Due mesi a Camelot e Gwaine non
aveva ancora trovato un lavoro, ma gli stava bene. Al mattino portava Mordred a vedere gli allenamenti, poi passava per le stalle
a vedere Parsifal prendersi cura dei cavalli, per l’ora di pranzo tornava a
casa e aiutava Gaius a preparare il pranzo e insieme
aspettavano che tutti tornassero dai loro lavori e che Arthur riportasse Mordred.
Merlyn aveva ceduto il compito di
portare il bambino dal tutore ad Arthur, i suoi impegni non le davano il tempo
di farlo e voleva dare ad Arthur più tempo insieme a loro figlio.
Gwaine ne era quasi geloso,
credeva di essere lui il badante di Mordred! Non
aveva poi così tanto da fare, quindi dopo pranzo scendeva giù per la città fino
ad arrivare alla taverna. Si era fatto un paio di amici e la moglie del
proprietario della taverna gli offriva sempre gratis il primo boccale.
«Gwaine, per favore, non cacciarti
nei guai, oggi arrivano i cavalieri per il torneo e non voglio venire a tirarti
fuori di prigione.» gli disse Merlyn quella mattina,
mentre facevano colazione.
Indossava una tunica blu e dei pantaloni marroni, i suoi
vestiti chiusi nell’armadio e tirati fuori solamente per occasioni speciali. A
nessun nobile di Camelot piaceva vedere la principessa vestirsi in quel modo,
ma Arthur aveva messo in chiaro a tutti che Merlyn
poteva vestirsi come preferiva, soprattutto se l’aiutava a svolgere meglio i suoi
lavori.
«Merls, per favore, qui l’unica
che è finita in carcere sei tu.» le ricordò l’uomo venendo appoggiato dagli
altri, pure dal piccolo Mordred che riconosceva il
fatto che sua madre si cacciava spesso nei guai.
La maga era finita ben quattro volte in una cella, più che
altro sempre per mano di qualche cavaliere che non sapeva chi fosse veramente. Gaius o Sir Leon erano tipicamente le persone che si
accorgevano della sua assenza e poi andavano a liberarla.
«Allora non prendere esempio da me.» sospirò la ragazza,
aveva adottato Mordred e le dava meno preoccupazioni
che un uomo adulto. Fortunatamente nei loro due mesi di permanenza nella
capitale degli orrori per streghe e stregoni, né Merlyn
né Mordred erano stati scoperti a praticare la magia.
Merlyn ringraziava la buona sorte, Arthur ringraziava
la stupidità degli abitanti di Camelot.
Lancelot era piuttosto contento, la sua vita stava andando a
gonfie vele e giusto la settimana prima era riuscito a dare un mazzo di fiori a
Gwen e chiederle di fare una passeggiata insieme. Ci aveva messo tanto e ora
non si sarebbe più tirato indietro, aveva anche la benedizione di Tom!
Parsifal non aveva fatto realmente amicizia, timido come suo
solito, ma la compagnia di Gwaine riusciva a riempire
qualsiasi vuoto. Ovviamente anche quella di Merlyn,
Lancelot, Mordred, Arthur e Gaius,
ma soprattutto di Gwaine.
Sentirono bussare alla porta e Merlyn
si alzò per rispondere essendo l’unica ad aver finito di mangiare «Oh, ciao
Arthur!» salutò sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
In quei due mesi non erano andati molto avanti con la loro
relazione, Merlyn continuava a tirarsi indietro e
Arthur continuava a seguirla, ma con rispetto. Si erano baciati altre volte,
ovviamente, ma sempre e solo a stampo e come saluto prima di separarsi dopo una
discussione. Alla fine Merlyn non aveva cancellato la
memoria a nessuno, decidendo di convivere con gli sguardi omicida di Uther, le
malelingue di palazzo e soprattutto per paura che Arthur smettesse di amarla,
una cosa che forse veramente non riusciva a sopportare.
«Ciao Merlyn.» salutò entrando
nelle stanze di Gaius, venendo immediatamente
attaccato da Mordred che si slanciò per farsi
prendere tra le braccia. Stava crescendo, indubbiamente, ma Arthur aveva i
muscoli e la forza per tenerlo ancora.
«A cosa dobbiamo il piacere, principessa?» domandò Gwaine addentando la mela che Parsifal gli aveva passato.
«Sono venuto ad avvertire Merlyn
che per la durata del torneo non ci saranno gli allenamenti e che le lezioni
con il tutore sono ugualmente sospese.» informò desiderando chinarsi per
baciare la moglie. Era leggermente nervoso, voleva fare bella figura, era
sicuro che Morgana avrebbe invitato Merlyn a guardare
il torneo e aveva paura di fare di non essere all’altezza. Sapeva di poter
vincere, ovviamente avrebbe vinto, ma qualcosa poteva andare storto e rendersi
ridicolo davanti l’amore della sua vita.
«Oh, be’, vorrà dire che Mordred
potrà venire a consegnare con me i tonici dello zio Gaius.»
rispose la maga corrugando la fronte. Non sarebbe stato facile andare in giro
per tutta Camelot con Mordred dietro, il bambino
aveva il vizio di allontanarsi e farle prendere degli spaventi.
