I
quattro
impiegarono tutto il tempo necessario per percorrere il sentiero a
lato della rupe. Avrebbero dovuto essere rapidi,ma non sapendo chi
avrebbero trovato davanti avevano deciso di optare per un metodo
più
furtivo,non sapendo effettivamente in quanti erano gli ainu
invasori,che tipo di nemici c'erano tra le loro fila e quanto erano
pericolosi. Sesshomaru in particolare avrebbe preferito evitare
l'esperienza della cecità e dell'essere colpito in piena da
una
fiammata violenta,quindi,per quanto non gli andasse a genio avrebbe
dovuto agire di più sul silenzio e meno sulla forza
fisica,metodo
alla quale era sicuramente più abituato e molto
più pratico.
Tagliare gole e uccidere dall'ombra non era nel suo stile. Lui era un
guerriero,non un taglia gole. Diede ancora un occhiata al paesaggio e
per quanto fosse suggestivo,col la foresta attorno e il fiume
sottostante si accorse di un dettaglio particolare che gli fecero
sorgere un dubbio.
“Perché questo
posto è così isolato?”,disse Sesshomaru
senza rivolgersi a
nessuno in particolare.
“Come ho già
detto prima questo luogo è sacro per la mia gente. Voi del
sud siete
abituati ai templi e ai santuari gremiti di persone,dove la gente
comune può fare offerte è lasciare qualcosa in
dono agli spiriti o
ai kami dello shintoismo.”
“E dai voi non lo
fate?”
“Qui è diverso.
La maggior parte di noi non oserebbe varcare la soglia di un area
sacra,non una come questa almeno. Qui gli spiriti e le
entità legate
alla natura hanno un aspetto è un modo di confrontarsi con i
mortali
più diretto è tangibile che di una semplice
presenza. La magia e
tutto ciò che è legata ad essa in queste terre
è più antica e
indecifrabile di quanto si creda è la gola del cervo
dormiente non
fa eccezione. Una persona comune non potrebbe confrontarsi con uno
spirito o un kamui senza fare qualcosa di sbagliato,rischiando di
scambiare un semplice malinteso per un offesa o una
minaccia,pagandone le conseguenze. Per questo ho preferito che foste
voi a difendere questo luogo.”
“In pratica
essendo un luogo sacro è proibito entrarci.”
“In un certo senso
si.”
Un
boato
fortissimo,improvviso e non atteso si udì in tutta la
vallata,simile
ad un esplosione. Urtak istintivamente fece un paio di passi in
avanti,come preso da un pensiero,rimase fermo per pochi
secondi,mentre guardava i picchi davanti a se.
“Non è
possibile,non possono essere giunti così all'interno,non
così
presto.”
“Che
succede?”,chiese Ezio preoccupato.
Lo
sciamano si girò
e osservò i tre accompagnatori con aria preoccupata.
“Dobbiamo
sbrigarci,non c'è tempo da perdere.”
E
con lo scatto
improvviso degno di un cervo iniziò a correre e gli altri lo
seguirono a ruota,leggermente confusi su quanto stesse accadendo.
Correndo impiegarono pochi minuti a giungere ad un punto più
in alto
sul loro percorso. Pareva una sorta di grande ingresso rudimentale
scavato nella roccia nuda,con un enorme incisione di un cervo
nell'atto di abbeverarsi scavato nella roccia,ottenuto molto
probabilmente con rudimentali strumenti di pietra.
“Bene,questo
ingresso non è stato ancora occupato. Forse sono troppo
impegnati ad
superare le difese di questo luogo.”
“In che punto ci
troviamo?”,chiese Ezio sbrigativamente.
“Questo è un
ingresso secondario alla zona sacra. In questa parte per essere
esatti si trovano numerosi monoliti votivi,grandi pietre dedicate
agli spiriti della foresta,non è un luogo di primaria
importanza per
gli altri ainu,a parte per il mio clan.”
“E collegata
direttamente alla fonte?”
“No,per arrivarci
dobbiamo arrivare in una zona più interna,un grande spiazzo.
Quello
è un punto che Marsatap non potrà
evitare,perché è li che si
trova l'ingresso per la fonte,ma non gli sarà facile
entrare.”
“E perché mai?”
“Ci sono dei
guardiani a custodire il luogo,l'esplosione di prima potrebbe essere
stato il segnale che ha dato inizio allo scontro.”
