January
• Salve a tutti.
Sono così felice di poter tornare con questa Raccolta dedicata
interamente alla mia OTP, ne avevo proprio bisogno. Mi dispiace solo
aver scoperto l'iniziativa proposta su Tumblr con diversi mesi di
ritardo, difatti cercherò di recuperare i mesi che vanno da
gennaio a maggio pubblicando una One Shot a settimana, in modo tale da
mettermi in pari a giugno e poi, a partire da luglio, aggiornare la
Raccolta mensilmente.
• Sopra trovate i link sia
dell'iniziativa postata su Tumblr, se volete dare un'occhiata ai
prompt, sia il link al mio forum, in quanto ho pensato di accompagnare
i prompt della Year of the OTP con quelli delle diverse iniziative
indette da me.
• Non voglio dilungarmi
ulteriormente, infatti questa volta preferisco lasciare delle N.d.A.
anche a fine storia, quindi ora vi lascio lo specchietto e poi, a fine
lettura, ci troviamo più giù!
January: First kiss
Prompt forum: Primula (giovinezza) (Themed Challenge: Spring Edition)
Rating: Giallo
Generi: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale
Note: Modern!AU, POV Yusaku
La malinconia
delle primule
1
Yusaku
avrebbe ascoltato Miyu per ore intere. L'entusiasmo della sua migliore
amica era contagioso, come tanti piccoli guizzi di calore ed energia
che vibravano nell'aria e carezzavano le gote con fare affettuoso.
Dopotutto era impossibile non provare anche solo un briciolo di
felicità in quel momento, visto e considerato che di lì a
due settimane lei e Jin si sarebbero sposati.
Yusaku aveva seguito Miyu passo per passo nell'organizzazione del
matrimonio; erano stati mesi intensi ma, al contempo, particolarmente
belli, che avevano senz'altro allietato le rigide e brevi giornate
invernali. Ora che la primavera aveva fatto il suo trionfale ingresso
nella Sala delle Stagioni rendendo così le giornate più
calde e vivibili, non esisteva più alcun motivo per lasciarsi
abbindolare dalla tristezza, almeno secondo Yusaku, che desiderava
supportare Miyu in tutto e per tutto.
In fondo, perché mai avrebbe dovuto essere triste? Andava tutto così bene…
Ma furono proprio le parole di Miyu a farlo capitombolare in un
anfratto di vita che credeva ingenuamente di avere ormai superato; un
tono di voce sognante e quella che doveva essere la novità che
Miyu non vedeva l'ora di raccontargli furono l'innesco che fece
rinascere le primule durante la primavera di dieci anni addietro.
(«Sai che le strade di Den City sono sempre tanto trafficate, ma
alla fine io e Jin abbiamo deciso di correre il rischio: prima di
recarci in spiaggia andremo al parco cittadino e chiederemo al
fotografo di scattarci qualche foto sul ponte dove si può
ammirare il laghetto. Dopotutto è proprio lì che ci siamo
dati il nostro primo bacio anni fa e… Yusaku, va tutto
bene?»)
Ripiombò bruscamente nella realtà, in quel presente senza
primule e un po' sciupato che nel corso del tempo aveva cercato di
abbellire il più possibile con tutti i piacevoli momenti
trascorsi con Miyu, Jin e tanti altri amici che aveva conosciuto durante il periodo dell'università. Ma ce n'era uno in
particolare che quando decideva di riemergere tra il fogliame secco
portava con sé una fragranza malinconica, un dolce e lontano
effluvio dato dalle primule che annunciavano il ritorno della bella
stagione che Yusaku, nonostante tutto, non aveva mai cancellato dal
proprio cuore.
Lui e Miyu avevano una cosa in comune: entrambi avevano dato il loro
primo bacio nello stesso, identico luogo, un puntino insignificante
nell'universo che per loro aveva, invece, un valore inestimabile.
E in cuor suo, Yusaku lo sapeva, anzi, l'aveva sempre saputo: che il ricordo di Ryoken, il suo primo, vero
(e unico)
amore, non l'avrebbe mai abbandonato.
2
Riuscì a sfuggire momentaneamente allo sguardo apprensivo di
Miyu grazie al borbottare della moka che si era fatto alquanto
insistente.
