Arthur non era particolarmente affezionato a suo padre, l’uomo
non lo aveva mai trattato in modo particolare, non come Arthur trattava Mordred. Il fatto che poi lo aveva portato via da Ealdor e minacciato più volte di fare del male a sua moglie
non lo rendeva più amabile.
Il re sapeva mentire bene, era riuscito a far credere a
tutti che Merlyn gli stesse “simpatica”, ma Arthur
riusciva benissimo a vedere oltre quella bugia.
«Abbiamo perquisito l’intera città.» lo avvisò entrando
nella sala dedicata agli incontri del Consiglio.
«Niente?» chiese l’uomo con espressione preoccupata.
Arthur lo guardò quasi con pietà «Non saprei dove altro
cercare.» rispose sentendo il peso delle sue decisioni sulle spalle. Merlyn aveva ragione quando diceva che poteva curare quella
malattia con la sua magia, ma non avrebbe mai messo la sua vita in pericolo.
Uther si passò una mano sul volto «Voglio che imponi il
coprifuoco.» ordinò dandogli le spalle «Nessuno sarà in strada dopo il grande
rintocco.» aggiunse continuando a muoversi verso il suo trono «E isola la città
bassa.» decretò girandosi a guardarlo.
Arthur aggrottò la fronte «Perché?» chiese onestamente
confuso.
Il padre lo guardò come se fosse uno sciocco «È lì il
maggior numero di vittime.» spiegò come se fosse ovvio «Isolandola impediremo
che il morbo si diffonda.» continuò iniziando a dirigersi all’uscita laterale
della sala, doveva parlare con delle persone.
Il principe non rimase in silenzio, per anni aveva eseguito
gli ordini senza mai obbiettare, ma ora era diverso «E le persone che ci
vivono?».
«Pensi che non l’abbia considerato?» gli chiese guardandolo
con un pizzico di astio, come se lo avesse accusato di qualcosa di non
veritiero «Che altro posso fare, Arthur? Devo proteggere gli altri abitanti.»
gli spiegò con voce fintamente spezzata.
Arthur non aveva voglia di litigare, non voleva alzare la
voce contro il padre e dirgli che stava sbagliando, sarebbe stato lui stesso a
trovare la soluzione prima che altri innocenti perissero a causa di quella
peste.
Fece un piccolo inchino e incominciò ad incamminarsi verso
l’uscita quando la voce del padre lo richiamò.
«Dì a Gaius di tenere lontana tua
moglie dai malati.» ordinò ancora «Non vorrei le succedesse qualcosa e che te
la prendessi come me.» aggiunse quasi canzonatorio. Quando Merlyn
era stata attaccata da Valiant, Arthur aveva avuto
un’enorme discussione con il padre sulla sicurezza di quegli eventi, dicendogli
che da quel giorno in poi non si sarebbe mai più dovuta ripetere una situazione
del genere.
Il principe annuì, sapeva esattamente cosa dovesse fare.
⸸⸸⸸
Merlyn e Gaius
avevano appena capito che la malattia si trasmetteva attraverso l’acqua quando
Arthur entrò nelle stanze da solo, un’espressione preoccupata in volto.
«Mio padre ha ordinato di non lasciare Merlyn
vicino alle vittime.» disse vedendo la moglie proprio impegnata a coprire la
Lady con il lenzuolo bianco.
Alzò una mano quando vide la donna alzarsi in piedi e posare
le mani sui fianchi «E so che non può ordinarti di fare nulla e tantomeno posso
io, quindi sono qui per sapere come procedono le ricerche.» si affrettò a dire
prima che gli si potesse scatenare contro la furia dell’amata. Ancora non
avevano parlato del giorno precedente, era un argomento delicato che avrebbero
affrontato dopo aver eradicato il morbo.
«Abbiamo capito che la malattia si diffonde attraverso
l’acqua, Sire.» rispose Gaius con poche parole.
Arthur annuì «E ora che faremo?» domandò guardando la
moglie.
Merlyn alzò le spalle, non aveva
la minima idea di cosa fare, in più le mancava Mordred,
né a lei né ad Arthur era concesso entrare nelle stanze di Lady Morgana in
quanto soggetti a rischio per l’elevato numero di contatti con i moribondi.