“Va bene,a questo
punto ci conviene continuare. Nel caso dovessimo imbatterci in
qualche ostile aggiriamolo senza attirare la loro attenzione.
Più
passiamo inosservati maggiori sono le possibilità di
sventare la
loro aggressione. Qualunque cosa stiano cercando di fare. In caso
contrario...”
“Combattiamo.”,disse
Sesshomaru atono.
“Si...ma sarebbe
meglio evitare se possibile. Dai entriamo.”
Il
gruppo oltrepassò
l'ingresso e subito si trovò in un tutto un altro luogo.
Quello che
fino a poco fa e solo un sentiero di montagna subito dopo si
trovarono in un area dall'aspetto più artificiale. Un
piccola area
rocciosa scavata nella roccia ospitava una specie di piazzetta dove
molti monoliti,simili a quelli presenti nel villaggio degli assassini
erano disposti in maniera esatta è perfettamente
lineare,formando
tutte delle piccole stradine che si intersecavano tra di loro. Tutti
i monoliti presentavano delle scene di caccia,di preghiera ed altre
invece sembravano prive di un senso logico agli occhi di chi non
avrebbe saputo interpretarle. Passarono i primi pilastri senza
emettere un fiato,non una parola o un solo cenno,continuando
silenziosamente la loro avanzata. Poi,ad un certo punto del
percorso,sentirono qualcuno avvicinarsi,più di
uno,probabilmente un
gruppo e si nascosero dietro quattro monoliti,uno per ognuno di loro.
Dall'altra parte della piccola area,dove si trovava una piccola rampa
di scale scavate nella roccia,giunse un gruppo di ainu,tutti
umani,armati soltanto di piccole asce o di pugnali,tutti in in osso e
nessuna protezione. Ne avevano contati dieci e dall'aspetto non
parvero pericolosi. Si guardavano attorno e nel contempo parlavano
tra di loro,esprimendosi nella lingua del loro popolo,continuando a
camminare nella loro direzione.
“Va bene,sembrano
distratti e disorganizzati...”,disse Ezio sottovoce mentre da
dietro un angolo della sua colonna controllava il da farsi,
“allora,ci conviene muoverci in questa maniera,Ci spostiamo
di
lato,di soppiatto e...”
Ma
non fece in tempo
a completare la frase che Sesshomaru,inaspettatamente per gli altri
tre uscì dalla colonna,ma non di lato come
suggerì Ezio,ma in piena
vista e scattando verso gli umani a velocità elevata. Non
estrasse
la spada e non fece scattare la lama,ma si affidò ai suoi
artigli,tutti e dieci e scattando,come un cane da caccia che avvista
una preda da azzannare. Non ebbero neanche il tempo di agire e di
riconoscere la reale minaccia che venne loro incontro,fu troppo
veloce,troppo rapido e troppo letale. Caddero a terra,alcuni con il
petto squarciato,altri con la gola recisa,tre di loro furono presi in
pieno volto e l'ultimo,venne infilzato allo sterno,giusto il tempo di
fissare l'inuyokai negli occhi per un tempo pari ad un battito di
ciglia e poi morì,liberato poi dalla letale zampata che lo
aveva
attraversato da parte a parte. Osservò la mano zuppa di
sangue e
alla fine del tutto non si scompose. Semplicemente si
abbassò verso
l'ultima delle sue vittime,pose un mano sulle vesti esotiche
dell'umano si pulì dal sangue strofinandosi la mano sul
tessuto.
Erano tutti morti,tutti e dieci a suoi piedi e senza emettere un
fiato. Nulla di cui essere fieri,avversari fin troppo deboli per
considerarli una minaccia. Un rapido suono si fece udire alle sue
spalle.
“E questo che
sarebbe?”, era Ezio, che gli fece questa domanda con tono
accusatorio.
“Un problema in
meno,ecco che cos'è.”, si limitò a dire
Sesshomaru in maniera
distaccata.
“Quale parte di
evitare di combattere non ti è stata chiara?
Perché hai ingaggiato
lo scontro quando non era necessario?”
Quando
Ezio smise di
parlare lo raggiunsero in breve anche gli altri due,che volendo
essere più cauti di Sesshomaru e di Ezio si attardarono di
pochi
secondi,osservando lo svolgersi della scena mentre si stavano
avvicinando ai corpi.
