Il
cozzare delle
armi,le esplosioni,la carne contro le ossa,vivi attaccanti contro
defunti difensori,una battaglia dove i morti sorgevano ancora una
volta per proteggere ciò che loro ritenevano importante. Il
tempio
della gola del cervo dormiente. Spostarsi non era facile e
destreggiarsi nel mezzo di due fronti in conflitto con loro quattro
nel mezzo aveva in se l'azzardo del rischio,solo per giungere
dall'altro lato e scoprire per quale motivo il luogo era stato
attaccato. Non proprio un bel modo per continuare la giornata. In
testa al gruppo c'era Urtak,ancora una volta dedito a fare da guida
al gruppo,Toran ed Ezio qualche passo indietro e Sesshomaru infondo a
coprire il quartetto. Buona parte del percorso,se così lo si
poteva
definire,passava in mezzo a molti combattenti degli ainu,molto
più
facili da uccidere,poiché già vivi e quindi
più cauti a non
buttarsi nella mischia senza avere premura per la loro vita. Mentre
dall'altra parte,ora che li vedevano in azione,molti erano scheletri
di dimensione umana,senza particolari segni distintivi,se non le
vistose corna da cervo attaccate al nudo cranio,mentre altri erano
enormi cervi dalle ossa imbiancate,che si destreggiavano abbastanza
bene e incornavano a testa bassa chiunque avessero davanti e
possedesse un minimo di carne fresca ancora addosso. Per gli occhi
dell'assassino la cosa era incredibile,per la sua mente invece,era
inconcepibile. Correvano nel mezzo,schivando in continuazione i colpi
ricevuti dagli ainu,molti dei quali parevano più pericolosi
in
gruppo che presi singolarmente e quando c'è n'era bisogno si
rispondeva al colpo ricevuto oppure si eliminava l'ostacolo con
celere rapidità e si proseguiva in formazione
compatta,cercando di
non perdersi di vista l'un l'altro. Non c'era tempo per parlare,non
c'era tempo per ascoltare,solo correre,schivare,parare,attaccare,con
la spada,il ghiaccio o la lama celata,nessuna interruzione,solo
correre. L'area già di per se era enorme e il fatto di non
poter
sorvolare sopra quella moltitudine di nemici,causa il fatto di essere
scoperto,cosa che gli avrebbe procurato un altra ramanzina da parte
di Ezio per essersi fatto vedere quando non necessario,causa anche il
fatto che avrebbero potuto essere colpito alla sprovvista da
chissà
quale magia dal basso e per finire avrebbe scoperto il retro del
gruppo e avrebbe lasciato gli altri tre alla stregua di attacchi da
dietro,cosa che avrebbe minato la loro salvaguardia. Quindi no,niente
volo. Fare parte di un gruppo era limitante,per uno abituato a far
conto solo sulle proprie forze. Ad agire da soli si possiede maggior
libertà di movimento e di scelta,senza che nessuno possa
rallentarti
o giudicarti per quello che fai e l'unico a cui devi delle
spiegazioni riguardo al tuo operato sei unicamente tu. Pazienza,ormai
c'era dentro,tanto vale guadagnare quanto più poteva dalla
presenza
altrui. Bakusaiga alla mano quelli capitati sotto la sua lama avevano
tentato di fermare tanto lui quanto gli altri compagni e di quei
kappa piromani né aveva visti pochi,alcuni uccisi quando
erano più
vulnerabili e si trovavano vicino a lui. L'ultima volta era stato
imprudente,adesso colpiva al minimo segno di aggressione,poco
importava se fosse stato un semplice umano o un altro di quelli che
usava il potere del fuoco. Di perdere la vista un altra volta non
né
aveva voglia. Passarono sui corpi di molti,di colpo in colpo la meta
si fece più vicina,mancavano solo una ventina di metri per
uscire
dallo scontro e raggiungere i piedi della statua.
“Laggiù,guardate.”,disse
Urtak alzando il tono della voce,per farsi sentire in quella marea di
violenza e allungando il braccio ai piedi della gigantesca
statua,cercando di mantenere,cercando di mantenere l'indice puntato
verso il punto interessato. Superata una larghissima rampa di scale
che si innalzava verso i piedi della statua,punto nella quale erano
presenti un folto gruppo di invasori intenti a combattere degli
scheletri,volava in disparte,sopra tutti loro,una figura nera,dotata
di grandi ali da uccello,rivolto verso la statua,con il corpo
immobile e sostenuto in aria solo da grandi ali da corvo,che
continuavano ad agitarsi ritmicamente per tenerlo stabile in aria.
“E
Marsatap,dobbiamo fermarlo,prima che giunga alla fonte. Dobbiamo
impedirgli di distruggere la statua.”
Per
quanto fossero
già rapidi di loro,il gruppo accelerò ancora di
più il passo e
giunsero,dopo molti colpi nella mischia e molto sangue versato,di
fronte alla gigantesca scultura.
Ma
non fecero in
tempo a salire il primo scalino,che un folto nugolo di
scheletri,bloccava loro il passo. Uno tra gli shika yokai e cervi
giganti iniziò a muoversi velocemente nella loro direzione.
Gli
shika yokai indossavano antiche pellicce,retaggio della loro gente
come unica armatura ed erano armati con pugnali e lance e armi che
sembravano delle piccole spade rudimentali,tutte fatte di
ossidiana,mentre i loro compagni a quattro zampe erano muniti solo di
grandi palchi di corna e pesanti zoccoli,più che adatti per
calpestare e calciare,anche in quelle misere condizioni.
“Va bene Urtak.
Puoi fare qualcosa per convincerli a lasciarci passare? Sai,mi fa un
po' strano tentate di uccidere qualcosa di già
morto.”,disse Ezio
preoccupato di affrontare degli scheletri animati per la prima volta
in tutta la sua vita.
“Non c'è ne sarà
bisogno,guarda tu stesso.”,disse lo sciamano puntando il dito
contro l'ammasso di esseri scheletrici.
Erano
così vicini
che se avessero voluto attaccare lo avrebbero fatto senza troppe
difficoltà,il riuscire nell'impresa non sarebbe stato
scontato.
