Gettò un’occhiata verso la casa di Milo
e Camus: non era rumorosa come l’appartamento dei vicini a Chicago. Allungò
l’occhio verso la villa di Aiolos, e più lontano ancora individuò quella in cui
aveva visto entrare Lord Rhadamantys. Magari l’opinionista inglese avrebbe
favorito la scalata al successo di Aiolia…
A colazione, Aiolia
aveva chiesto a Shaka di stringere amicizia con Kanon per ingraziarsi anche il
favore del Lord. Aveva risposto no, ma aveva alcuni dubbi… Aiolia aveva talento
e adorava scrivere. Perché non fare un po’ l’opportunista?
Prese il suo tè
verde dal tavolino di legno – montato da lui, ovvio – e lo sorseggiò leggendo il
primo paragrafo.
Chiunque leggerà
questo romanzo è destinato ad essere ucciso dal grande Kasha Juta. Egli è
Verità, Egli è questo romanzo, e in quanto tale non può essere violato dai
vostri occhi infami e perversi. Egli è il Mondo su cui oggi vive l’umanità.
Shaka sospirò
nervoso. Aveva con sé un taccuino per scrivere eventuali appunti da mostrare ad
Aiolia, così non esitò a posare il tè e a prender penna.
PUNTO 1: non
anagrammare il mio nome per i personaggi.
PUNTO 2: io uccido
te se scrivi queste cose.
PUNTO 3: gli occhi
infami e perversi sono i tuoi.
Bene, ora poteva
continuare la lettura. Tornò a bere l’infuso.
Con la coda
dell’occhio notò che qualcuno si muoveva nel cortile dell’altra casa attigua
alla propria, quella che non apparteneva a Milo e Camus. Era un ragazzo che
teneva in mano un vassoio di cibo, il corpo fasciato in un grembiule giallo
sgargiante, un sorriso appena accennato rivolto indubbiamente a Shaka. Questi
ritrovò nel vicino di casa uno dei festeggianti del giorno prima.
«Buongiorno.»
salutò, affacciandosi alla staccionata.
Shaka riordinò il
plico di fogli e si guardò intorno. Se Aiolia fosse stato nei paraggi, avrebbe
potuto accogliere il vicino al posto suo… principalmente perché indossava una
tunica indiana, e l’ultima volta che l’aveva indossata a Chicago aveva ricevuto
valanghe di occhiate divertite. Si rassegnò.
«Salve.» si alzò e
si avvicinò con cautela. Solo allora notò che l’altro ciò che aveva scambiato
per grembiule era in realtà una tonaca.
«Benvenuto a Yaoi
City.» sorrise, e portò la mano oltre alla palizzata per stringere quella di
Shaka. «Mi chiamo Mu Sei e vivo qui con il mio compagno.»
Oroscopo del giorno
per la Vergine (sì, continuava a leggerlo ancora): “È ora di cambiare look.
Affidatevi ad un esperto! Farete incontri molto graditi.”
A parte le prime
fresi, poteva andare…
«Shaka Tuja.»
replicò ispezionandolo. Oh, piedi nudi, proprio come avrebbe fatto lui se il
giardino non fosse stato parzialmente pavimentato… «Il mio coinquilino
è in casa.»
«Il fratello del
sindaco Anthelios, se non erro?» chiese.
«Sì, Aiolia
Anthelios.»
«Ho letto il suo
romanzo!» esclamò. «Potrebbe autografare la mia copia? Intanto ho preparato per
voi qualcosa da mangiare… essendo arrivati ieri, ho pensato che un pranzo
potesse esservi utile.»
Mu affidò il vassoio
a Shaka, che ispezionò da buon vegetariano il contenuto. Si sorprese quando
vide…
«Tofu?»
Mu annuì. «Spero che
non sia un problema. Sono vegano.»
Vegano… ah, Shaka
era vegano prima di finire all’ospedale con sintomi di denutrizione. Da quel
giorno un medico (incitato da Aiolia) gli aveva vietato una dieta così severa
perché non riusciva a sostenerla, e Shaka aveva ripiegato su una più ampia dieta
vegetariana. Quel Mu, invece, era vegano. Quel Mu era un uomo impressionante.
«Io vegetariano.»
fece Shaka. «Grazie per il pensiero.»
«Ieri sera ho
conosciuto i tuoi – posso darti del tu? – amici Milo e Camus… ragazzi simpatici.
Purtroppo Camus non ha la mentalità di un uke… ah, che peccato.» sospirò
dispiaciuto Mu.