“Erano sulla
nostra strada e costituivano un problema. Ho fatto quello che avresti
fatto anche tu.”
“No,io li avrei
aggirati e sarei andato avanti se avessi potuto. Tu hai scelto di
esporti inutilmente. Io mi sarei mosso nell'ombra,tu hai scelto di
gettarti in mezzo a un probabile pericolo. Credevo di averti
insegnato meglio durante il nostro viaggio.”
“Sono morti,che
differenza fa?”
“Ne fa è trovo
triste che tu non riesca a coglierla...”,Ezio
voltò lo sguardo
verso la direzione in cui erano giunti quei cadaveri straziati e
rivolse un ultimo sguardo ammonitore a Sesshomaru, “Andiamo
avanti.”,finì così di parlare mentre i
due ancora si
scrutavano,giudicando i metodi e i comportamenti dell'altro. Ezio e
Sesshomaru erano come l'acqua e il fuoco,non importa se stavano dalla
stessa parte,più diversi di così non potevano
essere.
Ma
non era ne quello
né il posto né il momento per discuterne e
semplicemente
proseguirono,seguendo Urtak,che faceva loro da guida nell'antico
complesso nascosto,con Toran Sesshomaru ed Ezio subito dietro,ma
questa volta era sceso un freddo silenzio in mezzo a loro mentre
superarono la piccola scalinata e subito in mezzo alla via
principale, Un lungo sentiero scavato nella roccia,largo abbastanza
da farci passare comodamente una decina di persone in fila
orizzontale e dovendo raggiungere la cima non ci fu bisogno di
chiedere indicazioni allo shika hanyou e proseguirono verso l'alto.
Dopo un po' giunsero in un altro punto dell'area sacra. Un altro
spiazzo,ma questa volta aveva qualcosa di diverso. Cadaveri.
Aggressori Ainu,anche qui umani,ma con la presenza di hanyou e yokai
e tra quelli anche qualche kappa,con le stesse vesti ed espressioni
folli di quello che Sesshomaru e Toran avevano combattuto sottoterra.
Dovevano essere poco meno di un centinaio e molti presentavano corpi
bruciati fin dentro la carne e le ossa,come quelli che si erano
immolati tra le fiamme dei piccoli incantatori del fuoco,segno che
con la morte dei kappa il rituale era fallito e che quegli ainu erano
stati vittime della stessa magia alla quale si erano affidati. Ma in
mezzo ai corpi erano presenti numerosi frammenti di pietra,sassolini
e ciottoli,ma anche sassi e pietre,alcuni grandi quanto la testa di
un uomo. C'era anche del terriccio,in grande quantità e
sparso per
tutto il luogo della mattanza. Ma il dettaglio più
inquietante fu un
altro e non fu semplice notarlo. Erano piccoli frammenti di un
materiale bianco avorio sparsi insieme alla terra e alla pietra,Ezio
si abbassò un attimo a controllare e raccolse uno di quei
frammenti
bianchi ricoperti di terra, lo prese con due dita e poi gli diede una
leggera spolverata con la mano libera e li si accorse di cosa
fosse...e ne fu inquietato.
“Oh cristo,ma è
un osso.”,disse Ezio stupefatto.
“Cosa?”,chiese
Toran con fare sbigottito.
“Si,un pezzo di
mandibola credo,questi fori dovrebbero essere le cavità per
i
denti,ma sono troppi grossi per essere i denti di una persona
normale,sembra più quella di un animale,una con una bocca
molto
grossa.”
“Sono i guardiani
della gola del cervo dormiente...” disse Urtak mentre
continuava ad
osservare la scena dello scontro, “I corpi dei nostri
migliori
guerrieri e delle loro cavalcature più fedeli vengono
sepolti
qui,attraverso un complesso rituale,unico nel nostro clan, che
mescola il loro spirito alla terra e alla pietra della foresta e dei
picchi circostanti. Il tempio li risveglia in caso di pericolo alla
sua esistenza ed essi tornano a combattere quando c'è
né più
bisogno. Ma pare che il numero degli attaccanti sia stato eccessivo
per loro e la loro difesa non ha retto. Temo che i nostri nemici
siano molti più numerosi di quello che credevo.”