Arthur si schiarì la voce «O potrebbe stare con me e Morris,
fargli vedere come funziona il torneo, giuro che non si farà del male e che non
toccherà nemmeno una spada.» le propose volendo veramente avere Mordred con sé per tutta la settimana.
Merlyn ci pensò, guardando verso Gaius che annuì lentamente, come per dirle che era una
buona idea «Potreste portare con voi anche Gwaine?
Non vorrei si sentisse solo, dato che ancora non ha trovato un lavoro.»
domandò toccando il gomito del marito, sbattendo leggermente le ciglia, tutto
completamente involontariamente. Forse qualche volta diventava gelosa, quando
vedeva delle Lady parlare con lui, toccarlo senza il suo permesso, fare
commenti non appropriati sulla sua virilità.
«Sì, con lo zio Gwaine ci
divertiremo!» esclamò Mordred sfuggendo alla presa
del padre per andare dall’uomo che sarebbe stato la sua compagnia mentre Arthur
combatteva.
Arthur sorrise «Be’, sembra che le cose siano già state
decise.» commentò guardando il figlio tirare per la tunica il povero Gwaine che guardò Parsifal in cerca d’aiuto.
La maga annuì «Be’, meglio che cominci il mio giro. Ci vediamo
per pranzo.» salutò afferrando la sua borsa.
«Lavora troppo, quella ragazza.» commentò Gaius. Si era reso conto di essere stato troppo duro con
lei all’inizio, Merlyn finiva sempre con il prendere
altri lavori a palazzo per guadagnare qualche moneta in più, tornando spesso la
sera distrutta e senza forze. Avevano provato a farle smettere di pulire nelle
cucine la sera, ma Merlyn aveva sviluppato
un’amicizia profonda con Gwen e quello era l’unico momento in cui potevano
chiacchierare senza dover poi scappare per completare qualche mansione.
«Già.» sospirò Arthur sentendosi un verme. Poteva dare a Merlyn la vita di una principessa, permetterle di non
alzare più nemmeno un dito, e invece spesso la trovava a dare una mano a Morris
a pulire le sue stanze. La parte positiva era però il fatto che qualche volta,
quando Morris andava a portare via i piatti sporchi della cena, Merlyn lo faceva sedere e gli pettinava i capelli, in
completo silenzio, come ad Ealdor.
Si salutarono e ognuno cominciò la propria giornata, Arthur,
Gwaine e Mordred diretti
verso l’arena.
⸸⸸⸸
Gwen e Merlyn stavano camminando
fianco a fianco verso la parte bassa della città quando videro una fila di
cavalieri registrarsi per il torneo.
La serva di Lady Morgana stava andando a prendere della
stoffa per cucire un abito per la cerimonia finale del torneo per la Lady – e
in segreto ne avrebbe cucito uno per Merlyn per ordine
della sua signora – mentre Merlyn stava consegnando
le ultime ampolle della giornata prima di tornare a palazzo ed aiutare a
preparare la Sala Grande per il banchetto di quella sera.
«Cavaliere
Valiant delle Western Isles.»
Merlyn si bloccò smettendo di parlare. Guardò
verso il tavolo dove Sir Leon e Sir Bedivedere
stavano segnando i nomi dei partecipanti e lì lo vide. Valiant
era vestito di giallo, in mano uno scudo con disegnati tre serpenti, un sorriso
sinistro dipinto in volto e a Merlyn mancò l’aria.
Sir Leon gli diede il benvenuto e per la prima volta dopo
due anni Merlyn incontrò lo sguardo di Valiant. Il cavaliere si fermò a guardarla.
«Ci conosciamo?» le chiese in tono confuso.
«No, Sir.» rispose Merlyn sentendo
il cuore batterle nelle orecchie come un tamburo «Mai visti prima.» aggiunse
sperando che l’incantesimo non si spezzasse. Cosa diamine ci faceva Valiant a Camelot? Era un cavaliere di Cenred,
non aveva ragione di essere in Camelot per di più mentendo sulla sua
provenienza.
Valiant la guardò da testa a
piedi, lo stesso guardo che aveva nell’arena, sembrava volerle saltare addosso
e la cosa la metteva a disagio. Gwen si schiarì la gola altrettanto turbata
dall’uomo.
«Spero di vederla nuovamente, Miss.» la salutò con uno
sguardo poco rassicurante.
Merlyn guardò Gwen «Devo andare,
ci vediamo questa sera.» le disse prima di correre a consegnare le ultime
ampolle. Doveva assolutamente parlare con Arthur.
⸸⸸⸸
Mordred guardò il padre venire
vestito nella sua armatura, seduto vicino a lui c’era Gwaine
che sbuffava annoiato. Non gli era stato permesso partecipare in quanto solo i
nobili erano ammessi e la cosa gli bruciava.
Morris si allontanò per andare a prendere dall’armeria la
spada del padre quando sentì chiaramente che qualcosa non andava.
«Madre è spaventata.» disse allo zio Gwaine
tirandogli la manica della tunica. Riusciva a sentire la paura di Emrys attraverso il loro legame, in più percepiva un tipo
di magia oscura in città.