«Oh, il caffè è pronto» puntualizzò
l'ovvio, alzandosi dalla sedia. Diede le spalle a Miyu e si
avvicinò al piano cottura, benedicendo forse per la prima volta
in tutta la vita quella moka difettosa che sputacchiava sempre qualche
goccia di caffè se non si spegneva in tempo il fornello —
così facendo, avrebbe potuto evitare il contatto visivo con Miyu
un altro po', dato che avrebbe dovuto prima pulire.
«Yusaku… ho forse detto qualcosa di sbagliato?»
domandò lei, e dal tono di voce pareva davvero preoccupata per
quanto accaduto. «Hai fatto una faccia…»
«Strana?» azzardò Yusaku, sicuro che Miyu stesse per
dire quella parola — o al massimo qualcosa di simile.
«No… triste».
Con la moka in mano, Yusaku sussultò, e l'oggetto bollente
sbrodolò qualche altra goccia di caffè sul piano cottura.
Respirò a fondo e, mentre versava la bevanda calda nelle due
tazze colorate, cercò di riconquistare tutta la sua compostezza.
«Non ti preoccupare» disse, poggiando le due tazze fumanti
su un vassoio. Prese poi la spugna dal lavello e rimosse le macchie di
caffè con una semplice passata che non gli diede affatto il
tempo necessario per riflettere sulle parole successive: «Ho
avuto una reazione spropositata. La mia era solo malinconia, tutto
qui».
«Invece mi preoccupo eccome!» esclamò Miyu, che
aveva iniziato ad agitarsi sulla sedia. «Sai che io ci sono, per
qualunque cosa. E ho la sensazione che tu abbia bisogno di
parlare…»
E mentre poggiava il vassoio sul tavolo, Yusaku pensò che Miyu
avesse proprio ragione: non aveva mai parlato di Ryoken a qualcuno,
almeno non nei dettagli. Ryoken era sempre stato una parte della sua
vita che non aveva mai assaporato la luce del sole, perché
ciò che avevano vissuto insieme dieci anni addietro non era
stata solo una relazione come tante tra due adolescenti come tanti, era
stato molto di più e avrebbe potuto continuare a essere tanto
di più se solo le loro strade non si fossero divise.
(E in quel momento Yusaku non poté fare a meno di domandarsi
cosa sarebbe successo se avesse deciso di seguire Ryoken in America,
anche se ormai non aveva senso alcuno rimuginare su ciò che non
era stato — ma che sarebbe potuto essere).
Guardò Miyu negli occhi, quelle iridi blu che riuscivano sempre
a infondere tranquillità in chi le osservava, e poi annuì.
«Sì, credo sia giunto il momento di parlarne».
3
«Mi hai… aspettato per davvero».
«Avevi dei dubbi?»
«No, è che…»
(Non è da tutti attendere per circa un'ora che qualcuno finisca
di pulire la propria aula come se niente fosse, non trovi?)
Yusaku non lo domandò esplicitamente, ma sapeva che Ryoken gli
avrebbe sicuramente risposto che non era stato affatto un problema
attendere tutto quel tempo per lui. Pensò che fosse un gesto
davvero adorabile e si sentì lusingato.
Quel giorno, dopo la fine delle lezioni, lui e Ryoken avevano
intenzione di pranzare insieme e fare poi una passeggiata, ma il loro
intero piano era andato in fumo nel momento in cui, a causa di un
malanno di stagione, uno dei compagni di classe di Yusaku non si era
presentato a scuola e la rappresentante di classe aveva chiesto proprio
a lui di sostituirlo durante l'ora delle pulizie. E dato che Yusaku non
aveva intenzione alcuna di discutere per una cosa del genere, anche se
a malincuore aveva accettato.
Aveva riferito l'inconveniente a Ryoken durante l'intervallo e
quest'ultimo, fortunatamente, non l'aveva presa male, anzi, gli aveva
proposito di trascorrere quei quindici minuti insieme e per
chissà quale assurdo motivo avevano finito per scambiarsi i
bentō e solo in un secondo momento Yusaku si era reso conto che avevano
trascorso minuti interi a imboccarsi a vicenda e
(cielo!)
le sue gote si erano imporporate e accaldate talmente tanto che in
confronto la lava di un vulcano attivo sarebbe apparsa più
fredda della neve.