Tuttavia,per quanto fossero numerosi restavano fermi,come se stessero
aspettando qualcosa. Non avanzavano per aggredire e non
indietreggiavano per ritirarsi,se ne stavano in disparte dallo
scontro,tra il gruppo e il loro obiettivo,bloccati nello loro
pose,sorretti da ossa morte che ancora si muovono,espressivi e
indecifrabili,come le espressioni che non possiedono e che se anche
avessero,non potrebbero mostrare,essendo i loro teschi solo e
soltanto ossa.
“Va bene,ma perché
ci stanno osservando? Ammesso che possano vederci,anche senza gli
occhi.”
Tra
tutti e
quattro,Sesshomaru osservava i morti ambulanti che li stavano
osservando,uomini e bestie morti da tempo addietro,appartenenti a
epoche lontane,di altri tempi e luoghi. Poi avvenne un
cambiamento,piccolo,ma importante. Uno degli
scheletri,inclinò il
teschio,spostando le sue orbite vuote sulla figura dell'inuyokai e
quest'ultimo se ne accorse. Poi fu la volta di un altro,di un
altro,di un altro ancora,poi fu la volta di due cervi giganti e poi a
gruppetti iniziarono a girarsi verso di lui. Tutti,fino
all'ultimo,direzionarono le orbite vuote verso Sesshomaru,come
attratti da qualcosa e quel qualcosa lo possedeva solo lui.
“Non è voi che
stanno fissando...”,disse Sesshomaru spinto dalla pulsione di
muovere la spada contro di loro.
Nonostante
il
cappuccio che gli copriva la testa vide che da ogni lato lo stavano
fissando,catturati da chissà cosa dalla sua persona. Poi
avvenne un
altra stranezza,una parte degli scheletri,quella che occupava il
percorso verso la scalinata,si fecero da parte e aprirono un varco
nello schieramento. Nessuno del gruppo si aspettava un simile
comportamento,da parte di coloro che avrebbero dovuto uccidere tutti
coloro che avessero osato varcare le sacre difese del tempio e
invece,liberarono loro il passaggio. Poi quegli stessi scheletri li
superarono e andarono a unirsi all'altro versante della gruppo,per
poi mettersi in fila orizzontale,formando un muro di ossa coi loro
stessi corpi,come a volerli separare dal resto della battaglia. Tutti
e quattro non avevano risposte da dare per quello che era successo e
poi,di tempo da perdere non ne avevano. Confusi da quello che era
appena successo decisero di proseguire,percorrendo gli scalini,con
veloci falcate,verso la base della statua e giunti più in
alto
videro quello che stava accadendo. In cima alle scale si trovava una
spiazzo rialzato abbastanza grande da raccogliere la base della
statua in tutta la sua larghezza,una cosa come una quindicina di
metri per un altezza che abbondava fino a trenta e li lo videro, uno
yorozuku,Koga. Era impegnato a schivare i colpi,fossero di armi
fisiche o fiammate violente,il giovane lupo si destreggiava al meglio
per non morire e nel mentre,quando poteva infliggeva qualche colpo
con la sua arma,un grosso anello da polso alla quale erano saldato
cinque sottili catenelle che terminavano tutte con una vistosa lama
ricurva monofilare,da inserire sulla punta ogni dito come estensione
artificiale della propria mano.
“GORAISHI.”
Urlò
Koga e dalla
mano armata partirono forti e luminose saette bianche come il
tuono,che passavano i corpi dei nemici vicini,non direttamente
collegati a coloro che furono presi dalle lame e che in compenso
morirono invasi dalla potenza delle piccole saette che percorrevano i
loro corpi,bruciando dall'interno,carne,ossa e organi vitali.
“Koga? Sapevo che
avrebbe potuto essere lui lo yoro di cui parlavano,ma non
immaginavo,che avesse realmente avuto l'ardire di entrare in questo
luogo.”,disse Urtak incredulo,ma cercando di non far
trasparire
troppo questa emotività.
“Ardire o no,penso
che necessiti di una mano,temo che di questo passo lo
uccideranno.”,disse Ezio incitando gli altri ad intervenire.
“In questo caso
vorrei provare una cosa nuova.”,disse Toran con ardore
combattivo e
chiamando a se i suoi glaciali poteri creò un globo di
solido
ghiaccio opaco all'interno del palmo della mano,poco più
piccola di
una pesca e la lanciò in aria,sopra il gruppo degli
aggressori e con
Koga perfettamente nel mezzo. Poi fece schioccare le dita e nello
stesso istante,il boccino esplose,generando una vistosa nube
gelata,che infastidì non poco tutti coloro che erano
all'interno del
raggio d'azione dell'esplosione. Ezio e Sesshomaru non si diedero
alcun segnale di aiuto reciproco,ma scattarono all'unisono e ognuno
si accise ad adoperare al meglio le proprie capacità. Appena
entrati
nella foschia si accorsero che la nube gelata,formata da una specie
di brina finissima che poteva svolazzare a mezz'aria,non era ne
particolarmente gelida n'è tanto meno irrespirabile,ma
impediva a
chi veniva colpito direttamente di vedere correttamente,accecandolo
temporaneamente,come una delle bombe fumogene che si portavano dietro
gli assassini. Mica male come mossa da parte della
ragazza,pensò
l'assassino. L'inuyokai e il fiorentino mossero le lame contro i
nemici inermi: un colpo di punta qui,qualche fendente di la,nella
foschia,si potevano riconoscere i bersagli da abbattere,tutti inermi
e anche quelli che tentavano di reagire,come i piccoli kappa che
provavano ad attizzare le fiamme contro uno dei due,oppure cercavano
di chiamare a se il loro potere per incendiare i loro fanatici
compagni,ma non avevano il tempo di formulare qualche incomprensibile
parola nella loro lingua che al minimo filo di voce venivano colpiti
con potenza guerresca da Sesshomaru o con precisione omicida da
Ezio,ed entrambi sapevano bene come usare i loro strumenti di morte.
Poi all'improvviso si generò un forte vento laterale
è la gelida
nube venne spazzata via come se nulla fosse,mostrando ai presenti che
il numero dei seguaci di Otsune era dimezzato e Koga,ancora
leggermente preda di quell'accecamento improvviso si riprese in quel
momento,stropicciandosi gli occhi con la mano disarmata e in quel
momento,vide che li vicino a lui c'erano Sesshomaru ed Ezio che lo
stavano proteggendo,mentre gli ainu rimasti poterono riprendersi
dalla sorpresa e tentare un contrattacco.
