The Ship Has a Secret. Writober 2022

di Ladyhawke83
(/viewuser.php?uid=149981)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Il sacro albero

 

 

 Iluvatar creò questo Mondo per gli Elfi e gli Uomini e li mise tra le mani dei Potenti: essi stanno nell’Ovest. Sono santi benedetti, amati – tranne il Nero: egli è caduto. Alcar è stato gettato fuori del Mondo: ciò è bene. Per elfi hanno fatto la Luna, per gli uomini il caldo Sole. Sono belli, loro. A tutti essi [i Potenti] diedero in misura eguale i doni di Iluvatar. Il Mondo è bello, il cielo, i mari, la terra e tutto ciò che vi si trova. Numenor è bella.

 

 

L’Alto Re Gil Galad sembrava preoccupato, cosa assai rara da vedersi per chi lo conosceva bene.

Elrond era stato convocato dal Re, ma non sapeva nemmeno bene lui, il perché, anche se come cantore e consigliere del Re avrebbe potuto intuirlo.

“Lei è oltre la mia vista” disse Elrond con voce rassegnata, quasi addolorata.

L’alto Re volse il viso in direzione dell’orizzonte, senza curarsi del malessere palpabile di Elrond nel dare quella notizia.

Galadriel era passata oltre, partita con gli altri elfi verso le terre sacre e sempreverdi di Valinor, là dove gli elfi possono ritrovare la luce e la pace, che nella terra di mezzo era a loro preclusa.

Gil Galad disse con voce priva di emozione: “Hai fatto la scelta giusta”.

“Non sarà mai una scelta giusta per me, se devo scegliere tra qualcosa che è ugualmente importante nel mio cuore”. Sottolineò Elrond, per nulla intimorito dal potere del proprio Signore.

“Hai scelto il tuo popolo e il bene per lei. Galadriel non poteva restare fra noi, non dopo tutto quello che ha fatto, non dopo essere andata contro il suo Re, per un’antica promessa fatta su un letto di morte”.

“Galadriel era una mia amica, la metà del mio stesso cuore, e non sono del tutto sicuro che convincerla a partire sia stato giusto da parte mia”.

“Se fosse rimasta avrebbe portato l’oscurità che c’è in lei, anche all’esterno e avrebbe contaminato le nostre idee, il nostro futuro, i mostri sacri boschi, portandoci a sacrificare altri dei nostri uomini, per una visione”. Ribadì Gil Galad, il cui giudizio su Galadriel non sarebbe mai mutato.

“Se invece avesse avuto ragione? Se non fosse solo il dolore della sua perdita a parlare? Se il nemico fosse pronto a ritornare?” Elrond covava quei dubbi da tempo, ma l’Alto Re sembrava cieco e sordo a ogni parola, da anni.

“Il male può deviare la mente e infettare i cuori, anche i più puri, non farti traviare da queste sciocchezze paure. Noi siamo immortali e la luce splende su di noi, come sempre. Lasciamo che Galadriel trovi la pace che merita”.

Elrond tacque, avrebbe voluto fare di più per la sua amica, dire di più, ma comprendeva grazie ad un mente acuta e ad una grande empatia verso tutte le creature, che non era saggio contrariare ancora di più il suo Re.

Si congedò da Gil Galad con un grande peso sulle spalle e ombre nella testa, per quanto l’Alto Re cercasse di rassicurare gli elfi, Elrond sentiva che qualcosa si era messo in movimento, qualcosa di oscuro e di sinistro, qualcosa che avrebbe cambiato gli equilibri nella Terra di Mezzo e avrebbe richiesto un grande sacrificio.

Ciò che era sacro all’Alto Re degli elfi Gil Galad, poteva essere anche ciò che doveva essere distrutto per poter preservare il futuro delle genti di quella terra, ma il Re non era disposto ad accettarlo, a vedere al di là dello splendore e dell’immortale saggezza degli elfi che contemplavano il susseguirsi delle ere, ma non i tumulti del cuore. I sentimenti erano per i deboli, per i mortali, per gli uomini che tanto facilmente si facevano conquistare da essi, soggiogati dalla paura e dalla finitezza della loro breve vita.

Gil Galad non intendeva lasciare ulteriore spazio alla preoccupazione e il dubbio, Galadriel non sarebbe stata più un problema.

Quando, però, Elrond si fu congedato da lui, all’ombra del sacro albero e sotto la luce della madre Luna, l’Alto Elfo si rese finalmente conto che Galadriel diceva il vero: la foglia della grande quercia si stava annerendo mostrando la linfa nera tra le sue venature. La morte del bosco e degli elfi era già cominciata e, se per gli elfi non esisteva ancora un concetto definito è chiaro di “morte”, come lo era per gli uomini, quello era sicuramente un segnale, un simbolo di qualcosa che stava finendo e di un male oscuro che avanzava nel silenzio e nell’ombra della sfiducia.

 

***

 

Writober 2022

3 ottobre Prompt: “Sacro”

Fandom: Gli anelli del potere

Rating: Verde

Words: 750





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4036070