Di ramen bollente e cene mancate
Disclaimer:
Haikyuu!! e Naked Diner
non mi appartengono e io da
questa storia non ci ricavo uno zellino.
Questa
storia è ispirata
a Tsuki
no Hikari di drisinil
Di
ramen bollente e cene
mancate
Kei
si tolse gli occhiali e si sfregò gli occhi stanchi e
infastiditi
dall’ennesima luce al neon che sembrava volergli perforare la
retina. Premette il tasto contrassegnato dal numero quattro del
cubicolo infernale che era l’ascensore di quella maledetta
palazzina che Kei tanto amava quanto odiava. Erano le nove di sera,
aveva avuto una lunga giornata in università, un progetto su
cui si
era impegnato duramente non aveva dato i risultati sperati (ottimi,
ma non eccellenti come esigeva da sé), erano appena state
annunciate
le date degli esami che si erano rivelate molto più
imminenti di
quanto pensasse, lunedì pomeriggio avrebbe dovuto sostenere
un esame
parziale di biochimica per l’esame generale di biostratinomia
e
domenica pomeriggio i Sendai Frogs giocavano contro i Tamaden
Elephants.
E
Kei, cosa aveva deciso di fare alle quattro di quel venerdì
pomeriggio?
Anziché
andare agli allenamenti, tornare a casa e concentrarsi sullo studio,
aveva cambiato strada e si era diretto alla stazione, salendo sul
primo Shinkansen che lo avrebbe portato a Tokyo. Aveva scritto un
breve messaggio al coach dicendogli che per questioni familiari non
sarebbe stato presente agli allenamenti né di
venerdì né di sabato
(e forse neanche di
domenica
mattina, ma glielo avrebbe detto successivamente).
L’uomo
aveva provato a contattarlo – probabilmente per avere qualche
spiegazione – ma Kei aveva ignorato la chiamata, liquidandolo
un’ora dopo con un altro messaggio in cui gli diceva che non
poteva
parlare (in effetti non si sarebbe messo sul treno a parlare dei
fatti suoi, lui stesso e la sua borsa dei Frogs annessa attiravano
abbastanza l’attenzione senza che si mettesse a discutere al
telefono di tattiche o alla ricerca di scuse plausibili per
giustificare la sua assenza).
Se
il coach avesse detto al resto della squadra della sua debole scusa
per aver saltato gli allenamenti, Kei era certo che anche
quell’imbecille di Koganegawa non ci avrebbe messo molto a
fare due
più due, ma a Kei non importava.
Aveva
voglia e bisogno di vedere Tetsurou.
E
sì, dopo quattro anni che stavano insieme
si
frequentavano, Tetsurou rientrava nella casistica problemi (quelli
indubbiamente) familiari.
Quando
le porte si aprirono Kei uscì, dirigendosi con passo sicuro
verso
l’ingresso di quel secondo cubicolo infernale (degno
dell’ascensore, in effetti grande anche quanto
l’ascensore)
che Tetsurou aveva preso in affitto da ché aveva iniziato a
lavorare
ufficialmente per la JVA. Era ancora poco più di uno
stagista, ma
una lettera di raccomandazione e un po’ di buon senso da
parte dei
piani alti, e lo scemo (che non era scemo) avrebbe presto fatto
carriera. Chiunque dotato di un briciolo di cervello non sarebbe
fatto scappare una testa e una presenza come quella di Kuroo
Tetsurou, capace di ammaliare, incantare e convincere chiunque che
pallavolo fosse lo sport migliore del mondo (con Kei ci era riuscito,
e di fatti lui non se l’era fatto scappare… ok, si
era fatto
rincorrere un bel po’, ma aveva pur sempre sedici anni
all’epoca!
E alla fine se l’era preso e tenuto, anche molto stretto).
Nonostante
le apparenze, l’edificio era piuttosto moderno,
tant’è che non
c’era nemmeno bisogno della chiave, basta solo digitare la
combinazione scelta da Tsukki 21022151 (che se letta al contrario,
altro non era che la data in cui Kei aveva deposto le armi e lasciato
che lo scemo entrasse nella sua vita… a patto che non ne
uscisse
mai più) e la porta di apriva su, beh,
di base su un
corridoio. Kei riusciva a sentire della musica provenire dalla
televisione che si trovava sulla scrivania appoggiata alla parete
adiacente. Non era altissima, ma era la solita musica lo-fi di
sottofondo che Tetsu collegava da YouTube per coprire a volte il
silenzio, a volte i rumori, o semplicemente per avere un po’
di
compagnia. Kei si tolse silenziosamente le scarpe e lasciò
il
borsone dei Frogs nel genkan, entrò un attimo in bagno per
sciacquarsi le mani e poi raggiunse l’unico ambiente di cui
era
composta la casa: sulla sinistra c’era una finestra con un
inaspettato balcone vista muro, letto, scrivania e tv e sulla destra
la cucina. L’unico elemento che divideva i due ambienti era
piccola
penisola con due sgabelli dove ci si sedeva per mangiare.
