Hunters' legacies

di Dreamer47
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Hunters' legacies
Capitolo 75


 
Adesso che se ne stava in ginocchio sul pavimento del salotto di Silver e stringeva fra le sue braccia i suoi due figli, Abby capiva quanto ne fosse valsa la pena di aver percorso tutti quei chilometri per rivederli.
Sentì le voci confuse di Dan e di Silver che chiedevano a Edward cosa diavolo stesse accadendo e perché Abby fosse così sconvolta, ma Edward non ebbe il tempo di dire neanche una parola quando udì la piccola Mary richiamarlo con gioia.
"Zio Eddie!".
E presto Edward li aveva raggiunti, sedendosi sul pavimento del salotto per stringere la piccola in un forte abbraccia, così come fece con il piccolo Richard che mosse i suoi passi ancora incerti fino a lui, gettandogli le braccia al collo con un tenero ridolino.
Abby non ci pensò due volte prima di unirsi al loro abbraccio, stringendo i suoi bambini e Edward in un lungo abbraccio mentre Dan e Silver rimasero interdetti sulla soglia ad osservarlo con aria confusa.
"Che sta succedendo, Abby?".
Presto la ragazza aveva sciolto la stretta, chinandosi a baciare i capelli dei suoi due bambini per poi accennare un sorriso amaro mentre osservava gli occhi nocciola di Edward palesemente provato per aver guidato per tutte quelle ore senza mai fermarsi un momento.
Abby si era rimessa in piedi e si era avvicinata ai suoi due fratelli, facendo spallucce e sospirando. "Siamo in guerra. E probabilmente sarà una guerra senza precedenti, perché non abbiamo mai affrontato nulla di tutto ciò".
Dan aveva scambiato una rapida occhiata di Silver, per poi guardare Abby con aria confusa mentre sollevava le spalle e si avvicinava di qualche passo. "Lo so che sei spaventata, ma Jack è solamente un ragazzino: riusciremo a farlo ragionare e..".
Abby si schiarí la gola e lo interruppe, scuotendo la testa e facendo segno di no con la mano. "Jack è morto. Dio.. Chuck lo ha ucciso e adesso ci sta mandando contro l'ennesima apocalisse. Una per cui non siamo neanche preparati".
Per dei lunghi istanti, Dan e Silver rimasero in silenzio senza dire una parola.
Lasciarono che la loro mente corresse alla ricerca di una risposta alle parole della sorella, che aveva l'aria di essere totalmente a pezzi.
"Zia Abby!".
Il piccolo Nathan sbucò dalla cima delle scale e scese di corsa con un grosso sorriso sulle labbra, raggiungendo la zia con una veloce corsa prima di avvolgerle le braccia attorno ai fianchi per abbracciarla stretta.
Abby gli passò una mano fra i capelli scuri che stessero diventando piuttosto lunghi ed osservò i suoi occhi azzurri con dolcezza, accennando un sorriso e non riuscendo a non sentirsi responsabile anche per lui.
Presto Silver richiamò il bambino che lasciò il fianco della zia per raggiungere quello della madre, ed Abby sospirò rumorosamente mentre sentiva Edward raggiungerla mentre teneva ancora Richard in braccio e stringeva la mano di Mary.
Accennò un sorriso nella loro direzione, per poi tornare a guardare i suoi fratelli che avevano messo su una delle espressioni più spaventate che avesse mai visto.
"Troveremo una soluzione. Mi faccio sentire io appena so qualcosa".
Senza dire nulla Abby baciò le fronti dei suoi bambini, scompigliò i capelli di Nathan con un gesto affettuoso ed accennò un sorriso per nulla confrontate nei confronti di Silver e Dan, prima di uscire dalla casa con dei grandi passi per raggiungere velocemente la jeep di Edward posteggiata nel vialetto.
Aprì la portiera ed entrò all'interno dell'abitacolo velocemente, chiudendosi la portiera alle spalle mentre con un sospiro chiudeva gli occhi e pensava a come diavolo sarebbero potuti uscire da quella difficile situazione con Chuck in persona che aveva dichiarato loro guerra.
Non avevano chance di potercela fare in partenza, specialmente adesso che la sua famiglia non fosse più unita.
Abby faticava ad ammetterlo, ma una frattura si stava allargando sempre di più fra di loro e li stava lentamente separando.
Lo aveva capito quando i Winchester, i due angeli, Edward ed Abby erano rimasti chiusi all'interno della cripta ed insieme non erano riusciti a mettersi d'accordo per collaborare ed uscire da quella situazione difficile, mentre i corpi posseduti dai fantasmi e dai demoni sbattevano le mani contro le porte della cripta.
