"Broken
people don't hide from their monsters.
Broken
people let themselves be eaten."
-
Francesca
Zappia
-
Bubblegum
Break
my bones and reset me
Piece
by piece you break me
Non
ha colore la neve mentre cade su Zaun, sapore.
Jinx
la osserva con un misto di curiosità e meraviglia, rovesciando
il palmo della mano verso l'alto.
Si
deposita tra i suoi capelli, lungo la linea emaciata delle spalle -
un cosino di otto anni che ne dimostra molti di meno.
Ne
raccoglie una manciata prima che diventi grigia e nera, compattandola
in una palla a cui aggiunge poi due bottoni - uno rosso e uno
azzurro.
Ride
tra sé e sé, tra le ciglia lacrime che ha già
pianto - voci che non tacciono mai.
"Jinx."
Si
volta, incontrando lo sguardo silenzioso di Silco, quello irritato di
Sevika.
Dietro
di loro un uomo vestito di blu e argento la studia in silenzio, nei
suoi occhi un qualcosa
che
non riesce a definire - una consapevolezza dolente, triste.
Come
se avesse già visto quella scena.
Silco
le allunga la mano guantata di porpora, abbozzando un sorriso solo
per lei - storto, incerto.
Come
loro.
Jinx
gliela stringe senza alcuna paura.
1.
Un
giorno questa città ci rispetterà:
queste le parole di Vi.
Un
giorno non chineremo più la testa,
la promessa.
Bugiarda.
Jinx
calpesta il cranio di un enforcer, ruotando la pistola tra le dita.
"Un
po' pallido
questo
albero." chiosa, e Vi la fissa supplice - come se potesse essere
ancora la piccola e indifesa Powder.
Arma
il cane, arcua l'indice sul grilletto - alle sue spalle il muso di
Fishbone si apre un ghigno crudele, beffardo.
"Vediamo
di colorarlo per bene." mormora, umettandosi le labbra - secche,
spaccate al centro.
Morte.
Vi
flette le cosce, solleva i pugni chiusi infilati nei guanti Hextech.
Jinx
ride e il cielo esplode.
Pick
up the cross 'cause it's killing time
How
can I scream when the pain is
Biscotti
rosa e gialli, una tazza sbeccata piena di cioccolata.
Jinx
aggrotta le sopracciglia, sulla punta del naso una macchia di
fuliggine e sotto le unghie olio e grafite.
Si
inclina verso il tavolino, annusando.
Intreccia
le mani dietro la schiena, titubante - incerta.
Ed
è una creatura ombrosa, Jinx:
dietro i suoi mille colori si nasconde un esserino percosso,
fratturato.
Rotto.
Ha
paura di fare qualcosa di sbagliato,
di
essere sbagliata
eppure
grida
la
sua esistenza, divampando e distruggendo.
È
un paradosso, Jinx, perché per quanto voglia passare
inosservata tutto in lei brucia,
urlando e
squarciando e
trascinando dietro di sé voci morte, fantasmi che pensava di
aver dimenticato.
Tocca
con la punta dell'indice un biscotto, negli occhi un baluginio
affamato, vorace.
Che
divorerà anche lui.
Silco
la osserva con la coda dell'occhio, continuando a scrivere; solleva
il capo solo quando percepisce la sua presenza al suo fianco, una
bambina con in mano un vassoio più grande di lei.
Glielo
porge, mordendosi il labbro inferiore - un gesto che fa sempre quando
è nervosa.
"Sono
per te." le dice lui, quieto.
Jinx
insiste, posando il vassoio sulla scrivania e recuperando la tazza
dal tavolino.
Si
siede ai suoi piedi - un'altra abitudine entrata ormai a far parte
della loro quotidianità - aggrappandosi con la mano libera
all'orlo del suo cappotto.
"Sono
per noi."
sussurra, così piano da essere poco più di un respiro.
Silco
rimane immobile per qualche secondo, studiandola bere la cioccolata
in piccoli sorsi - traendone il massimo e facendola durare il più
a lungo possibile.
Un'altra
impronta dei figli dimenticati di Zaun.
Le
porge un biscotto, prendendone uno per sé - trattenendo un
sorriso quando la vede sbriciolarlo dentro una cioccolata già
ampiamente
zuccherata.
Jinx
gli posa la tempia contro la coscia e osserva il cielo tingersi di
bianco.
2.
Sangue
tra i denti, lungo il mento.
Jinx
è sicura di averne ormai sputato fuori molto più di
quanto un corpo possa contenerne, ma nulla ha importanza - non più.
Ed
è liberatorio, eccitante:
è una fottuta scossa elettrica su per spina dorsale, nel
cervello - direttamente lungo le braccia fino alla punta delle dita.
È
il sapere che è finita; che questo è il punto zero,
l'epilogo.
La
consapevolezza che non c'è più nulla da fare, che,
finalmente, puoi smettere di preoccuparti perché finisce qui,
e ora.
Questa
è l'ultima pagina: queste le ultime righe.
Jinx
solleva il capo, attorno a lei schiudersi bocche di fumo e denti
d'acciaio - il ponte tremare,
contrarsi come un insetto inchiodato al muro.
Vi
la fissa dall'altra parte della storia, negli occhi lo stupore degli
stolti, la sorpresa degli illusi - di chi si era creduto vincente,
e giusto.
"Ehi,
sistah."
le dice, nella voce un'inflessione rauca, viscerale.
Piltover
geme, le strade urlano -
la
neve brucia.
"Pronta
per il gran finale?" mormora, e gli occhi di Vi mutano in quelli
che ricordava - nell'ombra-fantasma di Vander.
Jinx
carica Fishbone sulla spalla destra e ride.
Such
a release I get the courage
To
pick up the nails 'cause it's killing time
Nastri
dorati e ghirlande di legno e cristallo.
Un
abete che straccia
il
cielo, ne sfida l'altezza - la grandezza.
Cannella
e un retrogusto di menta, sui polpastrelli l'appiccicoso dello
zucchero, tra le dita un bastoncino sul quale svetta una mela candita
mangiata a metà.
Sevika
la fissa dall'alto al basso, il mantello rosso appesantito da una
pelliccia color delle castagne.
