Nekiya - Capitolo XII
νέκυια
-
Capitolo XII-
Centro di comando,
sala comune e laboratorio
[Guida
ai luoghi di Hogwarts e alle loro bizzarie]
“Ci
sono luoghi dove lasci frammenti di te,
mentre
il corpo,
in
silenzio,
procede
il suo viaggio”
[Cit.]
Hogwarts,
Ufficio
del Preside
08
gennaio 2024, ore 22.30
La
punta della penna d'oca raschia la superficie porosa della pergamena,
tracciando lettere in un corsivo elegante che costituiscono la
risposta all'ennesima lettera d'un genitore preoccupato per il
disastroso voto in Tasfigurazione del figlio – sig.
Errowe, quinto anno Grifondoro -,
risultato che egli attribuisce alla scarsa competenza
dell'insegnante, del quale chiede un'immediata rimozione dalla
cattedra, in quanto non ritiene che possa preparare adeguatamente ai
G.U.F.O. I ragazzi del quinto anno; 'essendo poi indiano, figurarsi
in quale capanna fangosa ha avuto modo di studiare la magia!'
continua la missiva, calcando in maniera alquanto razzista e poco
garbata su quanto Singh Amandeep sia la peggior scelta che Hogwarts
abbia fatto negli ultimi vent'anni, senza tener alcun conto nei
numerosi attestati e diplomi conseguiti dall'insegnante, né del
fatto che risieda in Inghilterra da quando aveva quattro anni e sia
andato avanti a borse di studio – vinte grazie al suo
meritevole intelletto – per
non dover gravare sui risparmi dei genitori, oppure l'opportunità
– non poi così remota – che
il signor Errowe sia effettivamente una capra in tal disciplina dato
che preferisce passare le ore di lezione a pasticciare i quaderni,
sghignazzando assieme a Fudge e Collins.
Minerva
McGranitt sospira seccata, aggiungendo l'ultimo punto con veemenza
tale da bucare la pergamena prima
di colpirla con un leggero tocco della bacchetta, affinché
l'inchiostro asciughi, arrotolandola poi in modo sbrigativo per
consegnarla ad un allocco pronto a partire; le missive ufficiali
vengono ancora consegnate tramite gufo, mentre per altre
comunicazioni meno 'solenni' da tempo sono stati adottati i computer
o telefoni, sebbene lei non si sia mai presa la briga d'imparare ad
usarli, delegando questo ingrato compito ad un Barley entusiasta che
affianca volentieri il docente di Tecnologia Babbana Zhang Yichen,
laureato in ingegneria aeronautica e con un master nella stessa
disciplina all'Imperial College di Londra, nel rispondere alle
infinite email inoltrate da una torma sempre più preoccupante di
genitori dalle zucche più vuote d'una noce di cocco guasta.
“I
tempi sono davvero cambiati” mormora stancamente gettando
un'occhiata alla pila di fogli A4 ordinatamente disposta sull'angolo
sinistro della grande scrivania, il primo dei quali è una pagina
scritta a computer in uno stampatello ordinato, recante in calce una
firma femminile appartenente alla nuova presidentessa del consiglio
genitori di Hogwarts che – sicuramente –
l'ha disturbata per proporre qualche nuova, bizzarra iniziativa per
rendere il soggiorno a scuola meno pesante per quei poveri 'ragazzi'
costretti lontano da casa per così tanti mesi l'anno.
“Mutano
più velocemente di quanto noi pensiamo, Minerva. Un battito di
ciglia e ci ritroviamo dinnanzi a tecnologie impensabili, a nuovi
modi di pensare e percepire la realtà che ci circonda” mormora una
voce dolce alle spalle della donna, la quale si volta appena per
scoccare un'occhiata ai numerosi ritratti appesi sulla parete di
fondo, incontrando un paio di occhi azzurro slavato carichi di
saggezza, mentre le sue labbra s'incurvano in un sorriso mesto.
“Si,
Albus. Devo darti ragione, sebbene non approvi affatto la libertà
con cui ora i genitori si permettono d'interferire negli affari della
scuola, decidendo in autonomia quali insegnanti sono più idonei ad
educare i loro preziosi pargoli, basandosi unicamente sui racconti di
questi ultimi. Questa
è la ventitreesima lettera che sono costretta a redigere per
spiegare, sempre in tono cortese e composto, sia mai che mi taccino
di maleducazione, che i docenti da me selezionati sono perfettamente
in grado di occupare la cattedra assegnata loro e, se davvero v'è un
problema con i voti del figlio, esso è da ricercarsi alla radice”
sbotta la strega togliendosi gli occhiali dal viso per passare una
mano minuta e pallida, venata di rughe, sopra le palpebre mentre il
quadro di Silente ride bonariamente, adducendo ad alcuni episodi
analoghi occorsi con Lucius Malfoy quando lui era preside.
“A
volte credo di non essere tagliata per questo ruolo, Albus. Tu e
Severus sareste stati sicuramente più pronti di me ad accettare i
numerosi cambiamenti avvenuti in questi vent'anni, nonché la
sfacciataggine di mandare a quel paese qualcuno di questi idioti che,
me ne vergogno, sono stati addirittura miei allievi”
“Oh
Minerva, da quel che ricordo non ti è mai mancata la faccia tosta di
rispondere a tono agli ignoranti. Se non sbaglio persino la tua
ultima missiva è carica d'una tale e tagliente ironia da far invidia
alla spietatezza mostrata da Severus durante le sue lezioni, inoltre
non avremmo potuto sperare in sostituta migliore di te, che sei
sempre stata un'eccellente strega dotata d'intelligenza e praticità,
nonché d'un abilità non comune. Dico bene, ragazzo mio?” domanda
allegramente l'ex preside alla figura posta nel quadro affianco al
suo.
Intelaiato
in una cornice argentata dagli intricati ornamenti floreali a sbalzo,
il Piton del ritratto appare adagiato contro l'alto schienale
intarsiato della poltrona, con le palpebre abbassate e le braccia
abbandonate mollemente sui braccioli in un chiaro stato dormiente;
Minerva sospira pesantemente scuotendo il capo, tornando a voltarsi
verso la scrivania ove recupera un grosso registro dalle pagine
ingiallite, aprendolo ove aveva precedentemente infilato il
segnalibro per finire di segnare le ultime spese sostenute dalla
scuola, evitando così di pensare alla stranezza di non poter più
udire la voce graffiante e roca del suo ex collega denigrare
pesantemente le inopportune teste di legno, madri o padri d'una
generazione dii idioti, che si sono permessi di scriverle per
lamentarsi dei pessimi voti assegnati ai figli.
Anche
Albus appare un po' sconsolato, dato che le infinite discussioni
sulle più infime quisquilie portate avanti con il giovane insegnante
di pozioni gli mancano terribilmente, essendo il suo unico – vero –
passatempo in quella non-vita sospesa fatta d'osservazione e sonno.
“Se
consideriamo quanto scoperto nel Cimitero dei Caduti a seguito della
lettera di Harry, dobbiamo supporre che il quadro di Severus resterà
addormentato fintantoché lui sarà in vita” esclama la tela del
vecchio mago, il cui viso ha assunto un'espressione meditabonda,
spingendo l'anziana donna a smettere di scrivere; tutti i presidi
erano rimasti inorriditi quando Minerva aveva raccontato loro delle
indagini svolte da Harry Potter sull'improvvisa apparizione
– in Scozia - di sinistre
'creature' che si nutrono di carne e sangue d'animali, domandandole
poi di verificare se tutte le salme di coloro che avevano combattuto
nella battaglia di Hogwarts del 1998 fossero ancora all'interno dei
loro sepolcri, scoprendo così la terribile verità: alcune mancano,
sebbene le tombe siano apparentemente intatte, e il suo ex allievo
ora Auror sospetta che la loro improvvisa scomparsa sia opera di un
negromante; anche la salma di Severus Piton è stata trafugata e,
dalla mattina dell'uno novembre il suo quadro ha smesso di parlare,
cadendo in quello strano stato letargico in ci tutt'ora versa senza
alcuna possibilità d'essere risvegliato.
“Terribile!
Mi chiedo come mai gli incantesimi posti a protezione del castello
non abbiano funzionato, permettendoci così di notare la presenza
d'uno stregone oscuro all'interno dell'area” gracchia Armando
Dippet pettinandosi la lunga barba argentata con gesti nervosi,
osservando la nuova preside con occhietti scuri larghi di terrore.
“Le
Arti Oscure, in Inghilterra, non hanno mai contemplato la negromanzia
poiché è stata bandita e dimenticata già nel X sec d.C, quindi non
esistono incantesimi capaci di rilevarla e contrastarla ad Hogwarts.
Inoltre è un potere nato dal sangue dell'individuo che lo possiede,
non un'arte che è possibile apprendere mediante lo studio, come
invece l'Ars Goetia (I) o l'incantesimo per richiamare e dominare gli
Inferi. Può essere percepito solo da un altro negromante, oltre che
dai morti” replica Phineas Nigellus con un sogghigno divertito,
lanciando al collega un'occhiata derisoria e penetrante a cui esso
risponde indignandosi, berciando rosso in volto quanto la sua nomina
ad una carica di rettitudine e giustizia quale quella del preside sia
stato un madornale errore, vista la sua profonda conoscenza
d'argomenti così scabrosi.
“Via,
Armando. Calmati!” cerca di rabbonirlo Silente “Phineas ha solo
esposto la realtà dei fatti. Il castello può proteggere gli
occupanti da un'eventuale invasione di 'risvegliati', ma non può
impedire ad un negromante, specie se questi è abile e versato in tal
arte, di resuscitare corpi morti nel parco, ove la sua magia è
sicuramente più forte della traccia lasciata dai Fondatori”
“Nell'ultima
missiva Potter mi ha detto d'aver inviato Malfoy e Weasley a
Edimburgo, vuole raccogliere maggiori informazioni sulle strage
aggressioni occorse in questi mesi. Non mi ha detto però come sia
arrivato a supporre che le creature coinvolte siano in realtà le
salme degli studenti ed Auror caduti nello scontro con Voldemort”
pondera Minerva assottigliando gli occhi chiari ornati dagli occhiali
squadrati, studiando le pagine del grosso libro con la mente rivolta
ad altri pensieri: che qualcosa non quadrasse nella richiesta di
controllare il cimitero l'aveva capito da subito, ancor prima di
scoprire la mancanza dei cadaveri, perché Potter non si sarebbe mai
sognato di contattarla se non avesse avuto prove tangibili; poi vi è
l'ansia con cui domanda costanti aggiornamenti sulle condizioni di
Lily Luna, la sua terzogenita smistata in Corvonero della quale la
preside è fiera, poiché fin dal primo anno si è dimostrata sveglia
ed intelligente, amante dello studio e – a differenza di
buona parte della famiglia da cui discende – posata
e tranquilla.