Durante quei quindici minuti, tra le pareti del suo cuore, avevano
attecchito anche la meraviglia di sentirsi così bene accanto a
qualcuno, il desiderio che quel momento non finisse mai e il bisogno
disperato di baciare Ryoken. Non accadde, ma in compenso Yusaku
realizzò cosa si provasse a essere innamorati.
E mentre uscivano insieme dell'edificio scolastico, non poté
fare a meno di sentirsi la persona più felice del mondo.
4
Quando giunsero al parco cittadino, furono accolti dalla quiete e dal
candido profumo dei fiori. Quel luogo era un piccolo pezzo di paradiso,
il bellissimo cuore verde di una tra le città più
trafficate e caotiche dell'intero Giappone; un puntino in confronto
alla vastità del mondo che aveva però il grande potere di
fermare il tempo per un po' e permettere a ogni individuo di ritrovare
la pace interiore.
Era il posto adatto per le lunghe passeggiate, per i pic-nic all'ombra
dei Sakura in fiore e per lanciarsi gavettoni ghiacciati nelle torride
giornate estive. Ed era altresì un luogo estremamente romantico,
perfetto per dichiarare il proprio amore a qualcuno o scambiarsi il
timido, primo bacio lontano da occhi indiscreti — questo se si
riusciva a trovare il posto giusto.
Ryoken, a quanto pareva, l'aveva trovato: bisognava camminare un po'
per raggiungerlo, ma ne valeva davvero la pena. Si trovavano sul ponte
che attraversava un laghetto nel quale, proprio in quel momento, due
piccoli anatroccoli si stavano affrettando per raggiungere la madre;
tutt'intorno, le chiome rigogliose dei grandi alberi quasi impedivano
alla luce di filtrare, ma grazie a qualche spiraglio benevolo, dei
lunghi fasci dorati gettavano luminosità e calore ovunque
potevano. L'erba era fresca, color verde chiaro, ed era impreziosita da
centinaia
(no, migliaia)
di fiori profumati e colorati.
Pareva quasi un sogno a occhi aperti e per un attimo Yusaku si
domandò se in realtà non si trovasse ancora a scuola,
intento a pulire i vetri delle finestre della sua aula, e non stesse
solo immaginando di trovarsi lì con Ryoken nella
rappresentazione perfetta di quello che era il suo desiderio più
intimo.
Fu proprio Ryoken a fargli comprendere che non si trattava affatto di
un sogno, bensì della più pura e semplice realtà:
poggiò garbatamente le mani sui suoi fianchi e quel tocco
equivalse al tipico pizzicotto sulla guancia, solo molto più
elegante e decisamente più gradito.
Yusaku non aveva dubbi su ciò che stava per accadere; eppure,
nonostante quella consapevolezza, non poté impedire al suo cuore
di battere molto più celere del consueto e alle gambe di tremare
appena. Si perse nello sguardo di Ryoken, in quel cielo azzurro che
tanto amava, e un timido sorriso gli incurvò le labbra, gesto
che il ragazzo ricambiò a sua volta.
«Sono felice di essere qui con te» disse Ryoken, e in quel
momento Yusaku comprese che ciò che sarebbe accaduto di
lì a poco dipendeva solo da lui, perché Ryoken non
avrebbe fatto la sua mossa fino a quando non avesse ricevuto una
risposta.
(E che senso aveva dilatare ulteriormente il tempo in un momento in
cui si desiderava solo farlo avvicinare il più possibile allo
zero assoluto?)
«Anche
io» rispose infine, avvertendo il cuore sussultare — e mai
singulti furono più belli. «Anche io sono felice di essere qui con te».
Subito dopo, il tempo si fermò un'altra volta ancora. Tutto
ciò che Yusaku riuscì a percepire furono le labbra di
Ryoken premute sulle sue e il dolce profumo del miele che aleggiava
intorno a loro con grazia ed eleganza.
(Un concerto di primule che assistevano estasiate a quel bellissimo inno all'amore).