Alza
un sopracciglio quando la vede starnutire, scostandosi appena e
sospirando.
Jinx
si passa la punta della lingua sulle labbra, tirando su con il naso -
le guance rosse, tra le ciglia polvere e neve.
"Copriti."
le dice Sevika, arrotolandole la sciarpa attorno il collo e tirando
- strappandole un guaito sopreso.
"Se
ti ammali e poi muori diventerà insopportabile."
continua, sollevandole anche il cappuccio e lasciandole scoperto solo
un ciuffo di capelli.
Jinx
si rannicchia dentro il cappotto che le ha comprato Silco, un capo
importato da Piltover e che aveva fatto rimbrottare più di
qualche thug giù al Last Drop.
Sevika
guarda la bambina con un misto di compatimento e rabbia, la protesi
ricordarle ogni giorno di cosa fosse capace quella scimmia psicotica
alta un metro e un barattolo.
Un
ragazzino esce dall'emporio di fronte a loro, accanto a lui una donna
che potrebbe essere sua madre così come la sua tata.
Sevika
schiocca la lingua contro il palato, abbozzando un sorriso selvaggio
quando la donna lo trae a sé, scoccandole un'occhiata
intimorita.
Gli
uppside hanno paura di loro e questo la fa sentire bene
- appagata.
Gli
uppside credono che un ponte possa dividerli - proteggerli - ma gli
zaunitiani prosperano
invece
nell'oscurità,
affilando
denti e unghie, rancori e vendette.
Sevika
sputa a terra, il ragazzino sgrana gli occhi - viene strattonato
verso un'auto parcheggiata a qualche metro.
Crack.
Si
volta, il bastoncino flesso tra le dita di Jinx, nel suo profilo una
rigidità improvvisa, feroce.
Che
diventerà l'apogeo di una forza distruttiva e assoluta.
Sta
per toccarle una spalla quando Silco riemerge dall'edificio in cui
era entrato - l'Inquiry Athenaeum - attraversando la strada e tirando
il bavero del cappotto verso l'alto.
Sevika
compie un passo in avanti, Jinx la supera, correndogli incontro e
cominciando a vomitare parole su parole.
Silco
inclina il viso verso di lei, annuendo di tanto in tanto e
sfiorandole una guancia in punta di dita.
Jinx
sembra risplendere
sotto
le sue attenzioni, la mela candita dimenticata nella mano che non è
impegnata a disegnare figure immaginarie nell'aria.
Quando
Silco si ritrae sono impronte di sangue quelle che lascia dietro di
sé.
3.
Karvyq
guarda la distruzione creata da Jinx e la vede per quella che è:
una punizione e un'espiazione.
Per
se stessa; per tutti loro.
Ignora
le dita che si aggrappano al suo mantello, i gorgoglii umidi di chi
sta soffocando nel proprio sangue - spezza
il
braccio a un enforcer con il tallone del suo stivale rinforzato.
Si
ferma, immobile nel mezzo di una tempesta di neve e cordite.
"Morirà."
lo raggiunge la voce di Sevika, rotta - esausta.
"Non
è forse quello che volevi?" le ribatte, asciutto.
Sevika
lo affianca, digrignando i denti e reggendosi la protesi contro il
fianco.
"Io...
sì. Sì, lo volevo." replica, ma nei suoi occhi c'è
una forma di malinconia velenosa, che se lasciata crescere diventerà
rimorso.
Karvyq
sorride senza allegria a una consapevolezza che non ha mai salvato
nessuno.
Kill
me, heal me
Kill
me, heal me
On
and on
"Da
dove viene il Natale?"
Glielo
domanda in una notte senza stelle, l'esplosione dell'ennesima
fabbrica aver reso l'aria densa, pesante.
Tossica.
Silco
posa il rapporto dell'incidente, fissandola.
"Dipende
a chi lo chiedi." le ribatte, e Jinx solleva verso di lui occhi
enormi, di un blu quasi nero.
"A
te." è la risposta, seguita da un sopracciglio alzato.
Ed
è diventata audace,
Jinx, una ragazzina di quasi tredici anni seduta tra granate non
innescate e polvere esplosiva.
Silco
libera un suono a metà tra la risata e lo sbuffo, reclinandosi
all'indietro.
"Ogni
nazione ha la sua versione." comincia, assorto "Ma
presuppongo non ti sia di alcun interesse la strega della Demacia o
il ladro della Ionia, uhm?"
Jinx
lo fissa come se avesse detto una cosa molto stupida, incrociando le
braccia al petto ossuto - una cosa che Sevika non perdeva occasione
di ricordarle, facendola imbestialire.
"Conosco
la storia di Morwenna: consegna doni o dispensa castighi durante i
dodici giorni del Natale e le sue punizioni non sono affatto
simboliche.
Se trova un bambino che ha compiuto qualcosa contro la sua legge ne
estrae con violenza gli organi interni per rimpiazzarli con paglia e
roccia." puntualizza, alzando un dito.
"Una
cosa che trovo molto divertente." aggiunge poi, ridacchiando.
Silco
abbozza un sorriso storto, accogliendola sulle sue gambe quando Jinx
vi si arrampica, ancora ridicolmente piccola per una ragazzina della
sua età.
"E
quello stupido ciccione vestito di rosso non mi interessa."
prosegue, piegando le labbra in una smorfia.
"Piltover
ha solo copiato la leggenda di Shurima su di un gigante dispensatore
di regali o di carbone: non volevano certo la loro meglio
gioventù
ne fosse impressionata." le spiega, sfregando tra il pollice e
l'indice la treccia mezza disfatta.
Jinx
si rilassa sotto le sue mani, socchiudendo gli occhi.
"La
Grande Caccia, la chiamavamo." inizia, sciogliendole i nodi nei
capelli ed estraendo una spazzola dall'ultimo cassetto della
scrivania.
"Nel
folklore di Zaun vi potevano prendere parte gli spiriti dei morti
insieme ai vivi, creando una processione che avanzava come un'armata
e se qualcuno osava pararsi loro davanti veniva punito severamente."
mormora, pettinandola con cura - nell'aria un vago sentore di lavanda
e cordite.
