Challenge
1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock -
gruppo eventi multifandom”
7°
entries
Genere:
drammatico, introspettivo
Tipo:
flash-fic
Coppia:
yaoi
Personaggi:
Osamu Miya, Keiji Akaashi
Rating:
PG-17, arancione
Avvertimenti:
slice of life, angst, tematiche delicate (suicidio), death-fic
PoV:
prima persona
Spoiler:
sì, post time skip
Disclaimers:
i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi
in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Solo poche pagine di
diario
(7° pagina)
6 luglio 2023
Ho letto le pagine di questo quaderno, non avrei
il diritto di scrivere su questi fogli bianchi, ma sento il bisogno di farlo,
spinto da qualcosa da dentro. Ho visto Keiji farlo tante volte, così
concentrato, i suoi occhi azzurri che correvano veloci sulle righe, la sua mano
bianca e affusolata che stringeva la stilografica nera.
Mi sono innamorato di lui la prima volta che
ha messo piede nel mio locale.
Keiji è… è… era una anima fragile,
insicura.
Sbattuta nel vento, nella tempesta della
cattiveria e dell'indifferenza della gente. All’apparenza così algido e sicuro,
ma la realtà era molto diversa.
Non ho saputo proteggerlo, non ho potuto
salvarlo dal mondo, da sé stesso.
Nemmeno io ho capito fino in fondo il suo
malessere quanto profondo e radicato fosse in lui.
Sono stato cieco e disattento illudendomi che
con la mia presenza e il mio amore bastassero.
Quella bolla di tranquillità e serenità che
si creava quando sedeva nel mio ristorante e gli servivo i suoi onigiri
preferiti e lui li mangiava sorridendo dolcemente, gli occhi nei miei.
Era solo una illusione.
Una parvenza di normalità, di sicurezza, di
stabilità-
Siamo tutti responsabili in modo diverso, per
quello che è successo, per quello che ha fatto, tutti noi, nessuno escluso.
Bokuto Kotaro il primo amore adolescenziale,
che senza volerlo ha creato la prima crepa in quel cuore di cristallo e in
quell’anima di vetro.
Colpevole!
Kenma Kozume perso in un mondo virtuale e
indifferente al mondo e ai suoi abitanti. Un’altra scalfittura.
Colpevole.
Kuroo Tetsuro troppo preso dalla sua carriera
e da sé stesso, si è voltato dall’altra parte. Un cuneo duro e spietato che ha
allargato le fenditure.
Colpevole!
Genitori legati alle tradizioni, alle
apparenze, a non (a detta loro) infangare il buon nome della famiglia, anche a
discapito del loro unico figlio. Il colpo che ha frantumato quel cuore e quell’anima.
Colpevoli!
Miya Osamu … non ho fatto abbastanza… non
sono stato sufficientemente presente… non ho capito… non l’ho capito…
supportato… aiutato…
Colui che avrebbe dovuto ripararlo quel
cuore, con il collante del suo amore, quell’anima, con il mastice della sua
presenza.
Non ne sono stato in grado.
Colpevole! Colpevole! Colpevole!
Akaashi Keiji, ragazzo fragile e incompreso.
Troppo per questo squallido e misero mondo. Incapace però affrontare a testa
alta e fiera la sua natura, infischiandosene degli altri, è difficile, lo so
per primo, ma non impossibile.
Colpevole!
Quella notte avrei dovuto mollare tutto e
seguirlo, capire dalla sua agitazione che era successo qualcosa di importante,
(perché non me lo aveva voluto dire lì) non aspettare ore e raggiungerlo, la
sua rabbia e la sua frustrazione erano montate, un fiume in piena, che lo hanno
travolto completamente facendogli perdere il contatto con la realtà.
Quella realtà dove c’ero io, gli ho teso la
mano ma lui non ha voluto afferrarla, avrei dovuto farlo io al suo posto,
stringerlo e non lasciarlo andare, lottare con lui, per lui.
Non lo avevo mai visto così… scoraggiato,
angosciato, disperato.
Invece mi sono lasciato mettere alla porta,
credendo che avesse bisogno di stare solo, ma non si lascia da solo un uomo in
quelle condizioni.
Avrei dovuto sfondarla la porta quella notte,
cercare di entrare dalla finestra, invece mi sono arreso, mi sono accasciato
sullo zerbino, in attesa che mi facesse entrare, che si calmasse, che
ragionasse, non mi sono accorto che avesse perso del tutto il controllo. Quel controllo
che cercava in tutti i modi di mantenere, ma che gli sfuggiva dalle dita come
sabbia.
Se solo avessi saputo cosa stava facendo
dentro all’appartamento, eravamo ad una manciata di metri.
Avrei potuto salvarlo.
Ho atteso che le acque si calmassero.
Idiota!
Ho indugiato troppo… quando ho deciso di
agire era oramai tardi.
Ho impiegato ore a decidermi a recuperare un
mazzo di chiavi dalla vicina, che mi ha fissato assonnata e preoccupata, ma che
ha assecondato la mia strana richiesta, che era quasi l’alba.
Quando ho aperto la porta il tempo si è
fermato.
Tutto era immobile in quella casa, in quel
bagno, in quella vasca…
È colpa mia. Solo mia… solo… mia…
Perdonami Keiji, perdonami.
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Note dell’autrice
Ok eccoci alla fine di questo diario,
posto e scappo!!!
Grazie a tutti quelli che sono arrivati
fino a qui.
A presto!
Bombay