Monstrum

di Lady Moon
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Era nascosto, in attesa, apparentemente assente.
Si è nutrito del mio sangue, riscaldatosi nel mio basso ventre, leggero,
comodo come fosse stato poggiato su una nuvola, indisturbato, finché non ha trovato la forza necessaria.
È così che funziona; non ha concesso alcun preavviso, spedito nemmeno una lettera,
niente di niente. Preciso ma indipendente si è levato,
a quel punto, la coperta di dosso e si è seduto dinanzi al mio viso.
La vista era appannata, non l'avevo dapprima riconosciuto. I lineamenti mi parevano sottili,
così tanto da non lasciare che la mia mente scorgesse alcun sentore di timore.

Rumore di ossa frantumate, calci nella pancia, pozzanghere in terra di un rosso plumbeo:
il quadro appeso alla mia cameretta.
M'aveva salvato la poesia, avrebbe continuato a farlo, ma la disillusione straripava adesso dal mio cuore.
Lui era tornato. E nessun pianto avrebbe potuto consolare il mio stridente fastidio.
Numerosi i tentativi di riportarlo, mellifluo, a dormire. Lui era sveglio e voleva restarci, soddisfare i suoi impulsi, concretizzare i suoi sogni,
fino a che un'anima selvaggia e impetuosa non avesse trovato il coraggio di colpirlo al cuore.

 [...]





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