"Se
invece si sceglieva di contribuire alla caccia si veniva ricompensati
in monete, materiali preziosi oppure con animali vivi."
Jinx
ridacchia, sbilanciandosi in avanti e aggrappandosi alle sue
ginocchia per mantenere l'equilibrio.
"Una
caccia agli uppside." gongola, muovendo i piedi su e giù.
Silco
le divide i capelli in tre sezioni, intrecciandoli tra loro e
fermandoli con la custodia svuotata di un proiettile.
Jinx
si volta si scatto, quasi colpendolo con la punta della treccia.
"Chi
ne uccideva di più riceveva il premio più grosso?"
Silco
le cerca gli occhi, trovandoli già nei suoi.
"Zaun
non ha mai avuto molta fortuna contro Piltover." si limita a
risponderle, ma Jinx sembra invece riflettere sulle sue parole,
soppesandole.
"Però
se costruissi un'arma abbastanza grande e potente
la
situazione potrebbe cambiare."
Silco
inclina il capo verso la spalla, studiandola con attenzione.
"Potremmo
vincere."
insiste Jinx, negli occhi quel baluginio che precede un'idea.
"Potremmo
fargliela vedere." sussurra, e per un attimo il futuro è
lì,
davanti a lui.
Disegnato
dall'ambizione, scritto nella follia.
Silco
tace e ascolta Jinx diventare quel futuro.
4.
L'aria
si riempie dell'odore acre della combustione, il cemento si spacca
sotto
la frequenza dei colpi di Jinx.
Karvyq
lascia che una scudisciata di proiettili gli sfiori i piedi, rimane
immobile mentre Piltover brucia
- il Pilt rumoreggia, inquieto.
Sevika
lo affianca, ciondolando leggermente in avanti.
"Cosa
vuole fare?" mormora, e Karvyq sorride - comprende.
Getta
il mantello blu oltre le spalle, allargando le braccia attorno a sé
e tramutandole in due lame gemelle.
"Non
l'hai ancora capito?" ribatte, flettendo i muscoli della
schiena, quelli delle cosce.
Sevika
gli getta un'occhiata incerta, nella quale la verità emerge
lentamente - con stupore.
Jinx
viene sbalzata all'indietro e Karvyq può vedere chiaramente
il
lato destro del corpo esploderle - spruzzare sull'impiantito un
fiotto di rosa e nero.
Compie
un passo in avanti,
"Però
se costruissi un'arma abbastanza grande e potente la situazione
potrebbe cambiare."
le
protesi in argento sibilare, tagliando la cacofonia dello scontro, la
polvere.
La
Grande Caccia ha appena avuto inizio.
Kill
me, heal me
Kill
me, heal me
On
and on
Sono
tutti morti e rifiutano di esserlo.
È
morto Silco in quel fiume, un cadavere che si era unito a mille altri
prima di lui.
È
morta Jinx tra quelle fiamme, lasciata bruciare fino a diventare
cenere e rimpianto.
È
morta Sevika in quel vicolo delle Black Lane, quando il respiro le
era mancato e altri come lei avevano pensato di averla punita
abbastanza.
È
morto Karvyq quando Aurelie si era uccisa con il suo nome sulle
labbra, nel cuore.
Sotto
le palpebre.
Sono
morti, eppure comandano, respirano, esigono, distruggono.
Sono
morti e forse questo è il loro personale inferno di occasioni
perdute e rimorsi - di se
e di ma.
Sevika
arma il braccio meccanico, Jinx ride
- sopra di loro un vischio di sangue e ossa.
"Il
carico." dice solo, spingendo la protesi all'indietro e piegando
le dita in un pugno chiuso.
"Dove
si trova?" continua, lo shimmer donarle strana luminescenza
sotto la pelle, negli occhi.
Lygon
deglutisce, scuote la testa - sta per risponderle quando un boato
l'assorda, facendola curvare su se stessa.
Bam!
Riapre
gli occhi, cercando di mettere a fuoco la scena davanti a sé -
la camicia di Lygon ancora stretta tra le dita della mano sana, la
sua testa un ammasso molliccio e rosso da cui spuntano i denti
inferiori e un bulbo oculare ancora attaccato a una poltiglia
pulsante, viscida.
"Seeesh,
non te l'avrebbe detto comunque."
Sevika
si volta, fissandola; Jinx risponde al suo sguardo, quindici anni e
una fame insaziabile - una voragine dalla quale riemerge ogni voltà
più spietata, più feroce.
"Questo."
le dice, picchiettando con la canna della pistola sulla spalla del
marinaio "Lo rende un affiliato di Gangplank."
Jinx
spinge di lato il corpo di Lygon con un calcio secco, soffiando via i
pezzi di cervello rimasti appiccicati alla camicia poco sopra la
scapola destra.
Un
serpente di mare arrotolato intorno a un pugnale corto.
"E
quello stronzo capisce una sola parola." conclude, snudando i
denti in un sorriso delirante, divertito.
"Se-se-seeevika."
cantilena poi, incrociando le braccia dietro la schiena e cominciando
a saltellare all'indietro.
Sevika
solleva il mento, Jinx rovescia il capo verso il cielo - ride,
e la neve diventa ghiaccio, infine tempesta.
"E
poi non voglio fare tardi: stasera Silly mi ha promesso uno di quei
dolci rotondi e pieni di frutta candita che gli uppside mangiano ogni
Natale ." chiosa, ma nella sua voce non c'è nulla di
infantile o gentile.
Sevika
comincia a camminare, superandola in silenzio - nell'aria il lezzo
del sangue, quello dolciastro della carne bruciata.
Jinx
canticchia al suo fianco una melodia stonata e fuori tempo.
5.
C'era
stato un tempo per il dialogo; il parlè,
come
l'aveva chiamato il barone d'argento.
C'era
stato un tempo per la speranza; flebile, ridicola.
"Siamo
ancora sorelle, Vi?"
C'era
stato un tempo per l'amore e le sue diramazioni; per crescere
senza soffrire a ogni respiro.
C'era
stato.