Shaka alzò un
sopracciglio. Cosa? La mentalità di un uke? Ovvero, esistevano mentalità diverse
tra attivi e passivi? E in che senso? A lui Camus era sempre parso un po’
rigido, scostante, ma d’animo non completamente insensibile, e Milo… non che
fosse così diverso, insomma: era rigido con chi non condivideva amicizia o
legami, e affettuoso con le persone che amava (molto più passionale, quello sì).
Poi c’era Aiolia,
che amava tutti tranne Saga – bah.
«Seme e uke, non
comprendo il significato profondo di questi termini nonostante abbia compiuto
studi su culture antiche.» ammise Shaka, corrugando la fronte. «Perché in questa
città vige la suddivisione così netta tra attivi e passivi da un punto di vista
sessuale e caratteriale?»
Mu non rispose.
Sbatté due volte le palpebre con impressionante freddezza e strinse le labbra,
come se fosse stato piccato nell’orgoglio. Parve il superbo ariete dal manto
d’oro che era stato immolato agli dèi dopo aver tratto in salvo un fanciullo.
«Posso darti un
volantino.» rispose solamente, e insospettì ancor di più Shaka. «Vado a
prenderlo in casa.»
«Grazie.»
Shaka storse la
labbra non appena Mu si fu voltato. Un volantino? Che razza di volantino avrebbe
potuto dargli attinente al loro discorso? Mentre rimuginava, un grido
vistosamente finto attirò la sua attenzione. Si girò, giusto in tempo per vedere
Aiolia che indicava sconcertato il tavolino sotto il gazebo.
«Shaka, dannazione!
Cos’è quella cosa?!» sbottò correndogli accanto. «Una cosa rosa a casa
mia?!»
Il buddista sospirò.
«È una candela a forma di fiore di loto.»
«Ma è rosa!»
«Se finirai nel
mondo delle bestie sarò contento per te.»
«Shaka, il grande
Kasha Juta vieta i colori blu, verde e rosa nei suoi domini.» Aiolia
raccolse i fogli sul tavolo e il blocco per gli appunti di Shaka. «Non hai
letto?»
Come risposta gli
affidò il vassoio e gli indicò la casa. Per una volta, il cibo sarebbe stato al
sicuro – Aiolia non mangiava tofu perché era cibo non dannoso alla salute. Gli
raccomandò di metterlo in frigorifero, e perché no, gettarsi in pasto ad un
leone.
Quando Mu uscì dalla
casa, Shaka si riavvicinò alla staccionata per avere quel fantomatico
“volantino”. Non solo Mu aveva un’espressione più severa di prima, ma teneva tra
le mani un paio di sandali.
«Temo di non avere
più le copie. Se non è un problema, possiamo chiedere ad Aphrodite.»
«Prego?»
Mu si infilò i
sandali con allucinante perfezione.
«Aphrodite abita qui
vicino.» spiegò Mu. «È un amico di vecchia data. Un uke.»
“Mhh- ohhmm… no.”
pensò Shaka. Era sempre stato additato come superiore alle cose terrene da non
accorgersi di ciò che stava intorno a lui, ma quel Mu, sebbene affascinante e
interessante, non aveva tutte le rotelle a posto (l’aria più pulita no, eh?).
«Credo che non ci
siano problemi.»
«E cosa dice il
tuo seme?»
«Cosa dovrebbe dire
il “mio seme”?»
«Che non puoi
uscire!» sbottò Mu, esterrefatto.
E Shaka ancora non
si spiegava come riuscì a giungere incolume nella villetta di Aphrodite, con Mu
che brandendo un ombrello diceva “ci stanno seme pericolosi in giro” e
consigliava a Shaka di munirsi di spray al peperoncino perché “i tuoi capelli
così biondi sono così pericolosi”.
«Ma chi abbiamo
qui!» cinguettò il padrone di casa Aphrodite, accogliendo i due ospiti con un
sorriso sfavillante. «Mu e questo delizioso uke appena arrivato in città!»
Shaka girò sui
tacchi.
«Scusate, ho le
pentole sul fuoco.»
«Aspettaspetta!»
fece Aphrodite, richiudendo la porta. «Piacere di conoscerti.»
«La meditazione
del-»
«Allora, come cazzo
ti chiami?!» sbottò quello mettendosi le mani sui fianchi. Lo squadrò nei suoi
occhi sbarrati – no, non ci credo – e gli afferrò fulmineo una ciocca di
capelli.
Aphrodite era un uke
vissuto tra seme volgari e abbastanza incivili, e Mu sospirò.
