Autunno

di MikuruTea
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Quando si proviene da un’epoca lontana, dove mancano le aspettative e nulla può ormai essere nuovo o inaspettato, anche le cose più frivole e più semplici, purché appartenenti al passato, risultano straordinarie; Per Mikuru, una di queste cose era l’autunno.

Nel tempo dal quale lei proveniva non c’era più distinzione tra una stagione e l’altra, invece in questa linea temporale, arcaica se paragonata alla sua e che le era stata affidata con le maggiori precauzioni, ogni anno si tingeva di quattro bellissimi colori diversi, dai quali si sentiva stregata.
In particolar modo, era l’autunno che la incantava: guardare dalla finestra dell’aula del club le secche foglie, prima verdi e rigogliose, ora rosse ed esauste, staccarsi dai rami di quegli alberi che a poco a poco si stavano spogliando in attesa dell’inverno, le faceva provare un dolce sentimento, quasi indescrivibile.

Quando tutti gli altri membri della brigata lasciavano la stanza, giunta ormai l’ora di tornare a casa, dopo essersi cambiata e aver riposto nell’armadio il costume da cameriera, spalancava gli infissi, si posava sulla sedia dove Nagato era solita leggere i suoi libri, e ammirava silenziosa il panorama.

A volte, mentre era intenta ad osservare quello spettacolo, il suo volto veniva scalfito da lacrime, a causa del sofferto pensiero che perseguitava la sua pace: presto ciò che era finalmente divenuto quotidiano sarebbe mutato in ricordi, non avrebbe più visto ogni giorno i volti di quelli che erano diventati amici e di chi aveva imparato ad amare.

 "Sono proprio una sciocca." mormorava asciugandosi i lucidi occhi "Chissà come farò adesso senza loro...Senza lei."
Ne era ben consapevole, presto sarebbe finito tutto, compreso quell’autunno.




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