Forse è abbastanza (il meglio che hai)

di blackjessamine
(/viewuser.php?uid=898410)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Forse è abbastanza (il  meglio che hai)





 

Non arrendersi mai è una bella verità

se ci penso però che fatica si fa

 

Dodici anni e mezzo non sono molti, ma per Oliver sono abbastanza: abbastanza per indossare guantoni di mezza taglia troppo grande e aggrapparsi saldamente a un sogno che comincia a sporcarsi di realtà.

Sono abbastanza per non saper trattenere un sorriso infantile e pieno di entusiasmo ogni volta che lo sguardo inciampa nello specchio degli spogliatoi, cogliendo l’immagine di una divisa da Quidditch che gli sta proprio bene. 

 

Secondo Madama Chips, dodici anni e mezzo non sono minimamente sufficienti per finire lungo e disteso in un letto dell’Infermeria, la testa quasi aperta in due da un bolide.

 

Oliver, la testa ancora bendata, lascia l’Infermeria all’alba: trema, quando si aggrappa al suo manico di scopa, ma scalcia via la terra con un gesto deciso.

Dodici anni e mezzo sono abbastanza per non arrendersi. 

 

Se ci penso però che fatica si fa,

attaccati ad un filo sospeso nel cielo

 

Diciotto anni sono troppi per non aver mai vinto una Coppa indossando la maglia di Capitano. 

La certezza di avere la squadra migliore possibile si scontra in ondate tempestose con il terrore di vedere ancora una volta il destino mettersi d’impegno a disarcionarlo dal suo sogno.

 

Diciotto anni non sono abbastanza per resistere a quella tempesta di contrasti con la saggezza che ci si aspetta da un Capitano: Oliver vorrebbe solo spronare la sua squadra a dare il meglio, ma troppo spesso il suo sgomento è fin troppo evidente.

 

I suoi diciotto anni li baratterebbe tutti per il glorioso istante in cui, sospeso in mezzo al cielo, aggrappato al filo della speranza, il suo miglior cercatore gli regala la vittoria più bella.

 

Attaccati ad un filo sospeso nel cielo 

a dare sempre il meglio che hai

 

Oliver ha poco più di vent’anni quando capisce che ogni istante trascorso sul campo da Quidditch ad allenare tenacia e perseveranza è servito solo a dargli la forza di mettere un passo davanti all’altro, ancora e ancora.

I sedici anni di Colin Canon fra le sue braccia hanno il peso di tutte le ingiustizie del mondo: una guerra non è una partita. 

In guerra, vittoria è il sangue che ti scorre fra le dita mentre ti aggrappi disperatamente a ciò che resta del cielo, ma ogni Colin, ogni Fred, ogni professor Lupin è la concreta testimonianza di come in guerra si perda sempre, si perda tutti, si perda anche quando si vince. 

 

Poco più di vent’anni, però, non sono abbastanza per cedere il passo agli avversari.

 

Oliver trema, quando si aggrappa alla bacchetta e scalcia via la sicurezza della Sala Grande per tornare a combattere ancora, e ancora, e ancora. 

Come può, come sa.

Non può abbastanza, non sa abbastanza, ma continua a combattere. 

Come chi non conosce la resa.





 

 


 

Note:

Oliver è un personaggio che avrei sempre voluto approfondire, ma chissà perché, per un motivo o per l’altro, non ho praticamente mai scritto di lui. Ringrazio quindi Rosmary che, con la sua challenge, mi ha dato l’opportunità e lo stimolo giusto per cominciare a tracciare qualche linea del ritratto di questo personaggio. 

Vi lascio il prompt a cui mi sono ispirata: “Non arrendersi mai è una bella verità, se ci penso però che fatica si fa, attaccati ad un filo sospeso nel cielo a dare sempre il meglio che hai” (Un altro giorno sulla terra, Dolcenera)

 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4040183