«Si chiama Shaka.»
disse al posto del buddista, la cui ultima intenzione era rispondere. «Ci
chiedevamo se avessi un volantino sugli uke…»
«Troppo biondo.»
Aphrodite storse le labbra. «Troppo silenzioso. Troppo perfetto, Cristo
santo!»
Perfetto.
Shaka sentì le
campane, ma subito dopo un mugolio identificabile con uno sbadiglio menomato di
Aiolia lo riportò alla realtà.
Un’altra parola e
l’ombrello di Mu sarebbe finito dove non sarebbe dovuto finire.
«Perfetto?» ripeté
il vegano sconcertato. «Ma se nemmeno S…!»
«Tappati quella
boccaccia, Mu!» il ringhio di Aphrodite s’infranse contro l’espressione
stupefatta, irritata, disturbata di Shaka. Si fissarono ad occhi socchiusi, neo
di Aphrodite contro bindi di Shaka, in un duello all’ultimo… grido.
«AHHH!» Aphrodite
finse un malore e si trascinò a peso verso il divano. Prese qualche decina di
cataloghi da un tavolino rococò e li prese a sfogliare con spasmi discontinui di
stupore e sconcerto. Shaka, tuttavia, aveva già compreso la splendida equazione
Aphrodite=Aiolia2, dunque incrociò le braccia e Buddha, mi è
capitato di osservare che…
«Sì, albicocca.»
sospirò Aphrodite, battendo le mani. Annuì rivolto a Mu con un’espressione molto
poco rassicurante. «Shaka, dimmi se ti piace. Ora ti faccio i capelli di un
bell’albicocca acceso, togliamo il bindi e ci mettiamo una bella frangetta rosa
shock che tiene i seme lontano chilometri (sempre che non siano così
rincoglioniti, intendiamoci).»
Afferrò un paio di
forbici da una tasca – Mu indietreggiò – e le sciorinò in aria con la destrezza
di chi ha passato buona parte della vita a fare il barman – no, non era vero, ma
a Mu dava quest’impressione.
«Facciamo un taglio
che ti liberi il collo da quest’oppressione, baby.»
E no, l’oroscopo che
aveva ancora ragione no.
«Arrivederci.» disse
solo Shaka, e sarebbe già andato via se sulla porta di casa non fosse comparso,
per l’appunto, l’altro padrone di casa, che stringeva una ventiquattrore in una
mano e un sacchetto di caramelle nell’altra.
Il sacchetto cadde,
la valigetta rimase ancorata all’uomo che pareva essere un Lupin colto in
fragrante dalla polizia.
«Minchia, no.»
rivolse un’occhiata sbigottita con i suoi occhi rossastri – era albino – ad
Aphrodite e mostrò il medio della mano libera. «No, no, Aphrodite. Io l’ho visto
X-files, mica m’inganni.»
«Oh, Shaka, potresti
aspettare un attimo in salotto?» trillò Aphrodite, saltando letteralmente dal
divano alla porta di casa, che chiuse con accurata minuzia.
Ritengo che la
sofferenza universale sia ciò che noi umani…
Mu afferrò i lembi
della propria tonaca e zampettò sino al corridoio, dando vita ad una scena così
irreale che per più volte Shaka pensò di sfondare una finestra e fuggire da lì,
oh sì.
«Rubo un attimo
Death Mask, che è lui…» disse Aphrodite, accanendosi sull’uomo in giacca e
cravatta e storcendogli in modo innaturale il dito. Comandava lui, e gestacci in
presenza di perfetti non erano ammessi.
«Io l’ho mandato in
galera ed era innocente, a quel tizio McGill… lo faccio anche con te.» minacciò
senza un particolare destinatario Death Mask, agitando la valigetta.
Shaka aveva comunque
smesso di meditare e ora pensava alla cena.
Vide il terzetto
sgattaiolare nel corridoio e nascondersi dietro il muro, ma avvertiva i loro
bisbigli frammentati e alcuni rumori imprecisati che parevano starnuti.
“Aphrodite, ti
sbatto fuori di casa… etci! … lavoro.”
“La casa è mia e ti
ho già… no, perfetto.”
“Etci! Che detersivo
usi? … rosa shock?”
“Siete allergici…
sì, dobbiamo dirgli… attraente.”
“Etci! Etci! McGill…
lista, la lista.”
“Secondo me ci ha
presi per pazzi.”
Aveva parlato il
saggio Mu.
E chi fece capolino
nel salotto, se non la testa albina e ammiccante di Death Mask? Si ritirò poco
dopo.
“Però è carino.”