Certo,
le sue possono essere davvero ansie d'un padre Auror dinnanzi al
rifiuto della figlia di tonare per le vacanze poiché preferisce
investire tal tempo in compiti e ricerche, ma la strega è sicura che
il suo ex studente non si sarebbe mostrato così insistente se non
avesse avuto la certezza che qualcosa di pericoloso potrebbe
minacciare la scuola; gli occhi chiari scivolano dalle pagine alla
parete posta alla sua sinistra ove, incassata fra i quadri dei
presidi e la finestra, vi è un'enorme mappa magica di Hogwarts
realizzata su modello della famosa 'Mappa del Malandrino' che fu
proprietà di James Potter, sulla quale un'infinità di puntini neri
correlati da nomi e cognomi si muovono come formiche impazzite.
Gli
spioscopi giacciono inanimati su un basso tavolino lì affianco e
ronzano pigramente, ognuno collegato ad un'area specifica del
castello, segno che non v'è alcuna minaccia degna di nota
all'interno delle mura; anche il quadrato magico che le permette di
controllare gli antichi incantesimi di protezione intessuti dai
fondatori giace inanimato sulla superficie della scrivania, fra
fogli, pergamene e piume d'oca.
“Harry
avrà avuto sicuramente i suoi motivi per non renderti edotta di ogni
indizio raccolto, ma sono sicuro che sta facendo del suo meglio per
eseguire quanto ti ha promesso, ovvero ritrovare i vecchi compagni
per consegnarli al giusto e meritato riposo” mormora Silente
inclinandosi contro lo schienale dipinto sul fondo del ritratto,
mentre Phineas sghignazza nuovamente sottolineando quanto sia stupido
ed avventato il Salvatore-Ragazzino, nonostante oramai sia un uomo
fatto e come risulti patetico lui, continuando a difendere a spada
tratta le sue folli e sconsiderate azioni.
“Oh
si, le ha. Ma ciò non mi aiuta a capire come poter proteggere i miei
studenti. Albus” replica gelidamente la McGranitt, scoccandogli
un'occhiata tagliente che il dipinto incassa sorridendo bonario,
scacciando quella verità
con un lento cenno della mano, quasi si trattasse d'una minutezza.
“Ricordo
che fra di essi ci sono sua figlia ed i suoi nipoti. Visto che
continua a domandarmi informazioni sul rendimento di Lily Luna e
sugli spostamenti che effettua all'interno del castello potrebbe
anche dirmi contro cosa, o meglio chi, devo combattere in caso si
presenti a minacciarla”
“A
proposito, la ragazza come sta? Continua a passare il tempo nel bagno
delle ragazze con Mirtilla, studiando disperatamente per gli esami di
fine anno?” domanda l'ex preside ignorando quanto detto dall'ex
collega, scrutandola attentamente per cogliere dal suo viso quanti
più particolari possibili, dato che la giovane terzogenita di harry
Potter l'ha sempre incuriosito molto; Minerva McGranitt ha appena il
tempo di storcere le labbra in una smorfia infastidita prima di
dischiuderle, quando il fischio acuto prodotto da uno spioscopio in
rapida rotazione la zittisce bruscamente, causandole un aumento
vertiginoso del battito cardiaco.
Si
precipita al basso tavolino con la bacchetta in pugno mentre altri
strumenti iniziano a sibilare girando frenetici, segnalando la
presenza d'un 'qualcosa' d'estraneo all'interno di vari settori del
castello.
Impossibile!
Addirittura
in tre corridoi?
Quando
la donna alza il viso verso la mappa semovente di Hogwarts il suo
cuore manca un battito, costringendola ad afferrare con forza i bordi
del tavolino su cui sono adagiati gli spioscopi roteanti per non
finire a terra, colta da un'improvviso capogiro nato dalla fredda
– sinistra – paura che l'ha
colta nell'istante in cui ha letto i nomi dei puntini a zonzo per i
corridoi del secondo, terzo e quinto piano.
Impossibile...
La
mappa non mente mai,
Minerva.
Come
formichine industriose John Avery, William Scott, Elen Bard, Alban
Davies e Johanna Raymond si trascinano lungo i passaggi
fortunatamente deserti,con una lentezza che fa supporre uno status
d'alterazione motoria ben evidente, aiutandosi come se fra loro non
vi fosse alcuna distinzione fra ex studenti di Hogwars e Mangiamorte;
la strega fissa attonita quei nomi ricordando il volto d'ognuno,
inghiottendo un grumo di saliva amaro quanto la cicuta prima di
respirare con orza, recuperando il contegno perduto per dirigersi
fuori dall'ufficio ad affrontare i cadaveri.
Quale
mostro ha potuto fare una cosa del genere?
Quale
oscura creatura, incurante ed irrispettosa, ha potuto far camminare
assieme vittime e carnefici?
Che
tu possa bruciare nell'Ardemonio, orrido negromante.
Hogwarts,
Dormitorio
di Corvonero
08
gennaio 2024, ore 22.48
Spegne
lo smartphone e - lentamente - si
sfila le nere cuffie marcate 'Sony' dalle orecchie, riponendole poi
nella piccola custodia rotonda che qualche ora prima aveva poggiato
sul comodino ingombro di libri e pergamene, gettandole poi nel
cassetto; si volta alla sua destra, scoccando una lunga occhiata al
letto a baldacchino dalle cortine scostate e lenzuola intonse posto
vicino alla finestra, sospirando pesantemente; la Potter è
nuovamente assente, sicuramente persa in qualche oscuro e recondito
meandro della biblioteca intenta a leggere a lume di bacchetta
qualche astruso e pesante tomo sulla cura più efficace per le
emorroidi, o sul come preparare una qualche pozione ignota al volgo.
Milena
sogghigna divertita, ricordando la pedanteria mostrata dalla sua
compagna di dormitorio ogni qual volta viene interrogata da un
professore e l'abilità con cui richiama dalla memoria i più infimi
particolari, rendendo la risposta talmente complicata da spingere il
resto della classe al suicidio collettivo; nonostante la Hemswort sia
stupida come un vermicolo – anzi no, qualsiasi vermicolo
è assai più intelligente – su
una cosa ha ragione, è pressoché impossibile collezionare voti
decenti o far buona impressione quando si ha la malaugurata sfiga di
finire nella stessa classe della Potter, la quale parla come un libro
stampato in cui sembra essere stata infusa un'onniscenza divina.
Facesse
almeno schifo a duello, o nel Quidditch...
Ma
no.
Più
s'avvicinano al settimo anno, maggiore è l'impegno mostrato dalla
ragazza in ogni disciplina, quasi vivesse unicamente per apprendere
nuove nozioni ed immagazzinarle come farebbe un computer, sicura che
potranno tornarle utili in un remoto futuro ove si troverà, a fare
cosa di preciso? La Potter è stata l'unica a non aver espresso una
chiara idea su quale carriera volesse intraprendere dopo il diploma
dei M.A.G.O, limitandosi a snocciolare qualche opzione con un'aria
talmente smarrita e balbuziente che Murray s'era alzato dalla
cattedra preoccupato, domandandole se non avesse bisogno di
raggiungere l'infermeria.
La
ragazza si sdraia sulla schiena ed appoggia il braccio sugli occhi,
socchiudendoli alla ricerca d'un sonno che però, dopo una buona
mezz'ora passata ad ascoltare il respiro ritmico delle altre due
compagne di stanza, ancora non giunge, sopraffatto da una torma di
pensieri legati inesorabilmente – come ormai lo sono da
mesi – alla giovane Corvonero
dai capelli fulvi ed a quanto accaduto la notte di Halloween,
all'interno della foresta proibita; nel dormiveglia a volte rivedere
il cadavere fasciato in un sudario nero, lacero, con le membra
avvizzite e la bocca distorta in quella sorta di ghigno ferino che le
ha spinte a scappare con quanta forza avevano nelle gambe, lasciando
indietro la loro compagna.
Come
hai fatto a batterlo?
Cos'era?
Domande
che si sta tenendo dentro da mesi, continuando a farle scivolare
sulla punta della lingua senza avere il coraggio di dar loro forma
verbale, rivolgendole alle dirette interessate: la Anderson è stata
ritirata da scuola dal padre qualche settimana dopo e lei sospetta
che la causa di questo improvviso abbandono sia da ricercarsi nella
paura provata quando il cerchio tracciato nel fango s'è attivato,
richiamando dalla terra quella sorta di creatura putrescente anziché
il fantasma promesso dalla didascalia; Grace Makeda Binta Owusu
invece ha scelto il silenzio, trincerandosi dietro la fasulla ed
opportunistica – per quest'ultima – amicizia
con Hilary Hemswort per non dover rivangare l'accaduto, evitando
accuratamente di farsi trovare a vagare sola nei corridoi, nonché
qualsiasi forma di dialogo che vada oltre il saluto quando
s'incrociano in camera.
E
Lily Luna, come da anni a questa parte, ostenta semplicemente la
consueta freddezza agghindata di menefreghismo, scivolando nei
corridoi e nelle aule come un'ombra per poi svanire all'interno del
magno perennemente guasto ove dimora la sua unica amica, oppure in
biblioteca, luogo dalla quale persino madama Pince si è arresa a
scacciarla; vi è in lei qualcosa di altero e solenne, una forza
sconosciuta alla torma di ragazzini brufolosi che infestano quel
castello tramutato in scuola che la fa apparire assai più adulta
dell'età anagrafica posseduta, la stessa che le ha permesso d'uscire
dall'infermeria a testa alta, serena, senza avvertire la necessità
di raccontare quanto accaduto nella foresta.
Non
può portare un peso così da sola, senza impazzire.
C'eravamo
anche noi e l'abbiamo abbandonata come vigliacche.
Alla
terza piroetta sul materasso la strega lancia in avanti la coperta,
scivolando fuori dal letto dopo aver raccolto la bacchetta da sotto
al cuscino, appellando un paio di Nike bianche per infilarle con
calma, cercando di non far rumore così da non svegliare le altre;
Owusu dorme con la tenda tirata e la sua sagoma s'intravede appena
nella fioca luce proveniente dall'esterno, mentre Hilary ora russa a
bocca aperta, scomposta ed aggrovigliata fra le pesanti lenzuola
color zaffiro.
Milena
sospira scuotendo il capo prima d'alzarsi cauta, scivolando fuori dal
dormitorio senza urtare oggetti sparsi per la stanza o il mobilio,
socchiudendosi la porta alle spalle ben attenta a non farla cigolare,
mossa dalla necessità di trovare la Potter e parlarle di quanto
accaduto, stufa d'arrovellarsi con dubbi e domande che altrimenti non
troveranno mai pace, animata da un'improvvisa urgenza che le
accappona la pelle, simile ad un infausto presentimento: Aveva
provato la stessa durante la notte del Rito e ciò non le piace.
Quando
i suoi piedi raggiungono la scala a chiocciola che collega il
dormitorio alla sala comune casta un 'Lumos', scivolando sicura fra
fra le ombre diradate fino a raggiungere l'ampia stanza circolare,
adornata di mobili dalla foggia ricercata e librerie colme di tomi
antichi, mappamondi e telescopi d'ottone finemente cesellati adagiati
dinnanzi alle grandi vetrate oltre le quali s'intravede un cielo
scuro, velato da spesse nubi color inchiostro; si sofferma ad
osservarle per un breve istante, con il viso illuminato
dall'incantesimo e gli occhi d'un azzurro intenso ridotti a fessure,
concentrata sull'adrenalina che ha preso a diffondersi in corpo a
seguito di quel brivido freddo e sinistro, la sensazione che stia per
accadere qualcosa d'irreparabile.