5
Fu il loro primo bacio. Il primo dei tanti che avrebbero composto il
mosaico del loro anno insieme. Yusaku si sentiva così inesperto
e impacciato che non poté fare a meno di aggrapparsi a Ryoken e
farsi guidare da lui, dalle sue labbra morbide e dalle sue mani che
continuavano a stringergli i fianchi senza malizia alcuna.
Si baciarono per un tempo che parve durare ore, anche se in un secondo
momento constatarono che fossero trascorsi solo pochi minuti.
Prima di baciarlo nuovamente, Ryoken lo guardò negli occhi in un
modo completamente nuovo, ancora più luminoso e speciale.
«Mi piaci, Yusaku. Mi piaci davvero tanto».
E in quell'istante il mondo avrebbe anche potuto iniziare a girare al
contrario e l'universo accartocciarsi su se stesso, che Yusaku non ci
avrebbe badato neanche per un secondo. Si alzò sulle punte,
sfiorandogli le labbra con le proprie.
«Anche tu mi piaci tanto».
E si baciarono un'altra volta ancora.
6
«E poi…?»
Yusaku alzò lo sguardo, incontrando ancora una volta gli occhi
blu di Miyu, sognanti e malinconici al tempo stesso. La ragazza aveva
l'espressione tipica di chi stava sì ascoltando una bella
storia, ma con la consapevolezza un po' amara che non si sarebbe
conclusa con il lieto fine. Ed era proprio così.
«Siamo stati insieme un anno» continuò Yusaku, e un
sorriso mesto gli incurvò le labbra. «L'anno più
bello della mia vita, non posso certo negarlo. Io frequentavo il primo
anno delle superiori, Ryoken invece era già al terzo e presto si
sarebbe iscritto all'università. Lui è sempre stato un
ragazzo ambizioso e ricordo di aver sempre ammirato questo lato della
sua persona, ma… l'America era il posto perfetto per lui, non
per me. E cosa avrei dovuto fare? Battere i piedi a terra e implorarlo
di non andare? Di restare qui a Den City con me? Ma sai» e qui si
rianimò un poco, sbuffando divertito, «Ryoken aveva le
idee chiare anche riguardo la nostra relazione. Lui… lui voleva
portarla avanti, in un modo o nell'altro, solo che io… io ho
avuto paura. E questo rimarrà per sempre il mio più
grande rimpianto».
Calò il silenzio tra loro. Un silenzio che Yusaku tentò
di rendere meno opprimente portando alle labbra la tazza contenente il
caffè ormai tiepido.
«E poi…?» domandò ancora una volta Miyu
diversi minuti dopo. Nonostante la consapevolezza che aleggiava nel suo
sguardo, pareva non voler accettare un finale simile.
«Ci siamo persi di vista. In tutti i sensi» rispose Yusaku,
una nota amara nel tono di voce come il sapore del caffè che
permeava ancora sulla sua lingua. Glissò sul fatto che negli
ultimi dieci anni Ryoken gli fosse sempre rimasto nel cuore
poiché Miyu l'aveva sicuramente intuito.
«Ora capisco molte cose» disse lei. «Da quando ti
conosco, ho sempre avuto la sensazione che mi mancasse un pezzo di te.
E comprendo come mai tu abbia preferito custodirlo tra i ricordi
anziché dargli una forma con le parole. Ma dimmi, Yusaku: tu
credi davvero che sia finita? Che quando vi siete lasciati dieci anni
fa fosse una rottura definitiva? Perché a me non sembra. Sul
serio, non posso credere che sia finita così».
«Non ci siamo più cercati per tutto questo tempo, Miyu. E
dopo così tanti anni non saprei nemmeno cosa dire o fare…
non so nemmeno se vive ancora in America o se è tornato in
Giappone. Magari ora si trova da tutt'altra parte…»
(E magari ora il suo cuore batte per un'altra persona. Il solo pensiero lo devastava).
Come se Miyu gli avesse letto nella mente, si alzò in piedi e si
avvicinò a lui, chinandosi un poco per poi abbracciarlo forte.
Yusaku fu talmente travolto dall'amorevolezza di quel gesto, che
racchiudeva in sé il significato di migliaia di parole diverse,
che un piccolo singulto evase dalla sua bocca e poi un altro e poi un
altro ancora, fino a diventare un ammasso a tratti ingestibile. Il
groppo in gola a un certo punto divenne ingombrante, ma Yusaku sentiva
che una volta superato quello, si sarebbe sentito molto più
libero e leggero.