«Cosa?» domandò Gwaine non avendo
afferrato cosa aveva detto il bambino, impegnato a criticare mentalmente i
movimenti di polso di un cavaliere vestito di viola.
«Madre è spaventata, c’è qualcosa che le fa paura o
qualcuno.» ripeté attirando l’attenzione del padre, il quale si inginocchiò
davanti a lui con lo sguardo preoccupato.
«Ne sei sicuro, Mordred?» domandò
non volendo veramente correre alla sua ricerca per poi fare la figura
dell’idiota. Forse era solamente arrabbiata, le capitava spesso di incontrare
qualcuno che la facesse innervosire durante il suo giro mattutino.
Il bambino annuì «Sta arrivando.» avvertì guardandosi
intorno, poteva sentire la magia di Emrys farsi più
vicina.
Arthur scattò in piedi, guardandosi intorno a sua volta, e
nemmeno un minuto dopo vide la moglie camminare molto velocemente verso di
loro, ma non stava correndo. Continuava a guardarsi le spalle, come se avesse
paura di essere aggredita e questo fece preoccupare il Principe.
«Merlyn, va tutto bene?» le
domandò andandole incontro.
La donna lo prese per le braccia, trascinandolo dentro la
sua tenda e assicurandosi che non ci fosse nessuno lo abbracciò spaventata.
«Valiant è qui.» gli disse
sentendo la sua stessa voce tremare. Certo, nell’arena aveva la protezione del
suo collare d’oro e a Camelot poteva avere quella di Arthur, ma il principe non
poteva essere con lei tutto il tempo e ora che c’era anche Mordred
temeva che potesse diventare il suo bersaglio. Usare la magia era fuori
questione, l’uomo sarebbe corso immediatamente dal Re per denunciarla.
«Cosa? Dove lo hai visto? Ti ha riconosciuto?» le domandò
prendendole il viso tra le mani, gli si spezzava il cuore nel vedere la moglie
così preoccupata e spaventata.
«Si è segnato per il torneo, si è fermato a parlarmi e, Dei,
Arthur mi ha guardata in quel modo, come faceva nell’arena e…» si bloccò
sentendo una strana sensazione attraversarle la schiena. C’era qualcosa che non
andava e non era solo la presenza di Valiant a
Camelot.
«C’è qualcosa che non va, Arthur, lo sento.» gli disse con
gli occhi lucidi. Si sentiva in trappola, proprio come quando era stata
obbligata ad accettare ad andare da lui a cena per salvare la vita di Arthur,
ma qui non poteva salvarsi. Prima o poi l’avrebbe trovata da sola e sapeva già
che era il tipo da allungare le mani.
Il principe le carezzò la testa e le baciò la fronte «Non ti
succederà nulla, Merlyn, te lo prometto.» le disse usando
il solito tono dolce che dedicava solamente a lei.
La ragazza posò la testa contro il petto dell’uomo, rimanendo
leggermente delusa dal fatto che sentì solamente del freddo metallo e non il
calore della sua pelle.
Vennero interrotti dallo schiarirsi di gola di Morris, il
quale molto imbarazzato stava guardando in giro per la tenda, ma mai posò lo
sguardo sulla coppia, dando loro il tempo di ricomporsi.
«Oh, ciao Morris, hai bisogno di una mano con qualcosa?» gli
domandò la ragazza asciugandosi le lacrime con il palmo della mano.
«No, Merlyn, ma forse…» iniziò per
suggerirle che magari Miss Jody aveva qualcosa per lei da fare prima di pranzo.
«Potresti sederti con Mordred e Gwaine, guardare i preparativi ed assistere alla cerimonia
d’apertura.» le propose Arthur non volendo lasciarla andare via, sapere che Valiant era lì lo preoccupava perché ricordava perfettamente
come usava avvicinarsi a lei in maniera disgustosa, ora aveva una seconda
possibilità per rompergli il naso.
Merlyn sembrò incerta, non le
piaceva l’idea di stare con le mani in mano, ma non voleva nemmeno rischiare di
incontrare Valiant. Scosse la testa, doveva
assicurarsi che Valiant non infastidisse nessun
membro femminile dello staff.
«No, credo che andrò nelle cucine ad aiutare la cuoca con il
banchetto di questa sera.» rispose staccandosi completamente da Arthur,
ignorando la sua mano che cercò di raggiungerla nuovamente come per pregarla di
rimanere.
I tre uscirono dalla tenda e a Merlyn
si fermò il cuore quando vide Valiant parlare con Gwaine e Mordred.
«… smammare via.» stava intimando Gwaine
decisamente di cattivo umore, anche se il cavaliere non si ricordava di lui non
voleva dire che Gwaine avrebbe fatto finta di essere
gentile.
«Attento a come parli, plebeo.» rispose Valiant
facendo un passo avanti, la mano sul pomolo della spada in modo provocatorio. Mordred si nascose dietro le gambe dello zio, impaurito
dall’uomo vestito di giallo e dalla magia che proveniva dal suo scudo.
«Abbiamo un problema qui?» domandò Arthur mettendosi tra i
due, doveva essere quello a comportarsi in modo civile, era pur sempre un
principe.
