𝑪𝒍𝒐𝒔𝒆𝒓

di 2BLiGHt
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Giorno 25 - Sangue

Erano riusciti a scappare.
Dorothea ancora faticava a credere come suo padre fosse riuscito a trovare lei ed Alfred, ingaggiando con quest’ultimo un feroce scontro. Si erano smaterializzati a casa all’ultimo, credeva fossero spacciati perché era stato Alfred a rimetterci. La sua schiena era costellata di tagli e ferite profonde, respirava a fatica e soprattutto perdeva moltissimo sangue.
La sua camicia era diventata rossa.
“Va tutto bene, Hal. Mettiti sulla sedia, ti preparo l’acqua nella vasca.” Frettolosamente, la ragazza andò verso il bagno perché il ragazzo necessitava che le sue ferite venissero pulite. Non scaldò troppo, solo il giusto necessario per scaldare anche di poco il corpo del giovane albino che accompagnò all’interno della vasca dopo averlo spogliato.
“Non credo che ti serviranno più questi abiti…” aveva mormorato lei, mettendoli in un cestino di plastica “Adesso ti lavo, vado solo a prendere delle pozioni.”
Sorride Dorothea. Nonostante la situazione devastante voleva mostrarsi forte. Alfred le prese la mano e gliela strinse, bloccandola.
“I-Io… Scusami…” mortificato, triste, Dorothea non ricordava di aver mai visto il suo Hal in quello stato pietoso. La mano della ragazza raggiunse i suoi capelli candidi come la neve, anch’essi costellati da occasionali macchie rosse.
“Non devi scusarti. Non potevamo prevederlo.”
La lascia andare Alfred, la guarda camminare fuori dalla stanza e raggiungere il corridoio. La giovane va nel suo laboratorio dove tiene le sue pozioni e prende tre fiale: una pozione di cura ferite, essenza di dittamo e una pozione per recuperare il sangue perso.
Una volta tornata nel bagno, Dorothea lo lava con l’acqua tiepida ormai rossa come il sangue e piano piano pulisce le sue numerose ferite. Applica sulla sua pelle la pozione per curare le ferite che brucia e sfrigola al contatto con la pelle; infatti, lei poteva sentire perfettamente Alfred mugugnare di dolore ogni volta. Su quei tagli più profondi, la ragazza vi applica il dittamo che fa avere all’uomo la stessa sensazione dolorosa della pozione di cura.
Poi la ragazza gli consegna l’ultima fiala, di colore rosso scuro che lui beve per recuperare il sangue che aveva perduto a causa di quelle ferite. Dorothea finisce di lavarlo, chiedendogli di stare in piedi, in modo da lavare via quel cremisi che ormai aveva intrappolato il giovane in una spirale soffocante. Con dolcezza lo asciugò, mentre languidi occhi azzurri la fissavano, la desideravano.
“Qui ci sono i tuoi vestiti, riesci a rivestirti?” l’uomo fece cenno di sì con la testa; dunque, la ragazza portò gli abiti sporchi nella lavanderia. Lo ritrovò nel letto, con la maglia bianca e la biancheria intima, si sedette sul bordo del letto accarezzandogli la testa.
Lui di scatto la afferrò, ritrovandosi nel suo abbraccio.
“Lascia che ti stringa.” Le disse quasi supplicandola “Permettimi di tenerti vicino a me.”
E lei, dopo avergli accarezzato le labbra con le dita, lo baciò.




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