“Mi era parso di
sentire odori spiacevoli,ma che diavolo è successo? E voi
che ci
fate qui?”,chiese Koga ancora confuso per quel caos
improvviso.
“Detto da che vai
in giro vestito come un barbone e si sposta a piedi nudi non ci fai
una bella figura. Ma anche io sono felice di vederti. Il resto te lo
spieghiamo dopo.”,disse Ezio col sorriso sulle labbra,intento
a
voler fare uno scambio di battute simpatiche.
“Ma bravi...”,una
voce proveniente dall'essere sopra le loro teste,intento ad osservare
la statua,mentre con il battito delle ali cercava di restare in volo,
“vedo che anche stavolta Urtak,fai ricorso ai nemici del suo
stesso
popolo,per affrontarci a viso aperto.”
Disse
il Tengu
sospeso in aria,che finito di parlare volse le spalle alle grande
statua e si mise ad osservare lo shikahanyou sotto di lui con sguardo
astioso .Nonostante l'inespressiva testa di corvo si poteva notare
dalla voce che l'essere alato mostrava un certo disappunto nel vedere
Urtak proprio sotto di lui.
“Detto da chi non
esita ad uccidere donne e bambini pur di raccogliere fedeli per la
regina,lo ritengo un complimento. Ma del resto non posso
meravigliarmi più di tanto,visto che persino il tuo clan ti
ha
rinnegato era naturale che servissi ancora Otsune.”,rispose
Urtak
con leggero e velato disprezzo.
“FA SILENZIO
TRADITORE...”, Urlò improvviso Marsatap, in preda
ad un attacco
d'ira, “PROPRIO TU PARLI? PROPRIO TU CHE ERI UNO DI NOI? TU
CHE HAI
AVUTO IL PRIVILEGIO DI APPRENDERE DA SUA MAESTA' IN PERSONA? TU CHE
ERI IL SUO ALLIEVO PREFERITO E CHE IO STESSO HO CONTRIBUITO AD
ACCRESCERE IL TUO POTERE? MOCCIOSO INGRATO. AVREMMO DOVUTO UCCIDERE
LA TUA GENTE TEMPO ADDIETRO,VISTO CHE NON SOLO AVETE DECISO DI NON
UNIRVI ALLA NOSTRA CAUSA,MA RINNEGATE IL VERO CULTO DEI NOSTRI
ANTENATI. DOVRESTI VERGOGNARTI MISCREDENTE.”
“Il vero culto?
Quello che ho visto non ha nulla a che fare con l'antica religione
degli ainu è preso solo gli aspetti più violenti
delle credenze dei
primi yokai. La magia che scaturisce dai vostri riti non solo
è
malvagia ma corrompe anche chi la esercita o da chi né trae
potere.
Ho visto cosa fanno i vostri sciamani ai seguaci durati i riti,coloro
che traggono potere dalla fiamme prima o poi vengono consumati dal
fuoco da loro evocato,coloro che rendono più duri i propri
corpi con
il legno o la pietra finiscono per loro stessi per divenire legno e
pietra a loro volta. E i monili che si inseriscono nel corpo per
richiamare quel potere è solo un modo per fare di tutti
coloro che
praticano questa corrotta usanza come mere vittime sacrificali. Dimmi
Marsatap,sei certo che sia io,o quelli come me il vero nemico di
questa terra?”
“ORA BASTA...mi
sono stancato di argomentare con te....”
Il
tengu fece un
gesto con la mano aperto e puntando il palmo della mano verso di
se,come se stesse facendo segno ad un animale di venire verso di lui.
Da terra e tutt'attorno ai corpi maciullati,mutilati e aperti il
sangue sgorgato fuori da essi,cominciò ad unirsi in grandi
pozze
separate l'una dall'altra. Ogni goccia caduta a terra,ogni goccia che
aveva macchiato il suolo sacro vicino alla statua si staccava dal
terreno come mossa di propria volontà,attaccando l'una
all'altra
nelle piccole pozze vermiglie che parevano come laghetti vermigli
dall'aspetto inquietante. Poi si innalzarono in rigagnoli
volanti,piccoli sentieri volanti,diretti tutti verso la mano di
quello che pareva il loro padrone. Si unirono tutte insieme sopra la
mano aperto dello sciamano dal nero piumaggio,accumulando tutto il
sangue in una grossa sfera vermiglia splendente di una luce
sinistra,come le vuote orbite dello scheletro,che ora parevano vive.
“Gioite figli del
gelido nord,perché la fine di coloro che sono morti non
è realmente
la fine,ma un nuovo inizio. Dimostrate a questi immondi profanatori
dei nostri confini che la nostra fede e più forte delle loro
armi e
dei loro inganni,che il nostro credo è puro e senza
falsità,non
come i loro dei del sud. I vostri compagni si sono sacrificati per
questa terra ed ora,accettate ciò che resta dei loro resti
mortali
come ultimo dono prima di unirsi ai morti. Il loro sangue e loro vi
appartiene. Faccio ciò che faccio non per piacere,ma
perché siamo
Ainu e siamo disposti a tutto pur di difendere la nostra
casa.”
Nel
mentre,Ezio,Koga
e Sesshomaru Guardarono il macabro spettacolo che si stava svolgendo
in quel momento e preoccupati di quello che sarebbe accaduto,si
preparono ancora una volta a combattere,mettendosi per istinto quasi
spalla a spalla l'uno con gli altri due.
“Va bene
ragazzi,questa cosa non mi piace per niente.”,disse Ezio
temendo
per quello che stava per accadere.
“Quindi,adesso che
voi due siete qui cosa intendente fare? Volete aiutarmi ad abbattere
quella cornacchia troppo cresciuta o volete battervela in
ritirata?”,
Disse Koga strafottente.
“Tsk,voi yoro
sapete essere fastidiosi. Anche nel momento del bisogno fate di tutto
per essere sprezzanti del pericolo,sopratutto quando e chiaro che la
sconfitta è vicina.”,disse Sesshomaru con tono
accusatorio,quasi
di sfida.
“Da come parli mi
ricordi un altro cane,sai,vi assomigliate molto ed è per
questo che
non vedo l'ora di prenderti a calci.”