“Te lo ficco in…
grazie per l’ombrello, Mu.”
“Uccidiamolo.”
“Ma anche no.”
Saggio, saggio Mu il
vegano!
Shaka si avvicinò ad
una finestra e scassinò la serratura. Insomma, a Yaoi City non era venuto per
morire.
Era pure indiano, e
con gli USA aveva ben poco a che fare: X-files, avvocati con ventiquattrore,
tinta albicocca e frangia rosa shock.
Sarebbe morto in
India, dopo aver sgozzato Aiolia, seduto sotto gli alberi di sala come il
Buddha, dopo aver sgozzato Aiolia, e le sue ceneri disperse nel
sacro Gange, dopo aver sgozzato Aiolia.
“Mu, tu cazzo ci fai
qui?”
“Non saprei. Etci.”
“Allora scrivo… ok.”
Perché erano scemi
quei tre, potevano tranquillamente parlare in salotto, si sarebbero sentiti
pressappoco come dal corridoio.
Aphrodite spuntò
così com’era andato via, con i suoi boccoli naturali e – non li aveva notati
prima, Shaka – dei polsini medici. Ah, sentiva un profumo di qualche sostanza
dal corridoio… evidentemente era quella per cui si lamentava Death Mask.
Sembrava un tantino forte, esagerata, necessitava persino l’uso dei polsini
medici?
E soprattutto,
perché Shaka si era abbassato a pensare come quei tre?!
«Scusa, questione
d’affari. Ora Death Mask va a preparare il pollo, vero che vai a preparare il
pollo?» soffiò con un sorriso molto ipocrita Aphrodite, rivolto al suo
coinquilino.
«No che non vado…»
«Eccolo che va.» e
rifilò un pugno all’avvocato, ancora munito di valigetta e cravattino.
Mu spinse Shaka
lontano della finestra, sulla quale aveva notato un tentativo di manomissione, e
lo gettò a sedere sul divano, poi non capì perché si ritrovò schiacciato da
Mu e Aphrodite, anzi, sotto Mu e Aphrodite, che gli mostravano con
avidità un volantino. Anche Mu… anche Mu portava i polsini…
«Guarda, Shaka!»
fece Aphrodite, facendo scorrere il dito su una lista. «Tu: uke non attraente.»
Shaka sbirciò, per
quanto possibile, una riga scritta a mano (un’aggiunta dell’ultim’ora, si
capiva).
Uke non attraente:
non sei attraente e forse devi lasciare la città farti i capelli
albicocca.
Mu mise da parte il
bon ton e la pacatezza per stringere le guance di Shaka e rifilargli un bacio in
fronte.
«Povero piccolo.»
Shaka sgomitò e
immaginò di avere dei laser al posto degli occhi, belli!, con cui avrebbe
potuto polverizzare tutti…
«Io uke lascivo,
molto lascivo.» mormorò suadentemente Aphrodite, poggiando come per caso una
mano sulla coscia di Shaka, che trasalì e se la scrollò di dosso. Ebbe poco
successo, giacché dall’altra parte anche Mu aveva iniziato ad allungare le mani.
«Io uke stuprabile,
dolce all’occorrenza.»
Non ho offeso le
divinità. Non ho ucciso. Non ho rubato. Non ho tenuto atteggiamenti sessuali
impuri.
Parlavano come due
robot quei pazzi assatanati e invidiosi che aveva addosso! Afferrò il volantino
e scivolò letteralmente giù dal divano, la tunica gli si sollevò per metà ma il
suo unico obiettivo era lasciare quei peccatori ai loro peccati… e come fare?!
La porta chiusa, la finestra scassinata…
La finestra
scassinata.
Era un ottimo
contorsionista.
Aphrodite che urlava
dalla finestra: «Shaka, torna qui!» divenne un vago mormorio alle sue spalle.
“Comprerò un
ombrello.” pensò scendendosi la veste oltre le ginocchia, osservato con
circospezione dai passanti. Poi, ammiccarono.
“Con la punta molto,
molto lunga.”
Ammiccarono ancora.
«Sono spiac-»
Pensava di dire
qualcosa a proposito del bene che sconfigge il male e se stesso che sconfigge
gli abitanti di Yaoi City, ma non aveva calcolato l’avvicinarsi di un uomo che
con fare amichevole gli aveva messo un braccio sulle spalle. Quel giorno erano
tutti in vena di scherzi e morte.
«Chi ti disturba,
mi niño?»
Gli mancava solo
l’ispanico a chiamarlo mi niño per quel días de fuego così
imprevisto. E così, muy caliente, Shaka tirò un pugno al naso
dell’intraprendente corteggiatore.