E
tu ci sei dentro, vero Potter?
Spero
tu sia davvero in biblioteca a studiare.
Sta
per uscire dal portone principale della sala quando un rumore la
costringe a voltarsi con una piroetta, mantenendo la bacchetta ben
salda dinnanzi a sé nella posa d'attacco che non abbandona quando
scorge la figura esile e scura, vestita d'una tunica multicolore a
maniche lunghe, di Grace scendere lentamente i gradini della scala
che conduce al dormitorio, anch'essa con la bacchetta in mano e la
stessa espressione greve sul volto d'ebano, incorniciato da una massa
di capelli folti e ricci, neri come carbone.
“Dove
stai andando, Trevisan?” sussurra greve con occhi d'onice che
rifulgono nel Lumos, corrugando le sopracciglia scure e sottili
cosicché il suo viso assuma un'espressione dubbiosa, titubante; la
strega italo-croata abbassa lentamente la bacchetta, studiando la sua
compagna di stanza come se la vedesse per la prima volta e, evitando
di rispondere domanda a sua volta cosa ci faccia lei fuori dal letto,
quesito al quale Grace tace, torturandosi il labbro inferiore fra i
denti nell'indecisione.
“Non
riuscivo a dormire” mormora dopo qualche – minuto? -
istante, rivolgendo l'attenzione
al mondo buio oltre le ampie vetrate, incapace di sostenere lo
sguardo tagliente ed indagatorio della compagna, la quale si limita a
sbuffare infastidita, abbandonando definitivamente la posizione
d'attacco per muovere qualche passo verso di lei, fermandosi alla
base della scala; Owusu riporta lo sguardo sul viso incorniciato dai
lunghi capelli castano biondo, incontrando quegli occhi azzurri
intransigenti, capaci d'incutere timore solo assottigliandosi e,
mossa da quel profondo peso che avverte nel petto da tempo infinito –
mesi – dischiude le
labbra e parla.
“Cercavo
la Potter. Ho...una strana sensazione e, anche se ormai è passato
molto tempo, ho bisogno di parlare con lei di quanto accaduto ad
Halloween. Non ce la faccio più a tenere tutto dentro, a far finta
che non sia successo nulla. Trevisan, quella cosa che abbiamo
richiamato...era un cadavere”
“Sì, lo so. Ho provato a
svolgere qualche ricerca, come d'altronde credo abbia fatto anche tu.
Quella 'cosa' non era un Inferus, dato che sembrava 'viva' in una
certa maniera. A Difesa, Murray ci ha fatto una testa enorme calcando
sul concetto che 'nel nostro mondo' non esistono gli zombie ma,
credimi, secondo me lo era e mi chiedo come abbia fatto la Potter...”
Milena s'interrompe, osservando i profondi occhi neri di Grace, la
quale annuisce mestamente, segno che anche lei è giunta alle
medesime conclusioni e vuol sapere come abbia fatto la loro compagna
ad affrontare un tale abominio sola, rispedendolo nella terra dalla
quale è sorto senza fuggire o mostrare paura.
“Dovevamo starle vicine,
anziché permettere ad anni di incomprensioni e silenzi di vincere.
Qualsiasi cosa sia accaduta nella foresta, mesi fa, ci ha legato come
non avrebbe mai potuto fare nessun dialogo. Inoltre io sono stufa
d'aspettarla sveglia, assicurandomi che faccia ritorno in dormitorio
tutta intera” nella voce di Grace v'è una tristezza tangibile,
nonché un velato affetto verso quella ragazza scontrosa e testarda
che per anni ha fatto di tutto affinché nessuno gli si avvicinasse,
convinta di bastarsi da sé; Milena, che capisce la Potter molto più
di quanto chiunque altro potrebbe fare, dato che sono entrambe
creature solitarie in quel mare di finte amicizie e gruppetti
d'idioti, non può far altro che osservare Grace con fermo stupore,
colpita da quelle parole così inaspettate dato che provengono dalla
ragazza che ha passato cinque anni a fare da zerbino alla Hemswort
pur di essere accettata.
“La
tua amica non l'avrebbe presa bene, odia la Potter in modo viscerale”
ribatte Milena con sarcasmo, incurvando le labbra in un ghigno
ferino.
“Hilary
non è mia amica, credo tu l'abbia capito ancor prima di me”
replica mestamente la giovane dalla pelle d'ebano, scuotendo il capo
ornato dai folti ricci scuri prima di accingersi a scendere gli
ultimi gradini, arrivando così a pochi centimetri dalla Trevisan; si
osservano in silenzio nel fulgore prodotto dalle loro bacchette, con
visi tirati sui quali spicca una solidarietà nuova, impensata, nata
in una notte di pioggia fredda ed antichi rituali che le ha segnate
entrambe – tutte e quattro -, legandole ad un destino del quale non
comprendono ancora né peso, né portata.
Grace
scivola accanto a Milena, dirigendosi con la bacchetta ben alta di
fronte a sé verso il portone che conduce fuori dalla sala comune di
Corvonero ma, poco prima che possa tirare il batacchio per aprirla,
la voce di quest'ultima la blocca lì, causandole un brivido freddo
lungo la spina dorsale, presagio di quell'inquietudine che le si sta
agitando nel petto da ore come una bestia in gabbia, togliendole
sonno e pensieri razionali.
“Sta
succedendo qualcosa, Owusu. Non chiedermi come faccia a saperlo, lo
sento, come so quando qualcuno cerca di lanciarmi una fattura a
tradimento nei corridoi. E sono sicura che la Potter, in tutto ciò,
vi è dentro fino al collo. L'avrai notato anche tu quanto, da mesi,
sia strana. Più strana del solito. Andiamo in biblioteca, di solito
è li che passa le sue notti insonni e chiediamo spiegazioni, magari
mi sbaglio”
Biblioteca.
Primo Piano.
Devono
passare per forza dal corridoio del secondo
Nonché dal pianerottolo del quinto.
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Hogwarts,
Camera
di Salazar (dei Segreti)
08
gennaio 2024, ore 22.57
Volta
la pagina ingiallita, fitta d'una calligrafia minuta ed obliqua
tracciata in un corsivo nervoso – leggermente aguzzo –
mentre le palpebre iniziano a
farsi pesanti ed uno sbadiglio spalanca le labbra rosee,
costringendola ad alzare pigramente la destra per coprirsi il viso in
una parvenza di 'decoro' assente; afferra lo smartphone poggiato
sulla pila di libri alla sua sinistra, schiacciando il tasto
d'accensione per leggere l'ora, sibilando poi una colorita
imprecazione.
Sono
quasi le undici e non è ancora riuscita ad arrivare alla metà di
quel trattato d'anatomia scritto da Salazar durante il soggiorno in
Italia, a Salerno, presso la famosissima scuola di Medicina istituita
nel IX sec. d.C. (II) nella quale fu ammesso come allievo per
studiare i misteri del corpo umano, acquisendo una 'laurea' che gli
permettesse di divenire 'dottore dei morti', una sorta di
corrispettivo degli anatomopatologi moderni; da quando Al ha
suggerito loro di spostare la 'base' per le indagini sui risvegliati
all'interno della Camera dei Segreti hanno passato giorni di
frenetica ed intensa attività, data la mole di sale da esplorare e
la quantità enorme di tomi, pergamene e tavolette da leggere
contenute all'interno della biblioteca privata del fondatore di
Serpeverde, scoprendo che il mago, oltre ad essere un fanatico delle
Arti Oscure, s'era interessato di numerose altre discipline fra le
quali l'alchimia, la medicina e l'astronomia, arrivando poi a
scrivere alcuni trattati sull'Ars Goetia e sullo studio della
negromanzia che poi aveva nascosto lì sotto, probabilmente intuendo
che l'Inghilterra magica non li avrebbe mai tollerati.
Lily
Luna s'era buttata nella lettura dei 'trattati di medicina' con
voracità, accantonando momentaneamente quelli inerenti alla
negromanzia come magia ed arte divinatoria per acquisire quelle
nozioni di base che il fratello aveva suggerito come indispensabili
per capire i cadaveri, il loro 'funzionamento' e gli stati
d'alterazione indotti dalla decomposizione, trovandoli subito assai
ostici: scritti nell'inglese medievale di cui lei ha solo una lieve
infarinatura e correlati d'una miriade di parole in italiano
– o almeno, l'italiano parlato a Salerno nel X sec. –
e latino, i concetti risultano assai pesanti e, se non fosse per i
numerosi disegni che illustrano organi interni, ossa e muscoli,
sarebbe sicuramente molto più indietro e decisamente più confusa.
Ma
no Lils, è semplice!
Muscoli
della volta cranica: muscolo occipitale e muscolo frontale, collegati
fra loro dalla galea aponevrotica, una sorta di lamina connettivale
di forma quadrilatera che è accolta nella tela sottocutanea,
rivestente la volta del cranio. Non dirmi che hai difficoltà su
queste cose!
Ok,
ora rispiegalo.
Come
se parlassi ad un bimbo di cinque anni, Al.
Al
sta dando una grossa mano, passandole appunti d'anatomia medica e
screenshot delle pagine dei testi sui quali sta studiando in
previsione dell'esame d'ammissione all'università di Medicina, che
passerà sicuramente dato che conosce a memoria il nome d'ogni
dannato bozzo o incavatura delle duecentosei ossa che costituiscono
lo scheletro dell'adulto, mentre lei arranca ed è solo grazie alla
sua formidabile capacità d'associare nozioni a fatti reali che
riesce a ricordare quanto legge, trasponendolo ai risvegliati che ha
affrontato, dei quali ora riesce a riconoscere età e grado di
decomposizione; inoltre, nonostante siano argomenti lontani dalle sue
corde, li trova assai affascinanti poiché capire il meccanismo del
corpo, delle cellule e degli organi che lo formano le permette di
conoscere in anticipo quali incantesimi o pozioni sia più giusto
utilizzare per ottenere determinati effetti, offensivi o lenitivi che
siano: già lo sapeva, sebbene non in modo così 'scientifico', ma
l'Avada Kedavra arresta il ciclo cardiaco,
mentre la maledizione Imperius agisce sul cervelletto, controllando
così i movimenti del corpo senza però avere alcun controllo sul
pensiero, il 'Petrificus Totalus' irrigidisce i tessuti muscolari
portandoli in uno stato simile al 'Rigor Mortis' e, ad esempio,
l'Amortentia agisce su quella parte del cervello che registra gli
odori, associandoli ai 'feromoni' prodotti dall'eventuale partner.
