Cattività

di Titania
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Trovarlo non fu difficile, l’unico peccato fu averlo trovato che era già in forma umana.
Se gli avesse sparato in quel momento tutta la caccia sarebbe stata inutile, ma se l’avesse lasciato andare chissà dove si sarebbe cacciato il mese dopo. invece era lì, a lavarsi con l’acqua del fiume, a pochi passi dal campo.
La persona che cercava da cinque anni era lì, ignaro che ci fosse qualcuno a spiarlo. Una pecora uscita dal gregge ignara di essere presto preda di un lupo feroce.

Solo che questa volta sono io il lupo pensò Travis, indeciso sul da farsi.

Non poteva sparargli, non ora, ma non poteva sprecare un’occasione così ghiotta. Si spostò abbastanza da arrivargli alle spalle, iniziò ad avvicinarsi lentamente, attento a non spezzare rami. Guardò la sua fiala chiedendosi se il sangue di lupo funziona anche in questi casi, per sicurezza se ne versò un po’ sulle mani e sulle guance, facendo una specie di trucco di guerra indiano. Sangue o meno, il ragazzo non si accorse di nulla. Non si accorse dell’uomo che si avvicinava dietro di lui, nemmeno del “bastardo” sussurrato mentre si abbassava. Forse si accorse della siringa che entrava nel suo collo, ma se l’ha fatto era troppo tardi. La morfina era già entrata e avrebbe fatto effetto in pochi secondi, il tempo da guardare il suo aggressore, e questo a guardare la causa dei casini della sua famiglia, prima di svenire.

Travis guardò il ragazzino davanti a lui: avrà avuto meno di vent’anni, il corpo rachitico era totalmente l’opposto nella sua forma umana, i capelli bianchi e ricci scompigliati davanti agli occhi, un semplice paio di mutande come unico indumento. Sembra Mowgli, ma albino. L’uomo accennò un sorriso prima di prenderlo sulle spalle e caricarlo nella sua macchina.
 
Quando il ragazzo aprì gli occhi non era al fiume: vide delle sbarre, sentì il terreno freddo sotto di lui, provò a girarsi ma la testa gli faceva troppo male per muoverla. Qualcun altro capirebbe subito di essere stato rapito, di essere in gabbia, cercherebbe di capire dove è e come scappare. Ma il ragazzo era diverso, aveva vissuto una vita diversa, e dalla sua bocca partì un solo, semplice sussurro.
“mamma?”

Pensò che quello che aveva vissuto era un brutto sogno, non c’era stato nessun incendio, sua madre non era saltata in aria, non aveva vissuto da vagabondo nei boschi per chissà quanto tempo. Ma quel sussurro non attirò sua madre ma un uomo alto con una divisa blu, un poliziotto. Non riuscì a vederlo in viso ma sentiva l’astio nei suoi confronti

“Benvenuto a casa” disse l’uomo “Silas”




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