Erano riusciti ad uscirne unicamente grazie a Belfagor, un demone che aveva preso possesso del corpo senza vita di Jack e che avesse mostrato loro un valido incantesimo per separare i fantasmi dagli ospiti che possedevano.
Ed una volta fuori, mentre Abby li sentiva discutere su quale fosse la prossima mossa per riuscire a rimediare al danno combinato da Chuck ed osservava come il corpo di Jack venisse ancora usato da Belfagor perché era in grado di chiudere la falla sull'inferno aperta da Dio, Abby strinse i pugni e si fermò dal camminare su prato del cimitero mentre il suo respiro accelerava.
Fu Edward il primo ad accorgersi dell'assenza di Abby, e subito si voltò per cercarla con lo sguardo mentre si interrompeva, smettendo di continuare la conversazione con Dean; Edward le si avvicinò velocemente, facendo sì che i presenti si voltassero nella sua direzione.
Abby incrociò ad uno ad uno lo sguardo confuso ed interrogativo della sua famiglia, soffermandosi su Edward che si era sporto per chiederle cosa fosse accaduto, e su Dean che rimane lontano ad osservarla con aria critica.
"Non posso venire con voi".
Dean l'aveva ascoltata senza modificare la sua espressione, serrando le labbra ed assumendo l'aspetto di una statua per quanto fosse rimasto immobile. "A qualsiasi cosa tu stia pensando, può aspettare. Dobbiamo pensare a risolvere il problema in questa città prima".
Abby aveva fatto spallucce, scuotendo appena la testa mentre si torturava le mani e sentiva gli occhi pungere per la rabbia, avanzando e guardando Dean in cagnesco. "Non me ne frega niente di questa città! Mary e Rich sono da soli! Chuck potrebbe prenderli in qualsiasi momento e..".
"A Chuck non importa di loro, sono solamente due bambini. Se n'è andato, ha smesso di controllarci e..". Dean le parlò con voce calma e pacata, provando con tutte le sue forze a rassicurarla con lo sguardo e con il suo sorriso, ma Abby sgranò gli occhi e scosse la testa con fermezza e si tenne pronta a ribattere a qualsiasi cosa avesse potuto dire. "D'accordo Abby, va' da loro. Ci occuperemo noi di questa città, senza di te".
La donna non aveva messo molto a superare tutti i presenti, superare anche Dean con una forte spallata perché voleva che sapesse quanto fosse arrabbiata.
Era furiosa.
Come poteva un uomo come Dean così attaccato alla sua famiglia, non voler andare insieme a lei a verificare di persona che i suoi figli stessero bene e che Chuck non avesse fatto loro del male?
La terra era piena di altri cacciatori, qualcuno se ne sarebbe occupato al posto loro.
Come poteva agire così dopo la morte di Jack?
Dean strinse la mascella ed abbassò lo sguardo sul folto prato per un paio di secondi, scuotendo la testa in maniera impercettibile mentre stringeva i pugni per la rabbia.
Anche lui era addolorato.
Anche lui era arrabbiato.
Anche lui voleva correre dai suoi bambini e metterli al sicuro.
Ma non esisteva più una via di fuga.
Dean non avrebbe potuto portare i suoi figli in un luogo protetto, perché questa volta il nemico era Dio in persona e se li avesse voluti uccidere sarebbe bastato uno schiocco di dita.
Invece poteva rimanere lì, in quella città. Poteva assicurarsi che lo squarcio sull'inferno venisse totalmente chiuso e poteva trovare un modo per fare rientrare le anime dannate nelle loro celle.
Solamente così avrebbe potuto proteggere i suoi bambini.
Li avrebbe tenuti al sicuro da esseri battibili come fantasmi e demoni.
Dean si stupí che Abby non riuscisse a capirlo ed a vederla nel suo stesso modo.
Aveva sospirato ed aveva sollevato lo sguardo verso Edward, che aveva provato a richiamare Abby perché aveva paura che qualcosa potesse accadere, e poi aveva fulminato con lo sguardo Dean stesso, ricordandogli silenziosamente l'accordo che avessero fatto quando Abby era morta dopo aver dato alla luce Richard.
"Se non ti comporterai da padre con loro, ti farò a pezzi".
Dean aveva finto di non leggere che la rabbia nei suoi occhi nocciola fosse interamente indirizzata a lui per aver fatto soffrire Abby, e lo supplicò con lo sguardo di andare insieme a lei.