E'
sì magia, ma anche chimica, fisica, anatomia, nozioni alle quali la
professoressa Ashdown ed il professor Murray, così come anche il
professor Taylor in Pozioni, non hanno mai accennato durante le
lezioni, come se l'incantesimo fosse l'unica cosa importante da
sapere dato che il resto – come agisce, ove si diffonde – è solo
una conseguenza dell'averlo castato nel modo corretto, mentre ora lei
– nei libri di Salazar – sta scoprendo idee impensabili per la
società magica, così altera e pura, da sempre distaccata da quel
mondo babbano ritenuto inferiore e retrogrado ma pieno d'inventiva;
persino Salazar – accanito sostenitore del sangue puro –
ha viaggiato per università e monasteri non magici apprendendo tutto
quel che poteva, in ogni ambito, dando vita alla biblioteca più
fornita e vasta presente in Inghilterra - seppur nascosta -
nella quale scienza 'umana' e scienza 'magica' si fondono creando
verità impensabili.
“Dovresti
andare a dormire, Lily. S'è fatto tardi e non vorrei che qualcuno
s'insospettisse per la tua assenza” mormora dolcemente Silente,
alzandogli occhi color polvere da un grosso grimorio trattante gli
incantesimi oscuri diffusi nell'Europa del X sec. d.C. correlato di
schizzi ad inchiostro e miniature, incantato affinché le pagine si
voltino da sole dopo circa cinque minuti così da sopperire al fatto
che lui non possa sfogliarle da sé; persino il vecchio preside è
rimasto affascinato dalla biblioteca contenuta all'interno della
Camera dei Segreti, dando il suo contributo alla lettura dei volumi,
in special modo della traduzione dei diari di Salazar portati da Al
nel pomeriggio del 25 dicembre, con grande gioia, spiegando a lei e
Severus – il quale l'aveva osservato assai stranito da
quell'improvviso slancio verso le Arti Oscure – quanto
il sapere lì contenuto potesse essere utile per la loro ricerca,
nonché per aiutare la ragazza a capire e conoscere meglio il suo
potere.
“Non
si preoccupi. Le mie compagne di stanza sono abituate a non vedermi.
Sono anni che sgattaiolo nella Sezione Proibita per leggere o
studiare durante la notte e le assicuro che nessuna di loro è mai
venuta ad accertarsi se stessi bene, né hanno mai avvisato gli
insegnanti. Tacito accordo. Io non mi faccio beccare, loro dormono e,
se interrogate, dicono di non saperne nulla, mentre gli insegnanti
chiudono un occhio, purché io continui ad avere voti eccellenti in
ogni materia” spiega la giovane Corvonero afferrando un segnalibro
in legno decorato per inserirlo fra le pagine ingiallite, chiudendo
poi il voluminoso tomo con un tonfo che riecheggia nell'ampia sala
dalle volte a botte, sovrastando lo sciabordio di piccole cascatelle
alimentate dal Lago Nero che scorrono in ampi canali in pietra
squadrata, raccogliendosi poi nel bacino di fronte alla statua
monolitica raffigurante la testa di Salazar; si trovano nella camera
principale – o atrio – alla
fine del corridoio ornato da statue di serpenti che suo padre aveva
percorso titubante alla ricerca di Ginny, sopra quella pedana
affacciante sulla piscina artificiale nella quale avevano gettato lo
scheletro del Basilisco così da recuperare spazio per disporre
altri tavoli, lampade ed oggetti vari utili allo studio.
Le
pareti in pietra spessa, umida e tappezzata di muschio, rifulgono
d'una luminescenza spontanea che conferisce all'ambiente la parvenza
d'un acquario cupo e decadente, reso un po' meno sinistro dagli ampi
bracieri posti ai piedi d'ogni statua del lungo corridoio d'accesso e
ai quattro angoli della pedana, nonché all'imbocco della porta
– bocca – sita nel volto di
Salazar che conduce ad una miriade di corridoi sotterranei terminanti
in stanze, nicchie e misteriose alcove, nelle quali perdersi è
davvero facile; Lily ricorda di averne esplorate una buona parte
durante gli anni precedenti, ma non s'è mai arrischiata a percorrere
per intero i passaggi più lunghi che, secondo l'ipotesi formulata da
Al, dovrebbero condurre oltre la sponda nord del lago, all'interno
della Foresta Proibita, mentre Scorpius non s'era mai mosso dalla
sala principale, troppo timoroso d'incontrare qualche altra creatura
posta a guardia dei segreti di Salazar per cedere al brivido
dell'avventura.
“Però
dovresti andare a letto, è tardi ed hai bisogno di riposare. Domani
hai lezione” replica nell'usuale tono calmo e composto il fantasma
di Silente, mentre la pagina del libro che ha dinnanzi si volta da
sola, pigramente, producendo un lieve fruscio.
“Sì,
due ore di Trasfigurazione, una di Antiche Rune, una di Storia della
Magia. Pausa pranzo e poi Incantesimi e Difesa. Domani giornata piena
e niente buchi” recita la ragazza, ricordando i libri ed i compiti
ordinatamente inseriti nella borsa a tracolla in tela grezza poche
ore prima così da non doversi trovare a prepararla di fretta la
mattina, prima di correre a far colazione.
“Non
ho molta voglia di andare in dormitorio, anche se crollo dal sonno”
aggiunge poi stancamente, osservando il fantasma con occhi castani
umidi di sonno e l'espressione rassegnata d'un animale in gabbia
costretto contro la propria volontà a compiere un'azione che ritiene
ingiusta; Silente sorride bonario indicandole una terrina in coccio
colma di caramelle tutti i gusti, invitandola a prenderne una mentre
le domanda se – ancora - è
preoccupata dagli incubi, quesito al quale lei annuisce
distrattamente, infilando una mano nel recipiente colmo per estrarne
una pallina avvolta in una vistosa carta giallo acceso, segno che
dev'essere sicuramente al gusto 'limone'.
“Le
lezioni di Occlumanzia procedono bene. Severus è quasi commosso
dalla tua abilità, anche se tiene a sottolineare che resti comunque
troppo impulsiva e facile da leggere come un libro aperto quando non
ti concentri, ma almeno il problema degli incubi pare essersi
attenuato. Ora riesci a dormire”
“Si,
ma poco. E sto continuando a prendere la Dolcesonno perché non mi
fido di me stessa. Comunque mi è difficile credere che Piton abbia
parlato bene delle mie doti d'occlumante. A lezione non fa altro che
insultarmi, prendermi per il culo e farmi notare quanto io sia
'simile a mio padre', ovvero idiota, considerato che mio padre in
questa disciplina fa schifo” replica acidamente la ragazza passando
la caramella sopra la lingua per gustarla piano, mentre il fantasma
ride divertito pettinando la lunga e folta barba con dita
evanescenti, studiandola con quegli occhi d'un azzurro slavato assai
limpidi e luminosi per appartenere ad un trapassato, i quali non
hanno perso la capacità di vedere oltre le apparenze; nonostante il
tono aspro utilizzato, Silente capisce che non v'è vera frustrazione
nelle parole di Lily Luna, bensì orgoglioso divertimento per il modo
in cui Severus la sgrida spingendola a ribattere, a reagire
dimostrando le proprie abilità, alimentando una complicità
– fiducia – nata dalla notte
del Solstizio, quando ruoli e mondi sono stati sovvertiti in favore
della necessità di sopravvivere e di andare oltre le dogmatiche
apparenze a cui erano rimasti avvinghiati nei primi mesi di
'conoscenza'.
Mutamente
si capiscono molto più di quanto l'apparenza lasci intendere e –
il preside ne è certo – dev'essere
successo qualcos'altro recentemente, una piccola interazione
custodita gelosamente da entrambi, che li ha avvicinati in modo assai
più evidente nei gesti più comuni quali passarsi un libro o
aiutarsi nel tagliare gli ingredienti d'una determinata pozione,
nonché nei dibattiti: Albus è rimasto colpito nell'ascoltarli
disquisire – per una buona ora e mezza – d'un
possibile utilizzo della fattura 'Emendo' per modificare la struttura
dei cadaveri, spingendoli a putrefarsi più velocemente, così come
ha trovato molto divertente notare quanto impegno stia mettendo Lily
Luna per aiutare lo scorbutico ex- professore di Pozioni nella
preparazione di sostanze utili durante i combattimenti, ora che
possiede nuovamente un laboratorio, avendo preso possesso di quello
– enorme e fornitissimo – di
Salazar sito nei meandri della Camera.
“Severus
non è molto abile a mostrare i propri, reali, sentimenti. Ma ti
assicuro che è molto soddisfatto di te. Sei un'allieva sveglia e
curiosa, che non perde occasione per migliorarsi. Credo tu sia ciò
che, per anni, ha cercato di scovare insegnando Pozioni. Una persona
votata alla conoscenza come lo è lui, con la quale discutere degli
argomenti più disparati per ottenere nuovi spunti, punti di vista
inediti che gli permettessero di tornare a sperimentare, creando
nuove possibilità. In poche parole, gli hai ridato vita, Lily”
quando Silente tace il peso di quelle parole inaspettate resta ad
aleggiare come una cappa pesante nell'aria umida, saturando l'ampia
stanza sino a rendere rarefatto l'ossigeno; gli occhi di Lily Luna
s'allargano e brillano come soli gemelli nel riverbero del fuoco
scoppiettante, mentre le guance pallide acquisiscono un delicato
color porpora che non sfugge al fantasma, sebbene duri giusto un
battito di ciglia prima d'esser smorzato, assieme al silenzio greve,
da una frase tagliente e spassionata marziale come una dichiarazione
di guerra.
“Certo
che gli ho ridato la vita, l'ho resuscitato per sbaglio come tutti
gli altri. Senza chiedere alcun permesso. E non potrà fare altro che
detestarmi per questa mia azione sconsiderata, dato che di 'vita' non
si tratta, essendo la sua una 'non-vita', una schiavitù che finirà
quando questa missione sarà finita. Comunque ha ragione preside,
forse è meglio che me ne vada a dormire. S'è fatto tardi” sospira
stancamente alzandosi, recuperandola tracolla gettata sull'ampio
tavolo in mogano fra pile di libri e pergamene srotolate, attenta a
non rovesciare boccette colme d'inchiostro ed alambicchi vari mentre
se la getta sulla spalla destra scostando i lunghi capelli sciolti
affinché non rimangano impigliati mentre Silente, silenzioso e
sorridente, la scruta divertito da quel gesto così brusco che in sé
cela più di quanto la giovane Potter abbia dichiarato a voce.
Si
Lily, sei condanna.
Quella
condanna alla vita che lui aspettava da quarantasei anni.
Che
ha cercato inutilmente in tua nonna, convinto che un semplice
riflesso fosse il sole.
“Lei
non fa una pausa?” domanda poi, studiando con curiosità il grosso
tomo posto dinnanzi al fantasma, il quale sta andando avanti
imperterrito a leggerlo da ore senza mostrare alcun segno di
cedimento o noia.