Sesshomaru
guardò
impassibile la scena nel complesso e vide che sopra le loro
teste,nelle pareti rocciose fossero presenti molti buchi,grandi
quanto un uomo adulto e in ottima forma sparsi per tutto il perimetro
e intuì che erano che quelle spaccature nella roccia fossero
i
tumoli dei guardiani,sepolti in verticale,così da poter
assaltare i
trasgressori dall'alto,rimanendo nascosti è pronti
all'assalto in
caso di combattimento. A vedere tutto questo un dubbio gli
salì in
mente e sentì il bisogno di rivolgersi ad Urtak.
“C'è né sono
ancora molti di questi guardiani?”
“Beh,considerato
che questo luogo ha almeno un paio di migliaia di anni ed è
stato
attivo per tutto questo lasso di tempo,direi di si. Non so il numero
esatto,ma potrebbero migliaia,se non di più,abbastanza da
respingere
un assalto è ciò non sarebbe un problema. Se non
fosse che Marsatap
è con i seguaci di Otsune e si è portato una
numerosa schiera di
sciamani,quindi l'esito dello scontro sarebbe incerto.”
“E per quanto
riguarda noi? Se mai dovessimo vedere uno di questi guardiani,si
comporterebbe da alleato o da nemico?”
“Difficile a
dirsi,anche insieme a me sareste considerati degli
invasori,poiché
non siete di queste terre né tanto meno conoscete le usanze
del mio
popolo. Quindi è meglio se state in allerta e sopratutto
vicino a
me,luoghi come questi possono essere molti più pericolosi di
quello
che pensate.”
Sesshomaru
non
continuò ulteriormente con le domande, ora sapeva
esattamente quello
che voleva sapere a proposito di questi morti. Non erano una certezza
di sicurezza e anche loro costituivano un pericolo,se avesse dovuto
abbatterli nessun problema,avrebbe risolto la cosa come sapeva fare
meglio. Imporsi con la forza e di solito riusciva. Si misero di nuovo
in marcia,verso un altra strada più avanti,ma questa volta
conduceva
ad una galleria artificiale,scavata tempo addietro dai costruttori di
quel luogo.
“I guardiani
morti...prima i corvacci e adesso i morti che camminano,bene,manca
dell'altro?”,chiese Ezio ironico.
“A parte lo
yorozuku che era stato avvistato da queste parti credo di no.”
“Yorozuku? Intendi
uno di quei tipi della tribù che ci hanno
ospitato?”
“Si,ma potrebbe
non essere della tribù. Gli yokai che abbiamo incontrato
oggi non
hanno saputo darci una descrizione dello yoro e quindi potrebbe
essere chiunque,ma non c'è da escludere che possa essere
Koga, anche
se non dovrebbe trovarsi qui.”
Passato
l'ingresso
della galleria si accorsero di numerose fiaccole accese situate su
entrambe le pareti che illuminavano l'ambiente naturalmente buio.
Sulla roccia erano presenti diverse scene di vita ordinaria,di verdi
foreste piene di cervi e di strane scene di masse numerose,erano
scene di preghiera o di contemplazione. Molte degli omini astratti
imitavano posizioni come l'inginocchiarsi o tenere le braccia aperte
verso il cielo in ambienti non ben definiti,di difficile
interpretazione per chi,all'infuori di Urtak,avrebbe saputo decifrare
e tradurre. L'hanyou si accorse degli sguardi curiosi che si
muovevano in tutte le direzioni per scrutare quelle immagini del
lontano passato. Persino Sesshomaru,anche in quel momento
indifferente,scrutava di tanto in tanto gli antichi murali a lui
misteriosi,forse alla ricerca di un qualche segno dell'uomo che tanto
gli assomigliava,vissuto in quel le terre selvatiche molto tempo
prima.
“Questa è la
storia del mio popolo...”,disse Urtak volendo andare incontro
alla
loro curiosità, “Molto tempo fa,quando le numerose
tribù umane
erano distribuiti per tutto il paese e non avevano ancora i mezzi per
costruire grandi centri abitati,gli yokai come qli yoro e gli shika
occupavano vasti territori,che includevano altre tribù
minori,formate da membri della stessa razza.”
“Intendi dei
regni,con vassalli e seguaci?”,chiese Toran curiosa.
“No,in quel
lontano passato non esistevano ancora concetti come sovrani e
comandanti supremi,esistevano solo i capi tribù e i
territori non
possedevano dei confini ben definiti,come i vostri regni o i feudi.
