Quotidianità frammentaria di una normale coppia di futuri eroi

di Nao Yoshikawa
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016. Chi riuscirebbe a sopportare di meno l'assenza dell'altro?
 

 
Era già la quinta telefonata nell’arco della mattinata, ma Ochaco reagiva sempre con un sorriso e tanta tenerezza. A lei e a Tenya erano state affidate due missioni diverse in due punti della città diverse. Per comodità, sarebbero entrambi tornati a casa solo alla fine. Abituati però a vivere assieme, era strano non svegliarsi assieme, non dormire assieme o non condividere i pasti. Questo lo sapeva Ochaco e, ancora di più, lo sapeva Tenya. Non le aveva detto mi manchi, non voleva metterla in difficoltà, E soprattutto non voleva mettere in difficoltà sé stesso. Dopotutto, il dovere veniva prima di ogni cosa.
«Cosa fai?» le domandò, steso a letto in quella camera d’albergo sì accogliente, ma non abbastanza per lui.
«Ma niente, stavo per andare a dormire. Il letto è comodissimo, anche se è un po’ strano dormire da soli.»
Tenya si irrigidì. Si era reso conto che odiava dormire da solo, detestava non avere il corpo piccolo e morbido di Ochaco aggrappato al suo.
«Sì, è strano…» sussurrò. Ochaco percepì la malinconia nella sua voce.
«Amore mio, cosa c’è che non va?»
Oh, accidenti. Aveva creduto di essere molto più bravo e invece ecco che si faceva scoprire subito.
«Niente…»
«Su, Tenya! Se c’è qualcosa che non va, puoi dirmelo.»
Lui strinse il cellulare. Stava facendo il bravo e stava cercando di non impazzire. Insomma, non era un bambino, no?
«Non è nulla, è solo che… che mi manchi, tutto qua. Sono abituato a certe cose, ad addormentarmi accanto a te, a sentirti canticchiare la mattina mentre prepari la colazione, al bacio della buonanotte e… ah. Mi spiace. Avevo promesso che non mi sarei lasciato andare ai sentimentalismi. Ma a quanto pare non sono poi così bravo a sopportare la tua mancanza…»
Ochaco, dall’altro lato del telefono, arrossì. Anche lui le mancava tantissmo ed era piacevolmente stupita nel sapere che la cosa fosse così abbondantemente ricambiata.
«Tesoro…» lo chiamò.
«Cosa…?»
«Sei adorabile. E mi manchi anche tu. Ma non preoccuparti, ci rivedremo presto. Lo sai che ti penso sempre.»
Tenya si tolse gli occhiali e si passò una mano sul viso arrossato. Avrebbe voluto dirle non sono un bambino, ma in realtà gli faceva piacere sentirsi così rassicurato. E non vedeva proprio l’ora di riavere Ochaco con sé.




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