Lo lasciò
sanguinante, il setto nasale lievemente incrinato, senza accorgersi che le reali
intenzioni del chico latino erano di liberarlo dai passanti guardoni.
Il bel giardinetto,
quello che Shaka aveva arredato con amore e cura, era divenuto nel giro di
dieci, venti minuti un ritrovo per il coinquilino e i due vicini di casa. Il
tavolino che aveva montato era stato aggregato ad un altro molto più grande e la
tavola era stata apparecchiata come se fosse per un pranzo fastoso, sebbene
Shaka riuscisse a vedere come portate solo qualche schifezza da fast-food e il
buon tofu di Mu.
Camus aspettava di
stappare una bottiglia di spumante con impazienza. Non appena Aiolia avvistò
Shaka tornare, gli fece cenno di aprirla ed esclamò: «Brindiamo alla nuova
casa!»
Con un sonoro
plop il tappo rasentò l’orecchio destro di Shaka e andò a finire sulla
strada, proprio mentre passava un furgone. Milo si alzò e accompagnò Shaka al
tavolo – era appena confuso – e gli diede in mano un bicchiere di succo di pera,
giacché potesse brindare pur essendo astemio.
«Brindo alla mia
casa, alla vostra casa, al mio romanzo e specialmente a questo hamburger.»
sorrise Aiolia, alzando il calice – un bicchiere di plastica arancione – e
imitato prontamente da Milo.
«E a mio padre che
finalmente non mi assillerà più.» fece Camus, che sulle ginocchia reggeva le
pagine del romanzo di Aiolia.
«Oh, e ai letti!»
aggiunse Milo ammiccando.
«Alle lavatrici!»
rise Aiolia.
«Alle chat
erotiche.» farfugliò Camus bevendo, ma ancor prima che Milo svenisse, ancor
prima che Aiolia replicasse “agli ascensori”, Shaka sbatté il “catalogo degli
uke” sulla tavola, tra il suo tofu e un pacchetto di untuose patatine.
«Andiamocene da
qui.» sibilò. «Subito.»
Milo allungò
l’occhio, e la prima cosa che lesse fu qualcosa su un uke pronto sempre a
soddisfare il partner. Afferrò il foglio con avidità e proseguì nella lettura,
sgranando gli occhi mano a mano che essa lo soddisfaceva. Fissò Aiolia.
«Tuo fratello sa
cosa vuole.» ridacchiò continuando a scorrere con lo sguardo. Camus si
sporse e gettò un’occhiata, leggendo ad alta voce: «Uke stuprabile: dolce,
timido, introverso e vittima di agguati…? Attenzione che non vada a pezzi…?»
Aiolia li raggiunse
e lesse ancora: «Uke lascivo: pronto a soddisfare il suo partner in qualsiasi
momento, ma estremamente leader della coppia. Mai contraddirlo… eh?»
«Uke ribelle:
aggressivo e litigioso, violenta il proprio compagno secondo le sue esigenze.
Molto egoista ed egocentrico, attenzione! Potrebbe trasformarsi in seme.»
riprese Camus ostentando una voce anziana e saggia. Aveva le lacrime agli occhi.
Ad Aiolia parve
l’incipit di una sfuriata nervosa, a Shaka un pianto isterico e a Milo ciò che
effettivamente era.
Camus si accasciò
sulla sedia e si graffiò le nocche per non scoppiare a ridere. Non era da lui
ridere, no, ma non era da lui nemmeno leggere tali cavolate. Il romanzo di
Aiolia si sparse per tutto il giardino, mentre Camus s’infilava in bocca una
polpetta per l’astuto escamotage di trattenersi.
Toccò a Milo quindi
scoppiare a ridere e cadere dalla sedia, aggrappandosi ad Aiolia che rovinò con
lui per terra. La ridarella non contagiò Shaka, che si riappropriò del volantino
e si alzò in piedi, infastidito.
«Avete un briciolo
di buonsenso?» ringhiò fissando Camus, ormai impegnato a divorare le sue
polpette. Gli giunse come risposta un verso poco ortodosso, proveniente dai due
cosi rotolanti sul giardino.
Aiolia si asciugò le
lacrime. «Fammi leggere ancora, ti prego!»
Cercò di agguantare
il foglio, ma mise la mano su una confezione di senape che schizzò con estrema
precisione sulle polpette di Camus.
Ancora ilarità
generale, mentre Shaka si allontanava e iniziava a raccogliere il romanzo di
Aiolia.
