Un raggio di sole in un giorno di pioggia

di Laurell
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Kenneth era sotto shock; ricordava con nostalgia tutte le serate passate a ridere e bere nel bar dell’hotel in cui alloggiavano o sul set de “la camera dei segreti” a bearsi dell' estrema bravura del suo collega.
Emma, dal canto suo, stentava a credere che un uomo di tale forza d’animo, il suo alleato prezioso, il suo caro amico non ci fosse più. Avrebbe voluto piangere, urlare fuori tutto il suo dolore ma si sentiva allo stesso tempo stanca e pietrificata; i muscoli le dolevano e il corpo non le rispondeva più.
Tutti i suoi pensieri e sguardi erano per quella piccola donna meravigliosa, per la sua dignitosa compostezza e signorilità. Si era dimostrata un’eterna roccia durante tutta la loro vita insieme e in quegli ultimi mesi si era spesa per non mostrare la propria sofferenza e dare ad Alan la tranquillità di essere, per quanto possibile, sereno.
Da quando l’aveva conosciuta, Emma era stata incantata dal perenne sorriso che stazionava sulle labbra di Rima, dalle buone parole che spendeva per tutti indistintamente, dal suo ottimismo e cordialità.
Quel triste giorno fu infine chiaro a tutti, tra le lacrime, il motivo dell’immenso amore di Alan per lei.
Gli stavano dando l’ultimo saluto, porgevano fiori come lacrime d’arcobaleno sul marmo bianco della tomba, piangendo il dolore dell’addio e l’amarezza dell’abbandono mentre la loro mente si stava lentamente abituando alla consapevolezza che Alan non sarebbe più tornato anche se avessero chiesto, anzi reclamato, la sua presenza fisica accanto a loro.

Lontano dai fotografi e da occhi indiscreti, Emma iniziò silenziosamente a piangere; non riusciva a fermarsi, pensando con un mezzo sorriso amaro che Alan le avrebbe teso un fazzoletto e chiesto di smetterla di essere triste. Ma cos’altro poteva fare in quel momento se non lasciarsi andare alla disperazione?
Kenneth, che camminava discreto accanto a lei perso nei propri pensieri e con occhi altrettanto lucidi, sembrò leggerle nel pensiero. La donna si bloccò al gesto, indecisa se afferrare quel fazzoletto; se c’era una cosa del suo ex marito che non aveva mai dimenticato erano i suoi piccoli gesti di premura. Non erano riusciti a salvare il loro matrimonio ma lei era stata infine in grado di superare l’astio che covava per concentrarsi sul bene che ne poteva trarre e sui ricordi di momenti felici che avevano avuto.
Lo ringraziò guardandolo in viso e vide solo i suoi occhi persi: lei era una bambina spaventata e aveva di fronte un bambino ancora più spaventato di lei. Piangevano entrambi un amico che non c’era più, che lasciava un vuoto incolmabile e loro non potevano fare niente di meglio che cercare conforto l’uno nell’altra, come lei lo aveva trovato in Alan durante gli alti e bassi della sua unione matrimoniale.
Si sentirono meno soli condividendo la loro pena in un abbraccio, sorreggendosi l’un l’altro, dandosi man forte.
Alan aveva nuovamente fatto uscire la parte migliore di entrambi.


Breve storia scritta di getto nel gennaio 2016, dopo aver letto della morte di Alan Rickman. L'avevo messa in un cassetto e non ho mai avuto il coraggio di pubblicarla. Fino ad oggi.




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