“Mi chiedo che
razza di inuyokai tu abbia incontrato.”
“Veramente è un
cane solo per metà,ma per quanto riguarda l'aspetto,l'odore
e il
vizio della boccaccia larga siete praticamente identici.”
Sesshomaru
aveva
capito bene di chi stesse parlando è la cosa non gli piacque
affatto.
“Prima uccido il
tengu...tu vieni subito dopo.”
“Tsk,provaci.”
Le
ultime gocce di
sangue si erano unite al resto del rosso liquido raccolta da
Marsatap,che ora assomigliava ad una grande sfera,quasi grande quanto
la testa dello stesso sciamano,alzò il braccio verso il
cielo e allo
stesso tempo osservava i suoi nemici in basso,il cui solo vederli
suscitava in lui una rabbia viscerale,come rare volte aveva provato
verso qualcuno che si era meritato il suo disprezzo,come quello yokai
che giunto dal sud che si accompagnava alla regina Ostune.
“Rendete grazie
per i doni che i vostri compagni vi hanno offerto con le loro
vite,poiché nella morte essi continuano a vivere.
PRENDETE,IL LORO
SANGUE,LA LORO COLLERA,LA LORO FRENESIA...E' VOSTRA”
Chiuse
rapidamente
la mano a pugno,spargendo sangue dall'alto,come un improvvisa pioggia
vermiglia,cadendo verso terra e spargendosi con la forza di un
acquazzone,durò poco e bagnò tutti i presenti,chi
più e chi
meno,ma tutti furono raggiunti dagli schizzi di sangue di cui la
sfera era composta.
Un
unico,singolo,fischio di uccello,degno di far impallidire anche
l'aquila più fiera fece scattare un bisogno di stare in
guardia a
tutti i nemici presenti,mentre negli Ainu rimasti,si stava spargendo
un alone di rabbia,rancore e odio tale che i loro visi,da prima
guardinghi e attenti a non cadere,ad espressioni deformi,mentre i
loro corpi,lordi di quello che prima era liquido ancora vivo ora
appariva come una macabra pittura di guerra che impregnava la loro
pelle. I loro occhi si fecero bianchi,snudavano i denti e urlavano
come ossessi,mentre i loro muscoli si gonfiavano e una strana aura
che odorava di morte,più del normale di quella che avrebbe
potuto
emanare un cimitero,si stava spargendo in tutta l'area. Diversi
tremori percorrevano il loro corpo,mentre piccoli,ma numerosi spasmi
muscolari si potevano riconoscere in tutti gli ainu presenti al
suolo. Digrignavano i denti e facevano versi,comportandosi in maniera
più simili alle bestie che a degli individui dotati di
intelletto e
coscienza.
“Va bene
gente,qualunque cosa accada,restiamo calmi e...”, Fu Ezio che
si
rivolse agli altri due insieme a lui,ma non riuscì a
terminare la
frase che vide un omone,un umano,reggere un pesante randello
ricoperto di rovi con entrambe le mani correre contro di lui,ma Ezio
fece in tempo a muovere il braccio libero e puntarlo in direzione
dell'aggressore,poi sparò,con l'arma da fuoco inserita nel
bracciale
d'acciaio,vicino alla lama celata,prendendolo direttamente nella
fronte,che cadde a terra senza far ulteriore rumore. Ma non ci fu
neanche il tempo di realizzare di quello che era appena successo che
accadde qualcosa,che l'assassino non seppe spiegarsi,come gli altri
del resto. Il corpo,creduto morto,iniziò a muoversi
lentamente,si
rialzò e riprese la sua arma,mentre dal foro che aveva nella
testa
uscì del sangue,tornando a fissare il fiorentino,mentre
quest'ultimo,sbigottito,fissava a sua volta l'ainu,incredulo a quello
che stava osservando.
“Oh oh...mi sa che
è arrabbiato.”
Ormai
Ezio aveva
smesso di cercare una ragione in quello che stava scoprendo di quel
mondo in una sola mattinata e arrivato a quel punto si
limitò a
ragionare sul fatto che quel tizio non era morto e la cosa aveva
qualcosa di realmente anomalo.
L'ainu
non si tastò
la ferita appena ricevuta e puntando l'arma contro gli stranieri
emise un urlo carico di rancore ed odio e in quel momento accadde
quello che temevano. Tutti gli Ainu partirono all'attacco. Alla vista
di quello spettacolo il gruppo parve come un piccolo isolotto nel
mezzo di un maremoto,l'onda selvaggia composta di uomini e donne
impazziti,sporchi di sangue e assetati di violenza e morte si
lanciarono all'unisono,accogliendo l'urlo di quell'energumeno con la
testa forata come se fosse l'ordine di un generale di preparare la
fanteria ad una carica massiccia. Gli ainu non erano troppi,ma quella
nuova energia e quella nuova capacità di non morire al primo
colpo
poteva risultare problematica,persino per tutti loro,anche
combattendo fianco a fianco. Urtak non aspettò l'arrivo dei
nemici
per uno scontro ravvicinato,dato che non era il suo punto di forza e
rapidamente,alzò un piede e subito lo sbatté a
terra,provocando una
scossa tellurica abbastanza forte da far barcollare gli aggressori
che vennero loro incontro,mentre quelli più vicini a lui
subirono
meno da quello smottamento e avvertirono a malapena il movimento
sotto i loro piedi.
“CHE STATE
COMBINANDO? UCCIDETELI.”,urlò il Tengu di rabbia
quando vide lo
squilibrio generale subito dai pochi seguaci sotto di lui.
