Sign Of Wish

di LadyYuna94
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Capitolo 4:

Rei ed Elena si congedarono, salutarono un altro paio di amici di lui e poi si avviarono verso la loro residenza reale e via via che avanzavano, il clamore della festa si allontanava da loro, fino a non essere quasi più avvertito nei pressi delle abitazioni. Elena gettò un ultimo sguardo alla folla danzante, cercando di mascherare la preoccupazione per sua figlia, ma come al solito Rei le leggeva nel pensiero.
- Starà benone vedrai, è più al sicuro qui che alle feste a cui è abituata con Judy- disse Rei dando voce ai suoi pensieri con un sorrisetto sardonico ed Elena parve rassicurarsi.
In effetti lui aveva ragione, la maggiore dei Mizuhara era una vera e propria scapestrata e quando Lyn era in sua compagnia era decisamente molto più ribelle, assumendo il suo stesso atteggiamento.
Quando chiusero la porta di casa, Elena si avvicinò al camino e ravvivò il fuocherello e la luce delle fiamme rischiarò leggermente l’ambiente. La donna si tolse le scarpe e camminò a piedi scalzi verso la zona notte, dove suo marito che si era già liberato della parte superiore degli abiti, era seduto su una sponda del letto nel tentativo di legare i lunghi capelli.
- Lascia, ti aiuto io- propose la donna sedendosi alle sue spalle e raccogliendo i setosi capelli di lui.
- Non scherzavi affatto quando dicevi che per la Tribù sposarsi e fare figli è una cosa di vitale importanza- cominciò lei dopo qualche attimo di silenzio, ricordandosi di quando Rei le aveva parlato di com’era la vita al villaggio.
- Già e sono migliorati dall’ultima volta che sono stato qui, pensa che viaggiavano alla media di sei o sette figli almeno, probabilmente io ero un caso eccezionale essendo figlio unico- commentò lui, mentre sua moglie era intenta a chiudere la coda all’interno della stoffa.
- Grazie per non aver detto nulla davanti a Mao e Mystel- confessò Elena a suo marito che per un attimo sfuggì alla sua presa, liberando nuovamente la folta chioma corvina.
- Amore, non potrei mai dire qualcosa che ti ferisse. Mai. E soprattutto non davanti a Mao, so che sotto sotto la odi ancora- disse Rei con un sorrisetto e Elena, di tutta risposta, roteò gli occhi.
- Io non la odio, anzi sono molto felice per lei, è solo che ogni volta che sono in sua presenza mi agito, come quella volta a Parigi- si lamentò la donna
- Sì, ma allora io e te non stavamo ancora insieme e, soprattutto, eri una ragazzina- osservò Rei sottovoce, girandosi completamente verso sua moglie e avvicinandosi al suo viso, per poi darle un lungo e sensuale bacio sulle labbra.
- Lo so, ma già ero persa per te- confessò Elena con una smorfia, quando Rei liberò per un attimo le sue labbra, pur restando a pochissimi millimetri.
- E anche tu, se non vado errata- continuò la donna,, scoccandogli un'occhiata profonda.
Rei si limitò a sorridere ad occhi chiusi e poi fece sdraiare sua moglie sotto di sé, iniziando ad accarezzarle le cosce nude sotto l’abito nero indossato per la festa. Elena si perse a guardarlo, accarezzandogli i capelli. Quelle gemme dorate avevano ancora il potere di farla tremare dentro dopo tutti gli anni vissuti insieme.
- Pensi mai a come sarebbe stata la tua vita se fossi rimasto qui?- chiese Elena, mentre Rei le slacciava lentamente e sfacciatamente il vestito e prendeva a baciarle il collo con veemenza.
- Non più, da quando tu mi hai dato tutto quello che volevo- rispose lui in un sussurro all’orecchio che fece eccitare Elena ancora di più. Lei chiuse gli occhi e si godé la scia di baci che suo marito le stava lasciando sul corpo, via via che il vestito scivolava e sussultò quando Rei infilò una mano tra le sue gambe e cominciò ad esplorarla al centro della sua femminilità.
- Non parliamo più di Mao e dei miei amici che sfornano cuccioli come dei criceti, ti va?- disse ironico il moro, per poi prendere a succhiare avidamente un capezzolo di Elena liberato dalla coppa del reggiseno.
- Ci sto- mormorò lei, iniziando a sentire il piacere scorrerle per tutto il corpo.
Elena si mise seduta e spinse dolcemente suo marito contro quel giaciglio fatto di pellicce. Rei la guardava con gli occhi pieni di desiderio, mentre lei scivolava in basso liberando il membro turgido di lui dai morbidi pantaloni blu elettrico che indossava.
Elena prese ad accarezzare e succhiare prima la punta del pene e poi tutto il resto, accogliendolo completamente nella sua bocca, Rei chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un gemito di puro godimento.
​- Non ti fermare- ordinò lui a sua moglie con voce roca dall'eccitazione, mentre Elena aumentava il ritmo con cui gli stava dando piacere.
Nonostante fossero passati molti anni, il sesso tra loro era ancora focoso e passionale come la prima notte che avevano trascorso insieme, quella in cui Lyn era stata concepita, prima della battaglia contro Raul a Madrid.
Quando Elena sentì che lui era vicino all’apice si spostò, si liberò completamente dell’intimo e si mise a cavalcioni su Rei, facendosi penetrare completamente al primo colpo. Senza alcun indugio, la donna iniziò a muoversi a ritmo subito serrato, mentre entrambi ansimavano e godevano, quasi urlavano, tanto visto il baccano che stavano facendo alla festa nessuno li avrebbe sentiti.