Di proteggerla per tutto il viaggio. 
Di tenerla al sicuro.
E per tutta risposta Edward lo guardò con un'aria così superiore da fargli venire i brividi, che aveva tutta l'aria di dirgli che avrebbe accompagnato Abby in qualsiasi caso. 
E così aveva fatto. 
Viaggiando notte e giorno per portarla dai suoi figli e farle vivere almeno un momento di pura felicità, mentre li stringeva fra le braccia.

Pensava a questo Abby quando aveva visto Edward salire in auto dal lato del guidatore e sorriderle in modo incoraggiante.
Non aveva detto nulla, si era solamente limitato ad accendere il motore ed a sospirare mentre guardava la casa di Silver, perché anche lui aveva il cuore pesante all'idea di lasciare i bambini per tornare a lottare.
Abby allungò una mano verso la sua pressata contro il volante mentre con l'altra si grattava il mento barbuto per il nervosismo, e la intrecciò alla sua, provando in qualche modo a dargli un po' di sollievo. 
Edward voltò il viso nella direzione di Abby, accennando un sorriso amaro e ricambiando la stretta sulla sua mano, prima di portarsela alle labbra e depositare un dolce bacio sul suo dorso. 
Senza dire nulla distolse lo sguardo e fece partire l'auto mentre ancora le stringeva la mano ed Abby si era avvicinata di più a lui per appoggiare la testa contro la sua spalla, stringendosi a lui esattamente come quando quella notte Edward aveva accostato la jeep in una piazzola di sosta decidendo che fosse troppo stanco per poter anche solamente fare un altro miglio.
E quando vide Abby voltarsi verso di lui, pensò che stesse per dirgli di spostarsi perché voleva guidare lei mentre lui riposava, ma invece la donna si era limitata a gettarsi fra le sue braccia mentre singhiozzava per il forte pianto che avesse trattenuto per tutta quella giornata.
Edward aveva sospirato e le avvolse le braccia attorno al corpo, permettendole di appoggiare la testa sul suo petto e di inzuppare la sua camicia mentre provava a calmare i suoi tremori.
Si era chiesto più volte quando sarebbe accaduto, quando Abby avrebbe perso il controllo su quel suo modo fin troppo composto di gestire il dolore e di trattenerlo chiuso nel suo cuore.
Non aveva la minima idea di come poter calmare quel pianto inconsolabile, quel dolore che le lacerava il cuore. 
Edward sapeva quando Abby tenesse a Jack, aveva visto il loro rapporto diventare sempre più forte giorno dopo giorno e aveva anche visto come Jack avesse reagito ogni volta che Abby si fosse trovata in pericolo.
Perdere Jack aveva scatenato in lei un dolore troppo forte e troppo radicato in profondità. 
Si era mossa in quell'abbraccio incastrando la testa fra l'incavo del suo collo e la sua spalla per nascondere il viso ed i suoi occhi all'omone che la stringesse forte; Edward la strinse di più mentre appoggiava il mento sulla sua testa, lasciandole dei piccoli baci di tanto in tanto. 
"Mi dispiace tanto per il tuo dolore, rossa". 
"Era solamente un ragazzino..
". 
Si lasciò stringere e lasciò che Edward se la caricasse addosso per mettersi più dritto con la schiena, ed Abby si trovò seduta sulle sue gambe all'interno dell'abitacolo della Jeep di Edward.
Si sarebbe dovuta sentire in difetto, doveva pensare che quello fosse il modo sbagliato per consolare un'amica, ma Abby si trovava così beatamente seduta su di lui che si strinse di più ad Edward come se si trattasse della sua personale ancora.
Le carezzava il viso ed i capelli, le asciugava le lacrime che continuavano a scivolarle sul viso, le baciava le guance accaldate dal pianto.
Cercò di farla rilassare, coprendola con il suo grosso giubbotto di tela quando la sentí iniziare a tremare dal freddo e le sfiorò la schiena per tranquillizzarla, ed in breve tempo Edward sentì il suo pianto bloccarsi, lasciando un forte silenzio fra di loro mentre continuavano a rimanere stretti l'uno all'altra.
Dopo un numero imprecisabile di ore Abby era lentamente emersa dal petto di Edward, scostando il suo giubbotto che le facesse da coperta mentre sentiva il viso tirare per le lacrime che si fossero asciugate sul suo viso ed aveva sollevato lo sguardo verso di lui, incrociando il suo sguardo nel buio dell'auto.