Sir Valiant raddrizzò la schiena,
sorpreso di ritrovarsi davanti il Principe in persona, aveva visto un suo
ritratto a palazzo, altrimenti non avrebbe avuto la minima idea di chi fosse
«Principe Arthur, stavo chiedendo solamente cosa ci facesse un bambino qui e
quest’uomo mi ha aggredito verbalmente.» spiegò con tono superiore, come se
credesse che il principe sarebbe stato dalla sua parte.
Mordred andò dalla madre,
nascondendosi dietro le sue gambe, spostando l’attenzione di Valiant da Gwaine alla donna. Le
sorrise, leccandosi impercettibilmente le labbra, facendo passare nuovamente lo
sguardo sul suo corpo.
«Non sta bene ad una signora indossare i pantaloni.» le fece
notare senza aggiungere il suo vero pensiero, cioè che era più facile
approfittarsi di una dama se indossava una gonna.
«Non deve interessarle cosa indosso.» rispose la ragazza posando una mano sulla
testa del figlio, tranquillizzandolo.
«Tieni a freno la lingua, serva.» sibilò Valiant
facendo un passo verso di lei, pronto a darle uno schiaffo per insegnarle un
po’ di buona educazione. Avevano ragione quanto dicevano che le ragazze più
belle erano anche quelle più insubordinate e Valiant
conosceva solo un metodo per domarle.
Arthur lo bloccò, Morris alle sue spalle si mise davanti a Merlyn, pronto a prendersi uno schiaffo per difendere la
moglie del suo principe. Arthur sapeva che Morris era tante cose, ma non lo
aveva mai creduto coraggioso, e quasi lo invidiava in quanto passava più tempo
lui con Merlyn che il principe stesso.
«Non accettiamo questo tipo di comportamento qui.» lo ammonì
Arthur con tono duro «A Camelot rispettiamo i servitori e non li colpiamo,
soprattutto le dame.» sibilò dandogli una leggera spinta per farlo
indietreggiare.
Valiant strinse le labbra in una
linea sottile, non voleva mettersi il principe contro, non quando ancora
nemmeno era iniziato il torneo, quindi si limitò ad
inchinarsi e mormorare delle scuse.
Prima di andarsene lanciò un ultimo sguardo a Merlyn e tutti i presenti capirono che non prometteva nulla
di buono.
Merlyn improvvisamente trovò
l’opzione di rimanere con Arthur, Gwaine e Morris
molto più sicura.
⸸⸸⸸
Lady Morgana adorava la presenza di Merlyn
a palazzo, tutti sembravano essere diventati improvvisamente meno maleducati e
Uther sembrava perennemente sul punto dal perdere le staffe e scoppiare.
«Oggi abbiamo incontrato un cavaliere molto strano.» stava
raccontando Gwen mentre sistemava i fiori freschi in un vaso «Guardava Merlyn in modo strano, però.» commentò catturando
ulteriormente l’attenzione della Lady «Temo che la sua bellezza sia una
maledizione quando si parla di uomini.» sospirò sconsolata per l’amica, le era
dispiaciuto vederla correre via in quel modo, quasi spaventata dalle avances del
cavaliere.
«O semplicemente gli uomini sono disgustosi e non sanno cosa
sia un minimo di decenza e guardano le donne come carne.» sbuffò Morgana ben
sapendo di cosa stesse parlando. Odiava quando i nobili visitatori la fissavano
in quel modo disgustoso.
Gwen annuì pensando a quanto fosse fortunata ad avere un
vero gentleman come Lancelot a farle la corte.
«Dovremmo iniziare a prepararci per la cerimonia di
inaugurazione, my lady.» suggerì Gwen andando verso
l’armadio per prendere un vestito adatto per l’occasione.
Morgana annuì, desiderando poter partecipare a quello
stupido torneo.
⸸⸸⸸
Gaius venne a recuperare i suoi
ospiti per portarli alle tribune per poter vedere la cerimonia d’apertura,
obbligando Merlyn a seguirlo quando si era rifiutata
dichiarando che a Morris serviva compagnia.
La maga era stata fatta sedere vicino ad Uther in quanto
membro della famiglia reale – nonostante negasse ancora di appartenervi – e la
cosa la metteva molto a disagio. Non poteva usare la magia se era seduta vicino al Re e Mordred l’aveva
avvertita sullo scudo di Valiant.
I cavalieri entrarono nell’arena mettendosi in fila, Merlyn cercò di non pensare a quanto fosse virile
Arthur lì in mezzo, da sotto il mantello poteva vedere il fazzoletto legato al
braccio. Glielo aveva dato poco prima che Gaius
venisse a prenderla, dicendogli che nonostante fosse ancora arrabbiata gli dava
il suo favore, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto perdonarlo e avrebbe
potuto ricominciare a baciarlo ogni volta che voleva.
«Cavalieri» iniziò Uther alzandosi in piedi dal suo trono, Mordred accanto a lei si irrigidì, ancora spaventato dalla
voce del nonno che gli ricordava l’uccisione di Thomas Collins «è con grande
onore che vi do il benvenuto al torneo di Camelot. Nei prossimi tre giorni
metterete alla prova il vostro coraggio e la destrezza di guerrieri.» annunciò
guardando i vari cavalieri con un certo orgoglio «E, naturalmente, sfiderete il
campione in carica, mio figlio, il Principe Arthur.» disse guardando il figlio
posizionato in seconda fila. Quando era scomparso non aveva certamente tenuto dei stupidi tornei, quindi era ancora il campione in gara.