Elena gettò indietro la testa e arrivò all'orgasmo violentemente, mentre Rei la teneva forte per i fianchi, riversandosi subito dopo dentro di lei.
- Avevi ragione, con questi presupposti avremmo messo su una squadra di calcio- disse ironica Elena, accoccolandosi accanto a suo marito, mentre entrambi riprendevano a respirare regolarmente. Rei di tutta risposta ridacchiò.
- A me bastate tu e Lyn, siete la cosa più bella della mia vita- disse Rei, accarezzando il viso di sua moglie.
- Ti amo, Rei- disse Elena, per poi dargli un dolce bacio sul petto, all’altezza del suo tatuaggio, prima di appoggiarvici con la guancia.
- Anche io, Elena- rispose lui e poi i due cercarono di addormentarsi.

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Lyn sentiva i piedi talmente indolenziti che nel tragitto piazza del villaggio-casa aveva deciso di camminare senza scarpe, godendosi la sensazione di sollievo data dell’erba e della pietra fredda sotto la pianta ad ogni passo.
Aveva perso la cognizione del tempo e quando notò che l’orologio sul display del suo cellulare segnava le quattro del mattino aveva sgranato gli occhi, recuperato le sue cose e fatto rotta verso casa. Le sembrava stano che i suoi genitori non le avessero ancora telefonato o, quantomeno scritto un messaggio, cosa che a Roma erano soliti fare quando era fuori con gli amici, in particolare con Judy e, soprattutto, non rientrava ad un’ora così tarda alla sua età.
Jin, il figlio di Lai con cui la giovane era stata in compagnia per tutta la serata, si era offerto di riaccompagnarla. Una ragazza così bella e, soprattutto figlia del Capo, doveva essere riportata a casa sana e salva, così aveva detto l’aitante ragazzo dagli occhi bronzati, così i due avevano approfittato di quel tragitto condiviso e avevano parlato un po’ conoscendosi meglio nel frattempo.
Lyn gli aveva raccontato che studiava al liceo scientifico, chiarendogli cosa fosse un liceo e soprattutto perché ogni scuola aveva un indirizzo preciso, per poi passare a raccontargli dei suoi hobby tra cui la cucina, il volontariato e, non meno importante, il Beyblade. Su quest’ultimo punto, i due si erano trovati assolutamente d’accordo e a proprio agio nel parlare, lanciandosi anche una breve sfida amichevole. Jin combatteva col Galion di suo padre, da subito sottomesso dalla potenza di Driger, a quel punto il figlio di Lai aveva confidato a Lyn di averlo ricevuto in dono solo un paio d’anni prima, in occasione del suo rito di passaggio, ma che da quando si era unito all’esercito e aveva iniziato l’addestramento, aveva avuto poco tempo per allenarsi col Bey. Lyn, dal canto suo lo aveva rassicurato, consigliandosi qualche esercizio da fare per migliorarsi, poiché il Beyblade era già molto potente di suo.
A pochi metri dalla tenuta reale, tra i due si era creato però uno strano silenzio imbarazzante.
Il fatto di aver ballato, riso, scherzato e giocato a Bey in mezzo a tutta quella gente li aveva messi fin troppo a loro agio, ma ora che erano soli, al buio, Lyn si sentiva fuori posto. Non era mai rimasta da sola con un ragazzo che non fosse Makoto o David e, loro due, erano come dei fratelli per lei, quindi non contavano.
- Allora, mi parlavi di questa cosa del volontariato, di cosa si tratta?- chiese Jin grattandosi la nuca, in evidente imbarazzo anche lui.
- Beh, a giorni alterni servo pasti caldi in una mensa per persone meno fortunate e poi, quando ne ho la possibilità, vado nei reparti oncologici in ospedale. Bambini e ragazzi che lottano ogni giorno contro un male che cresce dentro di loro e poche possibilità per sconfiggerlo, è una cosa che mi fa sentire terribilmente impotente- cominciò Lyn
- Donare loro un sorriso e qualche momento di spensieratezza, mi riempie il cuore di gioia, vorrei poter fare di più… è per questo che dopo la scuola, mi piacerebbe diventare medico o infermiera, insomma lavorare in un ospedale, salvare la vita alle persone, almeno questo è il piano, credo- disse la ragazza con un sorriso e scuotendo la testa data la leggera confusione che si era creata nella sua mente, rendendosi conto di star rivelando per la prima volta i suoi progetti e piani per il futuro ad una persona che non era figlio di Takao o Max.
- Tu sei veramente straordinaria- disse Jin meravigliato, lanciandole un sorriso capace di far sciogliere qualsiasi ragazza.