Com'era
sua
abitudine Sesshomaru fu il primo a scattare,per la seconda volta in
quel giorno e come volte nella sua vita. Non era esattamente il tipo
che perdeva tempo nel fare certe cose,se doveva uccidere,lo faceva e
subito,senza perdersi in troppi fronzoli inutili. Si preparò
a
colpire il primo bersaglio,armato di una grossa ascia ad una mano in
osso,lo colpì al fianco senza alcuna
difficoltà,ma sentiva che il
colpo,seppur andato a segno,non aveva ottenuto l'effetto sperato e
l'ainu restò in piedi,ferito gravemente e grondante
sangue,ma ancora
vivo e reattivo e ancora nel pieno delle forze. Ne arrivarono altri
due,entrambe delle donne,due yokai,armate di lancia in punta di
ossidiana e di un piccolo scudo di legno rettangolare,una
attaccandolo provando a scattare da terra e ad infilzarlo in un
singolo assalto è l'altra di lato,scagliando la lancia in
uno
slancio selvaggio,come se volesse prenderlo di sorpresa piuttosto che
accertarsi di avere una buona mira. Ma lui evitò per prima
la lancia
in aria,che non fu neanche così difficile visto il pessimo
tiro,in
direzione della testa,ma era volata troppo in alto e si
occupò
dell'altra a terra,scartando facilmente il colpo e infilzandola
dritto nello sterno,mentre l'altra,armata solo dello scudo,si
lanciò
nell'intento di artigliarlo,ma ricevette un pugno sulla mascella con
l'altra mano,facendole volare via un paio di zanne fuori dalla bocca
sanguinante. Fu subito seguito da Toran che,notando con attenzione
che le ferite mortali non risultavano,per ironia della
sorte,mortali,adattò una tattica a lei più
consona alle sue
capacità ed altrettanto efficace. Scelse come bersaglio una
piccola
area nella quale si stavano ammassando i nemici è scaglio un
raggio
gelato,ma non direttamente contro di loro,ma sotto i loro
piedi,ghiacciando il suolo circostante e renderlo così
liscio da
renderlo scivolosamente impraticabile,causando una caduta generale
degli attaccanti,annullando così' la spinta dell'offensiva
nemica.
Ma c'era un secondo effetto che risultò utile. Mentre
tentavano di
rialzarsi,gli ainu si resero conto,anche in quello stato di ira
animalesca,che oltre al normale effetto scivolo del ghiaccio,si
accorsero di essersi non solo semplicemente parzialmente congelati,ma
anche di essere appiccicati al ghiaccio stesso e quindi rimanevano a
terra,tentando di staccarsi,anche ciò avesse voluto
dire,strapparsi
via la pelle e i muscoli ghiacciati.
“Non sai fare di
meglio razza di cagnolino? Guarda e impara”
Urlò
Koga nel
frattempo mentre osservava Sesshomaru combattere e restarne
decisamente deluso,osservandone lo stile di combattimento
calmo,controllato,mostrando solo il giusto livello di forza
più
adatto in quel momento. Allo yoro non piacevano certe sottigliezze da
leggiadro spadaccino. Mancavano di ardore guerriero,come sosteneva
lui.
“Goraishi.”
Koga
chiamò a se la sua arma mentre scattava verso un gruppo di
nemici disorganizzati
che gli correva incontro e numerose saette degne di un nube
temporalesca si sparsero per tutta l'area designata,con i fulmini che
passavano di corpo in corpo,di ainu in ainu,elettrificandoli sul
momento e facendoli contorcere da violenti spasmi involontari dovuti
all'elettricità che passava all'interno dei loro corpi.
Forse i
fulmini non li avrebbero uccisi,ma gli avrebbe dato tempo di passare
alla seconda fase del suo attacco. Aggredire a tutta
velocità.
Velocità,quella era la chiave del suo stile. Finito in mezzo
al
gruppo elettrificato e sapendo che non avrebbe ricevuto danno dallo
stesso potere della sua arma,lo yoro iniziò a colpire
vorticosamente
con Goraishi e i suoi calci,un classico dei suoi attacchi,calci
alti,ampi e slanciati,tutta la potenza della corsa esercitata in un
rapido scorrimento di colpi caotici,dotati di un rudimentale tecnica
di combattimento a mani nude da autodidatta,sviluppata in numerosi
scontri,sia contro i nemici esterni alla sua gente e anche
all'interno. Gambe scalciavano quasi alla rinfusa nel mucchio,mentre
uno o due colpo d'arma venivano eseguiti tra un calcio e
l'altro,assomigliando così ad un vortice che continuava a
roteare
senza freni,sospinto da una forza simile ad una burrasca nel pieno
della forza,tanto pareva veloce che tutti gli ainu in mezzo a quella
tempesta di colpi veniva colpito senza capire da quale direzione
provenisse il colpo. Forse non potevano morire,ma il dolore lo
sentivano appieno e li di dolore,ne veniva distribuito a iosa. Ezio
non volle essere da meno e anche se la cosa non gli piaceva doveva
passare allo scontro diretto. Per un assassino,seppur al rango di
mentore,combattere direttamente risultava sempre un rischio e quasi
mai,se si poteva evitare,un membro della confraternita sceglieva
volontariamente di combattere senza approfittare di un qualche
effetto sorpresa,anche se le eccezioni esistevano. Ma questo non era
il suo caso e per come combatteva il fiorentino,avrebbe sfruttato
ogni armamento del suo arsenale per uscire vivo da quello scontro
impari. Si gettò anche lui nella mischia,ma in una maniera
decisamente particolare. Anni e Anni di combattimento e sotterfugi
gli avevano insegnato che combattere quando si è circondanti
e si è
numericamente in svantaggio,come in quel caso,di fare due cose,non
lesinare sulle opportunità che lo scontro ti offriva e non
cercare
di contrastare il caos della battaglia,ma di divenire parte di
esso,senza però subirne le casuali conseguenze. Quel giorno
avrebbe
di nuovo applicato la teoria della confraternita alla pratica. Si
avvicinò nel punto in cui Sesshomaru era rimasto a
combattere,lo
vide impegnato contro due donne armate di lancia,due capitani,come le
avrebbe definite lui,sempre con i termini in uso tra gli assassini e
decisi di dargli sostegno nello scontro. Vide un bruto,lo stesso
omaccione alla quale gli aveva sparato in testa,accompagnato questa
volta da due Kappa,quei piccoli omini verdi dalla quale aveva visto
lanciare fiamme dal nulla. Doveva agire in maniera rapida e
precisa,come piaceva a lui. L'omone di prima,folle di rabbia,si
lanciò contro Ezio con la sua enorme clava spinata,e
portando
entrambe le mani sulla parte più bassa dell'arma
nell'intento di
colpire con tutta la brutalità che possedeva,mentre i due
esserini
più indietro,erano impegnati a recitare alcune formule. Il
fiorentino continuò a correre verso il bruto con la spada in
mano e
quando il suo immortale nemico colpì,un largo fendente
laterale,Ezio
scivolò sotto le sue braccia e durante la
scivolata,menò un veloce
fendente di taglio,squarciando la gamba dell'omone,che cadde a terra
instabile sull'arto squarciato,poi si rialzò velocemente e
quando
notò le prime scintille uscire dalle mani dei piccoli
kappa,smise di
correre e con la mano libera prese due pugnali da lancio sulla
cintura e li lanciò contemporaneamente,un pugnale per ogni
bersaglio,un tiro difficile,ma non impossibile. E infatti
riuscì,i
due Kappa non si accorsero delle due piccole lame che volavano nella
loro direzione e quindi furono presi alla sprovvista,quando un lama
colpì un kappa in un occhio e l'altro dritto nel
becco,all'interno
della bocca,maciullandogli la sottile lingua e devastandogli il
becco,non male come colpo,pensò l'assassino in quel momento.