“Oh,
nella mia attuale condizione sonno e stanchezza sono concetti assai
distanti. Inoltre non vi è modo migliore d'impiegare il tempo
infinito che mi è stato concesso, quindi credo resterò qui ancora
un po' a divertirmi con le scoperte del buon Salazar. Buonanotte Lily
Luna” la saluta cordialmente il vecchio mago con occhi luminosi ed
il consueto sorriso bonario sulle labbra evanescenti, prima di
chinare il capo per immergersi nuovamente nella lettura dell'antico
grimorio mentre la strega, dopo aver salutato a sua volta, s'avvia a
passi rapidi verso la passerella in legno che attraversa l'ampia
piscina ornata dallo scheletro del basilisco, percorrendola sino a
giungere alla porta – bocca di Salazar – che
conduce ai corridoi in pietra terminanti in stanze d'ogni tipo ed
alcove, direzione diametralmente opposta a quella che sfocia nel
bagno femminile del terzo piano, regno di Mirtilla Malcontenta; con
il naso adunco infilato fra le pagine ingiallite Silente ride
divertito pensando a Severus, chiuso nel suo nuovo laboratorio ed
intento a distillare qualche composto o pozione particolare,
disturbato dalla giovane Lily Luna per l'augurio di buonanotte che
ormai è divenuto una sorta di 'rito'.
La
ragazza non impiega molto tempo per percorrere l'intricato dedalo
illuminato a stento da piccole lanterne contenenti fuochi fatui d'un
azzurro smeraldino, orientandosi a memoria fino ad imboccare
un'apertura squadrata ornata da un frontone in pietra rozzamente
decorato da un bassorilievo con motivi floreali e serpenti
intrecciati, salendo poi una rampa di stretti e ripidi gradini
intagliati nella terra che conducono ad una stanza sopraelevata di
forma circolare, il cui soffitto è un intrico d'archi a sesto acuto
che discendono sopra sottili colonne grezze, dividendo l'area in
cerchi concentrici: le pareti sono ricoperte da infinite scaffalature
stracolme di ampolle, barattoli ed altri curiosi oggetti, mentre
diversi tavoli a mezzaluna occupano il pavimento, sopra i quali sono
sospesi paioli, alambicchi e strumentazioni per la preparazione e
distillazione delle pozioni talmente tanto strani –
impensabili – che la prima
volta Lily Luna aveva impiegato una decina di minuti buoni per
studiarli, affascinata dalla moltitudine di materiali di cui sono
composti – non solo vetro, ma bronzo, oro, rame e ferro – e dai
loro utilizzi; al centro esatto del cerchio vi è una grossa fornace,
un camino perennemente accesso che può raggiungere elevate
temperature, utilizzato in alchimia nel processo di trasformazione
dei metalli e, oltre l'alta cappa che sparisce nel soffitto, fra
volute di fumo multicolore ed aromi misti, acri e speziati, chino su
un complesso
macchinario posto sulla parete di fondo scorge Severus, intento a
regolare una valvola in vetro soffiato talmente fragile da rischiare
la rottura solo con un'occhiata di troppo.
La
ragazza si avvicina lentamente, scivolando con attenzione fra
tavoloni, paioli fumanti ed erbe appese ad essiccare finché non
raggiunge il mago, fermandosi a pochi passi per osservare con
interesse ciò che sta depositando in un panciuto barattolo di vetro,
al cui collo è appesa un'etichetta intonsa.
“Non
dovresti già essere a letto, Potter? E' tardi” mormora l'uomo a
mo' di saluto, nella consueta intonazione piatta e monocorde che
trasuda una certa noia per quella presenza non richiesta all'interno
di ciò che, da settimane, è divenuto il suo personalissimo 'Regno
in Terra', quel laboratorio straordinario che Salazar aveva sigillato
e cristallizzato nel tempo, probabilmente sperando che qualcuno dei
suoi 'eredi' ne facesse buon uso; il Signore Oscuro però, nonostante
la sua indubbia abilità nelle Arti Oscure, non era mai stato un
abile pozionista né alchimista, limitandosi a produrre solo ciò che
poteva tornare utile alla sua causa ed accantonando il resto, come
aveva lasciato indietro i numerosi tomi e rotoli presenti nella
biblioteca e quella stanza 'delle meraviglie', fornitissima di
materiali e macchinari, nella quale ora lui può proseguire
esperimenti e progetti accantonati da più di vent'anni.
“Stavo
giusto per andarmene. Sono solo passata a salutarti” lei ignora il
commento acido, ormai avvezza al modo di comunicare assai brusco e
tagliente dell'ex professore, allungando il collo ed assottigliando
lo sguardo per studiare con più attenzione le strane 'palline' che
fuoriescono dalla serie infinita di tubi in vetro, grandi come una
gobbiglia e d'un colore sanguigno, che rilucono nella fioca luce
prodotta dai numerosi fuochi e dalle torce appese in giro per la
stanza; sembrano caramelle un po' più grosse del normale o alcune di
quelle sfere di vetro che spesso decorano vasi di piante grasse e
fondali d'acquari, ma non ha alcun dubbio sul fatto che debba
trattarsi di materiale assai più 'particolare', altrimenti Piton non
perderebbe tempo ad imbarattolarlo con così tanta cura.
“Cosa
sono?”
“Torna
in dormitorio, Potter. Sono già le undici passate” replica
mollemente l'uomo, richiudendo il recipiente con un tappo di sughero
che poi sigilla con un colpo di bacchetta, recuperando una penna
– bic – dal piano di lavoro
per scarabocchiare parole e date sull'etichetta bianca, prima di
riporlo con un 'Wingardium Leviosa' non
verbale su un'ampia scaffalatura all'altro capo della stanza.
Fra
i fumi delle pozioni in lenta ebollizione e nella tenue ed aranciata
luce, Lily Luna osserva con attenzione l'uomo, colpita dal fatto che
non indossi i consueti ed austeri mantello e casacca scuri,
limitandosi ad una leggera camicia di cotone dalle maniche arrotolate
sino ai gomiti, fermate da lacci cosicché non si svolgano durante il
lavoro, infilata in pantaloni neri terminanti negli alti stivali
ornati da lacci sul polpaccio, con la punta in ferro; ha raccolto i
lunghi capelli in un codino stretto così da lasciare libero il viso
pallido, spigoloso, sul quale spiccano gli occhi ossidiana dal taglio
orientale ed il naso adunco, sovrastante labbra sottili e pallide
incurvate in ciò che la ragazza ha imparato a riconoscere come un
sorriso compiaciuto.
La
guancia sinistra presenta l'inizio della brutta cicatrice che
prosegue lungo il collo sottile e pallido, una massa di tessuto
cicatriziale ruvido che termina, allargandosi, in corrispondenza
della clavicola, ricordo del morso di Nagini che gli è costato la
vita e che, solitamente, l'uomo cela sotto alti colletti ben
abbottonati; ma ora il tessuto è aperto e piegato, rivelando molta
più pelle di quanto solitamente concede e Lily Luna è
costretta a mordersi le labbra con forza, colpita da un'improvviso ed
insolito 'calore', per evitare di ricordare le sensazioni provate
quando vi aveva lasciato scorrere i polpastrelli mentre lui dormiva –
era svenuto - giungendo sino al Marchio Nero, quel tatuaggio sinistro
– affascinante - che ora
spicca ben visibile all'interno dell'avambraccio calamitando il suo
sguardo.
Lui
pare accorgersene, nascondendolo alla vista ed osservandola di
rimando con un'occhiata tagliente e gelida, intimandole nuovamente
d'andarsene,ordine al quale lei, testarda e dispettosa –
rompicoglioni – come solo la degna discendente di Potter potrebbe
essere, replica recuperando uno sgabello abbandonato vicino al
bancone alla sua sinistra, gettando la tracolla a terra per sedervisi
con tutta calma, accavallando le gambe fasciate dai lunghi calzettoni
blu notte terminanti sotto la gonna della divisa d'un nero carbone
dall'orlo cobalto.
“Solo
se mi spieghi cosa sono quelle palline” replica in tono di sfida,
lasciando correre lo sguardo sul complesso macchinario in vetro e
rame dalla struttura tanto esile quanto slanciata, fra i cui
labirinti scivola e ribolle un liquido d'un denso color melograno;
Piton trattiene un'imprecazione fra i denti, assieme all'impulso
folle di prenderla di peso per scaraventarla giù dalla ripida
scalinata che conduce al laboratorio, sperando atterri di testa così
da recuperare un po' del sale in zucca perduto durante l'infanzia e,
con un gemito esasperato, riprende a
regolare i delicati sfiatatoi del distillatore, girando con tocco
lieve le chiusure a farfalla di modo ché il vapore esca alla giusta
pressione senza alterare il composto.
“T'ha
mai detto nessuno che sei fastidiosa, Potter?” scandisce senza
guardarla pur avvicinandosi a dove è seduta, continuando a
monitorare con attenzione i liquidi per non dover cedere all'assurda
presenza di quella fin troppo solida testa di legno che no, non ha
certo smesso di dargli tormento dopo l'alba del 25 dicembre; incurva
le labbra nel fantasma d'un sorriso ripensando agli infiniti, piccoli
e scontati, gesti di vicinanza che lei gli ha riservato da quella
cruciale mattina, come se volesse sdebitarsi dell'immenso regalo
ricevuto così, con distratta noncuranza.
Io
ti ho preso solo una scatola di cioccolatini.
Porco
Merlino stitico in una valle di rotoli di carta igienica, mi sento
così deficiente e banale!
Tu
mi hai appena regalato il cielo ed una delle albe più belle che
abbia mai visto.
Non
t'ho regalato il cielo, idiota, bensì un volo.
“Di
solito più che 'fastidiosa' mi definiscono ' rompicoglioni come un
gatto attaccato ai maroni', ma penso che il concetto sia lo stesso.
Comunque non hai risposto e sai che posso andare avanti a chiedere la
stessa cosa per ore, senza stancarmi. Cos'è?” accenna alla
sostanza che scorre nei sottili tubicini di vetro a seguito del
processo d'ebollizione, studiando poi gli ampi sbuffi di fumo rosato
involarsi nell'aria satura e calda sino a divenire inconsistenti, con
occhi castani grandi e rapiti, affascinati da quel processo alchemico
a lei sconosciuto e desiderosa d'apprendere.
Il
sonno ridotto ormai ad un vago ricordo.
“Sai
che non approvo l'utilizzo di termini così scurrili da parte di una
ragazza sedicenne ancora studentessa, nonostante le tue parole
abbiano descritto la tua persona meglio di quanto abbiano potuto fare
le mie. E si, ormai penso di conoscerti abbastanza da sapere che non
cedi facilmente, d'altronde parte del carattere l'hai ereditato da
tua madre” replica il mago mutando il sorriso in un ghigno malevolo
prima di voltare il viso nella sua direzione per scoccarle
un'occhiata di sufficienza, abbastanza tagliente da fendere il
granito, che lei ignora, lasciando scivolare il pesante mantello
invernale bordato d seta blu cobalto dalle spalle esili, infastidita
dal clima decisamente caldo ed afoso presente nel laboratorio; sotto
indossa un maglioncino a maniche lunghe con scollo a V nei colori di
Corvonero, sovrastante una camicia bianca ed una cravatta allentata,
a strisce nero blu, indumenti d'una taglia abbondante più larghi
della sua misura.