Ed
era morto tra le sue braccia - la colpa un pendolo che sbatteva tra
le pareti ormai consunte della sua anima.
Jinx
getta di lato la pistola - rotta - ruota il fianco, afferrando
l'impugnatura del cannone e percependo un osso cedere
sotto
il suo peso.
Non
era quello che volevo. Non per te.
Jinx
snuda i denti, tira così tanto gli angoli delle labbra che non
è più un sorriso, ma un taglio sanguinolento e
paralizzato in una smorfia dell'orrore.
"Ma
è quello che voglio io."
mormora, aprendo il fuoco e falciando gli enforcer in un ventaglio di
metallo e fuoco.
È
quello che mi merito.
Vi
urla, e non c'è più supplica nella sua voce, ma rabbia
e desolazione.
Sdegno
e paura.
Jinx
coglie con la coda dell'occhio un puntino rosso farsi spazio al
centro della fronte, capisce
- si abbassa,
troppo
lenta,
vuole
evitare il colpo, deve
farlo perché non è ancora finita, non può, il
suo premio avrebbe dovuto essere un altro e...
Clang.
Tung.
Jinx
riapre gli occhi, si proietta su di lei un'ombra nera e argento - lo
scintillio di due lame gemelle tramutate in scudo, nell'aria ambra e
legno.
Karvyq
affonda la punta delle spade nel cemento, lasciandole schiudere in un
muro che assorbe i successivi proiettili, vibrando come mercurio
liquido.
"Non
sembri nemmeno uno di noi con le tue preziose sete e quella scopa su
per il culo."
Negli
occhi del barone d'argento la guerra non è mai finita.
Breathing
your love
You're
ferocious
Per
gli altri è solo un cane sciolto; una bomba innescata, un
composto chimico altamente infiammabile e instabile.
Per
Sevika è un problema;
il riflesso di una città il cui ventre è ormai
avvelenato, tossico.
Silco
osserva il suo silenzio, la quieta compostezza con la quale gli porge
un pacchettino rosso e oro.
C'è
una malinconia poetica in Jinx; una vibrazione che pochi riescono a
percepire sotto la cacofonia dei suoi gesti.
È
una corda sottile,
difficile
da afferrare - l'unica cosa in lei che non tagli,
e ferisca.
È
quel momento tra il sonno e la veglia - quel respiro che precede il
salto; quello spazio tra un istante e l'altro che racconta una
bambina sperduta, nemica di se stessa.
Jinx
si morde il labbro inferiore - un gesto che fa sempre quando è
nervosa - cercando di tirarsi le dita della mano destra - un'altra
abitudine che tradisce la sua agitazione.
Ti
ci impiccherai con quella corda, mormora
la sua coscienza, ma Silco la ignora, prendendo il pacchetto e
abbozzando un sorriso solo per lei.
Intimo,
privato; in cui l'affetto si mescola a un anelito che non ha nulla di
paterno.
C'è
una scimmia blu fosforescente che abbraccia un topo magro e con un
occhio cremisi disegnata nel biglietto, sotto di loro decine di
persone stilizzate con delle croci sulle palpebre e pozze di sangue
ai loro piedi.
Piltie,
recita
la scrittura spigolosa di Jinx.
Silly,
c'è
scritto sopra il ratto.
Io,
il
nome che sormonta le orecchie della scimmia.
Non
Powder (mai più), non Jinx (non oggi).
Silco
scarta il pacchetto mentre Jinx lo studia con attenzione, dondolando
sui talloni.
Cling.
Gli
scivola tra le dita un fermacravatta a forma di squalo, l'orbita
sinistra un rubino di Noxus - sotto i polpastrelli riconosce la
consistenza dell'oro bianco della Demacia, la lavorazione artigianale
delle botteghe orafe di Piltover.
"C'è
un'aggiunta." gli dice, sporgendosi verso di lui e scivolandogli
sulle cosce.
"Guarda."
continua, aprendo la clip del fermacravatta e indicando un piccolo
cristallo scuro.
Silco
la fissa, sorpreso.
"In
questa forma è inerte, ma se lo sciogli in acqua diventa
velenoso." gli spiega, orgogliosa.
"Molonezite."
mormora, e Jinx sorride, soddisfatta.
"Esatto,
Silly! Così quando ti troverai a una riunione difficile
potrai sempre sistemare le cose." chiosa, abbracciandolo e
rilassandosi contro il suo corpo - la finta tranquillità
dietro la quale si era nascosta dissolversi e diventare conforto,
respiro.
Silco
le circonda le spalle con il braccio libero e la trae a sé
come se fosse la cosa più naturale del mondo.
6.
Caitlyn
lo vede. Lo riconosce.
Il
barone d'argento.
Nel
mezzo di un ponte che sta crollando
si
è erso a protezione di un'assassina
-
una creatura che Zaun aveva vomitato in faccia a Piltover come acido.
Tra
i suoi pensieri c'è ancora quella
notte - un cielo rosso, una terra nera.
Sotto
le dita il sangue di sua madre, intrappolato in gola tutto quello che
non era riuscita a dirle - a confessarle.
Caitlyn
indurisce lo sguardo, imbraccia il fucile - prende la mira.
Il
puntatore laser si ferma sulla fronte di Jinx; le basta premere il
grilletto.
Le
basta arcuare all'indietro l'indice e il cranio di Jinx si sgranerà
in un grumo di ossa e cervella.
Le
basta poco: inspirare,
"È
mia sorella; è Powder."
espirare.
"Il
suo nome è Jinx!"
Caitlyn
spara,
"La
città ha bisogno di guarire; adesso lo vedo come non mai."
il
rinculo le brucia la spalla, i muscoli.
"Non
puoi guarire ciò che non è mai stato sano, Caitlyn. Un
giorno lo capirai da sola."
Il
barone d'argento si volta e vede.
You're
in my lungs
Resuscitate
"È
la tradizione." gli dice, indicando le travi del soffitto.
"Davvero?"
le risponde, divertito - paterno.
"Yep."
ribatte, alzandosi sulla punta dei piedi.
"Qui
oppure in Demacia?" mormora, inclinando il viso verso di lei.