Forse
non potevano morire sul colpo,ma i loro corpi potevano essere
spezzati e mutilati come qualunque altro mortale,anche loro potevano
essere abbattuti. Urtak guardava invece in tutt'altra direzione,non
interessato agli ainu incantati,ma dall'incantatore stesso,Marsatap.
Lo osservava dal basso,con sguardo accigliato e nel mentre
pensava,come poteva fare questo alla sua stessa gente? Che cosa
passava per la testa del tengu,quando aveva scelto di condurre e
ispirare i fanatici della regina a profanare quel luogo sacro agli
shika? Non c'è l'aveva con coloro che erano stati bagnati
nel sangue
dei loro compagni,capiva la loro rabbia,il loro odio,il furore
represso per quello che il suo popolo,la sua etnia e la sua cultura
avevano subito dagli abitanti delle terre più sud,che
avevano
occupato la parte più bassa dell'hokkaido e adesso lo
avevano
dichiarato come loro casa,come se loro nemmeno esistessero. Lo capiva
benissimo,anche lui,in passato,aveva provato gli stessi sentimenti.
Ma il passato era il passato e adesso doveva vivere nel presente ed
era nel presente che doveva combattere.
“Toran...”,chiamò
a se la pantera,ancora vicino a lui, “Ho bisogno del tuo
aiuto,devo
affrontare il corvo se voglio che questa blasfemia di incantesimo
termini,ma necessito che tu mi difenda da eventuali aggressioni,da
solo,non posso tenere testa sia a lui che ai seguaci di
Otsune”
“Posso creare un
muro di ghiaccio intorno a noi due. Non sono sicura di quanto possa
reggere visto che è la prima volta che lo faccio.”
“Mi fido di te
pantera,credi davvero che avrei chiesto anche il tuo aiuto se non
avessi fiducia nelle tue capacità? Erigi pure il tuo
muro.”
Toran
fece un cenno
con la testa e con entrambe le mani emise due raggi
contemporaneamente cercando di fare un cerchio il più
geometricamente perfetto che ricoprirà un diametro di
quattro metri
intorno a loro e poi,come se avesse preso vita,il cerchio di ghiaccio
iniziò ad innalzarsi da solo,come un fungo che cresce a
grande
velocità,fino a superare le loro altezza di qualche
spanna,tanto da
poter essere difesi da minacce esterne relativamente deboli,ma
abbastanza ampio da avere il cielo scoperto e così anche la
visuale
sulla statua e su Marsatap,che distratto non si accorse
immediatamente di quello che l'hanyou dalle corna di cervo e la
ragazza stessero complottando,troppo preso dallo scontro sottostante.
“Bene,è adesso
che intendi fare?”,chiese Toran in attesa di
novità.
“Qualcosa si
utile.”,si limitò a dire Urtak
Urtak
non perse
tempo e con le mani chiamò a se l'aria sopra di lui,in gesto
che lo
faceva sembrare un uomo intento a raccogliere della frutta,da un
albero e ad ogni raccolto,alcuni soffi d'aria cominciarono a girare
all'interno della gelida difesa. Riunì le mani in un unico
punto di
fronte a lui,intrecciò le dita e iniziò a
comprimere l'aria
raccolta,come se fosse morbida argilla appena raccolta,poi prese
l'aria con una mano e la tirò a se in lungo,ricavandone una
specie
di giavellotto,semitrasparente,simile ad un cristallo,ma più
leggero
e morbido al tatto,sembrava uno sbuffo di fumo solidificato.
Guardò
in aria,concentrò le sue energie in direzione del bersaglio
e poi
pronunciò la formula.
“CUSPIDE DEL
VENTO”
Mentre
diceva le
parole,le sue braccia si spostarono come dotate di vita
propria,rafforzando il braccio che avrebbe spinto l'enorme proiettile
contro il Tengu e lo scagliò,con una forza fisica che non
gli
apparteneva. L'arma semi-fisica volò dritta verso il
bersaglio e
quando lo raggiunse non lo colpì
direttamente,poiché quando la
punta del giavellotto d'aria parve colpire qualcos'altro,che si
trovava nel mezzo,facendo un rumore simile a quello di uno specchio
che si frantuma per colpa di un forte impatto. Poi si vide
chiaramente,agli occhi di tutti,una barriera,Marsatap era stato
circondato da una barriera invisibile,tanto trasparente da
confondersi con l'aria circostante,ma Urtak non se ne
stupì,dopotutto,Marsatap era stato uno dei primi a
insegnargli i
primi approcci alla magia del popolo ainu. Il Tengu,sporco di sangue
e dall'aspetto altrettanto feroce,si limitò a girarsi verso
il
giovane sciamano,osservandolo e giudicandolo,come si fa con un
traditore. Con disprezzo e senza alcuna pietà.
“DOVEVO IMMAGINARE
CHE IL TUO POTERE FOSSE CRESCIUTO. MA....”,disse il tengu in
tono
furioso e irascibile, “DUBITO CHE SIA ANCORA ABBASTANZA PER
POTERTI
CONFRONTARE CON IL TUO PRIMO MAESTRO. PRONTO PER UN VERO SCONTRO TRA
SCIAMANI,PIVELLO?”