I
lunghi capelli mossi, d'un rosso acceso dalle sfumature scure
– sanguigne – le ricadono
attorno come un'aureola di fuoco, resi elettrici e gonfi dall'umidità
presente nell'ambiente, incorniciando quel viso dall'espressione
furbetta su cui spiccano gli occhi castani, luminosi nella luce
rarefatta.
“Persino
lei mi ha sempre reputata troppo cocciuta, quando m'impuntavo per
ottenere qualcosa”
“Te
lo ripeto, mia disgrazia. Sei molto più ostica di quanto appari e
quella maschera da buona e pia santa che ti cali in viso per
frequentare le lezioni, ammaliando insegnanti e parenti è pura
funzione. Sub Luna. La vera te è assai più oscura. E dato che
vorrei liberarmi della tua pestifera presenza a breve ti
accontenterò. Non sono 'palline', bensì pozioni” spiega studiando
attentamente il liquido rossastro scivolare attraverso i tubicini
sino a colare all'interno d'un contenitore cilindrico in rame, sotto
al quale guizza una fiamma bassa che ne riscalda le pareti, così da
sospingere il composto verso l'alto, all'interno di altre cannule;
anche Lily Luna segue con gli occhi il percorso compiuto dalla
pozione, affascinata dallo scoprire che è possibile distillarne di
solide che non siano meri obbrobri, frutto d'un errata miscelazione
degli ingredienti come spesso accadeva agli studenti più tardi –
negati - durante le lezioni del professor Taylor.
“Interessante.
Ed è il vapore a permettere che la pozione muti di stato senza che
ne vengano alterate le proprietà? Poi, questo tipo di operazione è
applicabile a tutti i composti oppure solo ad alcuni? Fin ora pensavo
che le uniche pozioni solide si ottenessero ficcando nel calderone
ingredienti alla cazzo come fa la Hemswort. Difatti il G.U.F.O l'ha
passato con una gran pedata nel culo a seguito di una momentanea
cecità della commissione esaminatrice. Nel senso che debbono essersi
ficcati le dita negli occhi per non vedere la merda che ribolliva nel
suo paiolo”
“Potter,
linguaggio” la ammonisce l'ex professore con le labbra incurvate in
un ghigno divertito e, nonostante suoni autoritario, non v'è alcuna
traccia di rabbia o fastidio nella voce poiché le domande della
ragazza, curiose e cariche d'un sincero interesse verso quanto gli ha
mostrato, animano quel piacere per l'insegnamento che credeva morto
quando, a ventun anni, s'era trovato ad insegnare Pozioni con la
speranza di trovare altre persone acute e propense alla
sperimentazione com'era stato lui durante gli anni di scuola,
scontrandosi invece con la triste realtà data da una torma di teste
di legno più interessate al voto che alla vera conoscenza che
l'hanno spinto ad odiare il suo lavoro con tutte le energie
disponibili; la Potter invece studia tutto con vorace interesse,
curiosa di capire ogni meccanismo, ogni sfumatura presente nelle
trame del mondo eviscerandole con chirurgica precisione e pazienza,
incapace di fermarsi solo a ciò che le viene mostrato
superficialmente.
Quando
inizia a spiegarle come vada preparata correttamente una pozione da
inserire poi nel fragile ed arzigogolato alambicco di vetro e rame
che serve per sublimarla, elevandola ad uno stato solido impossibile
da ottenere con la normale bollitura in calderone, lei si sporge
appena dallo sgabello così da poter recuperare dalla tracolla un
quaderno già pieno per metà d'annotazioni, iniziando a segnare i
concetti base correlandoli da semplici schemi mentre, con sguardo
attento, lo fissa come mai nessuno studente aveva fatto durante le
sue lezioni, troppo intimoriti da una possibile punizione per alzare
gli occhi dalla pergamena; le iridi castane rifulgono come corniola
nella luce delle fiamme, animate da una scintilla – sete
– che il mago ben conosce,
poiché è la sua quando si trova dinnanzi a nuovi,affascinanti,
argomenti da studiare o mettere in pratica, stupendosi nuovamente nel
notare quanto siano simili pur appartenendo a 'mondi' e 'tempi'
completamente diversi.
“Per
rispondere alle tue domande, Potter: no, non è solo il vapore a
trasformare il liquido in solido, bensì il processo attivato dal
calore unito al passaggio attraverso le varie 'fornaci' di questo
macchinario, che ricalca in piccolo l'opus alchemicum (III) ove la
materia prima putrefa e si scinde, per poi purificarsi e ricomporsi
nella sua forma più nobile. E' possibile svolgere quest'operazione
con molte pozioni, basta avere conoscenze sufficienti per prepararle
in modo che siano in grado d'attraversare gli alambicchi senza
esplodere o dissolversi” spiega il mago accennando ai vari
componenti in vetro e metallo con la punta delle dita pallide e
magre, animato da un fervore che lo spinge a condividere ogni
dettaglio di quel progetto iniziato qualche giorno addietro, dopo
aver letto voracemente i diari di Salazar dedicati alle pozioni ed ai
composti alchemici, orgoglioso d'essere riuscito a creare diverse
varianti solide degli infusi più 'comuni' e banali prima di
dedicarsi alla preparazione di cose assai più utili quali le
'pozioni esplosive', la pozione corroborante, il distillato della
Morte Vivente e il Veritaserum che ha raccolto in barattoli analoghi
a quello spedito sugli scaffali poc'anzi, cosicché possano essere
utilizzate durante le 'missioni'.
Lily
Luna osserva gli occhi neri dell'uomo brillare come astri perduti
nella luce del fuoco, colpita da quell'improvviso eccesso di
sentimento che mai avrebbe creduto di scorgere sul suo viso sempre
impassibile, austero e annoiato come una maschera mortuaria, mentre
il cuore accelera il battito alimentato da quell'emozione che è
fuoco e l'incendia ogni qual volta si trovano vicini a condividere
qualcosa in più dei commenti sprezzanti o battute taglienti,
spingendola a provare una forte ammirazione verso di lui, verso quel
Severus Piton che, pian piano, sta imparando a conoscere; perché v'è
in lui molto più del rimpianto nato dall'amore per Lily Evans e la
vocazione al martirio, una mente brillante – tagliente -
votata alla conoscenza in ogni
sua forma e alla sperimentazione che l'ha reso il miglior pozionista
d'Inghilterra già da giovanissimo, facendogli ottenere un posto di
rilievo sia fra i Mangiamorte che nelle fila dei paladini capitanati
da Albus Silente, inoltre possiede una vasta conoscenza degli
argomenti più disparati come sta ben dimostrando ora, snocciolandole
nozioni che lei fatica a comprendere poiché vertono su stadi
talmente avanzati della preparazione delle pozioni che poco hanno in
comune con ciò che sta studiando a scuola, tanto da farla sembrare
una materia completamente diversa, più astratta.
“Questa
soluzione rossa che vedi qui è una variante della pozione
soporifera: paralizza i centri nervosi ricreando uno stato simile al
Petrificus Totalus. Salazar l'ha descritta nei suoi appunti lasciando
però lo studio incompleto. Ho provato a crearla ugualmente,
sopperendo alle lacune lasciate dal fondatore di Serpeverde con
alcune idee venutemi alla mente durante i lunghi anni passati a
sperimentare, felice di appurare che il mio impegno sia valso a
qualcosa. Tieni” spiega aprendo delicatamente il rubinetto posto
alla fine dell'ultimo tubo in vetro così da far uscire una pallina
color melograno, simile a quelle riposte poc'anzi, che afferra nel
palmo prima di lasciarla ricadere fra le mani congiunte a coppa della
giovane Corvonero; è leggera, fredda malgrado il prolungato contatto
con le parti bollenti del macchinario di sublimazione e pare vetro
soffiato, presentando sfumature che la fanno somigliare ad un raro e
prezioso rubino.
“Come
funziona?”
“Basta
romperne la superficie e la pozione, qualsiasi essa sia, sprigionerà
i suoi effetti. Ovviamente consiglio di non testarla qui dentro, a
meno che tu non voglia passare le prossime ore paralizzata, come
sconsiglio di mettersi a lanciare le sfere nere contenute nel
barattolo posto sul terzo ripiano del mobile di fondo, essendo una
variante assai potente della Pozione Esplosiva tanto amata dal signor
Finnigan, compagno di scuola di tuo padre” spiega Severus
togliendole dalle mani la piccola pallina purpurea per riporla in un
altro contenitore, sfiorando con le dita lunghe e magre le i palmi
caldi e morbidi lei; la ragazza serra le labbra in una linea ferma,
osservandolo sottecchi in un modo terribilmente solenne che lo spinge
ad inarcare le sopracciglia, stupito da quell'improvviso mutamento
d'espressione e guardingo, domandandosi cosa diavolo le frulli in
quella testolina ornata da una corona di capelli scarmigliati per
essere diventata improvvisamente così seria e taciturna.
“Sei
davvero straordinario” mormora infine e quelle tre parole
riecheggiano con il fragore d'un tuono nel caldo ed ovattato silenzio
disceso sul laboratorio, facendo tremare pareti ed alambicchi,
causando una contorsione inaspettata alle viscere del mago che la
scruta attonito, con occhi ossidiana spalancati per la sorpresa.
“Come,
Potter?” sibila tagliente, ritraendosi dallo sgabello per mettere
nuovamente una giusta distanza fra loro, spaventato da quel commento
– complimento – mormorato
con apparente noncuranza e dalle implicazioni ch'esso comporta,
poiché negli occhi color terra di lei brilla una scintilla
d'ammirazione autentica che lo spaventa; sa d'aver compiuto una
follia prendendola fra le braccia per mostrarle cosa significhi
davvero volare durante l'alba del venticinque dicembre e, col senno
di poi, avrebbe fatto meglio a lasciarla tornare in dormitorio
piangendo, mollando la scatola di cioccolatini ai gufi anziché
portarsela lì, in laboratorio, scartando un dolce a sera così da
farli durare il più possibile, poiché ora la sua idea di limitare
le interazioni reciproche al mero 'lavoro' è davvero
crollata come un castello di
carte in balia della tempesta.
Si
sta affezionando a lei e ciò è disastroso.
“Non
c'è bisogno che ti arrabbi, sono sincera. Sei davvero straordinario.
Tutto questo, questi macchinari ed il laboratorio, le pozioni e gli
studi di Salazar sull'alchimia non sarebbero mai rinati senza di te.