"Ha
importanza?" è il sussurro, un respiro che infrange il
suo.
Silco
intreccia le dita nei suoi capelli, la conduce verso di sé -
Jinx sorride, baciandolo senza rimpianti.
Sopra
di loro dondola un vischio di sangue e promesse.
7.
Lo
scudo devia il colpo della Kiramman, le terminazioni nervose bruciare
- gridare
dallo
sforzo a cui vengono sottoposte.
Karvyq
si volta, inclinandosi di trequarti verso Jinx; la studia in
silenzio, immobile mentre il mondo scricchiola,
tramutandosi in una confusione di metallo e urla.
Le
manca una parte del fianco destro e resiste all'impulso di coprirla
con il proprio mantello quando nota il seno tumefatto, strappato via
all'altezza del capezzolo.
Jinx
inspira,
rantola
il
petto che si alza e si abbassa a un ritmo disarmonico, irregolare.
Deglutisce,
fissandolo da sotto in su, e solo in quel momento si rende conto che
il suono umido che aveva sentito mentre creava lo scudo era l'occhio
sinistro di Jinx che esplodeva
fuori dall'orbita.
"Ti
ha colpito." le dice, stupendosi della sua stessa voce - roca,
violenta.
Jinx
lo guarda come se fosse lui
il
nemico, sul fondo della pupilla rimasta una scintilla cieca, che non
vede null'altro che fantasmi e mostri.
"Il
tuo occhio." continua, e Jinx si tocca la guancia, ritraendola
sporca di sangue e muco.
Sbatte
le palpebre un paio di volte, confusa.
"Non
è grave." gli risponde, così quieta da essere
irreale.
"Non
sento male." è la sua spiegazione, seguita da una
risatina a mezza bocca.
"Non
sento niente."
gracchia, sollevandosi sulle ginocchia - sbucciate, di cui riesce a
intravedere il bianco dell'osso.
E
capisce, Karvyq: comprende.
Ci
sei passato anche tu, in fondo,
mormora Lilian dalla sua coscienza.
Karvyq
si alza, dietro di loro gli enforcer disperdersi, Piltover bruciare
dei mille fuochi appiccati dalle esplosioni delle scimmie meccaniche
di Jinx.
"Avrai
il tuo premio, ragazzina." sussurra, e lei gli sorride,
ricordandogli la smorfia con la quale Aurelie si era lanciata nel
vuoto.
Karvyq
scioglie i muscoli delle spalle, argento ai polsi, lungo il cuoio
degli stivali.
"Ci
penso io a tua sorella." le promette, e Jinx si muove di
conseguenza, lasciando cadere a terra il cannone a canne rotanti.
La
neve è diventa rossa e nera sotto le loro lacrime.
Craving
your electricity
Feet
to my pain you give
Un
carillon d'argento e zaffiro. Un passo a due - stivali eleganti
calpestati da un paio di anfibi dai lacci rosa fluo.
Jinx
ride
quando
Silco trattiene un gemito dolorante, si toglie le scarpe, muovendosi
in punta di piedi.
Ed
è elegante
a suo modo, Jinx: una vibrazione costante, irrequieta. Una melodia
che ha senso solo nella sua (loro) testa, la bellezza della follia
vestita di pelle e nuvole.
È
una creatura che gli assomiglia a un livello profondo, buio come le
miniere nelle quali era cresciuto.
Un
passo avanti, due indietro - allora
lo stavi facendo apposta, uhm? -
e Jinx gli risponde con un sorriso furbo, divertito.
Silco
schiocca la lingua contro il palato, alzando un sopracciglio -
scettico, per nulla convinto.
"Immagino
che tu non sappia niente anche della bomba di vernice che ha colpito
la stanza di Sevika." le dice e non è una vera domanda.
Jinx
fa finta
di rifletterci sopra, continuando a muoversi insieme a lui.
"Nope."
gli risponde, inarcandosi contro il suo petto e soffiandosi via una
ciocca dalla fronte.
Silco
libera un hum
hum poco
convinto, nel silenzio di un Last Drop dormiente solo una melodia
senza tempo, i loro respiri.
Mentre
la città si accende loro bruciano.
8.
Per
un attimo - un frammento di realtà - le sembra che il mondo si
sia capovolto e di essere caduta in un oceano profondo e nero.
Sevika
socchiude la bocca, rovesciando il capo verso l'alto - nel cielo
disperdersi lampi di bianco e blu, sotto la lingua l'odore della
carne bruciata, quello metallico dell'elettricità che avvampa,
arrampicandosi lungo la sua pelle come le zampe di un ragno.
Digrigna
i denti, strappandosi la protesi dalla spalla e gettandola di lato -
osservando i sottili fili di fumo levarsi dai cilindri di shimmer.
Si
copre gli occhi con la mano rimasta, cercando di intravedere cosa
stia succedendo sul ponte - la gente di Zaun raccogliersi alle sue
spalle in un mormorio confuso, eccitato.
"L'ha
fatto davvero."
Sevika
inclina il mento di lato, incrociando lo sguardo lattiginoso di
Singed.
"Cosa?"
ribatte, ma una parte di lei sa già la risposta.
Singed
rimane impassibile, guardando dritto davanti a sé mentre il
ponte collassa e insieme a lui il Sun Gate, sancendo la fine del
prodigio
di
Piltover, cancellando la sua promessa d'essere un faro nel futuro di
Runeterra.
C'è
meraviglia nella distruzione, le
aveva detto Silco in uno di quei rari momenti in cui si era mostrato
esposto, ferito da una vita che aveva sempre preso,
mai dato.
"Un
tempo anche io avevo una figlia."
E
tornano a galla quelle parole, riemergendo come un cadavere mai
seppellito - un ricordo malmostoso, tenace.
La
terra trema
e la voce di Jinx si squarcia.
Wings
to my fear your peace
Inhabits
my blood
Your
love is thick
C'è
qualcosa di bellissimo e terribile che gli stritola
il
cuore ogni volta che guarda Jinx.
C'è
la consapevolezza che non potrà esserci per sempre - la
tristezza di sapere che arriverà un giorno in cui l'infezione
avrà la sua vittoria e lui non vedrà più Jinx
sorridere, né piangere.