«Andremo a controllare alla sorgente.» rispose Gaius alzandosi per prendere la sua borsa e passarla a Merlyn «Se vuole venire con noi.» aggiunse in invito al
Principe guardandolo da sotto il cipiglio severo.
«Certo.» rispose Arthur, mai al mondo avrebbe lasciato Merlyn andare in un posto pericoloso come quello da sola o
con un povero vecchio.
Arrivarono fuori le mura di Camelot, una piccola porta
chiusa da una catena impediva ad altri di entrare nella fonte d’acqua della
città. Gaius aprì il lucchetto con la chiave che si
erano fatti consegnare da Miss Jody, responsabile di palazzo.
Merlyn accese la torcia e guardò
giù per le scale, vedendo solamente un tunnel nero «Spero non ci siano ratti.»
borbottò accettando la mano di Arthur per iniziare a scendere i gradini, dietro
di loro un abbandonato Gaius al quale serviva
seriamente una mano.
Arrivarono alla fonte ed il medico di corte ordinò alla
ragazza di prendere l’acqua in una fiala. La ragazza obbedì senza lamentarsi,
immergendo la fiala sotto il livello dell’acqua contaminata.
«Ora possiamo andare, la esamineremo al laboratorio.» disse
l’anziano ancora confidente nel metodo scientifico che fino a quel momento si
era rivelato prettamente inutile.
Stavano giusto andandosene quando un’orribile creatura uscì
fuori dall’acqua e Arthur non perse tempo ad estrarre la propria spada, pronto
a difendere i due. La creatura però non attaccò, com’era emersa ritornò
immediatamente nelle acque e Merlyn quasi non se la
fece sotto.
«Sto per vomitare.» disse portandosi le mani allo stomaco.
Aveva visto molte cose disgustose, ma quella creatura era un vero abominio e
pensare che aveva bevuto dell’acqua dove quell’essere nuotava indisturbato non
le stava facendo bene allo stomaco.
Arthur le circondò le spalle con un braccio, chinandosi per
chiederle se avesse veramente bisogno di rigettare.
La maga scosse la testa, sorridendogli timidamente, il cuore
in subbuglio per l’attenzione e l’amore che suo marito le dimostrava.
Gaius alzò gli occhi al cielo,
chiedendosi come fosse finito a fare da terzo incomodo alla coppia e capì
finalmente cose intendeva Gwaine quando gli
raccontava di come fosse imbarazzante vederli girare intorno a sé stessi mentre
erano ad Ealdor. La prossima volta avrebbe portato
anche Gwaine con loro!
Tornarono di fretta nella sua torre, chiudendosi la porta
alle spalle e Merlyn andò immediatamente a prendere
il grimorio per portarlo nella stanza principale.
Gaius individuò piuttosto
velocemente la creatura «Era un Afanc.» annunciò alla
coppia «Un mostro fatto di argilla evocato solo dal più potente degli
stregoni.» lesse spiegando ai due di cosa si trattasse.
Arthur inarcò un sopracciglio «Credevo che Merlyn fosse la maga più potente a camminare sulla terra.»
disse non credendo nemmeno per un secondo che fosse opera della moglie.
«Merlyn non è l’unica ad usare la
magia, Sire, in giro ci sono abili stregoni nonostante mia nipote sia la più
potente.» spiegò l’uomo togliendosi gli occhiali da lettura «Ora dobbiamo
solamente scoprire come sconfiggerlo.» sussurrò guardando verso i suoi libri,
sapeva di avere la soluzione da qualche parte.
«Devo andare, adesso; appena scoprite come fare venite a
cercarmi.» disse a mo’ di saluto, il Sole era alto in cielo e voleva dire che
tra poco sarebbe toccato a lui prendere nuovamente il comando della ricerca
allo stregone da Sir Leon.
La maga lo guardò quasi sconsolata, quella piccola avventura
gli aveva ricordato molto i tempi di Ealdor e voleva
che non finisse.
Gaius le posò una mano sulla
spalla «Muoviamoci.» la esortò. Prima avrebbero trovato la soluzione e prima
avrebbe potuto rivedere i suoi amici e stare con Arthur.
⸸⸸⸸
Gwaine era nelle sue stanze
insieme a Parsifal e Lancelot, non vedevano Merlyn e
Arthur da due giorni e la cosa non piaceva a nessuno. Sapevano quanto questa
malattia fosse pericolosa, ma non era permesso loro avvicinarsi ai due in
quanto i più soggetti a poter spargere la malattia.