Sono sicura che non esistono molti pozionisti in grado di creare
elisir solidi così perfetti, né maghi con la tua esperienza ed il
bagaglio culturale che possiedi. Mi rendo conto di essere stata
estremamente fortunata ad averti incontrato, poiché se mi fosse
capitato un 'guardiano' come Turpin o Yaxley, oppure Tiger o Rowle
sarei già morta da mesi. Cibo per vermi e cadaveri deambulanti”
spiega tranquillamente la strega lasciando vagare lo sguardo dal viso
impassibile e cereo di lui alla stanza in penombra, ricca di tavoli
stracolmi d'alambicchi e macchinari strani, calderoni fumanti ed
ingredienti, il tutto disposto con un ordine ed una precisione che le
suscitano una certa invidia ed ammirazione dato che il suo tavolo di
lavoro a 'Pozioni VI' non è mai così lucido e ben tenuto;
attraverso i fumi cangianti levatisi dai paioli ed i vapori prodotti
dai pigri macchinari di sublimazione Piton la scruta attento,
ritraendosi ancor più verso l'ombra come se –
internamente – ne avesse
timore, incapace di articolare una frase di senso compiuto o risposta
sprezzante che possa distruggere la fiducia provata dalla ragazza nei
suoi confronti poiché quel complimento, unito al fatto che lei sia
stata in grado di capire e riconoscere i suoi talenti, gli hanno
causato un caldo brivido di piacere come non accadeva più da eoni.
Sbagliato,
per Salazar.
Sedici
anni. Potter. Scaricatore di porto. Nipote di Lily.
“Credimi,
sono il peggior alleato che ti sia potuto capitare e te ne accorgerai
presto. Il fatto che sia un po' meno decomposto o folle di Rowle,
Yaxley, McLeod o Turpin non mi qualifica certo come 'miglior
opzione', sebbene ammetto che possa rendere la mia presenza più
gradevole. Se l'avessi resuscitato 'corporeo', sicuramente Silente
sarebbe stato un guardiano assai più valido” sibila con
l'attenzione rivolta ad elencare mentalmente – in modo
assai fallimentare – tutti i
difetti posseduti dalla ragazza per cercare di smorzare quell'assurdo
e non richiesto calore al petto, mentre si appoggia al bordo del
tavolo in noce così da dare la schiena al macchinario in vetro e
rame, con i palmi premuti sulla superficie solcata da venature in
rilevo e gli avambracci pallidi ben in vista; prima che possa
controbattere, lanciandosi in un'accurata analisi del perché Silente
non sarebbe stato affatto un guardiano migliore, vista la sua
propensione a mandare gente allo sbaraglio senza condividere
informazioni cruciali del piano d'attacco, lo sguardo della strega
viene calamitato nuovamente sulla macchia d'inchiostro nera che orna
la pelle dal gomito al polso sinistro, il disegno d'un teschio dalla
cui bocca dischiusa fuoriesce un grosso serpente arrotolato a formare
il simbolo dell'infinito e, come le era già accaduto durante la
notte del Solstizio, poco prima d'addormentarsi con Piton in grembo,
si domanda cosa sia quel numero romano inciso sull'osso frontale:
XVII, diciassette.
La
prima volta in cui ha visto il 'Marchio Nero' è stata quand'era
piccola, un disegno grigiastro e fumoso – sbiadito - simile ad una
bruciatura sulla pelle nivea di Draco Malfoy, invitato assieme alla
famiglia presso la loro casa a Vauxhall per il compleanno di Harry,
un pallido eco di ciò che spicca ancora ben definito e dettagliato
sul braccio di Severus, mentre in seguito s'era imbattuta in quel
simbolo mortifero all'interno d'un libro di Storia Magica
Contemporanea, sebbene si trattasse solo di un'abbozzata imitazione
disegnata da qualcuno che, presumibilmente, non aveva mai militato
nei Mangiamorte; non ricorda d'aver mai letto da nessuna parte, o
d'averlo udito nei racconti del padre, che Tom Riddle avesse dato un
numero ai suoi seguaci e quindi teme che quel simbolo possa essere
legato al suo 'status' di risvegliato, contraddistinguendolo come
'Carta XVII degli Arcani Maggiori: Le stelle'.
Però
è strano.
Sugli
altri risvegliati il simbolo non è apparso in questa maniera e
Silente pare non averlo affatto.
“Perché
'diciassette'?” domanda la strega corrugando la fronte, accennando
al Marchio con un cenno del mento che spinge l'uomo a nascondere il
braccio, fissandola con gli occhi ridotti a falci gemelle, scure come
il fondo del tartaro e taglienti come acciaio; si scosta dal tavolo
con un movimento talmente fluido e rapido – inumano – che la
giovane lo percepisce appena, ritrovandolo poi sul fondo della stanza
in penombra, vicino alla pesante porta che conduce alla fornita
dispensa stracolma d'ingredienti, come se fosse sempre stato lì
dall'inizio della conversazione.
“Va
a dormire, Potter. La lezione è finita” scandisce monocorde mentre
l'espressione del volto torna a farsi altera – distante – ed
intransigente, segno che qualsiasi protesta finirà inascoltata o,
alla peggio, liquidata in malo modo, mostrarsi caparbia non le
servirà a nulla poiché lui non ha intenzione di raccontarle
alcunché di quella parte di 'vita' che – a posteriori –
preferirebbe cancellare e
riscrivere; ma il tempo non è un disegno a matita da poter ritoccare
con un colpo di gomma e modificare a piacimento, bensì un tatuaggio
ad inchiostro indelebile inciso nelle carni pallide ed inconsapevoli,
doloroso come un'ustione e, lanciando un'occhiata furtiva – fredda
– al teschio ghignante con lingua di serpe, si chiede se davvero
avesse voluto una vita diversa pur sapendo che Lily – Evans – non
ne avrebbe mai fatto parte, se l'unirsi ai Mangiamorte non fosse
– inconsciamente – stato
dettato da sentimenti
assai più forti del rimpianto d'aver perduto l'unico amore della sua
vita.
Amici...
Sarebbe
bastato?
Forse
a quindici anni.
Ma
poi?
Gli
occhi ossidiana tornano ad osservare il volto della giovane strega,
le cui labbra sono contratte in una linea ferma, imbronciata, e gli
ci vuol poco sforzo per intuire i pensieri che le si agitano sotto la
massa di capelli fulvi, oltre quelle iridi color terra puntate
d'ombra: come un viandante sperduto nel deserto la Potter ha sete,
sete di tutto ciò che è sordido, nascosto e da scoprire, sete di
conoscere ciò che invece dovrebbe rimanere segreto e sepolto ma che,
sotto quello sguardo intransigente e solenne, pare rianimarsi
scavando con forza per vedere la luce.
Incurva
l'angolo del labbro nel fantasma d'un sorriso stanco, sconfitto dalla
caparbietà di lei, poiché sa che ora potrà imporre quel silenzio
che accetterà di controvoglia, occultando nei reconditi meandri
della memoria ogni brutto ricordo legato al passato e quelle
esperienze che l'hanno condotto ad avere l'onore di ben due
iniziazioni al cospetto del Signore Oscuro, ma sa che esso non
durerà: portare alla luce ciò che appartiene ad altre vite è il
talento d'ogni negromante e la Potter, in ciò, era assai brava ancor
prima di scoprire davvero cosa fosse.
“Qualunque
cosa ci sia nel tuo passato non mi fa paura. Quindi smettila di
chiuderti a riccio ogni volta in cui la conversazione si sposta sul
personale” replica la strega incrociando le braccia sul petto,
senza accennare a scendere dall'alto sgabello dalle gambe di ferro;
il mago sogghigna mostrando i denti, osservandola con lame d'ombra
fredde e tetre come il Cocito.
“Pensi
che m'importi qualcosa del tuo giudizio, mocciosa? Contrariamente a
quanto sembri pensare, fra di noi non v'è alcun rapporto d'amicizia
o di muta richiesta di sostegno, quindi ti pregherei di smetterla
d'assillarmi con domande personali alle quali non voglio rispondere.
Non per paura, bensì perché non sono affari tuoi” sibila calcando
ogni parola, intridendola d'una forte e velenosa rabbia alimentata
dal fastidio di dover ricorrere alla menzogna per occultare quel
tumulto d'emozioni che, internamente, lo stanno scuotendo con
violenza rammentandogli tutto ciò che vi è di profondamente
'sbagliato' nel modo in cui si stanno avvicinando l'un l'altra,
sebbene la ragazza sembri non capire, continuando a scrutarlo
impassibile; Lily Luna non è stupida, ha imparato a non temere la
rabbia dell'ex insegnante, poiché è solo una facciata oltre la
quale si celano ben altri sentimenti, un muro eretto affinché il
mondo non lo ferisca nuovamente.
Ricorda
bene gli infiniti tagli presenti sulla pelle nivea del mago e come
rilucevano nella fioca luce prodotta dal fuoco morente, alla Testa di
Porco, e può solo immaginare quanto altro dolore abbia racchiuso
dentro, così decide di non forzare ulteriormente le sue resistenze,
sospirando pesantemente – sconfitta – mentre
si china a raccogliere la borsa, saltando giù dallo sgabello con
agilità; si getta la cinghia sulla spalla sinistra e, scostando i
capelli dal viso con un gesto secco della mano, torna a fissare
l'uomo ancora immobile vicino alla porta della dispensa.
“Va
bene. Smetto d'importunarti. Buonanotte, ci si vede domani” esclama
sorridendo appena, immaginando il rapporto fra lei ed il mago come
una partita a scacchi magici, ove ogni decisione è una mossa che può
avvantaggiare una delle due parti e che non ha alcuna intenzione di
perdere, cocciuta com'è, non importa quanti danni abbia fatto Lily
Evans negandogli quel perdono – assoluzione – che
tanto bramava, né le difficoltà di portare vanti una qualsivoglia
'interazione' con un ex professore morto da più di venticinque anni,
che – anagraficamente – dovrebbe
avere l'età di suo nonno.
Non
importa, poiché nella realtà folle creatasi a seguito del rito
negromantico le normali 'regole' sono state sovvertite come in eterni
Saturnali ed ora non esistono più barriere a separare ciò che
dovrebbe essere polvere dal soffio della vita, creando un posto per
tutti coloro che l'hanno perso troppo presto, in modo violento ed
assurdo; con la testa ricolma di pensieri e le palpebre di nuovo
pesanti a causa della stanchezza, la ragazza si incammina lentamente
verso la porta che conduce all'uscita del laboratorio, dando le
spalle al mago che la saluta con un breve cenno del capo prima di
svanire fra le ombre della dispensa, ma non ha ancora superato il
grosso camino quando un'improvviso capogiro modifica l'asse
terrestre, spedendo il pavimento a ruotare verso il soffitto mentre i
contorni di oggetti ed arredi attorno a lei paiono deformarsi,
allungandosi come gomma.
Con
prontezza riesce ad afferrare il solido bordo in legno d'un tavolo,
senza però evitare di scivolare verso il basso, trascinando con sé
la tracolla ed alcuni oggetti di vetro che tintinnano allegri urtando
il pavimento, riempiendo la pietra di piccole schegge, luminescenti
nella luce dei fuochi.
Spero
di non aver rotto uno dei macchinari.
O
mi ucciderà.
Ma
ogni pensiero viene annichilito dalla ormai familiare ondata calda
nelle vene, che brucia fiato e resistenze spingendola a rantolare con
la schiena premuta contro la pietra fredda, fra vetro e liquidi
sparsi, con gli occhi rivolti al soffitto intrecciato d'archi
spartani e la mente ottenebrata dalla magia; pensieri non suoi le
invadono la mente con violenza, spingendola a scuotere il capo per
allontanare quel tumulto fastidioso e ronzante che le perfora le
tempie, una cacofonia disarticolata in cui prevalgono sentimenti
primordiali quali 'fame' e 'sete', voglia di affondare i denti in
morbida carne per poter così placare l'arsura che, da troppi mesi,
serra le loro gole.