C'è
la dolente malinconia di un amore conosciuto tardi, dei se
e dei ma
- quel pungolo rovente che ti uncina tra le costole, strappando
e
ricordandoti che nulla è eterno.
Anche
se tu ci hai provato; Janna sa quanto
tu
ci abbia provato.
Jinx
dondola i piedi in aria, spargendo briciole di cioccolato ovunque -
gesticola davanti a sé mimando il suo ultimo incontro con
qualche sfortunato al bar del Last Drop.
Silco
la osserva spazzare via un frammento di biscotto dal lenzuolo, la
luce che filtra dalla finestra rendere il suo profilo nudo
opalescente, irreale.
"Gli
ho detto che il suo puntale di merda poteva ficcarselo su per il
culo." chiosa, rovesciandosi a pancia in su.
"Chi
vorrebbe mai un bambino alato sulla cima dell'albero? Un piltie, ecco
chi." continua, sdegnata.
Jinx
si solleva, incrociando le gambe tra di loro e stiracchiandosi
all'indietro.
Getta
un'occhiata ai suoi biscotti - ancora intatti - negli occhi un
baluginio furbo, chiassoso.
"Non
li mangi, Silly?"
Silco
espira una boccata di fumo, abbozzando un sorriso.
"Forse."
le risponde, e Jinx scivola verso di lui, circondandogli la cosce con
le proprie.
"Allora
dammeli." esige, incrociando le braccia al petto.
Silco
getta la cenere nel bicchiere vuoto, percorrendo in punta di dita la
linea arrotondata dei suoi tatuaggi - nuvole azzurre che si schiudono
attorno il seno destro, lungo fianco, disperdendosi verso il basso e
terminando sopra un ciuffo blu come i suoi capelli.
"E
come si dice?" ribatte, inclinando il capo verso la spalla e
continuando nella sua esplorazione.
Jinx
socchiude gli occhi, umettandosi le labbra.
"Li
voglio." insiste, e Silco alza un sopracciglio, sfiorandola tra
le cosce con l'indice e il medio.
"Chiunque
ti abbia educato ha fatto un pessimo lavoro." mormora, premendo
-
trovandola ancora umida, morbida.
Jinx
sospira, liberando poi una risatina leggera, senza peso.
"Chi
mi ha educato mi ha insegnato che noi non chiediamo." sussurra,
chinandosi verso di lui e affondando sulle sue dita.
"Noi
prendiamo."
e lo bacia come la prima volta - lo farà fino al suo ultimo
respiro.
I
biscotti cadono a terra, dimenticati.
9.
Non
era mai stata lei l'obiettivo.
Il
dolore colpisce da tergo, mai di petto: questo le aveva insegnato
Zaun. Questo le aveva fatto dimenticare Cait.
Violet
cerca di liberarsi dell'uomo dalle protesi d'argento, non ci riesce -
evita per pochi centimetri un affondo che le avrebbe sicuramente
squarciato l'addome.
Non
ne ricorda il nome,
il
terrore ha cancellato ogni altro pensiero che non sia lei
ma
in quel momento non ha importanza perché deve avvertirla, deve
toglierla dalla rotta di collisione, deve salvarla e...
Crack.
Il
guanto si spacca,
la punta della lama dell'uomo glielo strappa dalla mano come se fosse
fatto di carta.
Vi
solleva il guanto rimasto intatto, parando il secondo colpo - l'uomo
non arretra, non le permette di respira, di pensare.
Colpisce
e colpisce e colpisce
- un
rullio senza requie, un'eleganza di morte e violenza.
Si
abbassa, scivolandogli tra le gambe e afferrandogli una caviglia;
l'uomo ruota sul piede sinistro come un ballerino, schiacciandole le
dita e frantumandole l'anulare e il mignolo.
Vi
ingoia un grugnito, rotola nella polvere - si rialza con uno scatto
secco della schiena.
Si
pulisce la fronte con il dorso della mano, sputando sul cemento un
bolo di saliva e bile.
"Ci
ucciderà tutti." grida, digrignando i denti.
"Farà
esplodere la città." insiste, allargando le braccia
attorno a sé.
"Dovresti
volerla fermare anche tu."
aggiunge, l'aria tingersi di blu e bianco - un oceano in cielo, un
inferno in terra.
L'uomo
stende le labbra in un sorriso inquietante, feroce - tra le pieghe
della camicia intravedersi un tatuaggio dai bordi arrossati, che
sanguina a ogni respiro.
Una
cicatrice e un ricordo.
Il
missile frantuma la barriera del suono e cade.
Kill
me, heal me
Kill
me, heal me
On
and on
I
can't live without it
Se
potesse rimanere con lui per sempre lo farebbe.
Se
potesse arrotolarsi
dentro
il suo petto come una di quelle bambole in legno di Freljord lo
farebbe senza pensarci due volte, contenta di poter dormire avvolta
dal suo calore, nel suo sangue.
Se
potesse invertire il tempo, il destino; se fosse giovane e poi
vecchia e poi di nuovo giovane - se l'immortalità esistesse la
regalerebbe a entrambi per poter continuare a guardare il mondo
insieme.
Silco
le sfiora la guancia con il pollice, raccogliendo una lacrima
solitaria.
Jinx
preme le labbra tra loro, scuotendo la testa e aprendosi in un
sorriso che non riesce a ridere - piangendo come la prima volta che
gli si era buttata tra le braccia.
Le
rivolge un'occhiata consapevole, morbida; nell'occhio azzurro tutto
l'affetto di un padre, in quello rosso il desiderio di un uomo che
avrebbe ridotto in ginocchio città e imperi per lei.
"Jinx."
mormora, e in cielo esplodono i fuochi d'artificio, illuminando Zaun
in una cascata d'oro e cremisi.
"Tu
non morirai, vero?" gli chiede, e sa che Silco le mentirà:
lo fa sempre quando gli pone quella domanda.
"No,
Jinx: non morirò." le promette, e lei sceglie di crederci
ancora una volta - ancora per un po'.
Sei
una maledizione, una disgrazia. Lo distruggerai, esattamente come fai
con tutto quello che tocchi.