Osservò il suo viso e le sue occhiaie profonde, notando la sua aria stanca, l'aria di chi avesse passato gran parte della notte a vegliare e calmare i suoi incubi, provando almeno in parte a facilitare il processo di guarigione del suo cuore. 
Non l'aveva mai abbandonata un momento, le era stata accanto quando più ne aveva avuto bisogno e non solamente quella notte. 
Nell'ultimo periodo Edward si preoccupava che Abby mangiasse a sufficienza, che dormisse una quantità di ore accettabili. 
Non aveva smesso un momento di essere il suo braccio destro e di sorreggerla. 
Abby rimase in silenzio mentre guardava nei suoi occhi così seri, percependo dentro di sé un grosso vuoto che si facesse sentire più di ogni cosa e in silenzio Abby sollevò una mano verso il suo viso ed accennò un sorriso intenerito e dolce, un sorriso di ammirazione, mentre il suo cuore batteva più forte nel petto. 
Edward rimase immobile ad assecondare i suoi movimenti, limitandosi a rafforzare la presa su di lei per stringerla ed avvicinarla di più, ed Abby sorrise sinceramente per la prima volta dopo giorni. "Grazie per tutto quello che fai, Ed: senza di te sarei persa". 
Edward ricambiò il suo sorriso, rimanendo però in silenzio e come risposta allungò una mano per tornare a sfiorarle i lunghi capelli rossicci e la guancia, avvicinando il suo volto per scaricarle un tenero bacio sulla tempia.
Appoggiò di nuovo la testa sul suo petto con un sorriso sul volto, mentre respirava il suo profumo mischiato a quello del sigaro. Edward le aveva dato il suo spazio per vivere e provare le sue emozioni senza interferire con il suo dolore. 
Aveva lasciato che si sfogasse, rannicchiata per com'era contro il suo petto.
E adesso Abby voleva ricambiare il favore, promettendogli silenziosamente che sarebbe stata bene e che avrebbe potuto chiudere gli occhi per riposarsi.
Forse perché troppo stanco o perché troppo provato, Edward si lasciò andare ad un grugnito di stanchezza e chiuse gli occhi sentendosi stremato, decidendo di riposarsi quel tanto che bastasse prima di rimettersi in marcia e raggiungere i bambini a casa di Silver, pur di regalare un altro sorriso ad Abby.


Sam diede un'occhiata a Rowena che ancora sembrava scossa per come fosse andato il suo incantesimo, quando aveva provato a rafforzare la barriera magica attorno a quella città per contenere i fantasmi e per errore si era messa in comunicazione con loro, avvertendo il loro dolore e la loro rabbia.
Aveva detto che era tutto finito e che sarebbero morti tutti dopo aver comunicato con gli spettri ed i demoni: avrebbero dovuto avere paura, eppure Sam e Dean erano più arrabbiati che preoccupati.
Arrabbiati con Dio per avergli scagliato contro l'ennesima apocalisse, per averlo usati come giocattoli per tutta la vita, controllando ogni loro mossa e guardando la loro vita come se fossero il suo show personale.
Sam accennò un sorriso di incoraggiamento a Rowena che si asciugò le lacrime agli occhi mentre ancora stava seduta sul pavimento di quella cripta, e si voltò a cercare suo fratello maggiore che ancora stesse seduto sull'unica panchina di marmo intento a caricare con proiettili di sale tutte le armi che avesse all'interno del borsone che raramente uscisse dal portabagagli della sua auto. 
"Che stai facendo?".
Dean voltò appena lo sguardo accigliato nella direzione del fratello, fermandosi solo per qualche istante dal caricare la sua pistola per poi continuare a fare ciò che stesse facendo ormai da una buona mezz'ora.  "Solamente perché il piano è fallito, non me ne starò con le mani in mano aspettando che uno di quegli esseri lì fuori ci uccida, Sam. Io non mi arrendo!".
Il minore osservò la mascella contratta del fratello ed il modo rabbioso con cui avesse gettato la pistola all'interno del borsone per poi afferrare un fucile, iniziando a pulirne la canna in modo molto meticoloso.
Prese posto accanto a lui, sospirando rumorosamente ed abbassando lo sguardo perché sapeva cosa stesse passando Dean: anche lui stava provando ciò che provasse suo fratello, anche lui aveva perso Jack. E anche Sam era furioso con Chuck per ciò che avesse fatto per tutta la loro vita. "Sei arrabbiato".
"Puoi scommetterci che sono arrabbiato" confermò Dean con voce perentoria, poggiando il fucile smontato sulla sua coscia per poi voltarsi a guardare il fratello in modo iroso. "Non so più cosa sia reale ormai, Sam".