Le braccia di Miyu lo strinsero ancora più forte, i suoi lunghi
capelli castano chiaro gli solleticavano una guancia umida di lacrime e
il suo profumo aveva una sfumatura materna e rassicurante.
«Grazie per avermene parlato, Yusaku. Andrà tutto bene, vedrai».
E Yusaku non si interrogò sul perché Miyu, nel dire
ciò, parve tanto sicura delle sue parole. Semplicemente, decise
di affidarsi a lei e basta.
7
Il grande giorno era finalmente arrivato e se Yusaku avesse dovuto
descrivere Miyu con un unico aggettivo, avrebbe sicuramente scelto incantevole: Miyu era incantevole nel suo abito da sposa A-line, nella
sua acconciatura semiraccolta con una corona di fiori dalle sfumature
rosate, nei suoi occhi blu luminosi come un vellutato cielo estivo
colmo di stelle e nel suo sorriso che esprimeva così tanta
felicità che era impossibile da quantificare.
D'altro canto, Jin
era talmente emozionato che aveva rischiato un mancamento almeno tre
volte — e queste soltanto durante l'attesa di Miyu prima che
iniziasse la cerimonia.
In quanto testimone della sposa, Yusaku le era sempre rimasto accanto,
anche se con discrezione. E forse fu proprio per questo che si accorse
di come Miyu, una volta terminata la cerimonia, fosse diventata…
circospetta? In più di un'occasione, quando l'aveva notata
alzare lo sguardo tra gli invitati, non si era lasciato sfuggire
l'espressione corrucciata che le increspava sempre i bei lineamenti del
volto.
Possibile che qualche invitato avrebbe partecipato solo al ricevimento
e lei voleva assicurarsi della sua presenza? Strano, Miyu non gli aveva
detto nulla a riguardo, ma in fondo ogni matrimonio presentava sempre
qualche imprevisto… sperava solo che questo non influisse
negativamente sul buon umore della sua migliore amica.
«Io e Jin ora dobbiamo andare» gli disse Miyu,
abbracciandolo forte. «Con un po' di fortuna, dovremmo
raggiungere il parco cittadino nel giro di venti minuti…
incrociamo le dita!»
«Già» concordò Yusaku, ricambiando
l'abbraccio. «Senti, Miyu… è da prima
che—»
«Andrà tutto bene, Yusaku».
E mai come in quel momento il tono di voce di Miyu carezzò i
suoi timpani con decisione e, al contempo, con una punta di sollievo,
come se chi aveva iniziato a cercare con lo sguardo una volta
conclusasi la cerimonia fosse finalmente arrivato. E difatti fu proprio
così, perché Miyu sciolse il loro abbraccio e con un
cenno del capo lo invitò a voltarsi per scoprire chi si stesse
avvicinando a loro.
E quando Yusaku lo vide, fu come tornare ad ammirare il sole dopo anni
trascorsi a vagare in una foresta fitta e buia. L'impatto fu devastante
ma, al contempo, meraviglioso, e nel profondo del cuore sentì di
aver compreso le emozioni provate da Jin alla vista di Miyu che percorreva la
navata mentre teneva tra le mani il suo bouquet di rose bianche —
lo sguardo meravigliato, il cuore che batteva celere (un miliardo di
palpitazioni che si accavallavano l'una sull'altra), la gola riarsa; la
realizzazione che la persona che ami sta avanzando verso di te e
pensare solo e soltanto a una cosa: voglio trascorrere il resto della
mia vita con te.
Perché era questo l'effetto che Ryoken aveva su di lui. Ryoken,
il suo primo, unico, vero amore che in quel momento, fasciato in un
elegante completo coordinato in blu molto simile a quello che indossava
Yusaku — come se avessero puntato agli stessi capi di
abbigliamento leggendosi involontariamente nel pensiero —, si
stava avvicinando sempre di più, accorciando una distanza sia
fisica che emotiva durata dieci anni.
Il cervello di Yusaku andò in tilt. Si voltò di scatto
in direzione di Miyu, la quale si era già allontanata di qualche
passo
(e mentre Miyu si allontanava, Ryoken continuava ad avvicinarsi pian piano)
e la vide sorridere con una punta alquanto marcata di soddisfazione nell'incurvatura delle labbra.
