Decine
di fiocchi di neve riempivano l'aria gelida, tersa come un cristallo,
e cadevano sulle strade.
Rari
passanti, intabarrati nei loro pesanti abiti, si avviavano verso le
loro destinazioni.
Lo
sguardo di Enji, attento, vagava sulla città. Dopo la battaglia,
sembrava essere tornata quiete.
Ma
il biancore della neve era ingannevole.
Gli
eroi avevano vinto una battaglia, ma la guerra non era terminata.
Presto,
si sarebbe tinta di rosso.
Sospirò,
si allontanò dalla finestra e si avvicinò alla scrivania.
Controllò
alcuni documenti, aprì un cassetto, prese delle cartelline di
plastica e vi collocò le carte.
Poi,
sistemò le cartelle nel cassetto e le chiuse.
Scosse
la testa. La sua agenzia era ordinata e pulita, come una sala
operatoria, e ogni cosa era collocata al suo posto.
Non
si poteva affermare lo stesso della sua vita.
Chiuse
gli occhi e le lacrime bagnarono le sue guance. Non poteva non
incolpare altri che se stesso dello stato della sua esistenza.
Pur
di inseguire un suo sogno, aveva costretto la sua famiglia ad una
esistenza infernale, sospesa tra la violenza e l'indifferenza.
E
suo figlio Touya era riemerso dalle ombre e gli aveva ricordato le
sue colpe.
Sospirò.
Aveva scelto un erto cammino di espiazione, ma sarebbe stato
sufficiente?
O
forse era un altro segno di egoismo compiaciuto?
Si
avvicinò ad un armadio di legno, posato sulla parete di destra, e,
con un gesto impetuoso, lo aprì.
Decine
di uniformi, coperte di cellophane, vi erano appese e, sul fondo, vi
era una scatola rossa laccata di medie dimensioni e di forma
quadrata.
Sospirò,
la prese e la aprì.
Su
un cuscino di seta nera era appoggiato un kriss a lama serpentinata,
il manico d'avorio.
Fissò
il suo riflesso nel gelido nitore del metallo. Quell'arma, stando a
quanto gli avevano raccontato, racchiudeva in sé poteri
sovrannaturali.
Forse,
l'anima in essa racchiusa avrebbe potuto purificare anche lui.
Accostò
la punta dell'arma al petto e rimase immobile, come una statua. Non
era una brutta morte.
Forse,
la neve, col suo biancore, avrebbe coperto le tracce della sua
esistenza.
Il
trillo del campanello interruppe il corso dei suoi pensieri.
L'uomo,
di scatto, posò il pugnale sulla scrivania, si avviò verso la porta
e la aprì.
Scorse
la figura esile di Toshinori, avvolta in un ampio mantello rosso.
– Che
fai qui? – chiese, stupito.
L'ex
Eroe Numero Uno si grattò la testa e sorrise, imbarazzato.
–
Avevo
voglia di andare al cinema. Ma non mi piace vedere da solo un film.
Mi accompagneresti? –
chiese.
Enji
alzò un sopracciglio, sempre più stupito. Il linguaggio del corpo
non mentiva.
Toshinori,
a tratti, distoglieva lo sguardo da lui e questo era un segno di
menzogna.
Un
leggero sorriso sollevò le sue labbra. Lui, col suo comportamento
vivace, si era procurato legioni di fan adoranti, che lo adoravano
ancora, nonostante la sua debolezza fisica.
Eppure,
aveva chiesto a lui di accompagnarlo per una serata.
Come
fai?, si chiese. Per tanti,
troppi anni era stato l'incolpevole oggetto del suo odio e della sua
frustrazione.
Eppure,
gli aveva teso una mano.
–
Ehi,
tutto bene? Hai visto per caso un fantasma?–
chiese, sorpreso, l'uomo di origini statunitensi.
L'altro
eroe alzò le spalle. Toshinori, con una richiesta banale, gli aveva
dato una nuova prospettiva.
Aveva
creduto di essersi condannato alla solitudine, ma non era così.
C'erano
persone disposte a credere nella verità del suo cuore e delle sue
scelte.
No,
non poteva morire per sua mano.
Loro
meritavano il suo impegno, senza alcun cedimento.
Doveva
diventare il loro instancabile condottiero.
Forse,
in un futuro remoto, tutto sarebbe cambiato.
–
Toshinori,
verrò con te. Ma ad una condizione. –
disse, il tono grave.
Confuso,
All Might inclinò la testa verso destra e fissò i suoi occhi
cerulei nelle iridi più scure dell'altro.
–
Quale?
–
chiese.
– Non
guardarmi come se fossi un marziano. Puoi almeno provarci? –
domandò.
Il
sorriso dell'altro si accentuò. Era ritornato l'eroe volitivo e
coraggioso, da lui stimato.
Quell'ombra,
che aveva veduto nel suo sguardo, si era allontanata.
– Ci
proverò. Ma non ti garantisco nulla. –
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