Il
vecchio faggio che
cresce in giardino è seccato da ormai diverse stagioni, ma
suo padre
continua a rifiutarsi di tagliarlo. Dice che porta male. Quell'albero
era già lì quando il padre di suo padre era
bambino, e abbatterlo
ora potrebbe porre fine alla buona sorte che da decenni accompagna la
sua famiglia.
Lyra
non capisce molto
la logica di quell'affermazione. La pianta è morta ed
è pertanto
logico pensare che qualsiasi buona sorte sia morta con lei.
Mentre
se ne sta
accoccolata nel suo letto, la ragazza non pensa comunque alla fortuna
o alla sfortuna, ma solo al suono secco prodotto da un sottile ramo
rinsecchito che, scosso dal vento, picchietta ritmicamente contro il
vetro della finestra. È davvero insopportabile.
Tac-tac-tac fa
il legno.
Toc.
La
ragazza si mette
bruscamente a sedere sul letto, i capelli rossi spettinati dal
contatto con il cuscino. Quell'ultimo suono era anomalo. La candela
spenta la attende sul comodino: le basterebbe allungare il braccio
per raggiungere i cerini e accenderla, ma qualcosa le suggerisce di
restare perfettamente immobile.
Lyra
si tira il
lenzuolo fin sotto al mento e respira piano. Inalazioni precise,
esalazioni tremule. Bada bene a non fare troppo rumore, a non coprire
con il proprio respiro i suoni che giungono dal piano inferiore.
Passi,
capisce. In casa
a quell'ora ci sono solo tre persone oltre a lei: suo padre, sua
madre, e Mia, la domestica. Quei passi non appartengono a nessuno dei
tre.
Voci
basse, alcune
affrettate e un'altra profonda come un rombo di tuono. Qualcuno
sussurra, chiede, implora. Qualcun altro pretende, ordina, minaccia.
Chi
è, chi è?
Un
uomo, forse più di
uno.
Un
singhiozzo - sua
madre, o forse Mia.
Lyra
ha le mani che
sudano e il sudore viene assorbito dal cotone del lenzuolo. L'istinto
ora le impone di scappare, ma la ragione le dice che non v'è
luogo
in cui fuggire. La finestra è chiusa e comunque è
troppo in alto,
la porta la condurrebbe alle scale e quindi al piano
inferiore. L'armadio? Si
chiede. Sciocca,
si risponde subito dopo. Quella scatola di legno non è un
portale
che conduce al regno delle fate, ma un semplice manufatto mortale.
Lì
entrerebbe e lì rimarrebbe. Lo sconosciuto con la voce
profonda non
ci metterebbe nulla a capire che è nascosta lì
dentro.
E
poi?
Lyra
non sa nemmeno
perché la stia cercando. Non sa nemmeno se la
stia
cercando, in effetti, ma l'istinto le assicura che è
così. Chiunque
ci sia al piano inferiore, non è lì per una
visita di piacere: le
voci tremanti dei suoi genitori non le lasciano alcun dubbio in
merito.
Passi
pesanti su per la
scala e poi la porta che si apre, la luce di una lanterna che
squarcia l'oscurità.
"In
piedi,
ragazza!"
Lyra
è congelata nella
posizione in cui si trova. Vorrebbe obbedire, vorrebbe davvero, ma le
sue gambe non rispondono agli ordini del suo cervello, né a
quelli
dell'uomo.
Lui,
lo sconosciuto, le
si avvicina a passi pesanti. Gli occhi di Lyra sono fissi su un punto
imprecisato tra il muro e la porta, ma all'angolo della sua visuale
vede la figura bionda di sua madre che si torce le mani. "Non
farle del male" dice con voce strozzata. Dietro di lei, suo
padre vacilla.
Lyra
si sente afferrare
e la sua attenzione, che prima vagava persa sulla parete, si
trasferisce di colpo sull'estraneo che ha invaso la sua camera.
Giovane, ma non troppo, corti capelli castani e una barba curata,
occhi azzurri che brillano di una luce spettrale al riverbero del
fuoco. "In piedi!" le ripete ancora. E nel dirlo le stringe
un braccio appena al di sopra del gomito, e la tira a sé.
La
ragazza si sente
trascinare - ha sedici anni, ma è esile come una bambina di
dodici.
Magra, magra, gracile, ossuta nonostante il cibo che le riempie il
piatto tutti i giorni. Il cruccio dei suoi genitori, sì,
troppo
fragile per affrontare le difficoltà della vita. Troppo
fragile, di
certo, per resistere alla forza bruta dell'uomo con gli occhi da
spettro.
Lyra
inghiotte una
bocconata d'aria e rovina a terra in un intreccio di gomiti e
ginocchia. L'uomo la scavalca e getta indietro le lenzuola che la
coprivano fino a un momento prima. Fa volare il cuscino, solleva il
materasso. "Dov'è?" abbaia, e la ragazza capisce che non
lo sta chiedendo a lei, ma ai suoi genitori che tremano dall'altra
parte dell'uscio.
È
suo padre a parlare.