Jinx
serra le palpebre tra loro, nascondendogli il viso nel cappotto e
ascoltando le voci di Mylo e Vander essere soffocate da quella di
Silco - quieta, rassicurante.
Il
nuovo anno lascerà di loro solo cenere e rimpianti.
10.
La
Grande Caccia è finita, i morti hanno ricevuto il loro
tributo.
Piltover
si sveglia in un'alba di polvere e ossa, Zaun si addormenta cullata
dal calore di corpi reclamati, memorie consumate.
Karvyq
posa lo sguardo sul Pilt che scorre sotto il ponte crollato, il lungo
mantello blu scuro che ondeggia pigramente alle sue spalle.
"Non
l'abbiamo trovata." lo raggiunge la voce di Lilian, delicata -
quasi timida.
"E
non la troverete." ribatte lui, asciutto.
Lilian
lo affianca, sfregandosi le mani lungo le braccia.
"Forse
una gamba o un piede; probabilmente nemmeno quelli." continua,
osservando i flutti rabbiosi del fiume.
"Il
Pilt l'ha ingoiata e non risputa mai niente." aggiunge, assorto.
Lilian
sposta lo sguardo da lui al fiume, avvicinandosi al bordo smangiato
del ponte.
"È
caduta o si è gettata?" gli chiede, e Karvyq non riesce a
trattenersi dall'afferrarla per una spalla e riportarla verso di sé,
avvolgendola nel suo mantello.
"Ha
importanza?" mormora, quieto.
Lilian
sembra rifletterci sopra, annuendo.
"Sì.
Per me sì."
Karvyq
inclina il viso verso di lei, sugli zigomi schizzi di sangue e terra.
"Si
è semplicemente lasciata andare." replica, spostandole un
ciocca di capelli dalla fronte.
Lilian
lo guarda, regalandogli lo stesso viso di quando lo aveva sfidato
da
sotto un cumulo di cadaveri tra i quali vi erano stati anche i suoi
genitori.
"Ha
scelto, Lily: tutti noi lo facciamo, prima o poi." conclude,
allacciandole gli alamari a forma di cardellino al collo.
E
un giorno toccherà anche a me.
L'amore
non aveva mai salvato nessuno.
****
So,
did you created any thing while you were alive, Jinx?
Fishbone
si disgrega
sotto
la combustione dell'energia dell'Hexcore, bruciandole la spalla, la
guancia - e Jinx urla
mentre
la pelle si solleva in fiocchi rosati e traslucidi, unendosi alla
neve che ha ricominciato a cadere.
Apre
l'occhio rimasto, prende la mira - sorride mentre il missile a forma
di squalo attraversa l'orizzonte, ustionando il cielo, le speranze di
Piltover.
"Tu
mi hai strappato qualcosa, sistah."
Il
ginocchio sinistro cede, la rotula esplode in un pop!
che
le ricorda quello dei grani di mais quando Silly glieli aveva
mostrati per la prima volta dopo un'importazione dalla Ionia, il modo
in cui scoppiettavano
contro il coperchio del tegame - la serata che avevano passato nel
suo studio mangiandoli e lei l'aveva preso in giro perché
erano senza sale ed erano insipidi e lui le aveva sorriso e il mondo
non le era sembrato poi così
schifoso
e...
"Ora
io lo toglierò a te."
Jinx
crolla in ginocchio, mantiene la presa salda sull'impugnatura di
Fishbone - grida,
e ne esce un fiotto compatto di sangue e shimmer.
La
vibrazione dell'Hexcore rallenta, si spegne quasi del tutto -
Fishbone libera un solo, debole, rantolo.
Jinx.
Il
missile colpisce in pieno il tetto del distretto degli Enforcer, lo
corrode dall'alto al basso, aprendolo come se un gigantesco pugno vi
si fosse abbattuto sopra.
Fottiti,
puttana piltie.
Jinx
cade in avanti, Fishbone le scivola via dalle mani - vuoto, deformato
dalla forza stessa dell'Hexcore.
Oh,
mio prezioso dandelion seed.
L'acqua
è fredda, i suoi pensieri leggeri, senza peso.
Silly?
Jinx
sbatte la palpebra rimasta una, due volte; apre la bocca - sangue tra
i denti, giù per la gola.
Tump.
Silenzio.
Avevi
promesso.
Lo
so.
Eppure
mi hai lasciato da sola.
Non
avrei voluto.
...
non importa, Silly. Non importa più. Sono tornata a prenderti.
Sul
fondo del Pilt Jinx sorride e chiude gli occhi.
Yes,
I gave birth to so many monsters in me.
Macerie
e polvere; questo è rimasto del suo futuro.
Piltover
si veste di un lucore rossastro, luminarie addobbate a festa
trasformate in cappi e visceri.
La
neve le si arrotola attorno le caviglie, lungo le guance - per le
strade voci e preghiere.
Zaun,
inneggiano.
Zaun,
ripetono.
Zaun,
accusano, e Vi compie un passo in avanti, poi un secondo - inciampa,
mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
Gli
enforcer rimasti la ignorano, corrono da una parte all'altra della
città cercando di salvare il possibile - di soccorrere chi
ancora ha almeno un arto attaccato.
Si
ferma, osservando ciò che resta del dipartimento centrale
degli Enforcer.
"Queste
siamo le nuove noi, sistah."
Sposta
un mattone, poi un altro; si taglia con una scheggia di vetro grande
come il palmo della sua mano, solleva un tubo in plastica, poi
un'asta di metallo - un portapenne a forma di cane, la foto di uomo
abbracciato a una bambina sdentata.
"Sei
mia sorella, Powder."
Qualcuno
la urta, facendole perdere l'equilibrio - sotto i detriti allargarsi
una pozza scura, densa.
"Ti
ucciderà. Non puoi tornare a Zaun."
Vi
tira su con il naso, non si rende di conto di stare piangendo nemmeno
quando le lacrime le bagnano il guanto rimasto - la pelle scorticata
della mano nuda.
"È
una mia responsabilità, cupcake."
Gratta
con le unghie la superficie porosa di un muro, scava - annaspa nella
sua stessa miseria.