Merlyn notò Valiant
girarsi a guardarlo e suo marito ricambiare lo sguardo, sembravano due cani
randagi pronti a mordersi a vicenda.
«Solo uno può avere l’onore di essere coronato campione e
costui riceverà in premio mille monete d’oro.» Merlyn
strabuzzò gli occhi, mille monete d’oro per colpirsi con una spada? Dio, doveva
veramente imparare ed iscriversi ad un torneo, con quella somma di denaro
sarebbe riuscita a comprare della buona sfotta per cucire degli abiti invernali
per Mordred e sé stessa. Non che Arthur non si fosse
offerto di pagare per ogni loro necessità, ma Merlyn
non era un’amante dell’idea di passare per un’approfittatrice, le serve ancora
le parlavano male alle spalle e non voleva alimentare le loro chiacchiere.
«È in combattimento che si svela la vera natura di un
cavaliere. Se è realmente un guerriero o un codardo. Il torneo abbia inizio!»
dichiarò alzando un braccio in alto e i cavalieri si inchinarono prima di
andare verso l’esterno dell’arena. Merlyn guardò Valiant fissarla per un secondo per poi passare a sorridere
a Lady Morgana, l’uomo aveva veramente le idee chiare su che tipo di ragazze
gli piacesse.
La maga si appuntò di dover parlare con Morgana appena
finita la giornata, doveva avvertirla di che vile ed infima persona si
trattava.
«Madre, un giorno combatterò anch’io?» domandò il bambino
tirando la manica della tunica della donna per attirare la sua attenzione e
prima che Merlyn potesse rispondere ci pensò Uther.
«Ovviamente, Mordred, quando sarai
un cavaliere di Camelot potrai mostrare il tuo onore in combattimento.» disse
sorridendogli. Il re non aveva nulla contro il bambino, in quei due mesi non
gli aveva dato alcun fastidio ed il tutore gli aveva riferito che era sveglio e
apprendeva in fretta. Era pronto a riconoscerlo come figlio adottivo di Arthur,
ovviamente non come erede al trono nel caso i due avessero concepito un figlio
legittimo, ma Merlyn gli rendeva le cose complicate
continuando a rifiutarsi di sposare davanti la corte di Camelot suo figlio. Mai
nella vita Uther si sarebbe aspettato di dover sperare che una semplice
contadina si decidesse ad indossare l’anello che un tempo apparteneva a sua
moglie.
Mordred annuì, contento, voleva
essere come il padre e mostrare alla madre quanto fosse bravo sia con la magia
che con una spada.
Merlyn gli sorrise, non volendo
rovinargli l’umore, ed annuì. I due guardarono verso l’arena e videro Arthur
infilarsi l’elmo pronto ad affrontare il suo nuovo avversario. La maga
involontariamente creò una farfalla blu che nacque tra i rami di un albero lì
vicino e svolazzò davanti al principe.
Arthur guardò verso gli spalti e sorrise facendo arrossire
la moglie.
Merlyn odiava il fatto che la sua
magia creasse quelle piccole creature dando via quanto fosse innamorata di
Arthur, ma era incontrollabile e forse, sotto sotto, nemmeno le dispiaceva.
⸸⸸⸸
Merlyn stava morendo di noia e la
colpa era tutta di Uther e forse anche di Morgana. Era stata costretta ad
indossare un vestito che non andava bene al suo status sociale, troppo vistoso,
e stare in piedi immobile per lei era quasi impossibile. C’era una lunga fila
di cavalieri da salutare e Uther continuava a riferirsi a lei come Principessa Merlyn, moglie di Arthur. Non capiva veramente cosa ci
facesse lì, a quell’ora sarebbe potuta essere nelle stalle ad aiutare Parsifal
con Llamrei o con Gwaine a
raccogliere erbe per Gaius. Dopo il suo incidente due
mesi prima era stato decretato d’obbligo avere qualcuno che sapesse orientarsi
con lei quando usciva dalla città, per evitare che si cacciasse nei guai e Gwaine era l’unico disponibile.
Morgana stava amando l’attenzione e Gwen vicino a lei
sorrideva cordiale a tutti i cavalieri, inchinandosi quanto dovuto. Dopo il
quarto cavaliere invece Merlyn aveva già perso la
pazienza. Guardò Arthur, era dietro a quattro persone, mentre il prossimo era Valiant. Silenziosamente si allontanò, comunicando a Gwen
una certa sete. Non voleva che quel viscido potesse avere una scusa per
baciarle la mano, come avevano fatto tutti fino a quel momento.
«Vi ho visto combattere oggi. Avete uno stile molto
aggressivo.» lo stava lodando Uther mentre Merlyn
fingeva di essere interessata nel suo calice d’acqua gentilmente offerto da
Morris. Forse non si sarebbe reso conto della sua presenza se avesse continuato
a dargli le spalle, anche se era difficile considerando che in tutta la sala
c’erano solamente tre donne.