Ogni tribù minore era coalizzata con una tribù
maggiore della
stessa razza,che a loro volta le tribù maggiori si
coalizzavano in
un grande territorio,ma ogni tribù aveva un solo capo e
quindi ogni
gruppo viveva in relativa armonia con gli altri.”
“Una specie di
grande alleanza,senza un capo che comandava su tutti.”
“Precisamente.
Anche i cervi hanno dominato su queste terre con la stessa logica,ma
a differenza dei lupi e di altri popoli circostanti,noi siamo sempre
stati legati più alla venerazione della natura e delle sue
forze
ancestrali più che spinti dal bisogno di espanderci in altri
luoghi.
Non che questo ci abbia impedito di andare in guerra con i nostri
vicini...o i nostri simili.”
“E per quanto
riguarda i cani?”,chiese Sesshomaru di punto in bianco.
“I cani hanno una
storia particolare. I cani delle epoche più lontane erano
molto più
simili ai lupi di quanto lo siano oggi,ci sono storie che raccontano
persino che i cani stessi un tempo erano lupi più
collaborativi e
meno tendenti alla violenza. Anche se loro,come tutti gli
altri,tendevano a guerreggiare.
Sesshomaru
non lo
diede a vedere,ma a sentire quella versione dei fatti gli venne
naturale sentire un moto di disgusto a immaginare un simile paragone.
I lupi vivevano in caverne dove ammassavano le carcasse delle proprie
prede,scuoiavano pelle e carne durante i pasti sporcando i luoghi
dove mangiavano con le ossa spolpate e il sangue della loro cena
lordava il terreno. Erano sporchi,avevano un odore che dire intenso
era un aggettivo riduttivo e fin troppo caritatevole. I cani che
aveva visto nella sua visione erano si selvatici,ma per lo meno la
presenza di tende segnava almeno un minimo di civiltà,sempre
che
così potesse definirla.
“Comunque...”,continuò
Urtak con tono pacato, “I cani avevano territori
più piccoli e
nelle prime storie che raccontano di loro sono descritti come una
razza con piccole tribù,senza alcuna reale importanza nel
dominio
degli altri yokai. Poi giunse lui...é tutto fu
diverso.”
Urtak
si fermò,si
girò verso una delle pareti e con un dito indicò
il murale di
fronte a lui,attirando l'attenzione dei suoi accompagnatori.
Sull'antica parete era stato realizzato un enorme murale,lungo almeno
quattro metri e alto due e mezzo. La scena rappresentata in
quest'opera rupestre presentava l'immagine di quella che appariva
come un grande spazio aperto senza fondo,uno spazio indefinito dove
una lunga fila di figure umanoidi,ognuna riconoscibile con i tratti
di un animale ben definito e un colore differente: il lupo
marrone,dalla testa canina e la bocca irta di zanne,il cervo verde
con le corna sopra la testa,l'orso giallo dal corpo ampio e la testa
tondeggiante,il corvo nero dal becco lungo e le ali nere,l'aquila
azzurra dal piccolo becco ricurvo e le ali ampie e lunghe,il coniglio
grigio,dalla testa schiacciata e le lunghe orecchie,il tasso
arancione dagli artigli pronunciati e la folta coda,la volpe rossa
dalle zanne piccole e la piccola e gli occhi gialli e la gru bianca
dalle ali più grandi di tutti i presenti e un lungo becco a
punta.
Ma sopra tutti questi individui c'è n'erano due,distinti da
tutti
gli altri,seduti,forse su due troni o almeno l'aspetto era quello.
Erano dipinti di viola e avevano una vaga testa canina e una folta
coda poggiata sugli scranni. Tra i due erano state disegnate quello
che sembravano due armi,una grossa ascia e un piccolo pugnale ricurvo
e sopra di esse una figura rettangolare,con degli scarabocchi sopra
non ben definibili. La scena in se trasmetteva un aura di solenne e
maestosa importanza,carica di eccelsa regalità.
“Lui?Intendi,quell'inuyokai?”,chiese
Sesshomaru mentre contemplava la pittura rupestre.
“Si,proprio lui.
