"Love
is pain.
Love
is agony.
Love
is madness."
-
Trisha
Wolfe
-
Where'd
you wanna go?
1.
Design
Ha
il suo camice addosso e questo la rende ancora più sottile,
facile da spezzare
- un
profilo pallido e che sembra rimpicciolirsi in un capo di almeno due
taglie più grande.
"Il
soggetto D-04 ha vomitato sul mio." gli dice, bevendo un sorso
di caffè e passando alla pagina successiva del fascicolo.
"Non
ne avevo altri di riserva." aggiunge, continuando a leggere.
"E
William è già tanto se ne cambia uno alla settimana."
conclude, spingendo verso di lui una tazza di caffè ancora
caldo - nero, senza zucchero: aspro sotto la lingua, giù per
la gola.
Si
volta, fissandolo - occhi azzurri, trasparenti, pieni di segreti e
parole non dette.
"È
un problema?" gli chiede ed è neutra la sua voce - ad un
orecchio non allenato persino preoccupata.
Wesker
la studia in silenzio per qualche minuto, trovando il fastidio
mutato
in qualcosa di diverso - un mormorio che lo rende compiacente, forse
persino interessato.
"Affatto."
le risponde, avvicinandosi con la sedia e posando i gomiti sulla
scrivania.
"I
risultati della serie E?" chiede e Alex lo guarda con quei suoi
occhi troppo
azzurri
e troppo
trasparenti
e sembra dissezionarlo
-
può quasi percepire le sue dita su e giù per costole,
cercando il punto migliore in cui inserire la lama e poi tagliare
e...
"Serie
F." ribatte poi, la sensazione sgradevole di essere stato
esposto
- messo a nudo - diventare un pungolo nei pensieri, tra le cosce.
Il
giorno dopo il suo odore sarà ancora ovunque.
2.
Outline
"Hai
fatto tardi." è la prima cosa che gli dice, nell'aria
rosmarino e vaniglia.
"Redfield
ha di nuovo sbagliato ad archiviare le armi registrate?"
aggiunge, nel silenzio del suo
appartamento il crepitare del fuoco fare da contrappunto al
ticchettio insistente della pioggia fuori.
Si
volta quando non risponde, addosso la sua camicia d'ordinanza e
nient'altro - il blu scuro renderle gli occhi ancora più
azzurri, trasparenti.
Wesker
la fissa in silenzio dalla penombra del corridoio - gocce d'acqua tra
i capelli, lungo gli zigomi.
Alex
tace, alzandosi e raggiungendolo; solleva il viso verso il suo -
piedi nudi, unghie smaltate di rosa pallido, quasi casto
- ed
è in quei momenti che qualcosa si flette, assumendo la
dimensione del giusto e dello sbagliato al contempo.
"Ho
ordinato dal Gattopardo." mormora, sfregando tra il pollice e
l'indice una cinghia del giubbotto.
"Filetto
di manzo al rosmarino. Ho chiesto espressamente fosse la parte
ricavata dal cuore." prosegue, umettandosi le labbra.
"Una
bestia riottosa questo filetto, uhm?"
Wesker
inclina il mento verso il basso,
"Bisogna
pararlo perché cuocia bene, lo sapevi, Daniel?"
cercandole
la bocca in un bacio languido, senza fretta.
Sotto
le sue mani fioriscono promesse e rimpianti.
3.
Cut
È
bianca, Alex; ha perso ogni colore durante gli anni in cui si è
trascinata
in una vita a scadenza, diventando un profilo d'oro e neve - aspro e
spigoloso come l'isola a cui appartiene.
Wesker
la osserva dormire, cogliendo in lei il pulsare della malattia -
sulla scapola una sottile rete nerastra che sembra quasi un tatuaggio
sbiadito.
Le
sfiora la spalla con la punta delle dita, percependola fredda - nel
respiro un sibilo sofferente, trattenuto.
"Sonido
de Tortuga era più appropriata alla tua condizione."
"Sushestovanie
alla mia anima, Al."
Si
alza ed è in quell'istante - in quel frammento di umanità
che è rimasto a entrambi - che il virus brucia,
la paura di Alex diventare anche la sua.
"Non
siamo progettati per temere l'abbandono."
"Eppure
lo eviti infliggendolo per prima a te stessa."
"...
non sono stata io a tradire, Al."
"Neppure
io."
"Invece
sì: solo che non ti sei nemmeno accorto di averlo fatto."
L'avvolge
nel suo cappotto - non il prototipo militare sviluppato per lui dalla
Tricell, ma lo stesso modello Ulster nero di una vita prima -
osservandola raggomitolarcisi dentro.
"Questo
mondo è infetto e rende tutti noi malati: io lo sto solo
curando."
Amare
è l'atto più crudele che abbia mai compiuto.
4.
Assembly
La
Regina Bianca, il Re Nero.
Pezzi
di una scacchiera che si era rovesciata molto tempo addietro, le cui
caselle giacciono schiacciate da piedi scheletrici e putridi - cose
(non)morte per cose (non)vive.
Morti
e risorti - la santa trinità dell'orrore: padre di un nuovo
mondo, figlio di un vecchio delirio, spirito di una donna che si era
rivelata essere troppo.
Rivale
e collega, sorella e compagna.
La
guarda, osservandola mentre dondola un piede oltre il bordo del
divano e fruga dentro un pacchetto di biscotti alla nocciola.