Il fratello annuí in silenzio mentre scrutava i suoi occhi verdi, leggendo dei grandi dubbi che fossero apparsi da ormai qualche settimana ma che Dean non aveva avuto il coraggio di esternare neanche con sé stesso.
Sam sospirò e fece spallucce, guardandolo con aria più tranquilla e leggera. "Hai sentito Abby?". 
Il volto di Dean si rilassò in un'espressione ironica, ma più tranquilla. Fece spallucce mentre osservava suo fratello, prima di voltarsi ed afferrare nuovamente il suo fucile per tornare a caricarlo. "Si: i bambini stanno bene, come avevo detto. Li ha lasciati a Silver e Dan: Abby e Edward torneranno presto". 
Sam osservò il suo nervosismo e lesse fra le righe delle sue parole trovando la rabbia e la gelosia mal celata, e si morse il labbro inferiore con nervosismo mentre pensava che suo fratello avrebbe dovuto seguire Abby senza neanche pensarci su. "Ascolta Dean, so che non è il momento adatto per parlarne, ma..".
"Esatto Sam, non è il momento adatto".
Dean rispose con troppa veemenza, ma scosse la testa e lasciò andare il fucile che ormai fosse sufficientemente carico, scuotendo la testa con un grosso sospiro.
Sam lo osservò piegare la schiena in avanti ed appoggiare i gomiti sulle proprie cosce, passandosi le mani sul volto mentre teneva gli occhi chiusi e pensava a chissà quale assurda teoria che la sua mente poteva architettare in quel momento di tensione così alto. "Quello che vi ha unito per tutti questi anni: ecco cos'è reale. Abby ti ama ancora, Dean. È solo schiacciata dal dolore e dalla perdita. Non voleva allontanarsi da te: Abby è andata via perché ha perso Jack e ha avuto paura di perdere anche Mary e Rich, e si è arrabbiata perché voleva che andassi insieme a lei". 
Inizialmente Dean si voltò a guardare il fratello con uno sguardo furioso perché quello era un argomento così delicato che a malapena affrontava con sé stesso, e di certo non aveva la minima voglia di parlarne con Sam.
Ma con il trascorrere del tempo il suo volto si rilassò e Dean si ritrovò ad annuire con aria colpevole, mentre faceva spallucce. "Già, e ha ragione ad essere arrabbiata. Ma probabilmente hai ragione: forse troveremo un modo per farla funzionare, ancora. O forse Edward le è entrato così tanto sotto la pelle che non le importa più".
Sam guardò nei suoi occhi verdi con aria sorpresa, perché non credeva che suo fratello si sarebbe lasciato andare a delle confessioni così profonde insieme a lui.
Ma Dean accennò un sorriso amaro mentre lo guardava, facendo spallucce ed annuendo. "Ormai lo conosciamo da un po', abbiamo cacciato al suo fianco e sappiamo che persona sia davvero: so che insieme a lui, Abby sarà al sicuro. Mi fido di Edward. Quindi ammettiamolo per una buona volta: lui è tutto ciò che io non sarò mai. Edward è presente, sa come parlare con Abby quando è spaventata, sa come tranquillizzarla.  Ultimamente quando mi avvicino e parlo con lei, sembra che io la agiti solamente".
Sam deglutì a fatica mentre guardava il volto di suo fratello così rassegnato.
Per il modo sicuro in cui aveva parlato, a Sam sembrò che suo fratello si fosse ripetuto quelle parole migliaia di volte prima di trovare il coraggio di dirle ad alta voce insieme a lui.
Non sapendo cosa dire e come consolare suo fratello, Sam sollevò una mano e la adagiò sulla sua spalla stringendola, mentre annuiva ed in silenzio gli faceva capire che sarebbe andato tutto bene.
Ma Dean si limitò a sospirare rumorosamente ed a distogliere lo sguardo, facendo spallucce e scrollandosi la presa di suo fratello mentre si alzava in piedi ed afferrava il suo borsone zeppo di armi per metterselo in spalla.
Guardò Rowena che avesse ancora l'aria affranta e si chiede dove fossero spariti i due angeli con Belfagor, prima di tornare a guardare suo fratello con la stessa aria dura di prima e fargli un cenno con la testa. "Andiamo adesso, abbiamo del lavoro da fare".



Quando aveva varcato la soglia di quel cimitero camminando al fianco di Edward, lo stato d'animo di Abby e decisamente migliore rispetto all'ultima volta che vi fosse stata.