“Taidam…”
fece per dire Kei ma le parole gli morirono in gola.
Anche
Tetsurou si ritrovò completamente senza parole e colto alla
sprovvista per quella visita assolutamente inaspettata,
“O-Kei-eri...”*
“Che
diavolo...”
“Posso
spiegarti tutto!” rispose velocemente Tetsurou che per
l’impeto e
lo spavento, quasi rovesciò la scodella di ramen da cui
stava
mangiando. Per fortuna i riflessi di Kei erano migliorati,
così
riuscì a fermare la ciotola prima che il brodo bollente
andasse a
finire tutto addosso a un molto nudo Kuroo
Tetsurou.
“Oddio,
Kei, mi hai salvato la vita!”
“Non
è esattamente la tua vita quello che ho
salvato...” disse il
biondo guardando senza pudore (e perché mai, in effetti) il
corpo
del suo ragazzo soffermandosi con tutta
la malizia
possibile sul suo inguine.
“Beh,
ecco...” cercò di giustificare Tetsurou,
cominciando ad avvertire
l’imbarazzo. Non tanto perché era nudo di fronte a
Kei (anzi,
considerato il poco tempo che avevano a disposizione quando si
vedevano, così si riducevano i tempi di attesa), ma
perché non si
aspettava che l’altro gli piombasse in casa
all’improvviso.
“Si
può sapere perché stai mangiando ramen
istantaneo nudo? Tra
parentesi, che schifo, mi siedo anch’io
lì.”
“Ti
do ragione sul fatto che il ramen faccia schifo, il resto…
vorrei
ricordarti dove si è posato il tuo culo non appena sei
entrato qui
la prima volta. Io su quel ripiano ci preparo da mangiare, ma non mi
sembra di aver fatto così tanto lo schizzinoso.”
“Solo
perché non scopavamo da tre mesi” gli fece notare
Kei senza
riuscire a staccare gli occhi dal corpo dell’altro
“E versare
acqua bollente su spaghetti e brodo liofilizzati non lo definirei
esattamente preparare da mangiare...”
Perché
Kuroo Tetsuro era così dannatamente perfetto?
Era
bello al limite del pornografico, spavaldo e maestro nel rigirare i
fatti a suo piacimento, del tutto incurante del buon senso e che
riusciva a essere padrone della situazione anche se era stato colto
in flagrante a fare una cosa assolutamente imbarazzante e ridicola.
Eppure sembrava non importargli affatto, anzi. Sebbene non fosse Kei
quello nudo, gli sembrava che l’altro l’avesse
spogliato di ogni
sua certezza e sicurezza, il suo sguardo tagliente sembrava incapace
di scalfirlo.
Era
come se Kuroo Tetsurou fosse stato creato perché potesse
stare
accanto a Tsukishima Kei.
“Come
siamo diventati volgari, Kei” disse il moro alzandosi in
piedi e
ritrovandosi a guardare l’altro negli occhi prima di posargli
a
tradimento una mano sul cavallo dei pantaloni che indossava
“Deduco
tu sia felice di vedermi...” bisbigliò prima di
mordergli
delicatamente il lobo.
Il
respiro di Kei si fece più pesante e aspettò che
Tetsurou gli
togliesse gli occhiali, prima di afferrargli quei ridicoli capelli
incasinati e baciarlo come aveva desiderato di fare per tutto il
pomeriggio (e anche prima) mentre lo allontanava dalla ‘zona
pranzo’ e lo spingeva nella microscopica cucina.
“Crepa”
gli sussurrò il biondo a fior di labbra prima lasciar cadere
il suo
peso sulle ginocchia e spingere Tetsurou addosso alle ante del mobile
che conteneva il frigorifero a incasso.
Si,
Tetsurou sarebbe morto a breve, di questo il moro era certo.
Fu
pienamente consapevole del suo destino nel momento in cui il calore
di Kei lo avvolse, facendogli sbattere la testa contro il compensato
del mobile dietro di lui.
Se
per piacere o commozione cerebrale era ancora de definirsi.
Le
sue mani si mossero da sole andando ad accarezzare i capelli biondi
del suo ragazzo, con delicatezza, senza stringere, spingere o tirare.
