La storia non detta di Melody Pond

di Duchessa712
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La storia non detta di Melody Pond

A volte si chiede se non è pazza. È una considerazione legittima: il Dottore è pazzo e lei è costruita (dice proprio così la donna che a volte la viene a trovare, quella che è sempre presente nella coda dell'occhio) per ucciderlo.

Psicopatica, legge sul dizionario la parola lunga e difficile che ha sentito dire a qualcuno e che dovrebbe definirla. È un modo più arzigogolato di dire folle.

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Su un pezzo di carta, con una matita dalla punta spezzata, scrive delle cose. Fantasie. Realtà? Non lo ricorda.

Oggi ho ucciso un uomo. Credo che sia un uomo, la sua faccia è un po' sbiadita. Era la prima volta. Non so se mi piace.
Oggi ho imparato a lottare corpo a corpo.
Oggi la signora vestita di nero mi ha messa davanti allo specchio e mi ha spalmato qualcosa di appiccicoso sulle labbra. Era dolce.
Oggi sono morta. C'è stata una luce gialla e mi sono sentita bruciare. Ho i capelli scuri e sono più alta di prima. Prima avevo i capelli biondi. Avrei voluto averli rossi.

La lista è aggiornata sporadicamente. A volte è dimenticata sotto al letto e viene ricordata in sprazzi di lucidità che sembrano sogni.

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La prima volta che muore Melody ha quattro anni, le labbra sporche di rossetto e il palato impregnato dell'odore dolciastro del veleno.

La signora la osserva affascinata, le solleva il mento tra le mani e le dice che è perfetta.

Qualche giorno dopo la porta a guardare attraverso le crepe che stanno distruggendo l'universo. Le sue dita le artigliano le spalle e le impediscono di scappare.
Melody urla.

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Oggi mi sono rotta una gamba. Non c'è da preoccuparsi, però: me la sono aggiustata.

Melody ricorda vagamente i bagliori dorati che hanno illuminato le ombre. Non ricorda che ha osservato l'arto piegato in maniera scomposta e si è sentita gli occhi bruciare di lacrime che non ha pianto. Dimentica la signora accerchiata dai suoi maggiordomi scuotere la testa, delusa e irritata.

"Così non va bene. Sei imprecisa, Melody".

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Ci sono altri bambini, oltre a lei. Lei litiga con tutti, viene alle mani, li ferisce, a volte in modo serio. Non ricorda mai perché. Non le sembra di odiarli o che loro l'abbiano fatta arrabbiare. Non ricorda di aver provato il desiderio di ferirli.

I bambini le stanno lontani, o almeno ci provano. Fanno un pessimo lavoro e si ritrovano con gli abiti insozzati di sangue. Melody non ricorda d'averli colpiti, cosa ha fatto perchè le nocche le dolgano tanto.

Forse è pazza.
Forse è per questo che la mamma l'ha abbandonata e il Centurione non è venuto a salvarla.

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La signora vestita di nero le racconta della mamma e del Dottore. Le dice che li incontrerà, che riavrà la su famiglia, ma che prima deve compiere la sua missione. Il Dottore è cattivo, rapisce le persone nella sua cabina blu, li ruba alle loro vite, distrugge mondi e civiltà e condannare l'universo.

La signora insiste soprattutto su quest'ultimo punto, ma a Melody importa solo della mamma. È una bambina, l'universo è grande e lontano e lei ha solo -

Oggi non so più quanti anni ho. (Che poi come vanno contati, gli anni? Melody è morta, ma non è rinata neonata).

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La signora le regala un rossetto, le insegna a tingere le labbra davanti allo specchio senza sbavare, le dice di non mangiarlo.

Melody è convinta di star vivendo una scena già vista. Le gira la testa, le tremano le gambe, si sente gelata e bollente insieme. Si sente morire.

"Vivi, Melody. Non puoi sprecare vite così, o penserò che non sei adatta al tuo compito".

Melody vive. Melody digrigna i denti e inala l'aria a morsi.

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Sotto al letto ci sono dei disegni. È andata a cercare cos'è un centurione e ha disegnato un'immagine rubata dai libri. Non è sicura ci sia somiglianza, ma è il meglio che riesce a fare.

Melody bacia i disegni e sogna di suo padre che la venga a salvare. (È il suo primo eroe e la sua prima delusione).

La signora li guarda e sorride in modo strano, quasi con crudeltà, e li strappa in tanti piccoli pezzi.

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Melody non sa perchè deve imparare a dimenticare l'amore e i sentimenti, ma il papà non lo mette più nei suoi disegni.

La signora vestita di nero annuisce soddisfatta.

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Continua a morire, piano, con lentezza, il veleno del rossetto le corrode l'organismo dall'interno.

Da un giorno all'altro, il mondo le si presenta da dietro il casco di una tuta spaziale.

Melody lo odia, ha paura, cerca di ricordare la voce della mamma che le dice d'essere molto, molto coraggiosa.

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La mamma le punta contro una pistola.

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Due occhi verdi sotto a ricci dorati sono la sola cosa che ricorda, una voce bassa, malferma, le dice di andare, di scappare. Le dice che non è colpa della mamma e che il papà le vuole bene e che il Dottore oh, il Dottore, il Dottore è straordinario come l'universo.

Melody corre tra le ombre che si mangiano via la donna e le lacrime che tratteneva negli occhi arrossati.

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"Sto morendo, ma posso sistemarlo".

Melody non ricorda d'averlo imparato. Forse è pazza davvero, come il Dottore che deve uccidere. È la sua assassina su misura, dopotutto.




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