Quando arrivò lui cambiò tutto. I cani si fecero
più
audaci,cambiarono metodo di combattimento e si fecero più
scaltri e
col tempo divennero anche più forti e addestrarono i primi
guerrieri
a divenire veri e propri capibanda,un po' come i vostri capitani
d'armata e formare le prime vere armate. Insegnò loro la
lavorazione
dei metalli come il rame e lo stagno e crearono le prime armi in
bronzo,dando agli inuyokai un enorme vantaggio ai fini bellici. E con
la conquista aumentarono le risorse e anche le conoscenze. Fece
costruire le prime case,le prime palizzate in legno e così
nacquero
i primi villaggi e con i villaggi arrivò la prima
città,centro di
potere degli inuyokai. Alla fine il suo aiuto alla piccola
tribù che
lo incontrò per prima fu tale che per la prima in queste
terre,tutti
gli yokai di tutti i clan più importanti si sottomisero e
divennero
parte di quello che fu definito il primo regno del nord e lui,insieme
alla donna che lo aveva sfidato in duello quando era giunto in queste
terre si misero insieme e divennero il primo re e la prima regina che
gli yokai avessero mai visto. Le leggende raccontano che ci fu
scalpore,quando i cani,volendo offrire loro un altra ragazza come
seconda moglie lui rifiutò,dicendo che lui aveva
già una regina è
una sola sarebbe stata. Un uomo piuttosto audace per quei tempi,ma
anche straordinario.”
Sentendo
quella
storia gli altri tre non poterono ignorare l'importanza di quello che
Urtak aveva detto e da quello che avevano udito pare fosse stato uno
yokai eccezionale,ma a Sesshomaru aveva notato che in quella storia
qualcosa non quadrava e anche il motivo per la quale lo sciamano la
stava raccontando. Era un bella storia non c'è nulla da dire
su
questo...ed era proprio questo il problema.
“Affascinante...”,disse
Sesshomaru con tono ironico,“Una bella non c'è che
dire. Ma è
chiaro che qui qualcosa non torna.”
“Dubiti della
storia che ti ho raccontato?”,chiese Urtak con tono calmo.
“A questo punto
dubito di tutto. L'aggressione degli Ainu, il nostro arrivo qui nel
bel mezzo del niente,questo posto,questa storia. Cosa c'è
che non ci
hai detto? E non credo che il fatto che questo luogo sacro,come hai
detto tu e vietato alla tua gente. Avresti potuto chiedere aiuto agli
yoro se avessi voluto e non lo hai fatto. Perché proprio
noi?..Cosa
nasconde la tua gente qui?”
Ma
prima di ricevere
una risposta si sentì un altro botto,questa volta molto
più forte e
assordante,tanto che Sesshomaru piegò leggermente la testa
al
sentire le orecchie che fischiavano mentre per Toran,essendo una
pantera,l'effetto fu leggermente meno fastidioso,non avendo lo stesso
identico udito di un cane.
“Un altra. Ha
giudicare dalla potenza e dall'intensità questa doveva
essere molto
vicina.”,disse l'assassino cercando di valutare a quanto
distasse
l'ennesima esplosione,avendo anche una certa esperienza con la
polvere da sparo e affini.
“Me ne sono
accorto.”, disse Sesshomaru scrollando leggermente la
testa,con il
fischio alle orecchie che scompariva lentamente.
“Dev'essere
Marsatap. Qualunque cosa stia facendo al tempio lo sta danneggiando.
Andiamo,se ho capito dove si trova allora non siamo lontani dalla sua
posizione. Coraggio.”
E
ripresero il
cammino,questa volta avanzando molto più velocemente.
Superate poche
altri svicoli,pitture murarie e altri elementi visivi all'interno
della galleria giunsero ad un uscita ampia e luminosa,dalla quale si
poté di nuovo osservare il cielo grigio. Questa volta si
trovarono
di fronte ad una scalinata che scendeva verso il basso e stretta
anch'essa tra due pareti ricavate dalla roccia circostante,ma sul
fondo si potevano udire intensamente anche un forte frastuono di
voci,grida e urla,sia di rabbia che di dolore. Poi una massa informe
di corpi,misti a umani,hanyou e yokai comparve dal fondo della scala.
“Avete sentito
cos'ha detto il nobile Marsatap,copriamo le scale mentre gli altri
liberano il passaggio per la fonte. Perché se quel mezzo
cervo è
venuto con quelli del sud dobbiamo...”
Era
uno yokai alla
testa del gruppo. Ainu,che subito smisero di salire frettolosamente
sulla scalinata quando si accorsero dei quattro individui molto sopra
di loro.