«Chissà se stanno bene.» sospirò Lancelot, il più
preoccupato dei tre, perfino Gwen non aveva più visto Merlyn
nelle cucine a lavorare e le era stato impedito di attendere a Lady Morgana in
quanto proveniente dalla parte bassa della città.
Gwaine addentò la sua mela,
completamente indisturbato dalla situazione, aveva visto Arthur quella mattina
andare verso la torre del medico di corte, e non aveva un aspetto malato, quindi confidava che tutti loro stessero bene «Se Merlyn stesse male sono sicuro che vedremmo Uther saltare
dalla gioia.» rispose ben sapendo quanto il re odiasse la ragazza. Si poteva
notare da come la guardava, anche se delle volte sembrava veramente divertito
dalla ragazza e una strana espressione gli compariva sul volto.
«Tyr mi ha detto che ha visto
tutti e tre uscire dalla città, questa mattina.» offrì Parsifal seduto sul pavimento
mentre cercava di ricucire la tunica che Gwaine aveva
strappato durante gli allenamenti. Non gli dispiaceva sistemare le cose
dell’amico, in un certo modo gli ricordava della sua vita prima dell’arena,
quando viveva ancora con Bartholomew.
«Non ci posso credere che ci stanno tagliando fuori in
questo modo.» disse il cavaliere rigirandosi sullo stomaco sul letto per
guardare Parsifal usare con maestranza ago e filo «Un tempo eravamo noi tutti insieme
a sconfiggere mostri, ora ci tagliano fuori in favore di Gaius.»
si lamentò come un bambino, per niente contento di essere escluso. Era
diventato un cavaliere per proteggere Merlyn e ora
gli impedivano di vederla!
Lancelot gli tirò contro un cuscino, incredulo che fosse
addirittura geloso di un anziano medico, nonché zio di Merlyn.
«Con la fortuna che hai rischieresti di prenderti il morbo.»
gli fece notare il maniscalco ricordandogli vagamente la bacca velenosa che
aveva mangiato costringendo Parsifal a cercare un fiore curativo che cresceva
solamente sulle scogliere di Tir Mor.
«O forse sei tu che hai paura di prendere il male.» rilanciò
il cuscino il cavaliere ricordandosi perfettamente l’episodio e mai in vita sua
voleva sentirsi in quel modo, per un attimo aveva creduto di morire e l’unica
cosa che aveva volto fare era…no, non voleva nemmeno pensarci.
Parsifal si alzò, mettendosi tra i due così che non
potessero continuare a stuzzicarsi «Finitela, tutti e due.» ordinò puntando
l’ago contro Gwaine e poi Lancelot.
«Solo perché me lo stai chiedendo così gentilmente.» rispose
sarcastico Gwaine incrociando le braccia al petto,
non riusciva proprio a capire come potessero starsene lì, così tranquilli,
mentre i loro amici rischiavano la vita!
Tornò a sdraiarsi e fu solo per puro caso che la sua testa
finì sopra le gambe di Parsifal.
⸸⸸⸸
Merlyn sapeva esattamente a chi
rivolgersi per trovare la risposta, ma l’idea di girare da sola a quell’ora
della notte non le piaceva particolarmente. Il grimorio non aveva aiutato per
niente a capire come sconfiggere la creatura, ne parlava solo in modo
descrittivo senza offrire alcuna soluzione.
Facendo attenzione a non farsi scoprire dalle guardie ad
infrangere il coprifuoco la maga sgusciò lungo i corridoi di palazzo fino a
raggiungere le stanze di Arthur. Entrò senza bussare, aspettando di trovarlo
addormentato, ma l’uomo era in piedi vicino alla sua scrivania, una mano posata
su della pergamena, intento a leggere, mentre l’altra era incastrata tra i
capelli, come se da un momento all’altro avrebbe iniziato a tirarseli.
«Oh, bene, sei sveglio.» disse chiudendosi la porta alle
spalle.
Arthur la guardò stanco, vedere il suo popolo soffrire
faceva soffrire anche lui «Merlyn, non è appropriato
che tu sia nelle mie stanze a quest’ora, la gente potrebbe pensare male e c’è
anche il coprifuoco.» le ricordò con voce stanca, esausto per le ricerche
inutili quando conosceva la vera fonte del problema.