Marsatap
passò il
palmo della mano aperta,sopra il suo macabro bastone,anch'esso sporco
di sangue,senza mai toccarlo,mentre faceva vibrare la gola in un tono
gutturale,per poi alzare la testa verso il cielo e rilasciare la voce
trattenuta nel verso sommesso,in un due forti e iraconde gracchiate e
poi un ultima,più forte e prolungata. L'aria attorno allo
sciamano e
al suo bastone si fecero sempre più forti,circondandolo non
come
una barriera,come un lungo ed invisibile serpente,che si attorciglia
su stesso,in attesa di attaccare.
“NUMBEA FRUSTA DI
KANDAKORO.”
Il
Tengu mosse il
bastone contro Urtak e pur non potendolo toccare per via della
distanza una potente corrente d'aria pressata si mosse nella
direzione indicata dal teschio,con l'intenzione di abbattersi sullo
shika hanyou. Urtak poteva vederla bene quel flusso d'aria intrisa di
potere magico,spesso e tozzo,che appariva ai suoi occhi come una
corda lunghissima,sottile come il molle corpo di una frusta,ma molto
più letale,poiché il potere dell'incantesimo,fin
tanto che
durava,consisteva nell'usare l'aria presente per creare un arma
momentanea simile ad una frusta,lunga tanto quanto l'incantatore
desiderava e a seconda del potere impiegato per crearla e nel caso di
Marsatap,sapeva per certo che avrebbe potuto ucciderlo e Toran con
lui,quindi,doveva respingerlo come meglio poteva. E lui poteva farlo
ottimamente.
“BENEDIZIONE DEL
CIELO TERSO.”
Urlò
Urtak alzando
le mani al cielo come in segno di preghiera e subito sopra le teste
di Urtak e della pantera si creò un barriera,anch'essa fatta
d'aria,simile a quella usata da Marsatap,che si allargò fino
a
coprire il muro di ghiaccio attorno a loro,così da creare un
tetto
invisibile sopra la loro piccola stanza di solido e spesso ghiaccio.
Lo scontro personale,tra il vecchio maestro e l'allievo traditore era
appena iniziato,all'interno di un altro scontro.
Sesshomaru
nel
frattempo respingeva qualunque avversario gli venisse contro. Dopo un
po' che le due donne continuavano ad attaccarlo aveva deciso di
aumentare la forza che distribuiva nei colpi ed era giunto il momento
di mettersi di impegno e quando le due,tornarono all'attacco per
l'ennesima volta con le lance spianata decise,in un unico singolo
fendente obliquo di colpire ed usare anche l'effetto di
Bakusaiga,spargendo il caustico veleno posto all'interno della katana
e di farle soffrire,tanto deboli parevano che,visto che non potevano
morire,tanto vale scioglierle o mutilarle e così fece. Le
due donne
non poterono più combattere,poiché la lama di
Bakusaiga aveva
inferto loro ferite così dolorose che dovettero accasciarsi
al suolo
in preda al dolore,mentre la carne,per qualche strano motivo,non si
consumava,ma il dolore provocato dall'acido era devastante e
ciò
impediva loro di agire,soffrendo in maniera atroce. A Sesshomaru non
piaceva come soluzione,provocare sofferenza erano tendenzialmente una
cosa da sadici,ma non aveva scelta,che fossero morti o no non gli
importava,lui doveva uscire vivo da quello scontro,quello che sarebbe
capitato ai suoi nemici non era cosa che gli interessasse.
Lasciandosi dietro le grida di dolore delle due donne altri nemici
gli si avventarono contro,tre di loro parevano degli agili,due umani
e uno yokai,armati solo di piccoli pugnali in osso e due
bruti,armati anche loro di pesanti rami spinati. Sesshomaru ora
sapeva che non si sarebbe dovuto trattenere,come Koga,che lo vedeva
da lontano,mulinando colpi di taglio,accompagnato a velocissimi calci
alti ed Ezio,che si esibiva in quello stile di spada così
strano e
diverso da quelli che avesse mai visto fino ad ora,con rapide
stoccate di punta, uniti a rapidi attacchi di taglio,con quella spada
dritta e sottile,anch'essa straniera come il suo possessore.
L'inuyokai si lanciò nuovamente all'attacco e adesso avrebbe
spinto
ancora di più sulle sue capacità.
Colpì uno,poi un altro e un
altro ancora,chi provava a colpirlo lui rispondeva ancora
più veloce
e chi cercava di stare sulla difesa veniva schiacciato senza
pietà
dal potente cane. Che fosse per lo smeraldino veleno della lama o
perché mutilato e tranciato così in
profondità da non poter
continuare la lotta e anche se spinti da quella strana ed oscura
furente follia omicida non potevano più tentare di
arrecargli danno.
Non capiva cosa fosse successo né tanto meno sapeva
spiegarsi cosa
fosse quel sangue che aveva lordato i corpi degli ainu e
perché mai
quella rabbia,uscita da chissà quale oscuro anfratto
dell'anima,era
esplosa all'improvviso. Quello che sapeva lo aveva dedotto da quello
che stava osservando. Non avevano paura,nessuno di loro. Che fosse il
più piccolo dei kappa o il più grosso tra di loro
tutti
condividevano una sola emozione,l'odio. Un odio cieco e furioso,che
li spingeva a lanciarsi,a slanciarsi, a subire i colpi senza battere
ciglio. Una follia così grande che nemmeno la morte poteva
far nulla
per fermarli,continuando ad alzarsi,almeno chi poteva per tornare a
combattere,per infliggere e subire,infliggere e subire,senza patire
fatica o paura,senza chiedere la ritirata o tentare la fuga. In
secoli di conflitti solo Inuyasha aveva manifestato una simile
mancanza di istinto di sopravvivenza,quando perdeva il controllo del
suo lato yokai e diveniva una bestia furiosa. Le persone che stava
trucidando ora non erano tanto diverse dal fratellastro quando cedeva
alla furia cieca. Ma allora perché aveva la sensazione che
ci fosse
qualcosa di diverso nella loro ira omicida? Perché sentiva
che c'era
qualcosa di ben più oscuro della semplice follia? Lo sentiva
dentro,per istinto,ma non conosceva la risposta. Passo dopo
passo,arto dopo arto,veleno dopo veleno,il numero degli avversari in
grado di reggere uno scontro si era abbassato drasticamente,ma molti
altri erano ancora in piedi e la fatica cominciava a farsi sentire.
