Raggi di Eclissi

di Ladyhawke83
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Storia scritta per @Kamy

Partecipa all’iniziativa: “Writing Challenge - Spotify wrapped 2022”

Personaggio assegnato: Isabeau (Fandom Ladyhawke)

Brano: “Everytime” Loreen (numero 45)

Rating: verde

Words: 563

 

 

***

 

Everytime

 

You're here,you're here but I'm still alone

I say goodbye to your shadow

 

 

Era stata una scelta sofferta, ma ben ponderata. Isabeau non riusciva più a sopportare quel destino, quella semivita, la sua unica colpa era stata quella di aver amato troppo, e perdutamente, il Capitano delle guardie di Sua Grazia, Etienne Navarre.

Lo amava ancora, non avrebbe mai smesso di amarlo, ma non avrebbe sopportato un altro giorno, un’altra notte, senza conforto, senza speranza, senza futuro.

“Siete sicura, Mia Signora?” Le aveva chiesto di nuovo Philippe. Il bambino ragazzo non riusciva a credere che lei, proprio lei, dopo tutto quello che aveva sopportato in quella vita da falco e da donna baciata solo dalla luna, decidesse di arrendersi, e per di più in maniera così crudele e vile verso il Capitano.

“Philippe, cerca di capire... io... non posso, non posso più restare, non così”. Aveva esalato Isabeau, condensando le parole in una nuvola di vapore in quella notte fredda e senza stelle.

“Ma se ve ne andate ora, lui vi inseguirà, vi cercherà, vi amerà ancora più disperatamente di prima”. Le ricordò dolosamente Philippe.

 

 

Like a moon you pull me to the shore

But I can't be ocean anymore

I can't I can't but you don't know

How I feel so I gotta go...

 

 

“Lo so, proprio per questo devo lasciarlo, ma tu, tu mio caro Philippe, nostro unico e grande amico, dovrai restargli vicino, prenderti cura di lui”. Disse Isabeau stringendo le mani di Philippe Gaston, in una muta preghiera.

“Ma... lui... lui non capirà. Il Capitano ne morirà, se voi lo abbandonate”.

Philippe provo un vero senso di angoscia e di dolore al pensiero di quello che avrebbe fatto Navarre al suo risveglio, il piccolo topo sperò che l’alba non giungesse mai a rischiarare quella notte assurda.

“Io non lo abbandono, mai potrei, piccolo topo, vorrei solo liberarlo, come libera vorrei essere io, se non posso sciogliere la maledizione, almeno posso sciogliere il nodo che lega troppo strette le nostre anime dannate”.

“Isabeau ti prego, non farlo... non ora che io credo nel vostro amore...” tentò un’ultima volta Philippe.

“Ti prego Philippe. Lasciami andare, credi ai sogni Philippe?”

Lui annuì.

“Ma dai sogni prima o poi ci si sveglia... Andiamo padre, vi prego”.

Imperius rispose al cenno di Isabeau e spronò Abraham, e l’asino mosse le orecchie, sbuffò e di malavoglia mise uno zoccolo davanti all’altro, pestando il terreno umido e scuro.

“Che il Signore abbia misericordia di noi”. Disse Imperius mentre si allontanava nella nebbia della notte con Isabeau. Il ragazzo rimase solo con le ombre, i rimpianti e gli ululati del lupo Navarre in lontananza.

Il nuovo giorno sarebbe presto arrivato e con lui un’amara verità: Isabeau se ne era andata e, con lei, ogni speranza di redenzione per lui e d’amore per quei due sventurati amanti.

“Ho tentato Padre, e ho fallito... ho fallito ogni volta. Non merito il perdono. Io sono, e rimarrò per sempre, un ladruncolo senza valore...” disse fra sé Philippe, raccogliendo la spada di Navarre e le poche cose che Isabeau e Imperius gli avevano lasciato.

“Navarre mi ucciderà... mi ucciderà...” si disperò Philippe, e di colpo si rese conto di aver perso ogni cosa, ogni briciolo di luce e onore che aveva avuto fino a quel momento.

Senza salvare il loro amore, lui non era niente, non era più niente.

 

 





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