La maga arrossì «Lo so.» disse a voce bassa, come se avesse
paura che qualcuno potesse sentirla da fuori la porta «Ma devo andare da una
parte e ho…» si bloccò, non credendo nemmeno lei a quello che stava per dire
«…paura ad andare da sola.» concluse senza guardare verso il marito,
imbarazzata.
Non aveva propriamente paura, sapeva che in quel momento non
c’era nessuna persona che avrebbe provato a farle del male, ma non riusciva a
togliersi dalla testa l’incontro con Valiant.
Arthur sembrò svegliarsi di colpo, in pochi secondi coprì la
distanza che lo separava dalla ragazza «Certo, ti accompagno.» la rassicurò
contento che fosse venuta da lui. Poteva chiedere a chiunque dei loro amici, ma
aveva scelto lui!
Facendo attenzione a non essere visti riuscirono ad
intrufolarsi fino alle segrete e Merlyn prese la mano
di Arthur mentre scendevano i gradini che portavano alla grotta del drago.
«Kilgharrah!» chiamò a pochi passi
dal precipizio, il principe ad un passo dietro di lei.
«Benvenuta.» la voce profonda del drago rimbombò per tutta
la grotta e poterono sentire il rumore delle catene avvicinarsi insieme al
vento creato dallo sbattere delle ali.
«Il ritorno della grande maga.» disse posandosi sulla sua
roccia «E del Once and Future King.» aggiunse notando l’uomo alle sue
spalle.
Arthur sapeva del drago, suo padre amava vantarsi con lui di
come lo avesse intrappolato, ma non lo aveva mai visto e non se lo aspettava
così grande. Se avesse voluto avrebbe potuto mangiare entrambi senza
nemmeno aprire completamente la bocca.
«Devo sapere come sconfiggere un Afanc.»
disse la ragazza senza troppi giri di parole.
«Sì, immagino ti serva saperlo.» rispose Kilgharrah
avvicinando il viso a lei, gli occhi socchiusi e con una luce che non piaceva
per niente ad Arthur. Quel drago non gliela raccontava giusta.
«Mi aiuterai?» chiese la maga speranzosa, la creatura era la
sua ultima risorsa.
Kilgharrah si allontanò guardando
entrambi gli umani con un ghigno divertito «Affidati agli elementi che sono al
tuo comando.» disse notando compiaciuto le espressioni confuse dei due.
«Agli elementi?» chiese Arthur molto confuso mentre Merlyn chiedeva di dirle in modo esplicito cosa fare.
«Non puoi fare da sola. Tu sei soltanto una faccia della
medaglia.» le spiegò il drago «Arthur è l’altra.» aggiunse creando ancora più
confusione.
«Io non capisco.» disse il principe volendo scaricare la sua
frustrazione sul drago che sembrava tutto fuorché utile.
Merlyn si passò una mano sul viso,
stanca «Dicci solamente cosa dobbiamo fare.» disse con tono supplichevole, un
piccolo cerchio alla testa che andava formandosi.
Kilgharrah si alzò dispiegando le
ali, uno sguardo divertito mentre prendeva il volo «L’ho fatto!» ebbe il
coraggio di dire prima di volare via, lasciando le due facce della medaglia da
sole.
Arthur guardò la moglie molto confuso, insicuro se farle
notare o meno l’inutilità estrema del drago.
«La prossima volta che ti dico di voler scendere qua giù
fermami, è inutile parlare con quel lucertolone!» urlò sperando che il
drago la sentisse. Era veramente insopportabile, l’aveva portata via dalla sua
tranquilla vita ad Ealdor per poi non darle una mano
nel momento del bisogno! Incommentabile, veramente, Merlyn
voleva imparare qualche maledizione solo per lanciarla sul drago.
Il principe le circondò le spalle con un braccio, un sorriso
incerto sul volto mentre la guidava verso l’uscita della caverna «Sono sicuro
che riusciremo a trovare una soluzione.» la rassicurò mentendo spudoratamente.
Tornarono nelle stanze del principe, ormai era notte fonda e
la stanchezza della giornata si faceva sentire sempre più prepotente. La maga
sbadigliò rumorosamente sedendosi a tavola, i gomiti posati sul tavolo mentre i
palmi delle mani erano piene della sua faccia. Doveva aspettare il cambio delle
guardie prima che potesse andare nella torre.