“UCCIDETE IL MEZZO
CERVO. AVANTI.”
Una
voce proveniente
dall'alto e vide Marsatap indicare agli altri Ainu il cerchio di
ghiaccio,prestandogli attenzione solo ora e vide il resto dell'orda
lanciarvisi contro,come uno sciame di insetti impazziti.
“Toran.”
Disse
solo il nome
della pantera,pensando che si fosse riparata all'interno,insieme a
Urtak,non vedendoli da nessuna parte. Non si diede nemmeno il tempo
di pensare che già si era lanciato all'attacco,non
aspettò che Koga
o Ezio gli dessero man forte,lui correva,scattando,correndo in
soccorso della pantera. Non sapeva se la gelida barriera sarebbe
crollata o meno,nonostante tutti i colpi che stava ricevendo sembrava
una difesa solida,ma non poteva esserne certo,poiché era
stato
testimone della forza e della resistenza che questi barbari del nord
avevano ottenuto attraverso quello strano potere. Non voleva darlo a
vedere ma la fatica che aveva provato nel combattere essere
così
deboli rafforzati dalla magia aveva reso più ardua la loro
resistenza contro i loro nuovi nemici del nord. I loro corpi erano
più veloci,più forti e la loro resistenza erano
certamente
raddoppiata,se non triplicata. Per questo temeva per la salute della
ragazza. Vide fiamme battersi contro il muro di ghiaccio e
capì che
doveva fare ancora più presto. Arrivò dietro ai
primi tre ainu
scoperti dell'altro gruppo e in un solo colpo recise la testa di
tutti e tre e anche se separate dal corpo,le teste continuavano ad
inveire ed urlare,anche se erano tre teste umane. Altri nemici,anche
questi in gran numero e le energie stavano a venir meno. La
stanchezza cominciava a farsi sentire. Doveva trovare un altro modo
per combattere e forse,per un illuminazione improvvisa o idea dettata
dalla stanchezza accumulata volle provare una cosa. Spostò
la spada
nell'altra mano,mentre con l'altra fece uscire la frusta,quella
sottile linea di verde chiaro,l'avvolse attorno al manico di
Bakusaiga e in un rapido movimento,lanciò la spada legata
alla
frusta e la lama,a sua volta formò un semicerchio
perfetto,mentre la
lama affettava e tagliava tutti quelli presi dalla sua tragliettoria
e la lama,continuava ad emettere veleno,esattamente come se
Sesshomaru l'avesse ancora in mano e allo stesso modo,gli effetti del
taglio si fecero sentire. Riprese la lama in mano e vedendo come gli
ainu cercarono di ricompattare la linea perduta Sesshomaru,ancora una
volta,scese di attaccare non volendo aspettare l'aiuto dei suoi
compagni.
“CUSPIDE DEL
VENTO.”
Un
potente
attacco,uguale a quello lanciato da Urtak venne evocato da Marsatap
contro Sesshomaru e quest'ultimo,non accorgendosi dell'attacco per
tempo,potè solo sentire il forte sibilo di un vento
fortissimo
venirgli contro,scartare di lato il più velocemente che
poté e
sperare di non essere colpito. Ma per quanto veloce potesse essere il
giavellotto d'aria lo fece sbalzare via. Non lo prese in pieno,ma la
forza dell'aria compressa nell'incantesimo fu tale da farlo saltare
in aria e farlo sbattere gravosamente contro il muro di ghiaccio.
Fortunatamente non riportò ferite gravi,ma era steso a terra
livido
e dolorante,aveva la sensazione che con quel colpo avesse perso molte
forze e il dolore che sentiva nei muscoli e nelle ossa non era
certamente di conforto.
“UCCIDETELO,HA
VERSATO IL SANGUE DEI VOSTRI FRATELLI.”
Il
tengu gracchiò
ancora una volta la rabbia e l'orda tornò a lanciarsi contro
di lui.
Ma non ebbe paura e spinto ancora a combattere,tentò di
rialzarsi il
più velocemente possibile e questa volta poteva provare un
solo ed
unico colpo disponibile. Che andasse in malora il tempio,quel
posto,quella gigantesca statua,non aveva importanza,non era un suo
problema. Urtak gli aveva detto di stare attento al luogo,ma a quel
punto non gli restava scelta,quindi,chiamò a se una buona
dose
dell'energia che aveva in corpo,la incanalò nella spada e
quando fu
pronto decise di sferrare il suo colpo più potente.
“Bakusa...”
Ma
Sesshomaru non
fece in tempo a lanciare il colpo che una parte del muro si ridusse
in blocchi e dall'apertura uscirono rapidamente e in gran numero
piccole stalattiti di ghiaccio colpirono numerosi assalitori,che poco
alla volta si congelarono,impossibilitati a muoversi.
“Ehi
Sesshomaru,stai battendo la fiacca o sbaglio?”,disse lei in
tono di
sfida,mentre le lo guardava reggersi a malapena sulle gambe.
“Riprendevo...un
po' d'aria....tu invece,non mi pare che tu abbia fatto
molto.”,disse
lui pronto ad accogliere la sua provocazione.
“Tranquillo
caro,tempo di scaldarmi è ci sono anche io. Piuttosto,vedo
che i
tuoi rinforzi sono caldi al punto giusto.”
Disse
Toran
indicando il punto da cui era arrivato Sesshomaru e guardando la
situazione si accorse dell'arrivo di Koga ed Ezio,il primo intento a
balzare dall'alto e atterrare direttamente sui nemici,mentre il
secondo lanciò delle altre bombe fumogene in mezzo agli ainu
restanti e nascoto dalla nube,poté colpire nel mezzo della
battaglia
come se fosse nascosto dalle tenebre.
“E comunque,quando
mai ti abituerai a far gioco di squadra?”,chiese Toran con lo
stesso tono provocatorio,che a lui a giudicare dall'espressione sul
viso non parve dispiacere.
“Mai.”,disse lui
mostrandole un sorriso di scherno,come se volesse sfidarla.
Non
c'era più nulla
da dire,non c'è n'era bisogno,i due si lanciarono insieme
nella
mischia e questa volta lasciò che qualcuno lo accompagnasse
nello
scontro. Non mancava più molto alla sconfitta del tengu.
|