La
ragazzina - Natalia
Korda
Burton
- ferma i propri movimenti, fissandolo in tralice.
Lancia
un'occhiata divertita ai vestiti forniti dall'azienda, ancora
perfettamente ripiegati sulla sedia, abbozzando un sorriso che
conosce - ricorda.
"Preferisco
i tuoi maglioni, Al."
"No,
non è vero. Natalia è morta, morta! Sono io, Albert:
sono Alex."
La
pelle la riconosce ancora prima della ragione.
5.
Sewing
C'è
chi la definirebbe una maledizione: uno stigma
che
resta su tutti loro dopo essere stati toccati dalle mani
dell'Umbrella - dalle sue speranze e dalle sue putride ambizioni.
Lisa
Trevor era stata la prima, ma era sola e in quella vastità
silenziosa aveva trovato la sua fine.
Alexia
e Alfred si erano sovrapposti, riflettendosi l'uno nell'altro, ma
nulla aveva potuto la forza della femmina quando il maschio era
crollato
- gemelli nella carne e nel destino.
Eveline
aveva urlato,
esigendo
ciò che le era stato promesso - conquistandolo con il sangue e
la forza.
"Una
famiglia. Io volevo solo una famiglia."
Si
erano divorati a vicenda i signori di Cosmarul - infanzie spezzate e
ricostruite per essere immagine e involucro di una bambina ormai
morta.
"La
mia storia e le tua hanno le stesse radici, Karl: cambiano solo le
sue diramazioni."
Wesker
le prende la nuca tra le dita, inclinandola verso di lui - un gesto
assertivo, con il quale nasconde una supplica e una resa.
Alex
si inarca contro il suo petto, schiudendo la mano sulla sinistra,
dove un groviglio di cicatrici raccontano la storia di un cuore
esposto,
che la sua ambizione aveva reso nudo dinnanzi il nemico.
"Non
posso perdere! Non contro di te."
La
guarda ed entrambi sanno cosa
li aveva resi diversi - un Uno che era diventato presto il Tutto.
"Albert
è un uomo intenso,
Karl. Difficile. Tu sei semplice al confronto, lieve."
"Ne
parli come se fosse il tuo amante, Alex."
Lo
bacia, e non importa quante volte sia già venuto in lei o
quanto Alex abbia preso
dal
suo corpo, c'è sempre qualcosa
che li riporta l'uno dall'altro - un filo pulsante e vivo.
Alex
si alza sulla punta dei piedi, addosso il suo
accappatoio
- una pelle morbida, ancora arrossata dalla doccia calda.
"Uroboro:
hai scelto un nome importante."
"Era
l'unico adatto al suo scopo."
"Distruggere
il mondo?"
"Renderlo
adatto a te."
Il
loro stigma era diventato l'arma con la quale erano sopravvissuti
persino a loro stessi.
0.
Couture suits
È
un respiro: lo spazio che si apre tra una promessa e un rimpianto.
"Sei
morta."
Alex
si scrolla nelle spalle, ma Wesker non vede davvero
il
movimento perché dove si trovano non c'è pelle né
vestito che possa nasconderli - confortarli.
"Lo
sei anche tu." gli risponde, ed è come sentirla dentro di
sé - vibrare alla sua stessa frequenza, pizzicare le sue
stesse corde vocali.
Come,
vorrebbe
chiederle, ma lo sa già: l'ha capito nel momento stesso in cui
è entrata a far parte di questa dimensione nella quale gli
sembra di galleggiare da anni, senza forma né sostanza.
Sussulta
quando lo tocca, perché può sentirlo
-
ciò che rimane della sua mente ricostruire la forma della mano
di Alex, persino la durezza della fede all'anulare sinistro.
"Mi
sei mancato, Al." sussurra lei, e il virus squarcia tutto quel
nero, restituendogli il profilo di Alex.
Solleva
il viso verso il suo ed è bianca, Alex: tra i capelli, lungo
la linea piatta dell'addome - un guizzo di azzurro negli occhi, un
filo dorato dal monte di Venere al rosa delle piccole labbra.
Wesker
allunga le dita verso la sua guancia ed è calda, oscenamente
viva.
"L'Uroboros
è stato un fallimento." ammette e Alex posa il capo nel
palmo della sua mano, abbozzando un sorriso triste, malinconico.
"Adesso
mi dai ragione." mormora, ma non c'è acrimonia nella sua
voce, astio.
Le
sfiora le ciglia con il pollice e finalmente,
finalmente
ha
di nuovo forma anche lui.
"Tornerò,
Al." gli dice, avvicinandosi.
Wesker
la guarda ed è solo quando si toccano
che
assumono sostanza - che tutto quel nero arretra,
arricciandosi in se stesso.
"E
lo farai anche tu." aggiunge, blandendogli le costole in punta
di dita.
"E
se non dovessi tornare?"
"Allora
aspettami."
Alex
si solleva sulla punta dei piedi,
"È
questa la fine?"
Wesker
si china su di lei nello stesso istante,
"No,
Alex."
e
sarebbe persino romantico se l'oscurità non gridasse, il mondo
sanguinasse.
"È
l'inizio."
Nel
nulla del virus ciò che resta di loro diventa tutto.
"When
we hold each other, in the darkness,
it
doesn't make the darkness go away.
The
bad things are still out there.
The
nightmares still walking.
When
we hold each other we feel not safe, but better."
-
Neil Gaiman -
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