Arthur si tolse la tunica, pronto per andare a letto, ma
prima voleva chiarire delle cose.
«Scusami, per ieri, nelle tue stanze.» si scusò nuovamente ricordandosi
tristemente dell’espressione impaurita della ragazza dopo che aveva provato a
toccarle il petto.
Merlyn si girò a guardarlo, gli
occhi scesero per un secondo verso il basso, a guardare i pettorali definiti
dell’uomo prima di tornare sul suo viso «Non c’è nulla di cui scusarsi.»
rispose cercando di sopprimere uno sbadiglio.
«Invece sì.» rispose l’uomo andando verso il camino per
gettare altro legno tra le fiamme, dando le spalle alla ragazza «Era mio
compito proteggerti da qualsiasi male di questo mondo e ho fallito.» disse
guardando le fiamme danzare «E non riuscirò mai a farmi perdonare da te, tra
l’aver mentito sulla mia identità e aver lasciato che Valiant
arrivasse a te ben sapendo quanto fosse pericoloso.» continuò gettando altra
legna, in modo che la fiamma durasse fino al mattino «Ieri non volevo metterti
a disagio toccandoti in quel modo, anzi, sono stato un totale cafone nel non
chiedere il tuo consenso prima di provare qualsiasi cosa.» sospirò
pesantemente, sperando di sentire la moglie perdonarlo per davvero e poter
tornare alla loro relazione di prima. Voleva sentirsi nuovamente come appena
sposato, voleva sposarla davanti agli occhi di tutti e riempirla di regali
degni di una futura regina «Merlyn, per favore…» si
bloccò, la ragazza si era addormentata con la testa contro il tavolo,
l’espressione corrucciata anche nel sonno.
Arthur sorrise dolcemente, avvicinandosi per poterla
prendere tra le braccia e portarla sul suo letto. La sollevò con facilità,
adorando il modo in cui la moglie allacciò quasi automaticamente le braccia
intorno al suo collo.
Ad Ealdor più volte l’aveva dovuta
portare a letto, addormentata vicino a Mordred mentre
gli raccontava una storia.
La posò sopra le lenzuola ed andò a toglierle gli stivali.
Slacciò appena il doppio nodo dei pantaloni per permetterle di dormire meglio,
non provò a sfilarle la tunica, sicuro che sotto non c’era nulla a coprire le
sue nudità e nonostante avesse già visto tutto non voleva che il mattino
dopo si sentisse a disagio per essere stata vista senza il suo consenso.
Infine la coprì con la pesante coperta rossa, riparandola
dal freddo della notte. Si chinò per donarle un bacio sulla fronte, sentendo il
cuore riempirsi come sempre d’amore alla vista della moglie.
Andò a recuperare una tunica per poter dormire sul
pavimento, seduto contro la struttura del suo letto. Aveva dormito in posti ben
peggiori, si ricordò mentre buttava un cuscino a terra per il suo fondoschiena.
Chiuse gli occhi, cullato dal respiro regolare della moglie,
per quella notte non esisteva nessun Afanc.
⸸⸸⸸
Morris adorava Meryln, era come la
sua migliore amica, e non si vergognava di ammettere che aveva una tremenda
cotta per lei, come buona parte della servitù maschile di palazzo. La ragazza
era di una bellezza spettacolare, se prima Morris aveva creduto Lady Morgana la
donna più bella del Regno, Merlyn le aveva certamente
rubato il titolo.
Il ragazzo ovviamente non avrebbe fatto nulla per i suoi
sentimenti, così come tutti gli altri, perché chiunque con un paio d’occhi era
in grado di vedere quanto la ragazza e il principe fossero disgustamente
innamorati l’uno dell’altra.
Quella mattina, però,
non si aspettava di entrare nelle stanze del principe e vederlo seduto a terra,
la testa piegata in avanti chiaramente addormentato. Morris inarcò un
sopracciglio, perché diamine l’uomo stava dormento seduto? In tutta la sua
carriera da servitore non aveva mai visto un nobile addormentarsi in quel modo,
era una cosa che si aspettava da uno stalliere.