Pazzi, anche Camus
di solito così serio, pazzi e fuori di sé. Milo lo raggiunse strisciando
e gli sottrasse il volantino, correndo da Aiolia per continuare la lettura.
«Senti qua!» rise
paonazzo. «Uke psicologicamente instabile: ha problemi d’identità, ha vissuto
esperienze drammatiche che l’hanno traumatizzato, si concede facilmente e schiva
l’amore. Ma uno psicologo no, eh?»
Aiolia si promise di
dir qualcosa al fratello. Prese la lista e cercò una definizione che non fosse
stata ancora letta. Trovò la prima, scritta in un bel rosso acceso.
«Sentiamo, va’.
L’uke perfetto: di solito si presenta biondo, dagli occhi chiari e androgino.»
ridacchiò, mentre gli occhi di Milo e Camus correvano su Shaka.
«Dal carattere
difficile, ambiguo, poco… socievole.» Aiolia alzò lo sguardo sul compagno che,
offeso, continuava a raccogliere il romanzo.
Milo mise in segno
di sostegno morale una mano sulla spalla dello scrittore.
«Appare aggressivo,
spietato, sadico, è capace di picchiare a sangue freddo.» Aiolia deglutì. «Ma…»
Shaka sistemò i
fogli evitando di gettare occhiate ai tre finché non ebbe terminato. Tacevano.
L’ultima frase
diceva: “Ma è solo apparenza, perché è più sensibile di te, stupido seme che
leggi questo catalogo per sceglierti un partner! L’uke perfetto è un’utopia.”.
Fu Camus a
soffocarsi con le polpette, e da lì ricominciò l’aria ilare che si era
interrotta per la lettura dell’uke perfetto. Aiolia squadrò Shaka,
proprio mentre un raggio di Sole gli illuminava le spalle. Era perfetto sì, ma
non perché lo diceva un insulso foglio di carta. Lo strappò.
Aiolos non aveva in
mente l’idea di fare la spesa con Aiolia e Milo finché non li vide vagare per il
centro commerciale con un carrello riempito da ogni sorta di sciocchezzuola
anziché da cibo, l’espressione spaurita e atterrita che hanno i bambini
all’asilo senza la loro mamma.
Li raggiunse
sorridendo come il Sole, porgendo ai due delle bottiglie d’acqua.
«Partiamo dalle
basi, d’accordo?» chiese senza troppa arroganza, uscendo dal loro carrello un
materassino da piscina e un hula hop. Aiolia si attaccò al fratello come una
tellina.
«Los, grazie al
cielo che ci sei tu.» mormorò. «Senza la signora Kelly temevo di morire.»
«Il padre di Camus
era buono solo a fare la spesa.» sospirò Milo, rammentando giorni ormai perduti.
Aiolos alzò le
spalle.
«La signora Kelly e
il padre di Camus non ci sono più.» disse solennemente. «È compito vostro fare
la spesa. Come farete altrimenti ad accontentare i vostri uke, se non sapete
neppure nutrirli?»
«Mh.» mugugnò Milo,
grattandosi il mento. Per quanto ne sapeva lui, Camus non era mai stato a corto
di cibo, anche se vederlo impegnato in una battuta di caccia nella giungla
(s)vestito come Tarzan non era così male…
Aiolia indicò uno
scaffale di cereali.
«La colazione è
importante.» disse solennemente.
Aiolos annuì e prese
qualche scatola. «Io e Saga adoriamo il muesli con pezzi di banana. Voi?»
«Io a colazione
mangio un panino, di solito.» ammise timidamente Aiolia, scrutando il muesli.
Milo cominciò a
frugare tra gli scaffali alla ricerca di qualcosa che contenesse fragole, ma
inavvertitamente urtò contro un ragazzo altissimo e slanciato, che si girò
fissandolo con i suoi occhi verdi dai riflessi – inaudito! – rosati. I suoi
occhi indugiarono su Milo imbambolato, quindi su Aiolia e infine sul sindaco.
«Oh, sindaco Aiolos.
Buongiorno.» sorrise, spostandosi di poco affinché si vedesse un altro ragazzo.
«Sion, buongiorno!»
replicò Aiolos con un cenno della mano. «Buongiorno anche a te, Doko.»
Tale Doko, cinto da
una tunica palesemente cinese, adocchiò lo scrittore alzando le sopracciglia
stupito.
«Suo fratello? Vi
assomigliate moltissimo.» commentò, esaminando delle confezioni di cibo, ma non
pareva soddisfatto. «C’è ogni tipo di cibo ma non il cinese, sindaco Aiolos.»