«Come dice il mio Signore: perdere è un disonore.» disse il
cavaliere facendo alzare gli occhi al cielo alla donna, era piuttosto sicura
che Cenred non avesse mai detto una cosa del genere.
Uther annuì «Sono pienamente d’accordo.» disse posandogli
una mano sulla spalla «Sir Valiant, posso presentarvi
Lady Morgana, la mia figliastra e…» si bloccò notando la mancanza di Merlyn, ma decise di non dargli peso, la ragazza aveva una
certa propensione per scomparire nei momenti meno opportuni.
Valiant si chinò a baciare la mano
di Morgana e Merlyn vide Arthur fare una faccia
disgustata, ovviamente non gli andava a genio che un viscido del genere stesse
toccando quella che per lui era una sorella e il principe ringraziò nel vedere
che Merlyn si era allontanata per bere.
Il modo in cui flirtarono fu disgustoso, Merlyn
si sentì in imbarazzo e si chiese se anche lei ed Arthur suonassero in quel
modo alle orecchie dei loro amici.
Ad un angolo della stanza Gaius e Mordred stavano parlando con Geoffrey, Merlyn
invidiava suo figlio, il quale non era stato obbligato a cambiarsi d’abito per
partecipare a quel ridicolo ricevimento.
Merlyn tornò al suo posto giusto
in tempo per il turno di Arthur, Valiant lontano e
con le spalle verso di loro.
«Arthur.» disse Uther in tono freddo.
«Padre.» rispose in egual misura il ragazzo.
«Sono tutti affascinati da Sir Valiant.»
lo stuzzicò Morgana ammiccando in direzione del cavaliere.
«Io no.» disse Merlyn arrossendo
subito dopo «E credo che il Re debba spendere qualche parola in più per suo
figlio. Ha complimentato Sir Valiant, potrebbe
dire qualcosa anche per Arthur.» aggiunse guardando di traverso il Re,
sfidandolo.
Uther si schiarì la gola, la ragazza riusciva a metterlo a
disagio «Arthur non ha bisogno di sentirsi dire che è stato bravo.» provò a
difendersi l’uomo.
«Non sono d’accordo.» rispose Merlyn
«Quindi toccherà a me farlo: Arthur sei stato veramente bravo lì fuori,
chiunque sarà il tuo avversario domani farà meglio a prepararsi per una
sconfitta.» disse adorando il modo in cui Arthur le sorrise, leggermente
imbarazzato, ma contento di avere il sostegno della moglie.
«Oh, Merlyn, così non c’è gusto,
dovresti farlo ingelosire almeno un po’.» le disse Morgana mentre Uther era già
passato al prossimo cavaliere.
La maga scosse la testa «Non credo sia giusto.» disse
spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio «E ora che ho salutato
l’unico cavaliere di cui veramente mi importava credo che andrò via.» aggiunse
facendosi sentire da Uther. Era rimasta anche fin troppo, non poteva
permettersi di rimanere a bighellonare. Con una lieve riverenza andò verso Mordred e Gaius per riprendersi
il figlio e sparire prima che Valiant potesse
vederla.
Arthur la guardò con occhi sognanti, sua moglie era
veramente la migliore di tutte.
⸸⸸⸸
Il giorno seguente alle prime luci dell’alba Merlyn si alzò di buon umore. Dopo il banchetto per
festeggiare l’inizio del torneo la maga si era ritrovata nuovamente a baciare
Arthur nascosti dietro ad una statua anche se non avevano bisogno di
nascondersi.
Il principe l’aveva riaccompagnata nelle sue stanze e aveva
augurato la buonanotte a Mordred.
Morris le aveva chiesto di dargli una mano, il torneo era
grande causa di stress per il povero servitore e la maga voleva aiutarlo. Gaius ancora non si era svegliato per preparare i tonici da
consegnare, quindi pensò di andare nelle camere del
Principe per vedere cosa poteva fare per aiutare il suo amico.
Quando entrò, senza bussare, vide Morris posare la colazione
sul tavolo e Arthur ancora mezzo addormentato seduto sul bordo del letto. A
petto nudo. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro ricordandosi che lì
nella stanza c’era un’altra persona.
«Buongiorno!» salutò andando a prendere istintivamente il
pettine dalla cassettiera. Suo marito aveva un nido di nodi in testa.
«Buongiorno Merlyn.» salutò Morris
sistemando i piatti sul tavolo e posando le posate su un fazzoletto di stoffa.
«Buongiorno.» rispose più di cattivo umore il biondo, per
niente una persona mattiniera, ma si lasciò sciogliere dal tocco della moglie
mentre gli sistemava i capelli e desiderò poter ricambiare il favore, ma la
donna era già pronta.
Stava indossando il suo abito celeste e bianco, Uther le
aveva ricordato che almeno per il torneo avrebbe dovuto vestirsi in modo
adeguato e Merlyn aveva accettato, stava comunque
lavorando di meno e poteva permetterselo. Aveva legato i capelli in due trecce,
decorate con qualche fiore di campo che Arthur le aveva regalato il giorno
prima.
