Memento mori

di Duchessa712
(/viewuser.php?uid=1122558)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Memento mori

Katerina ha occhi limpidi che riflettono la bellezza del mondo (quella di cui Elijah ha dimenticato il sapore per riscoprirlo sulle sue labbra in baci rubati alla notte e al tempo e all'assenza di Niklaus).

Stop. Riformula.

Katerina aveva occhi limpidi che riflettevano la bellezza del mondo (quella che Elijah ha riscoperto sulle sue labbra e poi si è riscordato quando ha scoperto che contro il tempo non può correre nemmeno un vampiro).

Adesso, Katerina lo guarda con occhi scuri come la notte che copre le stelle e i baci li usa per ottenere ciò che vuole. Li lancia in aria con sguardo civettuolo, li regala incurante - anche a lui: unisce le loro labbra in un gesto calcolato, ma non finge l'innocenza che non possiede. Si mostra per quella che è diventata, la dolcezza calpestata sotto ai tacchi alti da cui non si separa mai.

(Vi dorme persino, con le scarpe ai piedi, svestita di qualsiasi altro abito e gioiello e maschera: ha imparato a correre, sempre e per sempre).

Katerina ha labbra piene e soffici ed Elijah ne rincorre il ricordo - la sensazione dei suoi baci e del suo corpo sotto al suo e del suo profumo ad annebbiargli i sensi - da tutte le vite che sua madre lo ha maledetto a sopportare.

("Guardami.", gli ordina e lui la guarda, sopra di lui, i boccoli che le incorniciano il volto. Katerina ha pelle di pesca, fresca e perfetta sotto le sue carezze.

Se chiude gli occhi può quasi far finta che nulla sia cambiato - che lei sia innocente e lui sia un ladro e tutto non sia già distrutto al di là di ogni possibilità di riparazione).

"Guardami.", un ordine bisbigliato a fior di labbra, le sue mani che disegnano ghirigori, le unghie che gli solleticano il petto e rompono la pelle. Elijah sente il bruciore del taglio e la viscosità del sangue, ma non disubbidisce.

Katerina ha occhi scuri come la notte e duri come il granito; illeggibili, gli restituiscono solo il suo riflesso.

Sono mesi che prova a studiarli invano. (Una volta li ha visti brillare, catturare il sole e ridarglielo in pomeriggi primaverili. Una volta, quando ancora era dolce e innocente e intatta).

"Katerina.", la chiama, solo perché può - perché è nel suo letto, tra le sue braccia, sopra di lui, insieme a lui. Solo perché non si stancherà mai di gustare il suo nome - sa di allegria e amore e speranze che credeva perdute, che lei ha fatto rivivere per poi far morire insieme alla sua vita mortale.

Perché è Katerina che vuole - Katerina che ha baciato vite fa di nascosto nell'ombra dei corridoi, che ha rincorso per gioco tra fiori in boccio, che gli ha ridato l'amore. Perché è Katerina che può riportarlo in vita ancora, in un mondo in cui tutto si sbriciola attorno a lui - la sua famiglia, i suoi desideri, sempre e per sempre.

Katerina rideva e sorrideva sempre, felice anche quando Niklaus le lasciava macchie di sangue sul vestito e la donava briciole di tempo quando lei agognava una vita al suo fianco (questa è la parte che vuol scordare, Elijah, che lei ha amato anche suo fratello, che mentre brillava per lui progettava le sue nozze con un altro) - ma questo era allora.

Adesso, Katerina si è spogliata di chi è stata e se ride è per scherno e disprezzo o artificio, il sorriso non le illumina gli occhi - un po' è sorpreso, Elijah, che l'abbia accettato così, l'uso del suo nome.

(Dalla determinata Katherine si aspettava più resistenza e non avrebbe ceduto comunque).

(In un impeto di irrazionale gelosia si chiede come reagirebbe se fosse Niklaus a chiamarla).

"Katerina".

Gli risponde sempre: un sorriso, un bacio, una carezza - ed Elijah è certo di non immaginare il modo in cui tutto sembri più reale, un ibrido tra falso e sincero.

Forse non è tutto perduto - forse si può ancora riparare (e se si può riparare lei, allora c'è speranza anche per tutti loro).

Elijah è stanco di vedersi riflesso in quegli occhi induriti dal tempo e dal dolore; stanco di non saperli interpretare; stanco di vedervi impressa la lezione che già sa: l'eternità è ladra rapace e paziente, ruba all'anima un pezzetto alla volta fino a che non c'è più nulla da rubare. In un'eternità si muore in un milione di modi diversi - e Katerina è morta con ogni bugia data e ricevuta, con ogni cadavere trovato e lasciato a trovare, con ogni ricordo manipolato, con ogni sorriso finto e nascosto e ogni risata ingoiata e praticata davanti allo specchio.

E chissà in quanti altri modi morirà - lei, lui, tutti: memento mori dicono i suoi occhi impenetrabili (riflettono solo ciò che si riflette in loro; riflettono lui e il suo amore imperituro; riflettono Niklaus e la sua brama incontentabile e i Salvatore e il loro odio di risentimenti e incomprensioni ed Elena e le lacrime di troppi lutti; riflettono tutti loro e le loro umanità frantumate).

Elijah la guarda - sopra di lui, insieme a lui, tra le sue braccia - e pensa che l'ha presa, che il gioco è terminato e che vorrebbe sentirla ridere, rubarle altri baci per farla sorridere, ma memento mori: tutti devono morire - e loro lo hanno già fatto e i fantasmi non si portano indietro con la forza di volontà.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4043728