"È... è all'interno dell'intelaiatura del letto."
L'uomo
si cava un
coltello di tasca e lo usa per tagliare il telo di cotone che divide
le molle dal materasso di lana. Lyra, ferma a terra nella medesima
posizione in cui è caduta, è spaventata, ma anche
curiosa: che cosa
sta cercando? Si volterebbe verso i suoi genitori per chiederglielo,
ma la verità è che non osa muoversi. Allora
aguzza la vista e cerca
di sbirciare tra le mani dell'uomo.
La
stoffa si squarcia
con un suono acuto e l'intero letto trema. Lyra guarda preoccupata la
lanterna che l'uomo - il ladro, a questo
punto - ha
appoggiato lì dove c'era il materasso e spera che non si
rovesci
dando fuoco al letto, alla camera e magari all'intera casa.
Lui
respira
pesantemente, come se il compito gli costasse una fatica immensa.
Poi, all'improvviso, si raddrizza tenendo qualcosa in mano.
È un
foglio ripiegato, di carta spessa e ingiallita dal tempo.
Documenti? Si
chiede Lyra. Credenziali? Un testamento? Una mappa?
L'uomo
ne solleva un
lembo e ne legge il contenuto, poi annuisce soddisfatto e si infila
il foglio all'interno della giubba. Mentre riprende in mano la
lanterna, abbassa lo sguardo su Lyra. "Mi scuso per il disturbo,
ragazzina."
"Non
c'è di che"
sente la sua voce rispondere.
Le
sopracciglia
dell'uomo si inarcano e sulle sue labbra spunta l'ombra di un sorriso
che però sparisce non appena il ladro si gira di nuovo verso
i
genitori di Lyra. "Non una parola con il vostro padrone"
ringhia. "Voi non mi avete mai visto: la mappa vi è stata
sottratta da un criminale con il volto coperto. Sono stato chiaro?"
Gli
adulti annuiscono e
Lyra li imita, anche se non è sicurissima di capire cosa sta
succedendo. Sono stati derubati, questo è chiaro, ma cosa
c'è su
quella mappa? E, soprattutto, perché era nascosta
all'interno del
letto in cui lei dorme tutte le notti? Il brigante si è
raccomandato
di non raccontare la verità a Lord Ardyn, il che significa
che, con
ogni probabilità, il documento che è appena
sparito sotto gli abiti
del malvivente appartiene a lui. Ma, se così fosse,
perché si trova
nella casa del suo notaio e non in banca insieme a tutti gli altri
oggetti di valore che il datore di lavoro di suo padre possiede? E
perché il ladro se ne va in giro a volto scoperto, senza
preoccuparsi di non farsi riconoscere?
"Non
una parola"
ripetono i suoi genitori in coro.
Il
brigante si gira
verso di lei. "E tu?"
Lyra
si porta un dito
alle labbra. "Non una parola nemmeno io" gli assicura.
Per
qualche motivo,
l'uomo la soppesa con lo sguardo. "Uhm" fa, come se in lei
ci fosse qualcosa che non lo convince. "Ma mangi abbastanza,
ragazzina?"
Lyra
si sente
avvampare. "Sì, sì" balbetta. "Sono solo piccola
per
la mia età."
"Uhm"
ripete
lui, ma poi sembra decidere che qualsiasi pensiero che ha
attraversato la sua testa non sia poi così importante.
Scrolla le
spalle e poi si allontana dal letto senza degnarla di un'altra
occhiata. Passa davanti ai suoi genitori e si infila giù per
le
scale. Lyra lo sente dire qualcosa a Mia - probabilmente sta facendo
anche a lei le stesse raccomandazioni che ha fatto a loro - e poi
andarsene sbattendo la porta.
Nemmeno
si preoccupa
di non fare rumore, pensa Lyra, stranamente oltraggiata.
Quando
hanno la
certezza di essere rimasti soli, i suoi genitori sembrano perdere
ogni residuo di forza che li ha sostenuti fino a quel momento. Sua
madre emette un lungo gemito acuto e si accascia lentamente a terra,
il volto paonazzo e le spalle scosse dai singhiozzi. Suo padre
oscilla come se fosse sul punto di perdere i sensi, ma prima di
crollare sul pavimento riesce ad appoggiarsi con la schiena contro il
muro del corridoio. "Povero me" geme nascondendo il volto
nelle mani. "Povero me."
Lyra
è più confusa
che spaventata, ma la reazione dei suoi famigliari sta iniziando a
metterla in allarme. "Chi era quell'uomo?" chiede
mettendosi a sedere sul pavimento e stringendosi un cuscino al petto.
"Che cosa c'era su quella mappa?"
La
sua domanda cade
però nel vuoto del silenzio che ora regna nel corridoio.
Solo dopo
alcuni minuti suo padre abbassa le mani lungo i fianchi e la guarda
come se si stesse effettivamente rivolgendo a lei. "Devo andare
a parlare con Lord Ardyn. Devo andarci subito."
Lyra
non può fare
altro che annuire e iniziare a sistemare come meglio può il
suo
letto squarciato.
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