«Mi manca svegliarmi con te.» mormorò il principe
circondandole la vita con le braccia, affondando il viso contro il ventre della
donna. Le mancava tremendamente, soprattutto ora che era lì insieme a lui e non
in un altro regno. Era sciocco pensare come la ragazza lo baciasse come minimo
una volta a settimana ma continuava a rifiutarsi di tornare insieme a lui in
maniera ufficiale, ma l’amava troppo e avrebbe accettato tutto.
«Come posso aiutarti, Morris?» domandò la maga ignorando la
parlantina da mezzo addormentato del marito. Sapeva che lo stava torturando,
baciandolo di tanto in tanto, ma non riusciva a resistergli, la sua magia le
urlava di riprendersi l’altra metà della stessa moneta e lei cedeva. Mancava
poco al suo punto di rottura e non sapeva se esserne felice o scontenta. Amava
Arthur e in verità lo aveva già perdonato da mesi, ma non poteva lasciarglielo
sapere.
«Potresti andare a prendere l’armatura dall’armeria? Tra
poco si sveglieranno anche gli altri servitori e sarà difficile entrare lì.» le
chiese ben sapendo di cosa stesse parlando. Durante l’ultimo torneo aveva
dovuto prendere a gomitate altri servitori per raggiungere l’armatura del
principe.
«Certo, nessun problema.» rispose staccando le braccia di
Arthur dal suo corpo, tranquilla ben sapendo che Morris non sarebbe andato in
giro a raccontare delle loro piccole effusioni.
Sentì Arthur lamentarsi ma lo ignorò, dovevano sbrigarsi se
volevano renderlo presentabile ed in tempo per l’inizio della seconda giornata.
Andò verso l’armeria, salutando Gwen incontrata lungo la via e Sir Leon che era
di guardia tra il cortile del palazzo e la città.
Entrò nell’armeria e andò verso il fondo della stanza,
Morris le aveva detto dove trovare l’armatura e voleva sbrigarsi. Stava giusto
raccogliendo le parti quando sentì un sibilio simile
a quello dei serpenti. Guardò a terra, temendo di venire morsa da quelle infide
bestie, ma sul pavimento non c’era nulla che strisciasse. Sentì nuovamente quel
rumore e decise di andare ad indagare.
Arrivò davanti allo scudo di Valiant,
i tre serpenti intricati tra loro era uguali al giorno prima, ma uno di loro
chiuse un occhio e Merlyn giurò di averlo visto. Mordred l’aveva avvisata che il cavaliere stava usando
della magia oscura.
Allungò una mano per poter toccare il disegno, ma una spada
le venne puntata al collo e fu costretta ad allontanarsi. Dall’altra parte
della lama c’era Valiant, ancora nei suoi abiti da
giorno, per niente pronto per il torneo. Con lui non c’era il suo servitore,
quindi i due erano da soli, nell’armeria, ad un orario poco consono e Merlyn sapeva che sarebbe successo qualcosa di spiacevole.
«Posso esserti d’aiuto, Miss?» domandò senza abbassare
l’arma, ma la maga vedeva già nello sguardo le sue intenzioni. Guardò verso la
porta, chiedendosi se sarebbe riuscita a scappare.
«No, non serve.» rispose sentendo la voce uscirle rauca e
leggermente tremante. Era la maga più potente a camminare su quella Terra e
aveva paura di un semplice cavaliere «Stavo solo radunando l’armatura del
principe.» spiegò facendo dei passi indietro verso il tavolo, la spada ancora
puntata verso di lei. Voleva mettere distanza tra loro, ma Valiant
le andò dietro, non credendo alle sue parole.
«Non mi piacciono le serve che non sanno tenere le mani al
loro posto.» le disse l’uomo ora abbassando la spada, ma facendosi più vicino,
intrappolando Merlyn tra il suo corpo ed il tavolo.
La maga provò ad allontanarsi, ma se anche solo avesse
provato a spostarsi maggiormente indietro sarebbe finita sdraiata sopra il
tavolo e quella non era una posizione in cui voleva essere.
«Nel mio Regno usiamo un modo molto pratico per disciplinare
le serve come te.» le disse prendendole il braccio in una morsa dolorosa. La
obbligò ad avvicinarsi a lui, Merlyn poteva sentire
il suo fiato sul collo.
«Le chiedo di lasciarmi andare se non vuole passare dei
guai.» rispose la ragazza ben sapendo di cosa stesse parlando. Aveva vissuto
abbastanza alla corte di Cenred per sapere di cosa
stesse parlando. Aveva dovuto medicare diverse volte le schiave dal collare di
bronzo dopo essere state trattare in modo animalesco dalle guardie dell’arena e
Valiant era il più aggressivo di tutti.
Chiuse gli occhi quando sentì l’erezione dell’uomo spingere
contro la sua coscia. Così vicini non poteva utilizzare la magia, Valiant avrebbe visto sicuramente i suoi occhi cambiare
colore.
«Non finché non avrò quello che voglio.» rispose il
cavaliere iniziando a tirare verso l’alto la stoffa della gonna. Merlyn cercò di spingerlo via usando entrambe le mani
contro le sue spalle, ma Valiant era indubbiamente
più forte di lei.