Dal modo in cui erano stati appiccicati tutta la serata e le occhiatacce che aveva ricevuto da qualche donzella del villaggio, Lyn capì subito che Jin, al momento era lo scapolo più ambito di tutta la Tribù della Tigre Bianca. Da quanto ne sapeva, in assenza di suo padre, Lai era il legittimo Capotribù ed erano più di vent’anni che faceva le veci di Rei, di conseguenza tutte miravano ad imparentarsi con i reali. Con l’arrivo di Lyn, per la prima volta in vita sua era stato Jin a corteggiare e non il contrario.
- Eccoci arrivati- disse la ragazza, sospirando profondamente
- Ti rivedrò, mia bellissima e dolce principessa?- chiese Jin sorridendo brevemente a Lyn, che dovette alzare la testa per guardarlo negli occhi, visto che era alto almeno un metro e novantacinque, più di venti centimetri rispetto a lei.
- Chi lo sa, ma meglio non darsi false speranze, che ne dici?- disse Lyn con una smorfia stringendosi nelle spalle e Jin si trovò ad annuire un po’ triste. I suoi occhi erano tremendamente espressivi.
- Sappiamo entrambi che io ho la mia vita in Italia, completamente diversa dalla tua qui- cominciò la piccola di casa Kon, soppesando le parole.
- A breve tu dovrai trovare una moglie e generare un erede, io sono ancora in alto mare con la scuola, gli amici e sono molto confusa sul mio futuro- disse sinceramente dispiaciuta la ragazza.
Non aveva mai scaricato nessuno fino a quel momento e, quando era partita quella mattina, la sua mente non era andata neanche lontanamente all’idea che avrebbe incontrato qualcuno di carino e si sarebbe vista costretta a rifiutare la sua corte per una serie di fattori logistici, primo su tutti la lontananza.
- Questo però non significa che io stasera non sia stata benissimo e non mi sia divertita da morire e questo grazie a te- ritrattò Lyn, vedendo la delusione dipingersi sul volto del suo accompagnatore, via via che chiariva le sue ragioni. L’ultima frase, però, aveva restituito un po’ di buonumore a quel ragazzone tanto forte, quanto gentile. Un vero cavaliere.
- Ho capito. Allora, buonanotte, Lyn- disse Jin, dondolandosi leggermente su entrambi i piedi, imbarazzato.
- Buonanotte, Jin- rispose sorridente lei.
I due rimasero per qualche secondo lì impalati, aspettandosi probabilmente l’una qualcosa dall’altro e viceversa. La figlia di Rei non sapeva esattamente come ci si salutava con dei nuovi amici lì al villaggio, quindi stava per optare per un semplice cenno con la mano e, quando proprio Lyn stava per girare i tacchi e andarsene, Jin la bloccò dolcemente per un braccio, l’attirò a sé annullando la distanza tra loro e la baciò.
La ragazza rimase per qualche secondo scioccata, con gli occhi sbarrati e incapace di muoversi, mentre vedeva lui con gli occhi chiusi e l’espressione beata insinuarsi con convinzione nella sua bocca. Superata l’iniziale sorpresa, Lyn si lasciò via via andare, nonostante non sapesse bene in che direzione mandare la lingua che sembrava giocare all’autoscontro con quella di lui.
Dopo essere passati quelli che parvero diversi secondi, Jin si staccò da Lyn che era diventata rossa come il suo abito, lui sembrava ancora più in imbarazzo e non sapendo per niente cosa dire, scappò via senza neanche salutarla, lasciando la giovane completamente di stucco.
Lei sospirò, toccandosi le labbra gonfie per quell'assalto con una smorfia di disappunto.
Aveva sempre immaginato il suo primo bacio come qualcosa di assolutamente magico e, tutto considerando, non era andata tanto male, eppure qualcosa era mancato. Jin era molto bello, quello era certo, ed erano stati vicini per tutta la durata della festa, dandosi la possibilità di proseguire oltre quella neonata conoscenza, anche se il discorso di Lyn aveva messo un freno deciso alle aspettative di lui. Incurante di ciò, Jin aveva voluto comunque suggellare quei bei momenti passati insieme con un bacio. Del post bacio, però, Lyn non se ne era mai curata. Avrebbe di certo dovuto chiedere qualche consiglio alla sua migliore amica Judy, che quanto a festini e ragazzi, se ne intendeva bene.
Mentre Lyn stava per salire finalmente i gradini di casa, ripensando a quanto appena accaduto, sentì qualcosa muoversi tra i cespugli poco lontani dalla sua porta.
- Jin, sei tu?- chiese a voce non molto alta, voltandosi di scatto.
Il rumore impercettibile continuò, ma sembrava non esserci nessuno nei paraggi, Lyn però aveva i sensi fin troppo sviluppati per credere che non fosse nulla, così infilò una mano nella sua tasca e tastò Driger.
S
e qualcuno aveva intenzione di farle del male, avrebbe dovuto vedersela con la Tigre Bianca prima.





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