“SONO QUI,AVANTI
UCCIDIAMOLI.”,urlò lo yokai alla testa del gruppo.
E
fu così la massa
degli ainu invasori,si lanciò all'assalto cercando di
affrontare i
quattro non tanto per abilità quanto piuttosto con la forza
del
numero.
“Ecco,ora se vuoi
scatenarti puoi farlo senza curarti troppo di mantenere un profilo
basso.”,disse Ezio rivolto a Sesshomaru mentre quest'ultimo
estraeva Bakusaiga e il fiorentino tirava fuori da una sacca
attaccata alla cintura alcune bombe fumogene,ideale per occupare la
linea visiva di nemici in gran numero. Toran dal canto suo stava
caricando il suo gelido potere diretto nel palmo della mano destra e
in tre furono pronto a combattere.
“Se
permettete,gradirei che risparmiaste le forze. Con questi semplici
invasati le vostre capacità sarebbero sprecate.”
E
fu Urtak a fare la
prima,ed ultima mossa. Fece qualche passo verso gli invasori e poi si
fermò,portando un braccio verso il cielo e un altro verso il
terreno,con entrambi i palmi rivolti verso l'esterno. Poi
inziò a
far roteare le braccia,lentamente,mentre alla sue spalle e quelle dei
suoi accompagnatori una gelida folata di vento
soffiò,oltrepassandoli. All'inizio era semplicemente un
soffio,poi
divenne più forte e crebbe in una folata,per poi divenire un
pericoloso turbine. Eppure,nonostante questa forza,Sesshomaru e gli
altri non furono tirati nella forza del vento,ma anzi,vennero
risparmiati,come se nemmeno ci fossero. Ma non si poté dire
lo
stesso della massa violenta che voleva travolgerli e invece,ora erano
loro stessi vittima di un travolgimento,spinti all'indietro,mentre
scivolavano,cadevano a terra e alcuni rotolarono giù per la
scalinata. Poi ad un tratto,una brezza gentile scosse il sensibile
orecchio dell'inuyokai,come un tocco leggero e gentile e per una
qualche ragione tornò alla mente a un periodo della sua vita
appena
passato. Quando ricordava ancora di una donna dalla corta chioma
nera,che accompagnata sempre da una piuma gigante nel cielo e
reggendo un ventaglio,volava sopra le nuvole,alla ricerca di una
libertà che fin dall'inizio le era stata negata,da un
padrone
crudele.
“BOATO DI
KANDAKORO.”
Urlò
Urtak,che per
la prima volta alzò la voce così tanto con i
nuovi arrivati,che
solitamente non lo avevano mai sentito urlare o alzare la voce
più
del necessario. La potente raffica di vento esplose in tutta la sua
forza,aumentando la sua velocità massima e liberare tutta la
sua
forza improvvisa,che scaraventò via gli attaccanti come se
fossero
foglie al vento e ci fu chi fu scaraventato giù dalle
scale,chi
sbatté contro le pareti e chi invece fu spinto violentemente
contro
i propri compagni,ma l'effetto su tutti loro fu lo stesso. Chi
subì
il colpo ebbe la sensazione di essere colpito da un pesante martello
retto da un gigantesco oni e i danni che non si vedevano all'esterno
erano presenti all'interno sotto forma di fratture e danni agli
organi interni,che avevano subito un urto devastante,tanto,da
ucciderli tutti.
“Va bene.
Ricordatemi di non fare mai arrabbiare questo tipo.”,disse
Ezio
stupefatto per l'accaduto,un numeroso gruppo di nemici,spazzati
via,letteralmente, e uccisi da un po' d'aria. Non male per uno che
sembrava vestito come uno che sembrava scappato da un rifugio per
mendicanti.
Ma
per Sesshomaru fu
altro quello che lo sorprese. Aveva sentito il vento,quel
vento,quello che non sentiva da tanto tempo,solo una donna era stata
in grado di controllare raffiche così forti e brezze
così gentili.
Doveva rivolgersi a lui,aveva bisogno di togliersi questo dubbio.
“Immagino che
adesso Marsatap sappia che gli siamo vicini. Mi pareva giusto dirgli
che eravamo arrivati.”,disse Urtak a metà tra
l'ironia e il
sarcasmo,celando a malapena la sensazione di fastidio nel vedere
degli invasori mancare di rispetto a quello che lui aveva descritto
come un luogo di grande sacralità.