«La mia parte l'ho fatta. Adesso tocca a te».
Yusaku non fece in tempo a domandarle in che modo lei avesse fatto la
sua parte — come avesse fatto a portare fisicamente Ryoken lì —
che Miyu corse tra le braccia di Jin, pronti per dirigersi al parco
cittadino, la prima tappa per il servizio fotografico.
Tutti gli invitati, frattanto, si stavano radunando attorno a un
grazioso gazebo allestito vicino alla chiesa dove era presente un
piccolo rinfresco, in attesa di recarsi poi alla villa dove si sarebbe
tenuto il ricevimento. E Yusaku, in quel momento, avrebbe gradito un
drink per dissetarsi, anche due se possibile, magari con un
considerevole tasso alcolico per potersi lasciare andare a
dovere… ma no, non aveva senso tentare di rifuggire il confronto
con Ryoken.
Anche se, a dirla tutta, il suo arrivo era stato
così inaspettato che nonostante fossero trascorsi dieci anni,
Yusaku temette di non essere ancora pronto.
Deglutì a fatica, poi si voltò nuovamente, questa volta
in direzione di Ryoken, il quale si trovava ormai a pochi passi da lui
(se Yusaku avesse allungato anche solo di poco il braccio, sarebbe
sicuramente stato in grado di poggiare la mano sul suo ampio petto e
avvertire il cuore di Ryoken battere placido nella cassa toracica).
Ryoken era bello come dieci anni addietro. Anzi, era ancora più
bello, come se quei dieci anni fossero trascorsi in maniera differente
per lui — era una bellezza eterna, la sua, che perdurava nel
tempo e non svaniva mai.
Ed era lì, di fronte a lui. E allora Yusaku realizzò e il suo cuore sussultò: era lì per lui.
8
«Ryoken…»
«Yusaku».
«Da quanto tempo…»
Si sentiva un po' stupido a pronunciare una simile frase di
circostanza, ma in quel momento era come se avesse parzialmente perso
l'uso corretto della parola.
Fortunatamente Ryoken decise di non girarci troppo intorno e di andare
dritto al punto: «Immagino che tu ti stia domandando cosa ci faccia
qui» disse infatti, mentre estraeva il telefono dalla tasca dei
pantaloni e sbloccava lo schermo.
«In effetti sì» rispose Yusaku, e quando Ryoken gli
passò il telefono, si ritrovò a leggere un'e-mail…
e gli bastò identificare il mittente per avvertire il terreno
sgretolarsi sotto i piedi, facendogli perdere l'equilibrio.
Da: aquamiyu@vrains.com
A: kogamiryoken@soltec.com
Oggetto: Qualcosa di molto importante
Salve,
mi presento: mi chiamo Miyu Sugisaki e tra due settimane mi sposerò.
Anche se non ci conosciamo di persona e anche se all'ultimo, ci terrei
a invitarti al mio matrimonio — in allegato troverai la posizione
su Maps sia per il luogo della cerimonia che per quello del ricevimento.
Questo perché il mio testimone di nozze sarà il mio
migliore amico, ovvero Yusaku, e credo che già solo leggere
questo nome ti abbia fatto capire tutto.
Non so dove tu sia ora, se sei ancora in America o da qualche altra
parte nel mondo, ma so dove si trova Yusaku, e lui è qui, a
casa. Yusaku è qui e posso assicurarti che una persona come lui
non la troverai da nessun'altra parte, soprattutto dopo ciò che
avete vissuto insieme dieci anni fa.
Mi ha raccontato tutto di voi e fidati, è stato quasi uno shock perché
me lo ha nascosto per anni interi!
Ma da come mi ha parlato di te, posso dirti per certo che non ti ha mai
dimenticato e forse mi prenderai per pazza o invadente (questo forse
sì, dato che ti ho scritto un'e-mail senza neanche conoscerti),
ma credo che nemmeno tu l'abbia mai dimenticato.
Poi chissà, magari a quest'ora sarai già sposato con
tanto di prole al seguito e smonterai qualsiasi mia congettura e
andrà bene comunque, mi assumerò ogni tipo di
responsabilità per ogni parola che ti ho scritto, ma se invece
pensi ancora a Yusaku, se provi ancora qualcosa per lui… torna.