Posò il vassoio sul tavolo, già sorridendo sapendo che tra
poco sarebbe arrivata Merlyn per dargli una mano. Non
ne aveva veramente bisogno, ma se non gli faceva bene agli occhi vedere quella
ragazza sorridergli!
Aprì le tende, lasciando che il Sole illuminasse le stanze
«Sire, un nuovo giorno è arrivato!» annunciò facendo scattare in piedi il
principe, una mano sul pugnale che teneva vicino al letto in caso di possibili assassinei.
Quello che Morris non si aspettava era vedere Merlyn svegliarsi e sedersi tranquillamente sul letto.
Aveva i capelli che sembravano un nido d’uccelli, come se avesse passato tutta
la notte a rigirarsi o… oh, Morris arrossì.
Ovviamente la coppia poteva ingaggiare in attività
matrimoniali, erano sposati! Non c’era da urlare allo scandalo, era nei loro
diritti poter passare la notte a fare l’amore e magari donare un erede a
Camelot.
«Scusatemi, non sapevo che…» si bloccò, insicuro su cosa
dire.
Merlyn si passò i pugni chiusi
sugli occhi, cercando di svegliarsi e Morris dovette distogliere lo sguardo dal
quanto fosse ancora più desiderabile in quello stato. Il servo prese un
profondo respiro, cercando di darsi una calmata e di non immaginare la coppia
reale fare l’amore, mentre Arthur molto sbrigativamente tirava le tende da
letto, oscurandogli la vista sulla ragazza.
«Morris, puoi andare, hai la mattina libera.» gli disse
praticamente trascinandolo verso la porta, imbarazzato per essersi fatto
trovare con una donna nel letto, poco importava che fosse sua moglie!
Il servitore non osò nemmeno ribattere, doveva assolutamente
tornare a casa sua e occuparsi della reazione che il suo corpo aveva avuto
nell’immaginare Merlyn fare l’amore con il principe.
⸸⸸⸸
Dopo aver fatto una piuttosto imbarazzante colazione la
coppia si divise. Arthur diretto verso la sala dove avrebbe trovato il padre,
mentre Merlyn sarebbe nuovamente andata a cercare
consiglio da Gaius.
L’uomo era già in piedi e stava studiando ancora una delle
ampolle con l’acqua inquinata.
«Gaius, hai qualche libro sugli
elementi?» chiese mentre aveva già le mani impegnate a cercare tra i vari
volumi presenti nella stanza.
«Quasi in tutti.» rispose l’uomo «Lo studio degli elementi è
il cuore del processo scientifico.» spiegò ricordandole una delle prime lezioni
che avevano tenuto per il suo apprendistato, quasi deluso dalla scarsa memoria
della nipote.
«Ieri sera ho parlato con il drago, mi ha detto che gli
elementi mi aiuteranno a sconfiggere la creatura.» spiegò la maga lasciando
perdere i libri.
Gaius la guardò per un secondo,
non parlavano spesso del drago, ma l’uomo le aveva suggerito di starne alla
larga, consiglio che evidentemente era stato ignorato «L’Afanc
è una creatura fatta di terra e acqua, due dei quattro elementi base.» rispose
sicuro di essere stato più utile del drago.
«Questo ci lascia con fuoco e l’aria!» esclamò la maga
alzandosi in piedi, doveva immediatamente andare alla sorgente! Salutò
velocemente lo zio prima di correre fuori dalle stanze, ma a metà strada si
ricordò dell’altra cosa che Kilgharrah le aveva
detto: aveva bisogno di Arthur, l’altra faccia della moneta.
Velocemente ritornò sui suoi passi e andò a scontrarsi con
niente di meno che Gwaine.
«Merls, che piacere vederti, mi è
mancato il tuo dolce viso.» disse l’uomo sorridendole sincero.
La maga gli sorrise a sua volta «Se il mio piano riuscirà da
domani potremmo ricominciare a vederci tutti i giorni!» disse prendendogli una
mano per trascinarlo insieme a lei, meglio in tre che in due.
Insieme trovarono Arthur nelle sue stanze e Merlyn non usò molte parole, al contrario gli ordinò
solamente di seguirla e Arthur lo fece, ricevendo una battuta sull’essere un
cane addomesticato da parte di Gwaine, ma lo ignorò.