Non in quel momento, almeno. Quando era Kei a prendere
l’iniziativa
in maniera così plateale che non gli lasciava nessuna via di
scampo,
Tetsurou sapeva di dover essere paziente perché alla fine ne
valeva
sempre la pena. La libido di Kei era diametralmente opposta al suo
essere ben disposto verso il prossimo. Tetsurou per molto tempo si
era convinto di essere lui a gestire il rapporto tra loro,
soprattutto dal piano fisico, ma invece a lui era spettato tutto il
macigno emotivo del far cedere l’altro, mentre Kei gli aveva
fatto
sempre fare quello che voleva. Benché a Tetsurou sembrasse
il
contrario – quante volte aveva dovuto porsi un freno al
desiderio
bruciante che aveva del biondo – aveva capito che il suo
desiderio
bruciante, non era che una scintilla se paragonato a quello che aveva
Tsukki dentro di sé. Letteralmente ardeva, amava e faceva
l’amore
con lui con una passione che in alcuni momenti Tetsurou aveva paura
potesse divorarli entrambi. Per quanto si lamentasse
all’apparenza
(perché bisognava sempre e comunque salvarla, almeno
quella), in
realtà non ne aveva mai abbastanza dei suoi baci, delle sue
carezze
e il suo corpo sembrava non desiderare altro che essere marchiato e
posseduto, quasi come volesse portare la traccia di
quell’amore
così assoluto, capace di toglierti il respiro, e che gli si
era
tatuato sulla pelle e nell’anima.
E
ancora non era abbastanza.
Era
possibile amare così tanto? Innamorarsi da adolescenti e
sentire
ancora le farfalle nello stomaco, un groppo alla gola e le lacrime
agli occhi da quanto era forte e intenso quel sentimento,
così
totalizzante, egoista e opprimente, ma che al tempo stesso che era in
grado di farti sentire la persona più felice del mondo?
Le
dita di Tetsurou strinsero le ciocche di Kei, avvertendo
l’altro
far vibrare deliziosamente la gola quasi fosse un cenno di assenso e
dalle labbra del moro sfuggì un gemito che
riecheggiò per l’intera
stanza, sovrastando persino quella musica di sottofondo che non aveva
ancora smesso di andare, ma a cui nessuno dei due sembrava far
più
caso.
“Certo
che almeno i calzini potevi toglierteli...”
mormorò Kei,
interrompendo quello che stava facendo, osservando il moro dal basso
verso l’alto con un ghigno malefico degno dell’ex
capitano del
Nekoma nei suoi giorni migliori.
“Se
non riprendi da dove hai interrotto ti faccio fare la fine del miei
calzini...”
“Cioè…?”
chiese con falsa innocenza il biondo, mettendo a frutto
l’arte
della provocazione appresa da colui che ne era sempre stato
considerato il maestro.
“Ti
rivolto!”
Il
ghigno di Kei si fece se possibile ancora più mefistofelico,
prima
che il biondo si alzasse ritrovandosi a guardare l’altro
negli
occhi, godendosi a pieno l’espressione frustrata che aveva.
“...cosa
stai aspettando, allora?” sussurrò Kei a un soffio
dalle labbra di
Tetsurou prima che questo perdesse il controllo, mantenendo fede alla
sua promessa minaccia.
Con
grande soddisfazione di Kei.
“Sì
può sapere perché stavi mangiando
nudo?” gli domandò Kei un’ora
dopo mentre Tetsurou, dopo aver coperto entrambi con un lenzuolo si
era messo a pancia in giù, abbracciato a un cuscino
osservando con
lo sguardo carico di meraviglia il suo ragazzo.
Dopo
quattro anni ancora gli sembrava surreale poterlo definire suo.
“Ho
letto da qualche parte che mangiare nudi allevia lo stress...”
Kei
aggrottò un sopracciglio.
“E
dove l’avresti letto, su Cavalli e Segugi?”
“No,
su Caccia e Pesca” gli fece il verso il
moro avvicinando le
labbra a quelle di Kei per un (finalmente) casto bacio.
“Mister
JVA, secondo me hai confuso il kanji di mangiare con
quello di-”
Le parole di Kei vennero soffocate dalla lingua di Tetsurou che si
era insinuata tra le sue labbra.
“Cercherò
di avere sempre fragole e panna nel frigo, così posso fare
entrambe
le cose ed entrambe nudo.”
Kei gli diede un pizzicotto prima di ricominciare a baciarlo.
E Tetsurou fu di parola.
Note dell’autrice:
*
Taidama-Okaeri è la verisone nipponica di sono
a
casa/bentornato…
ce lo vedo
Tetsu fare un gioco di parole con il nome di Kei.
Per chi non lo sapesse, Shori Kondo (attore che interpreta Kuroo
nello spettacolo teatrale di Haikyuu!) ha fatto questa serie tv (a
tema LGBT tra l’altro) dove interpreta un tizio che per
alleviare
lo stress mangia nudo. Ecco, direi non servono altre spiegazioni.
Grazie
drisinil
per avermi prestato i tuoi KuroTsuki per questa idiozia.
La
combinazione della casa di Tetsu è 15/12/2012 al contrario,
il
perché di questa data lo trovate nel capitolo
33 di
Tsuki no Hikari.
La planimetria dell’appartamento/sgabuzzino invece
è ispirata a
quella dove vive una ragazza di Tokyo che seguo su YouTube (isola a
parte, che mi serviva ai fini della storia).
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