Torna e datevi una seconda possibilità.
Ovviamente io non sono nessuno per importi qualcosa, ma ti invito
comunque a rifletterci, va bene?
E scusa se ti ho scritto sulla tua
e-mail di lavoro, ma era l'unico modo che avevo per contattarti!
Spero di vederti al mio matrimonio.
Miyu
Yusaku restituì il telefono a Ryoken senza avere il coraggio di
alzare lo sguardo su di lui. Le parole di Miyu l'avevano colpito nel
profondo e lui ora non sapeva come reagire o come mostrarsi a Ryoken
senza crollare.
Non era pronto, proprio per niente, e forse non lo sarebbe mai stato.
Ma era anche così felice di trovarsi lì, in quel
momento, a pochi passi dalla persona che non aveva mai smesso di
amare…
«Ryoken…» lo chiamò con voce un po' esitante, mantenendo lo sguardo basso.
«La tua migliore amica è un angelo».
Qualcosa esplose nel cuore di Yusaku. Qualcosa che lo portò,
finalmente, ad alzare lo sguardo e perdersi nei meravigliosi occhi
azzurri di Ryoken. E poi si perse nel suo sorriso, poi ancora nei suoi
occhi, poi ancora una volta nel suo sorriso e si rese conto di quanto
Ryoken fosse emozionato: aveva gli occhi lucidi e le sue labbra
tremavano appena, trepidanti, desiderose di dire qualcosa di importante.
«Credi ci sia altro da aggiungere oltre a quello che ha scritto
Miyu oppure posso abbracciarti più forte che posso?»
In realtà c'erano tante cose di cui Yusaku voleva parlare
— tante cose che voleva chiedere a Ryoken —, ma in fin dei
conti, in quel preciso istante, le parole avrebbero davvero potuto
colmare il vuoto che c'era ancora tra di loro?
Assolutamente no.
Ma un abbraccio… quello sì.
Assolutamente sì.
E quando si abbracciarono sentirono di aver vinto, che sarebbe andato
tutto bene; che la distanza che li aveva separati per dieci anni era
sparita, sostituita dal dolce profumo di un nuovo inizio insieme.
Ryoken lo stava davvero abbracciando più forte che poteva, ma
non gli faceva male, anzi, era tutto ciò di cui Yusaku aveva
bisogno.
Rimasero l'uno ancorato alle braccia dell'altro per minuti
interminabili ritrovandosi, riscoprendosi e innamorandosi un'altra
volta ancora. E solo quando sentirono di aver riallacciato tutti i fili
che univano le loro anime decisero di staccarsi.
Ryoken era in procinto di colmare nuovamente la distanza tra loro,
questa volta con un bacio, e anche se a malincuore, Yusaku dovette
fermarlo. Aveva una domanda da porgli e non poteva andare avanti senza
prima ricevere una risposta esaustiva in merito.
«E il tuo lavoro?» domandò infatti, con una
sfumatura di apprensione che si riflesse nel suo sguardo e vibrò
tra le corde vocali. Il fatto che Ryoken fosse tornato gli riempiva
talmente tanto il cuore di gioia che avrebbe potuto competere
facilmente con Miyu e Jin su chi stesse vivendo il giorno più
bello della propria vita, ma se Ryoken avesse deciso di tornare da lui
a discapito della sua carriera, non se lo sarebbe mai perdonato.
Ryoken sorrise e gli poggiò una mano sulla gota lievemente
arrossata. «La SOL Technologies ha aperto una sede qui in
Giappone» spiegò. «Continuerò a lavorare
sullo sviluppo e il perfezionamento della realtà virtuale, come
ho sempre fatto negli ultimi anni… solo che, d'ora in avanti, sarò a casa».