Aveva avuto la possibilità di tirare fuori tutto ciò che sentiva dentro di lei, e con il dolore erano venuti fuori anche altri tipi di sentimenti.
Li aveva provato di nuovo dopo tanto tempo, mentre guardava Edward negli occhi.
E non importava quanto avesse provato a reprimerli, li aveva disseppelliti e adesso sarebbe stato molto più faticoso nasconderlo nuovamente nella parte più profonda di sé stessa.
Era entrata nella cripta insieme a Edward che le sfiorava la schiena di tanto in tanto, solamente per ricordarle che lui le fosse accanto in quella situazione.
Ma quando Abby non aveva incrostato Dean all'interno della cripta, aveva subito capito che qualcosa fosse accaduto in sua assenza: il nuovo piano di Rowena e di Sam era appena partito.
Anael e Castiel erano scesi all'inferno ormai quasi deserto insieme a Belfagor alla ricerca del Corno di Lilith che, una volta suonato, avrebbe richiamato nelle proprie celle tutte le anime fuggite.
San e Rowena dovevano recitare l'incantesimo, mentre Dean se ne stava vicino alla falla tenendo fra le mani un sacchetto per maledizioni che Rowena stesso aveva costruito e che avrebbe dovuto gettare all'interno dello squarcio non appena il segnale fosse scattato.
"Vado a vedere se Dean ha bisogno di una mano".
"Vengo con te". Edward lo disse senza neanche pensarci come se ormai fosse un'abitudine andare dove andasse Abby per tenerla al sicuro da ogni minaccia, e alla ragazza non era mai dispiaciuta la sua presenza dato il sorriso che fece nella sua direzione, come a ringraziarlo per non lasciarla da sola, ma Sam si era schiarito la voce ed aveva fatto un passo avanti per mettersi fra loro.
Sam guardò Edward negli occhi e ricordò tutti i bei momenti passati insieme a lui, tanto da considerarlo ormai quasi come un fratello.
Ma Dean era il suo sangue, la sua famiglia, e Sam voleva solamente proteggerlo.
"Abbiamo bisogno di te qui".
"Di me?". Edward aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria confusa, accennando un sorriso divertito mentre osservava Rowena fermarsi dal preparare gli ingredienti del suo incantesimo per sollevare un sopracciglio curioso verso il minore dei Winchester, che annuí con convinzione mentre guardava nei suoi occhi nocciola.
"Sei l'unico che abbia un minimo di esperienza con le stregonerie, a parte me. Quindi devi darci una mano: Abby se la caverà".
Edward scrutò nei suoi occhi e per qualche istante lo guardò in cagnesco per ciò che avesse detto, ed infatti presto Abby giunse al suo fianco e lo guardò con aria confusa, aggrottando le sopracciglia ed accennando un sorriso divertito nei suoi confronti. "Da quando pratichi la magia, Ed?".
L'uomo fulminò Sam con lo sguardo perché solamente lui era a conoscenza dell'unico segreto che tenesse con Abby e che si sarebbe portato nella tomba per sempre.
Avrebbe fatto di tutto pur di non farglielo scoprire.
Dylan stesso gli aveva detto di non rivelare mai quella verità ad Abby, perché non avrebbe capito e lo avrebbe cancellato dalla sua vita.
Sam capí lo sguardo di Edward e si scusò con un'occhiata per ciò che avesse detto, non avendo riflettuto abbastanza sulle parole dette in presenza di Abby.
Il minore dei Winchester fece un sorriso alla donna che ancora lì guardasse con aria confusa, facendo spallucce e per la prima volta da quando la conoscesse Sam mentí ad Abby. "Gli ho prestato alcuni dei miei libri, si limita a fare delle piccole magie. Ma è l'unico che può aiutarci, perciò..".
Abby accennò un sorriso divertito, facendo spallucce e dando una pacca sulla spalla a Edward che inevitabilmente si rilassò dopo aver visto la ragazza fare altrettanto. "Eh va bene Sabrina vita strega, vado a dare una mano a Dean. Ci vediamo dopo".
Edward la vide uscire dalla cripta velocemente, troppo per poterla fermare e chiedere di non andare, ma presto si voltò verso Sam allargando le braccia, per poi osservare Rowena che sembrava aver intuito la matassa di menzogne che Sam e Edward tenessero fra loro, accennando un sorriso.
"Bene bene, ragazzi miei: è l'ora di fare qualche magia".

Più si avvicinava alla falla sopra l'inferno, più uno strano vento molto forte le rendeva difficile persino camminare ed Abby si tenne alle varie lapidi durante il suo percorso.