Le mani dell’uomo andarono a slacciare il corsetto, la gonna
del vestito ormai raggomitolata contro il ventre e Merlyn
provò a dargli un calcio tra le gambe, ma era praticamente immobilizzata.
Valiant le baciò il collo,
lasciando della saliva sulla sua pelle candida, le mani dell’uomo aprirono
ulteriormente il corsetto ed andarono a prenderle un seno nel palmo della mano,
stringendolo con forza. Lo sentì grugnire come un maiale e le prime lacrime
iniziarono a scendere dagli occhi della maga mentre gli chiedeva di lasciarla
andare.
Odiava quello che stava per fare, ma non aveva altre scelte:
avrebbe urlato come una dama in pericolo.
«Guardie!» una voce che non era la sua urlò «Guardie, venite
immediatamente!» Morgana era alla porta, uno sguardo furioso in volto.
Dietro di lei comparve Sir Leon insieme ad altre due
guardie, allarmati dalle urla della figliastra del Re.
Valiant rimase immobile, le mani
ancora sul seno della serva. Merlyn deglutì a vuoto
cercando di non incontrare lo sguardo minaccioso dell’uomo.
Il cavaliere si sistemò il cavallo dei pantaloni, cercando
di darsi un contegno, non voleva che Lady Morgana vedesse la sua eccitazione.
Si girò sorridendo in modo cordiale, ancora troppo vicino a Merlyn
per il gusto di tutti i presenti.
«Cosa succede qui?» domandò Sir Leon estraendo la sua spada,
pronto a combattere il cavaliere che aveva osato mettere le mani sulla
principessa.
«Una serva stava ficcanasando tra la mia roba, la stavo
solamente punendo secondo i costumi del mio Regno.» provò a giustificarsi
creando una smorfia disgustata sulla bocca di tutti i presenti.
Morgana entrò nell’armeria e con poca grazia spinse via Valiant per raggiungere Merlyn.
L’aiutò a riallacciare il corsetto, posandole una mano sulla spalla per darle
conforto «A Camelot non accettiamo questo tipo di comportamento.» disse la
donna in tono velenoso «Soprattutto quando la vittima è la moglie del Principe
Arthur.» aggiunse vedendo Valiant impallidire.
«No, non è possibile.» disse guardando gli altri cavalieri
«Guardatela, è vestita come una serva!» urlò in sostegno del suo caso, ma Leon
lo stava già afferrando per un braccio.
Merlyn si lasciò abbracciare da
Morgana, nascondendo il viso contro il suo petto, mentre sentiva Valiant urlare oscenerie contro
le tre guardie.
Chiuse gli occhi, sentendosi improvvisamente stremata, ma
sapeva di non poter lasciarsi completamente andare tra le braccia dell’amica.
Doveva portare l’armatura ad Arthur e far finta di nulla.
«Vieni, Merlyn, ti accompagno
nelle tue stanze.» la invitò Morgana prendendola sottobraccio, attenta che non
cadesse a terra, poteva vedere le sue gambe tremare.
La maga guardò l’armatura sul tavolo «Devo portarla ad
Arthur, il torneo sta per ricominciare.» le disse mentre cercava di eliminare
la sensazione delle mani di Valiant su di lei.
«Oh, Merlyn, non credo che oggi
competeranno.» rispose la Lady guardandola dolcemente «Sir Leon sta convocando
il Re e la Corte per decidere cosa fare di Valiant in
quanto ha appena cercato di abusare di un membro della famiglia reale.» le
spiegò facendo impallidire ancora di più la maga.
«No, non voglio che Arthur lo sappia!» disse ricordandosi
l’ultima volta che i due avevano avuto uno scontro, questa volta era certa che
suo marito non si sarebbe trattenuto e aveva una spada, al contrario dai tempi
dell’arena.
Morgana la guardò tristemente «Ti accompagno nelle tue
stanze.» ripeté non sapendo cosa dirle. Era inevitabile che Arthur lo venisse a
sapere, l’unica cosa che la Lady poteva fare era assicurarsi che arrivasse sana
e salva a casa e che non dovesse assistere al processo.
Merlyn annuì, lasciandosi
accompagnare lungo il cortile, per i corridoi e poi su per le scale della
torre; intorno a loro il caos totale per la convocazione urgente della Corte.
Quando entrarono nelle stanze di Gaius erano già
vuote, sicuramente erano andati a vedere cosa fosse quel gran trambusto.
Morgana la fece sdraiare a letto e prese uno sgabello per
sedersi vicino a lei, la schiena appoggiata contro il muro «Dormi, Merlyn, rimarrò con te tutto il tempo.» le disse
prendendole la mano.
Era stata fortunata, Lady Morgana era andata nell’armeria
dopo che Gwen le aveva detto di averla vista passare. Voleva parlarle per
cercare di convincerla a prendersi gioco un po’ di Arthur, per farlo ingelosire
in quanto adorava vedere il Principe perdere le staffe, ma mai si sarebbe
aspettata di vederla tra le mani di un bruto. Lo stesso bruto che la sera prima
aveva flirtato con lei e Morgana aveva pure pensato di donargli il suo favore!
Non le lasciò la mano nemmeno quando si addormentò.