“Potter!”
I
contorni dello stanzone sfumano nei vapori prodotti dai calderoni ed
il volto di Piton, chinatosi sopra di lei per aiutarla a mettersi
seduta, è una macchia bianca ornata da una sinistra aureola d'ombra
nera come il peccato, come quegli occhi solitamente impassibili che
ora la scrutano stupiti – spaventati? - mentre
lei rincorre i respiri cercando d'articolare una frase che spighi
quell'improvviso mancamento; ' qui...sono...qui...tanti'
sibilano le labbra pallide della
giovane e lui non impiega più d'un battito di ciglia per capire a
chi si stia riferendo.
“Dentro
Hogwarts?” domanda atono inarcando un sopracciglio, quesito al
quale lei annuisce con forza mentre cerca di mantenere la posizione
seduta, serrando le palpebre per scacciare vertigini e nausea unite a
quel fastidioso brusio che le riecheggia nel cranio, i pensieri
– ora ne è certa - sconnessi
della torma di cadaveri che hanno raggiunto il castello, iniziando a
girovagare indisturbati per i corridoi deserti e bui in cerca di
vittime, alimentati da quel istinto predatorio folle che lei avverte
con forza, quasi come ne fosse vittima.
“Silente
è convinto che nessun risvegliato possa varcare le mura del
castello, dato che sono intrise d'antica magia bianca” le passa un
braccio attorno alla schiena per mantenere eretto il busto e le
scosta i capelli con l'altra mano, permettendo alla ragazza di
chinare la testa per inspirare a pieni polmoni, cercando di
trasformare il rantolo in un respiro regolare; avverte l'esile corpo
fasciato dalla divisa di Corvonero sussultare, scosso da fremiti
sempre più frequenti quando cerca d'articolare parole che faticano
ad uscire dalle labbra dischiuse, ma la cosa che più l'inquieta sono
gli occhi, non più di quel caldo e profondo color terra puntellato
da schegge scure come carbone, bensì bianchi e velati come latte
cagliato.
Occhi
d'una morta.
Non
riesco a parlare...
Cosa
sta succedendo, Potter?
Risvegliati,
sono entrati nel castello e sono tanti. Non so quanti, una dozzina
forse. Sento i loro pensieri, mi stanno facendo esplodere la testa.
Svuota
la mente, ricorda cosa ti ho insegnato.
Severus,
dobbiamo andare! Hanno fame e sete, stanno cercando cibo!
Calcando
quell'ultimo pensiero, la strega tenta di sollevarsi in piedi ma una
forte ondata di nausea l'assale, costringendola a piegarsi sulle
ginocchia serrando con forza le labbra, inspirando dal naso e
lottando affinché il reflusso non salga alla gola mentre il mago la
sorregge, sottolineando con dolorosa ovvietà che non può certo
combattere così dato che non si regge in piedi; Lily Luna inspira
profondamente, ricordando quanto appreso durante le lezioni di
Occlumanzia e cerca di svuotare la mente, allontanando i caotici
pensieri dei morti per rincorrere una calma effimera che non prova,
ma di cui ha bisogno, mentre l'eco delle profezie raccolte come
indizi tuona cacofonico rammentandole il suo destino.
Sei
ancora debole, fragile e scostante.
Se
non imparerai in fretta allora si, sarai perduta.
Ma
io non voglio, non voglio essere perduta...
Serra
le palpebre con una violenza tale da far dolere gli occhi, storcendo
le labbra in una smorfia di dolore mentre tenta di nuovo d'allungare
le gambe, appoggiandosi alla spalla di Piton per sollevarsi in piedi;
il mago accompagna i suoi movimenti, sostenendola con una delicatezza
che un po' stona con le maniere usualmente brusche e sbrigative con
le quali di solito l'approccia, rammentandole la mattina di Natale ed
il modo in cui l'aveva abbracciata sul parapetto della guferia,
trattenendola a sé affinché non scivolasse nel vuoto, e quello
strano calore a cui non sa dare nome pare attenuare le urla mortifere
dei cadaveri, permettendole di aprire gli occhi senza essere
investita da nuovi capogiri e nausea.
“Potter,
se non sei in grado d'affrontare il duello resti qui. Non posso
affrontare una decina di risvegliati dovendo pensare anche a te”
l'ammonisce burbero Severus, scoccandole un'occhiata tagliente come
la lama d'una spada mentre la lascia andare lentamente, affinché sia
in grado di star in piedi da sola; la strega scuote il capo,
piegandosi leggermente per recuperare la bacchetta dalla tasca
frontale della tracolla in cui l'aveva riposta, e sta per
ribattere – fingendo molta più sicurezza di quella che
avverte -, quando l'improvvisa
apparizione di due fantasmi abbastanza agitati la zittisce.
“Allarme!
Allarme! Morti nei corridoi! Morti nei corridoi!” tuona Mirtilla con voce acutissima,
poggiando le mani a coppa attorno alla bocca per simulare un
megafono, intercalando ogni parola con una sorta di fastidiosissimo
fischio che dovrebbe imitare i dispositivi acustici d'emergenza d'un
auto della polizia, o di un'ambulanza; Albus Silente, emerso dal muro
a pochi metri dalla giovane fantasma, si limita invece a squadrare
Lily Luna e Severus con un sopracciglio inarcato, domandando
pacatamente conferma di quanto riferito da quest'ultima e se siano
entrambi pronti a combattere.
“Signorina
Warren, non mi sembra che la morte l'abbia trasfigurata in una
dannata sirena contraerea, quindi la smetta di produrre rumori
molesti! Per Salazar! Sappiamo già dei risvegliati all'interno del
castello” ringhia l'ex professore di Pozioni, appellando con
un colpo di bacchetta la casacca nera ed il lungo mantello per
infilarseli velocemente, senza però disfare il codino che gli tiene
in ordine i capelli, dopo essersi accertato che la Potter sia in
grado di mantenere l'equilibrio da sola senza rischiare un nuovo
svenimento; mentre mirtilla borbotta sottovoce con la stessa
intensità d'un bollitore fumante, la ragazza dai capelli fulvi
annuisce alle parole del vecchio preside, osservandolo con
espressione ferma.
“Siamo
pronti”
“Stai
perdendo colpi, Allbus. Questa è la seconda volta in cui una tua
certezza viene smentita, forse è ora che inizi a prendere in
considerazione l'idea di pensionarti” sogghigna Severus mentre
allaccia alla cintura una specie di porta monete in cuoio brunito dal
contenuto misterioso ed una sorta di porta fiale nel quale ha
disposto alcune provette colme di pozioni multicolori.
“Eh,
brutta cosa la vecchiaia. Dona conoscenza ma ruba la fantasia e
l'ingenuità di pensiero. Se non mi trovassi in questo stadio
intermedio una vacanzina alle terme di Baden-Baden la farei
volentieri, quelle acque sembrano avere ottime proprietà curative
che, si sa, per noi quasi pensionati sono l'ideale”
Lily
Luna sorride mesta, osservando il terzetto con occhi velati da una
patina di lacrime nate dalla gratitudine di non essere sola, di aver
trovato persone – spiriti – davvero
eccezionali su cui poter contare, a cui affidasi per crescere e
rendersi in grado d'affrontare il proprio destino.
Correndo
verso la porta d'uscita della Camera di Salazar con Mirtilla e
Silente a fluttuarle affianco e Severus, in forma di corvo, a volarle
sopra la testa, la strega tenta di concentrarsi sulla respirazione e
la chiusura della mente, cercando di incanalare la magia che sente
agitarsi dentro al suo petto per stabilire una connessione con i
risvegliati, così da capire ove siano di preciso e quale sia il loro
livello; deve imparare a soggiogare quel potere così da smettere
d'esserne schiava, affinché le possa essere utile in futuro, quando
gli avversari saranno sicuramente più forti d'una manciata di
'Arcani Minori' allo sbaraglio poiché, ne è certa, se davvero
qualcuno ha decretato la sua iniziazione a Nekyomanteia
sta sicuramente muovendo i burattini affinché le si presentino pochi
alla volta, così da farla crescere lungo il cammino tracciato,
sebbene lei non ne comprenda il motivo.
Chiunque
sia non è tuo amico.
Cosa
diventerai quando la katabasis sarà compiuta?
Allora
si, sarai perduta.
Allora
si, sarai Eterna.
Cosa...diventerai?
Ciò
che devo essere.
Ciò
che è stato seminato crescerà.
Glossario:
-
Ars
Goetia: E' una pratica magica incentrata sull'invocazione ed
evocazione di demoni.
-
Scuola
di Medicina di Salerno: La scuola medica salernitata è stata la
prima e più importante istituzione medica in Europa, nel IX sec.
d.C. L'approccio era basato sulla pratica e, all'interno di essa,
confluivano tradizioni mediche riportate dal mondo greco-latino e da
quello arabo. Erano ammesse anche donne sia allo studio che
all'insegnamento, chiamate 'Trocte' (o Trotule).
-
Opus
alchmicum: itinerario alchemico della lavorazione e trasformazione
della materia prima, finalizzato alla realizzazione della pietra
filosofale. In questo capitolo s'intendono anche i vari passaggi a
cui è sottoposto il composto per 'mutare forma'.
NDA:
Eccoci
giunti al quindicesimo capitolo.
Innanzitutto
domando scusa per l'enorme ritardo con cui pubblico, purtroppo sto
attraversando un periodo un po' incasinato e quindi riesco a trovare
poco tempo per scrivere; in ogni caso posso annunciarvi che, oltre a
questo, ho già scritto parte del prossimo capitolo, quindi non penso
si dovrà aspettare molto per la pubblicazione (sarà un interludio,
giusto per fare il punto della situazione).
Mi
sono divertita molto ad immaginare ed ampliare la Camera dei Segreti,
nonché il laboratorio di Piton; l'idea delle 'pozioni solide' non è
tutta farina del mio sacco, bensì un richiamo alla saga Nevernight
di Jay Kristoff (la cui accademia degli assassini sembra un incrocio
fra quanto scritto da Marco Polo nel 'Milione' e Hogwarts), dato che
pure lui sembra richiamare l'opera della Rowling, nei suoi libri,
sebbene là siano descritte in modo meno connesso al processo
alchemico.
Scrivere
delle dispute tra quadri è stato divertente, e ritorneranno, così
come d'ora in avanti il parco personaggi si amplierà, quindi spero
vi siano graditi e, inutile sottolinearlo, sta per scoppiare un bel
casino.
Ringrazio
tutti coloro che sono giunti fin qui, che hanno aggiunto questa
storia alle preferiteseguitericordate e chi ha trovato un briciolo
di tempo per recensire e lasciarmi un parere.
Grazie davvero!
Alla
prossima!
_Morgan
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