Udí il suono di quello che ipotizzava essere il Corno di Lilith, segno che i due angeli e Belfagor stessero riuscendo nel loro piano, e quando Abby intravide Dean immediatamente corse nella sua direzione.
Arrivò al suo fianco prima di quanto pensasse dato il forte vento che continuasse a schiacciarla a terra, ed Abby accennò un sorriso quando appoggiò la schiena sulla lapide distante da Dean solamente un paio di centimetri. "Non dirmi che ti stai divertendo senza di me".
Dean sorrise divertito mentre osservava i suoi occhi azzurri pensando a quanto si fosse preoccupato per lei e quanto avesse sentito la sua mancanza.  
"Stai bene?".
Sei tornata da me, non potrei stare meglio pensò Dean con un ampio sorriso, facendole l'occhiolino ed avvicinandosi di più a lei per sentire il suo calore contro la sua pelle. "Si, e tu?".
Abby si guardò attorno, osservando le anime venire risucchiate all'interno dell'Inferno con una forte velocità, facendole svolazzare i lunghi  capelli che fossero sfuggiti dalla crocchia improvvisata che aveva creato mentre usciva dalla cripta. "Mai stata meglio".
Dean la guardò per dei lunghi istanti ed il suo sorriso scemò, divenendo più serio mentre faceva spallucce ed abbassava lo sguardo perché incapace di sostenere quell'azzurro limpido che gli faceva battere più veloce il cuore. "Mi dispiace, Abby. Dovevo rimanerti accanto, assicurarmi che la nostra famiglia stesse bene. Non dovevo lasciare che partissi da sola".
"Non ero da sola, Dean". 
Abby lo guardò con sopracciglia aggrottate e parlò con molta velocità, non riflettendo sulle sue parole.
Aveva detto la verità, in fondo.
Accennò un sorriso tirato nella sua direzione e fece spallucce, distogliendo lo sguardo per qualche momento perché era ancora arrabbiata per il modo in cui Dean avesse scelto di rimanere lì e di non seguirla, ma non poteva fargliene una colpa perché sapeva quale fosse il suo carattere.
Era sul punto di dire qualcosa, quando il sacchetto per maledizioni fatto da Rowena si illuminò di un viola acceso, e quello fu il segnale che Dean stesse aspettando.
Lo gettò all'interno della falla con estrema velocità, quando il vento continuò ad aumentare ed Abby sgranò gli occhi, dovendo applicare molta forza per tenersi alla lapide e non rotolare via mentre le anime continuavano ad essere risucchiate.
Dean si accorse della difficoltà di Abby e non ci pensò più di mezzo secondo, prima di allungare le braccia nella sua direzione e di afferrarla fra le sue per proteggerla dal forte vento.
La schiacciò contro il suo petto e Dean la strinse a sé con vigorisitá ma anche con molta pacatezza.  
Abby si voltò ad osservare Dean e trovò il suo volto molto vicino al suo. 
Avvolse le braccia totalmente attorno al suo corpo, stringendola a sé per protezione ed Abby accennò un sorriso compiaciuto mentre lo sentiva parlare al suo orecchio. "Scommetto che avresti preferito rimanere con i bambini".
Abby sorrise divertita udendo quelle parole e guardandolo, non facendo minimamente caso al fatto che il Corno avesse smesso di suonare ormai da più di qualche secondo, per poi scuotere la seria e diventare più seria, stringendogli una mano fra le sue. "Non c'è un posto diverso in cui vorrei essere, se non a rischiare di scivolare dentro ad una crepa sull'inferno mentre cerchiamo di chiuderla".
Dean rise della sua ironia, aumentando la presa ed affondando il mento sulla sua spalla con un gesto che avesse compiuto milioni di volte insieme a lei, e si chiese mentalmente come avevano potuto arrivare fino a quel punto.
"Dean, Abby".
I due ragazzi si voltarono di scatto alla loro destra, trovando i due angeli in piedi che non venissero minimamente scalfiti dal forte vento.
Abby guardò Anael e la trovò ferita, con dei tagli in viso e quella che sembrava essere una pugnalata in pieno stomaco, e sarebbe scattata in piedi per aiutarla se solamente Dean non l'avesse trattenuta, ricordandole che non fosse una buona idea dato il forte vento che continuava a soffiare.
"Che diavolo è successo?".
"Belfagor. Ci ha traditi".


Ascoltava il respiro profondo e pesante dei suoi tre bambini, lo stesso respiro di chi si stesse godendo il proprio sonnellino ampiamente distesi sul letto matrimoniale di Silver.
