Cose che nessuno sa

di Monkey D Anjelika
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All'Oscuro Signore

So già che sarò morto da tempo quando leggerai questo biglietto, ma volevo che tu sapessi che ho scoperto il tuo segreto.
Ho il vero Horcrux e ho intenzione di distruggerlo il più presto possibile.
Affronto la morte con la speranza che, quando incontrerai il tuo Rivale, sarai di nuovo mortale.

R.A.B.

 
Il freddo avvolgeva il suo corpo, lo stringeva così forte che faceva fatica a muoversi.
La vista era annebbiata dalle ciocche scure dei suoi capelli che ondeggiavano davanti ai suoi occhi chiari.
A volte intravedeva delle ombre avanzare nel buio che lo circondava.
Non riusciva nemmeno a respirare, l'aria stava abbandonato i suoi polmoni.
Regulus aveva sempre creduto che la morte alleggeriva le persone, portava via i sensi di colpa e il dolore.
Ma lui si sentiva così pensante da sprofondare nell'ignoto.
Forse erano i ricordi a pesare così tanto.
Nella sua mente erano apparse immagini vivide delle persone che amava e stava cercando di proteggere.
Nel suono ovattato del silenzio riuscì a sentire la voce severa di sua madre che lo chiamava.
Davanti agli occhi apparvero il volto serio e il sorriso forzato di Walburga che fecero dimenticare a Regulus il freddo di quel luogo.
Il ragazzo, che per un attimo era tornato bambino, sorrise alla madre.
Il suo sorriso era dolce e innocente, tra le mani stringeva un passero che non riusciva più a volare.
Il bambino lo mostrò a sua madre che subito lo prese tra le sue mani e senza dire nulla lo portò in casa.
Walburga era sempre stata così inespressiva nei gesti e nelle parole, eppure aveva riempito l'infanzia di Regulus di una moltitudine di emozioni, tutte belle.
Una donna distante eppure così vicina.
Nonostante la sua freddezza, Regulus si era sempre sentito amato da lei.
Sua madre era entrata in casa e aveva portato il passero a suo padre Orion.
L'uomo era seduto su una sedia in pelle, stava davanti ad una scrivania piena di fogli, una piuma e calamaio pieno di inchiostro.
L'uomo posò le lettere che teneva tra le mani e subito accolse il passero nella grande mano calda.
A differenza di sua moglie, guardò il figlio e sorrise dolcemente.
Regulus sentì una stretta al cuore, suo padre era morto un anno prima.
Lo ricordava come un uomo tranquillo, meno severo di sua moglie e amava i suoi figli in silenzio.
I suoi genitori avevano affidato il passero a Kreacher che lo aveva accudito e tenuto al sicuro.
Pazientemente aveva aspettato che la sua ala guarisse.
Regulus era così grato a Kreacher, il loro elfo domestico.
Nonostante l'educazione ricevuta e le differenze sociali, il ragazzo aveva sempre trattato l'elfo come un suo pari, quand'era piccolo lo aveva trattato persino come un amico.
Era sempre stato presente per lui e Regulus lo aveva ripagato con il dolore e la sofferenza.
Non gli erano mai piaciuti gli animali eppure si era preso cura del povero passero solo perché glielo aveva chiesto lui.
Lo aveva tenuto al sicuro finché non aveva ripreso a volare.
E Regulus se la ricordava bene quella calda mattina estiva in cui era volato via.
Lo aveva osservato spiccare il volo dalla sua mano fino al cielo ceruleo, lo aveva osservato andar via.
Lo aveva osservato finché le sue piume non si erano tramutate in ricci scuri e ribelli, le ali in gambe che correvano via veloci.
Il cielo ceruleo era diventato scuro, uggioso.
Pioveva parecchio quella sera e Regulus dalla finestra della sua stanza osservava suo fratello Sirius scappare sotto la pioggia.
Se ne era andato all'improvviso senza dire niente a lui ma solo orribili parole piene di disprezzo ai loro genitori.
Regulus lo aveva osservato finché non era sparito nel buio, finché al suo posto non erano comparse lacrime.
Non vedeva suo fratello da più di un anno, non aveva più contatti con lui da quando aveva finito il settimo anno ad Hogwarts.
In realtà Regulus non aveva mai avuto un bel rapporto con suo fratello, nonostante avessero solo due anni di differenza erano così diversi, opposti.
Lui era un vero Black, serpeverde e mangiamorte. Lui era l'orgoglio dei suoi genitori.
Mentre Sirius non era un Black, ne portava solo il cognome.
Lui era un grifondoro, aveva amici nati babbani e mezzosangue. Sirious era il disonore della famiglia.
Regulus a malapena si ricordava il suo volto così simile al suo.
Vedeva solo il fumo del fuoco con cui suoi madre aveva bruciato il suo ritratto.
Malgrado tutto, lui gli voleva bene e ne sentiva la mancanza.
Con il tempo aveva imparato a capirlo, a dargli ragione.
Voldemort stava esagerando, si stava spingendo troppo oltre.
Regulus lo aveva capito troppo tardi per sé stesso ma in tempo per gli altri.
Perlomeno lo sperava.
Il cielo tornò sereno, davanti agli occhi vide il sole.
Un sole dal colore dorato, che si muoveva rapido nel cielo.
Regulus provò ad allungare il braccio per afferrarlo ma era troppo veloce.
Il boccino d'oro sfuggì alla sua presa, provò ad avvicinarsi di più a cavallo della sua scopa.
Ma si sporse troppo e cadde dalla scopa.
Si sentì di nuovo pesante, stava affondando sempre di più.
Era una strana sensazione affogare.
Quella strane creature lo stavano trascinando sempre più affondo, ormai non vedeva più Kreacher, non sentiva più la sua voce che lo chiamava.
Non respirava più, aveva raggiunto il fondale.
Gli Inferi lo avevano portato a fondo con loro, lui aveva trascinato con sé la verità.

 

 




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