"Hai
sentito anche tu le ultime notizie da Zaun; la città è
nel caos. La seconda in comando di Silco ha preso il potere, ma lei
è ancora là fuori, Vi."
Libera
un gemito frustrato, un singulto che diventa una risata isterica,
ferita.
"Le
parlerò: devo farlo."
Chiude
le dita in pugni chiusi, sbattendoli ripetutamente su ciò che
resta dell'insegna in ottone del dipartimento.
"Non
servirà. È andata troppo oltre. Per Janna, lo era già
prima,
ma non hai voluto vederlo. Non hai potuto accettarlo."
Vi
inspira,
"Mi
stai dando la colpa di quello che è successo a tua madre? Al
Concilio? Be', sappi che ci sto già male senza che me lo
ricordi ogni giorno, cupcake."
si
blocca a metà del gesto di espirare, soffocando in un grumo di
dolore e
rimpianto,
amarezza e
rimorso.
"...
Jinx ha scelto chi
essere,
Vi. Ha scelto da che parte stare - per chi combattere e chi amare.
Forse è tempo che lo faccia anche tu."
Grida,
ma non c'è più nessuno ad ascoltarla - ad afferrarla
mentre
cade, frantumandosi sotto il peso dell'assenza.
"Non
l'ha mai amato. Non è possibile. Lui l'ha resa un'arma, un
cannone ben puntato su Piltover e sono sicura che se..."
"Smettila."
Vi
si morde il labbro inferiore, togliendosi il guanto Hextech e
allungando la mano verso quella di Cait - l'unica cosa ancora integra
di
lei.
"Tu
le credi."
"Sì."
"...
Powder non avrebbe mai fatto..."
"Powder
è morta. L'ha detto anche quel tuo amico dei Firelight. È
rimasta solo Jinx."
Gliela
stringe, percependola ancora calda - dita affusolate, lisce, attorno
al cui anulare luccica l'anello con il blasone della famiglia
Kiramman.
"E
Jinx non ti appartiene, Vi. Non è mai appartenuta a nessuno se
non a lui."
Violet
si trascina sopra un cumulo di detriti strisciando le ginocchia,
accasciandosi poi in avanti - segue la linea del polso di Cait,
scorgendo un braccio avvolto nella stoffa blu della divisa di
ordinanza.
"Lasciami
provare un'ultima volta. Se non funzionerà farò come
dici tu."
Lo
trae a sé delicatamente, attenta a non strapparlo da qualsiasi
parte sia rimasta intatta di Cait - percepisce lo stomaco contrarsi
quando
la spalla termina in costole divelte da cui penzolano un polmone
schiacciato, alcune strisce di muscolo e intestino.
"Potrebbe
essere troppo tardi."
Vi
chiude gli occhi, piegandosi in avanti e lì rimanendo - vinta,
sconfitta.
"Non
lo sarà, cupcake: te lo prometto."
Attorno
a lei i fantasmi sono venuti a reclamare il loro tributo di sangue.
****
Your
love,
Avrebbe
potuto essere la storia di un uomo che trova una figlia.
Avrebbe
potuto insegnare il perdono e
il riscatto - la speranza e
il
sollievo.
Avrebbe
potuto dipingere una ragazzina dagli occhi blu e il sorriso pieno di
vita - un uomo che da lei era stato cambiato in
meglio,
superando i torti del passato, le sconfitte nel suo animo.
Avrebbe
potuto se.
Silco
la osserva tagliare la gola al mercante in un gesto fluido, pulito.
Il
sangue fiorisce sulle labbra di Oliver, lungo il suo collo; scivola a
terra, addensandosi in una pozza scura e appiccicosa.
Jinx
arcua un angolo delle labbra all'insù, ruota il pugnale tra le
dita - inclina il mento di Oliver all'indietro, lasciando che lo
squarcio si apra,
diventando una bocca rossastra e ingorda.
Silco
inala una boccata di fumo, non arretra quando il sangue gli raggiunge
la punta degli stivali - sposta appena il regalo di Natale di Jinx
verso destra perché non si sporchi.
Espira,
cerca gli occhi di Jinx - li trova già nei suoi.
Oliver
si spegne in un gorgoglio flebile, umido; muore osservando un abete
storto e addobbato con scimmie stilizzate e dall'espressione
nevrotica, folle.
Silco
le tende la mano,
figlia
mia
Jinx
gliela afferra senza alcuna incertezza, sollevandosi sulla punta dei
piedi come una ballerina - fiorendo sotto il suo sguardo paterno.
Avrebbe
potuto essere la storia di un uomo che trova una figlia; un'epopea di
redenzione e compassione.
Ah
ah ah.
Jinx
snuda i denti e cerca sulla bocca di Silco l'assoluzione da se
stessa.
my
gift.
Cade
la neve e ricopre tutti loro di bianco e silenzio.
Si
appoggia sul corpo prostrato dal dolore di Vi, lungo le spalle rigide
di Sevika.
Scivola
lungo il mantello di Karvyq, tra le dita che stringono a sé un
cardellino dorato e dalle ali troppo leggere per volare in quella
notte di sangue e cenere.
Avvolge
Piltover in una coltre pallida, sulla quale riluce una stella che
penzola inerte da un albero bruciato e annerito.
Sfiora
appena Zaun, sorella dimenticata che brinda
sulla carcassa della più fortunata - della preferita
a cui spettava sempre il posto migliore a tavola.
Riveste
il Pilt, diventando ghiaccio e vetro - una tomba sotto la quale
riposano le promesse di Jinx, quelle di Silco.
Un
bambino offre le mani al cielo, arricciando il naso sotto la sciarpa
azzurra - chiedendosi perché questo Natale abbia il sapore
della cenere e della tristezza.
La
neve continua a cadere, incurante di tutti loro.
"Perhaps,
somewhere, some day,
at
a less miserable time,
we
may see each other again."
-
Vladimir
Nabokov
-
Note dell'autrice: la storia è stata scritta per il Calendario dell'Avvento di Fanwriter.it.
Potete trovare questa storia anche nella versione inglese su AO3 - Bubblegum
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