Urtak
avanzò verso
il fondo delle scale seguito subito dopo da Toran ed Ezio,mentre
Sesshomaru rimase indietro,immobile,girandosi indietro verso la parte
più alta della scalinata,da dove era arrivata la brezza
gentile che
gli aveva sfiorato il collo,poi guardò in cielo,ma a parte
il cielo
grigio non vide nulla e non percepì alcun odore in
particolare. Non
il suo,da nessuna parte.
“Sesshomaru.”
Fu
Toran a parlare e
Sesshomaru a sentire la sua voce si girò quasi di
scatto,rimasto
ancora col pensiero di quel soffio di vento.
“Tutto
bene?”,chiese la pantera preoccupata,temendo che il suo amato
stesse avendo un altro di quegli strani effetti.
“Lo hai sentito
anche tu?”,chiese Sesshomaru confuso.
“Sentito cosa?”
“Nel vento di
prima,mi pareva di aver sentito un...”,Sesshomaru non seppe
come
continuare,non sapendo nemmeno lui cosa volesse dire.
“Un?”
“No,niente. Sarà
stata solo una mia impressione.”
E
Sesshomaru scese
le scale insieme a Toran,che lo accompagnò fino a giungere
gli
altri,poco più sotto. Gli Ainu a terra,ormai esamini,era
stesi al
suolo come tante bambole lanciate in aria e poi cadute malamente al
suolo,sporadiche macchie di sangue lordavano sia gli scalini che i
muri,insozzando ancor più il sacro suolo degli shika yokai
con il
loro sangue ancor più della loro presenza. Passati i corpi i
quattro
raggiunsero il fondo della scalinata dove giunsero nell'area che
interessava Urtak,dove i i rumori e gli echi di uno scontro ancora
più grande attendeva il piccolo gruppo. Di fronte a loro si
aprì la
vista su una vasta area,composta principalmente da diversi
edifici,simili a case di forma quadrata scolpite anch'esse nella
roccia naturale e situate tutte ai lati della grande area,mentre al
centro sbucavano curiosamente,numerose fosse aperte,collegate tutte
tra loro da piccoli canali idrici,ruscelli artificiali scavati nella
roccia. Ma era sulla parte più lontana della zona aperta che
si
mostrava l'elemento più curioso dell'intera area aperta. Era
una
statua,una gigantesca statua grande quanto un piccolo palazzo.
Dall'aspetto pareva un uomo,con un regale e ramificato palco di corna
sulla testa,vestito con abiti pesanti,simili a quelli dei guerrieri
in sella ai grandi cervi e impugnava una in una mano alzata verso il
cielo,una strana arma seghetta,simile ad una sega,priva di punta,ma
dalla lama seghettata e dalla forma che ricordava più la
mannaia di
un macellaio che un pugnale o un grosso coltellaccio,che superava di
poco il picco della montagna. Probabilmente era quella la cosa che
Sesshomaru aveva intravisto dal basso. Ma per quanto bello potesse
essere quello spettacolo,c'era bel altro che catturava l'attenzione
degli ultimi arrivati era ben vivo e caotico di tutto l'ambiente
circostante. Gli Ainu stavano combattendo contro i guardiani. L'orda
degli Ainu contava alcune migliaia di combattenti,tra uomini e donne
che si accanivano contro gli ormai trapassati guerrieri delle epoche
passate,che a loro volta facevano di tutto per non permettere agli
invasori di non avanzare oltre il luogo dello scontro. Quella che
stava assistendo era un vero e proprio campo di battaglia. Se
pensavano che raggiungere la fonte non sarebbe stato facile,ora
sapevano di certo che oltrepassare quella massa di carne e ossa non
sarebbe stato per niente facile. Avrebbero dovuto combattere se
volevano arrivare dall'altra parte. Non dissero niente,non pensarono
a niente,nessun piano,nessun tattica sofistica,tanto sarebbe stato
inutile. Sesshomaru,Ezio,Urtak e Toran poterono solo lanciarsi nella
mischia,attenti a restare insieme e cercare di non morire,sapendo di
stare attenti,sia dalla parte dei seguaci di Otsune che dei
guardiani.La parte più difficile dell'impresa iniziava
adesso.
|