Esitò un attimo, poi ammise: «Prima di ricevere
l'e-mail di Miyu, ho trascorso diverso tempo a riflettere se chiedere o
meno il trasferimento. Questo perché l'idea di tornare a casa mi
rendeva sì felice, ma cosa avrei fatto se tu… se tu non
mi avessi voluto rivedere? Avevo paura, non posso negarlo…
perché l'unico motivo che mi avrebbe spinto a tornare eri e sei
proprio tu, Yusaku, ma il timore di averti perso per sempre già
dieci anni fa non mi dava tregua. Poi ho ricevuto l'e-mail da parte di
Miyu e in un attimo il mio intero mondo si è capovolto nel modo
più bello possibile. Mi sono sentito così felice,
così rincuorato… scusa se sono arrivato solo ora, Yusaku.
Mi sei mancato tantissimo».
Yusaku poggiò la mano sulla sua, stringendola con amore.
«Ryoken, ho avuto paura anch'io. Quando ti ho detto che non sarei
venuto in America con te mi sono sentito perso, perché in fondo
sapevo che le cose tra noi non sarebbero più state le stesse. Ma
tu a differenza mia volevi comunque provare ad andare avanti insieme a
me, a non rinunciare alla nostra storia… e ho avuto paura anche
in quel caso».
Chiuse gli occhi e lasciò che la malinconia di quei dieci anni
senza il suo amato sfumasse pian piano, sospinta via dal vento
primaverile.
«Ryoken…» lo chiamò,
sempre a occhi chiusi. «Pensi anche tu a ciò che penso
io?»
«Che forse dieci anni fa non eravamo ancora pronti?»
«Esatto».
«E ora, Yusaku?»
Lui riaprì gli occhi e sorrise. «Ora siamo qui, insieme, e se non mi baci entro cinque secondi io—»
Ryoken non gli diede il tempo di concludere la frase: poggiò le labbra sulle sue, unendole nel loro secondo primo bacio.
Fu come se, all'improvviso, un migliaio di primule fossero sbocciate
intorno a loro. E fu come se fossero tornati al parco cittadino, nello
stesso punto in cui, in quel momento, Jin e Miyu erano i protagonisti
indiscussi ripresi dagli obiettivi delle macchine fotografiche.
Rivissero ciò che li aveva legati dieci anni addietro
amplificato miliardi e miliardi di volte e si abbracciarono forte,
stretti l'uno all'altro, con l'intenzione di non separarsi mai
più.
Si guardarono, si desiderarono, si amarono in mille modi diversi e poi
Ryoken si dichiarò, e quelle furono le parole che Yusaku aveva
atteso per tutta la vita.
«Ti amo, Yusaku. Ti amo davvero tanto».
«Anche io ti amo tanto».
E le primule sospirarono felici.
N.d.A.
• Qui solo per dire che
questa One Shot sarebbe potuta nascere eoni fa se solo avessi preso in
considerazione il rapporto tra Yusaku e Miyu.
Quanto potenziale hanno come BROTP? Ovviamente non ho abbandonato la
BROTP con Yusei, e dato che fortunatamente si può avere sia un
migliore amico che una migliore amica… sul serio, questa BROTP
mi ha aperto le porte a un'infinità di spunti e idee, senza
contare che se qui non ci fosse stata Miyu, credo che a quest'ora
Ryoken e Yusaku continuerebbero a pensarsi e desiderarsi senza
però avere il coraggio di farsi avanti.
Quindi GRAZIE Miyu, da parte di tutti noi.
• Per quanto riguarda la
Jin/Miyu, qui non è molto approfondita (anzi, per niente), ma
magari più avanti potrei scrivere qualcosa in più a
riguardo.
Mi piacciono molto insieme e sono la mia terza OTP di VRAINS, quindi
direi che meritano un po' più di considerazione — a tal
proposito, se volete leggere qualcosa su questa ship, vi invito a
spulciare il profilo di angeclear97, che scrive delle Jin/Miyu a dir poco adorabili.
• Piccoli riferimenti al
canon che ho inserito nelle e-mail di Miyu e Ryoken: in aquamiyu
è presente “aqua” che è l'Ignis generato da
Miyu, Aqua appunto (Miyu è come Yusaku, ovvero una vittima
dell'Incidente Perduto, e anche Jin lo è), mentre vabbè,
@vrains penso sia palese; per Ryoken, invece, ho scelto @soltec
poiché in questa storia lavora per la SOL Technologies, la stessa azienda che
è presente nel canon di VRAINS.
Giuro che ho finito. Grazie per aver letto.
M a k o
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