Abby rimase a guardare Mary, Richard e Nathan ancora un po', addormentati subito dopo una lunga sessione di gioco con dei soldatini e delle bambole.
Avvertì il telefono vibrare nella tasca dei suoi jeans e presto lo estrasse con aria curiosa, aggrottando le sopracciglia ed affrettandosi ad aprire i messaggi che da poco le fossero arrivati.
State bene? Mi mancate, tutti e tre. Ti amo.
Andrew sta bene, l'ho avvertito di stare in guardia. Terrà gli occhi aperti. Tu ed i bambini come state?
.
Abby chiuse gli occhi rimanendo seduta sulla poltrona accanto al letto e sospirò, scuotendo la testa per l'ennesima volta.
Il primo era di Dean, il secondo di Edward.
Sentiva la mancanza di entrambi.
Dopo che Abby e Dean avevano visto arrivare i loro due angeli malconci dalla lotta con Belfagor e un altro demone che volessero entrambi appropriarsi del Cono per assorbire le anime ed aumentare il loro potere per governare l'inferno, avevano visto arrivare Sam, Rowena ed Edward che avanzavano verso la crepa.
Sam aveva le lacirme agli occhi ed era distrutto e Edward sembrava incredibilmente pallido, nonostante la sua pelle apparisse perennemente abbronzata.
Abby e Dean si misero in piedi adesso che il vento era diminuito di molto, e si chiesero che cosa stesse accadendo e perché Rowena presentasse una ferita all'addome che non smettesse di sanguinare.
Una volta arrivata in prossimità della crepa la strega ssi era voltata per guardarli uno ad uno, regalando un ultimo sorriso ai presenti ed uno sguardo carico di amore e di felicità mentre compieva il sacrificio più grande: barattare la propria vita per quella di tutti.
"Addio ragazzi".
Rowena si era lasciata scivolare dentro la falla sull'inferno dopo aver fatto loro un cenno con la mano, ed Abby e Dean fecero un passo avanti quasi contemporaneamente, con il vano tentativo di afferrarla e di salvarla.
Ma lo sguardo di Sam e di Edward la diceva lunga, facendo capire loro che la morte della loro strega fosse necessaria.
Ed infatti lo squarcio iniziò a chiudersi nel giro di pochi istanti, cessando il vento ed ogni fenomeno paranormale e sinistro.
I presenti si scambiarono un piccolo sorriso vittorioso nonostante avesse comportato la perdita di una delle persone più importanti.
Presto avevano radunato le proprie cose per tornare al bunker per riposare almeno qualche ora, prima di iniziare a riflettere su cosa avrebbero fatto da quel momento in poi, ormai fuori dall'influenza ed il controllo di Chuck.
Giunti alle macchine, Abby aveva incrociato lo sguardo di Dean e di Edward, ognuno dei quali si aspettava di vederla salire sulla propria auto.
Ma Abby scosse la testa e li superò, sussurrando un piccolo ma chiaro Vado a riprendere i bambini. Da sola.
Era entrata nella sua Hyundai ed aveva salutato i presenti con un gesto della mano, prima di partire per un lungo e solitario viaggio che le avrebbe permesso di schiarirsi un po' le idee.
Aveva raggiunto casa di Silver durante la prima mattina, motivo per cui i tre cuginetti avevano saltato la scuola per stare con Abby, che non aveva smesso di coccolarli e di giocare con loro per dimenticare gli orrori e le lotte. 
Ma adesso che i bambini erano crollati in un profondo sonnellino e che Abby avesse spento il telefono per non ricevere alcuna chiamata, la ragazza si alzó da quella poltrona per raggiungere la sorella che la attendeva sul divano mentre scriveva un pezzo per la rivista che l'avesse assunta da ormai qualche anno.
Si sedette accanto a Silver che sollevò lo sguardo verso di lei ed Abby non ebbe alcun bisogno di parlare.
Silver allontanò il computer e protese la braccia verso la sorella maggiore, che in silenzio appoggiò la testa sulla sua spalla per sentire un minimo di consolazione. 
"Andrà tutto bene, sorella".
Abby annuí in silenzio lasciandosi cullare dalle braccia di Silver, prima di chiudere gli occhi e decretare che avrebbe affrontato i suoi problemi l'indomani per riuscire a chiudere occhio per almeno qualche ora, mentre pensa che un'altra apocalisse non fosse poi così difficile da gestire rispetto ai sentimenti contrastanti che battessero nel suo cuore ormai da un paio di anni.
 




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