I tre insieme si ritrovarono nuovamente alla porta che
portava alla sorgente dell’acqua per Camelot. Gwaine
e Arthur accesero le torce e insieme iniziarono a scendere la lunga gradinata
con Merlyn posizionata tra di loro.
Arrivarono alla fonte e Arthur si affacciò per cercare di
attirare la creatura fuori dall’acqua, ma non sembrava esserci nulla. Corrugò
la fronte, confuso, il giorno prima era lì, non era possibile che fosse andato
via di sua spontanea volontà.
«Attento a non innamorarti del tuo riflesso.» gli disse Gwaine non essendo proprio a conoscenza di quello che
stavano cercando. Aveva ciecamente seguito Merlyn,
come sempre, senza fare domande e felice di poter far parte di un’avventura
come ai vecchi tempi. Ah, come lo avrebbe sbattuto sulle facce di Lancelot e
Parsifal!
Merlyn si avvicinò al marito e
prima di poter essere fermata infilò una mano nell’acqua, sperando di
spaventare la bestia, ma non successe nulla «Strano.» commentò proprio quando
sentirono Gwaine esclamare sorpreso e spaventato.
Alle loro spalle c’era l’Afanc e
sembrava più grande del giorno precedente. I tre si separarono, bloccando le
tre diverse uscite per intrappolare la creatura. L’Afanc
aprì la bocca, rivelando diverse file di denti aguzzi e urlò muovendosi verso Gwaine.
«Usa la torcia!» gli ordinò Merlyn
e il cavaliere usò la fiamma per allontanare il mostro argilloso.
Gwaine continuò a sbandierare la
torcia contro il mostro fino a metterlo con le spalle al muro mentre Arthur si
posizionava davanti a Merlyn in attesa di ordini.
«Pronto?» gli domandò mentre pensava all’incantesimo da
usare, il marito annuì, era pronto a porre fine a quella pandemia che aveva
colpito il suo popolo.
Usando la magia richiamò l’aria che viaggiava tra i tunnel e
la fece incontrare con la fiamma della torcia di Arthur.
«Gwaine, spostati!» ordinò il
principe guardando la fiamma avvicinarsi pericolosamente verso il loro amico.
Il cavaliere nemmeno si girò a guardare, fidandosi
ciecamente dell’avvertimento, e con poca grazia si buttò a terra di lato,
osservando meravigliato e disgustato la creatura venire data alle fiamme.
Quando l’Afanc divenne solamente
poltiglia fangosa i tre si riunirono per un abbraccio vittorioso.
«Mi mancava questa adrenalina.» commentò il cavaliere con il
cuore che batteva a mille. Non vedeva l’ora di tornare nelle sue stanze e
raccontare tutto a Parsifal.
Merlyn rise, contenta che quella
maledizione fosse finita. Improvvisamente sentirono il rumore dell’acqua e si
girarono verso la sorgente. Arthur non seppe come, ma dalla fonte venne come
sputato fuori un guscio rotto, finendogli perfettamente tra le mani.
La maga lo guardò, osservando immediatamente i simboli sopra
di esso «Forse dovremmo portarlo da Gaius.» disse
confusa. Perché mai l’acqua avrebbe dovuto darle quella cosa? Non aveva senso,
ma d’altronde tutta la sua vita sembrava un romanzo dalla trama confusa e
impossibile.
Arthur annuì, sentendo una strana sensazione alla bocca
dello stomaco, sembrava un messaggio, come se i guai fossero appena iniziati.
⸸⸸⸸
Gaius non voleva turbare il re, ma
quando Merlyn gli aveva portato quel guscio sapeva
esattamente chi avesse tentato di porre fine a Camelot ed era suo dovere
avvertire Uther.
Dirlo a Merlyn risultò ancora più
difficile, la ragazza era sorridente, contenta di poter riavere il figlio tra
le braccia dopo averlo dovuto lasciare con Morgana per ben quattro giorni.
L’anziano sapeva di dover avvertire la nipote, conosceva
bene Nimueh e sapeva che avrebbe attaccato di nuovo e
aveva bisogno di sapere che Merlyn sarebbe stata
attenta e pronta a difendersi.
«Tranquillo, Gaius, sono pronta a
proteggere Camelot da chiunque.» lo rassicurò mentre giocava con i capelli di Mordred.
Era pronta, chiunque fosse questa Nimueh
non avrebbe mai vinto contro di lei.