«Provvederò affinché
arrivi.» sorrise Aiolos, carezzando la spalla di Aiolia. «Questo è proprio mio
fratello Aiolia, lo scrittore più bravo del mondo, e questo è Milo. Loro sono
Sion e Doko, ragazzi.»
Dopo presentazioni e
saluti, Sion afferrò la mano di Doko e sorrise.
«Beh, allora noi
continuiamo a fare spese. Mi saluti Saga.»
«Arrivederci!»
salutò Aiolos allegramente. Non appena si furono allontanati, si voltò verso il
fratello e Milo e con un profondo sospiro si lasciò andare ad un sorriso
soddisfatto, celestiale. Socchiuse gli occhi.
«Sion e Doko sono
giovanissimi, ma si sono già sposati in Massachusetts. Stanno lottando affinché
anche in Kentucky il loro matrimonio venga riconosciuto.» la sua voce era
estasiata. «Sono la coppia ad honorem di Yaoi City, anche se vengono qui solo
per i week-end…»
«Sposati?» ripeté
perplesso Aiolia.
«Sì. Sono dei
capisaldi persino per me. Oh, le barrette ai cereali con il miele! Saga le
adora!» tinnì infilando la mano in uno scaffale.
Matrimonio… Aiolia
inventò lì sul momento una trama per una storia che avesse a che fare con un
matrimonio, quindi la inserì nel romanzo di distopia. Kasha Juta, matrimonio…
sì! Avrebbe infilato nella storia un certo Aliante Aholiosi come amante del
grande capo.
Milo, al contrario,
cercava ancora un alimento che contenesse fragole o al massimo lamponi.
«WAH! Due seme
fighissimi dietro di te!»
Milo lanciò in aria
una confezione di cornetti al cioccolato.
Alcuni ragazzi
parevano entrati in trance accanto a lui e lo fissavano a bocca aperta, gettando
ogni tanto un’occhiata anche ad Aiolia, ancora indeciso tra una storia d’amore
drammatica tra Aliante e Kasha e una pregnante ma fugace relazione. Non gli
sfuggì, in ogni caso, l’occhiolino di un ragazzo rivolto unicamente a lui. Prese
Milo sottobraccio.
«Andiamo a comprare
i surgelati, andiamo…» mormorò trascinando Milo, il carrello e l’ignaro
fratello.
Camus invidiava il
giardino di Shaka. Là avrebbe potuto studiare con estrema serenità per gli
ultimi tre esami all’università, sorseggiando qualche bevanda ghiacciata,
immergendosi nell’idilliaca quiete del gazebo tra gli alberelli rigogliosi.
Invece strinse le labbra e accavallò le gambe sull’unica sdraio del proprio
giardino, abbastanza malandata per i trascorsi subiti: una volta aveva quasi
preso fuoco, un’altra era rimasta sotto la neve, un’altra ancora era caduta
nella piscina dei vicini – no, Camus non poteva non ricordare quando il suo
infuriato padre era tornato a casa con la cosa inzuppata blaterando: «I
vicini dicono che un ragazzo con i capelli biondi e lunghi l’ha lanciata dalla
staccionata.»
… una scommessa tra
Aiolia e Milo.
«Vado dal critico
Lord Rhadamantys. Se torna Aiolia, chiedigli di sedersi sul dondolo. Non è
montato bene, potrebbe essere la volta buona che ci resta secco.» fece una voce
oltre la siepe. Si voltò verso l’unico lato confinante con una casa, essendo la
propria villetta al limite dell’isolato.
«Mh.» rispose
eloquentemente, mentre Shaka raggiungeva il marciapiede. «A dopo.»
Chinò il capo sul
libro. Tre esami, solo tre! Poi sarebbe stato accolto con tutti gli onori in una
comunità scientifica e magari avrebbe insegnato ad Harvard!
«Hola.»
… ignorò.
«Non dovresti
rimanere da solo.»
… si alzò e con
nonchalance si avvicinò all’interlocutore.
«Prego?»
«Un uke come te non
dovrebbe rimanere solo.» disse quello, appoggiandosi al cancelletto del giardino
con espressione preoccupata. «Ci sono seme malintenzionati in giro.»
Camus respirò a
fondo. Uno, due, tre…
«Di cui fai parte,
suppongo.» sibilò stringendo un pugno. L’uomo indietreggiò.
«No, no, aspetta…»
Sul naso aveva un
cerottino che si usava per frenare le emorragie. Bastò quello perché Camus
comprendesse l’animo infimo e meschino dell’uomo.
Il cerottino servì a
poco, dato che il naso riprese a sanguinare copiosamente. Camus recuperò il
proprio libro e tornò a studiare, disinteressandosi della camminata barcollante
e rassegnata del ferito, il cui unico scopo era avvertire il nuovo cittadino dei
rischi dei seme malintenzionati – ma non ne faceva parte, joder!
Kanon si dondolava
su un’amaca arancione ascoltando musica a tutto volume con le cuffie. Cadde tre
volte per terra, irrompendo in una parolaccia per “essersi disturbato”
nell’ascolto: alla quarta, mentre stava per sbraitare una poco gentile
osservazione verso le nuvole (libera interpretazione), si ritrovò davanti
il fidanzato del fratello del fidanzato di suo fratello.
«Sì?» chiese
infastidito.
«Salve, Kanon.»
salutò cordialmente Shaka, benché si trovasse lì con il solo scopo di realizzare
l’ultimo desiderio di Aiolia prima che questi tirasse le cuoia. «Desidero
parlare con Lord Rhadamantys, sempre che ciò sia possibile.»
«Oh, ma certo.»
replicò Kanon. Il suo compagno era in casa a lavorare, ma disturbarlo non
avrebbe fatto né caldo né freddo. Si affacciò dall’esterno ad una finestra del
piano terra e iniziò a conversare con il critico, che non lo degnava nemmeno di
un’occhiata. La situazione si trascinava avanti così da circa una settimana,
ovvero da quando si erano trasferiti a Yaoi City e lo studio del Lord era stato
disgraziatamente collocato accanto all’amaca di Kanon.
Shaka si avvicinò.
«… mi passi da bere?
No, dammi il tè… non te lo bere tutto, dai!»
Non se lo beva
tutto, no! Shaka, innervosito, tossì.
«Ah, Rhada, c’è qui
il nostro lontano parente Shaka… vuole parlare con te.»
«Fallo accomodare in
salotto.»
«Passami il tè,
please.»
Quando finalmente
Shaka poté incontrare Lord Rhadamantys, Kanon era tornato a dondolarsi
sull’amaca con una tazzina di tè che si rovesciò per terra alla prima
oscillazione.
Dentro casa Shaka
porse un paio di fogli al critico.
Un teinomane
vale l’altro.
«Le consiglio di
leggere questo breve racconto di Aiolia Anthelios ambientato a Siviglia
nell’anno 1936, allo scoppio della Guerra Civile spagnola. A mio parere…»
Gem racconta
Come state, lettori della parodia più spietata e folle sullo yaoi? XD una cosa
che non ho detto ed è necessaria: qui vigono i più terribili luoghi comuni sullo
yaoi, sugli uke e sui seme. Ce la farà Shaka ad abbatterli? *^* per saperlo
dovete seguire *O* preciso che le assurdità sono volute, eh.
Regina di Picche. Piccolo Muh, se tenti di molestare ancora Shaka, fallo in
privato e assicurati che non ci siano né Aphrodite né DM nei paraggi. O sappiamo
quello che può succedere (Shaka si trastullerà con DM, omg). XD
zamina. Shaka cammina su un sentiero irto di ostacoli, mente attiva in un corpo
passivo (perché gli piace, eh u_u XD). Cosa ne sarà di lui ora che è nel covo
della Viverna? *^* … berrà tè, ovvio. XD
Love_in_idleness. Hai visto che qui i vecchietti non sono così tanto vecchietti?
È ora che Sion e Doko siano i più giovincelli in circolazione. Insomma, poca
differenza da 261 anni a 18. XD
cry_chan. Kanon manda saluti dalla sua amaca, piangendo per il tè rovesciato a
terra XD grazie mille per leggere! E Manga Street avrà presto delle colleghe!
*_*
Himechan. Ciao! *porge copia di Mi sento un leone* Aiolia farà carriera tramite
il passaparola! *_* grazie mille per i complimenti! Sì, ho due Lia/Shaka, una
iniziata (il primo capitolo è già scritto) e un’altra, più lunga, che è un
lavoro a due menti. Spero di vederti presto in un’altra delle mie folli
creazioni! XD
Ringrazio chi ha aggiunto la fic ai preferiti e chi alle seguite <3 un piccolo
avviso… per un po’ di tempo mi prenderò una pausa per scrivere qualche capitolo
e tornerò ad aggiornare a fine mese le storie in corso. Il discorso non vale per
Enigma (che è conclusa) e Calliope, di cui ho un altro capitolo pronto.
Sorry ^^” ho troppi progetti in corso XD
Gem!
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