Come una sirena

di MeredithGrey94
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Madeline:

Entrai nell'ufficio che la ragazza alla reception mi aveva indicato e nella grande stanza asettica trovai un uomo di mezza età e lui...Trent McMiller, che dopo essersi alzato viene verso di me.
- Buongiorno signorina Fox. - 
Porse la mano verso di me, e allungai il braccio per stringerla.
- Buongiorno signor McMiller, piacere di conoscerla. -
Indugiò leggermente sul mio décolleté, poi spostò lo sguardo sulle mie labbra e poi riuscì a guardarmi negli occhi. 
- Il piacere è tutto mio, Madeline. -
Il mio nome sulle sue labbra sembrava estremamente sensuale.
Cazzo Mad, datti un contegno.
In quel momento, McMiller senior decise d'intromettersi.
- Buongiorno signorina Fox, benvenuta alla McM Hotel Makeover, spero che da noi possa trovarsi bene. Vi lascio discutere del contratto. Buona giornata. - 
Gli rivolsi un sorriso gentile, e dopo avergli augurato buona giornata oltrepassò la porta dell'ufficio, chiudendola e lasciandoci soli.
- Accomodati pure. -
Indicò una poltrona davanti alla scrivania, dove poco prima c'era seduto il padre.
Una volta seduti uno di fronte all'altro distolsi lo sguardo, facendo finta di osservare intorno a me. 
Però il suo sguardo mi scivolava addosso, ed era così magnetico che mi ritrovai a guardarlo dritto negli occhi. Con la gola secca.
Strinsi le gambe una sopra all'altra e grattai la gola.
- Allora, io sono un arredatrice, amo il mio lavoro e solo l'idea di poter arredare uno dei vostri hotel mi entusiasma tantissimo e ho già un sacco d'idee che vorrei esporvi. -
Sorridevo, ero davvero entusiasta di questo lavoro.
- Ehm, però c'è stato un disguido. -
Il sorriso mi si spense sul viso. 
- In che senso? -
Lo vidi muoversi sulla sedia, come se avesse dei cactus sotto al sedere.
- Io non ho bisogno di un arredatrice. Non ancora per lo meno. -
Ora ero davvero confusa.
- Allora perché sono qui? -
- Ho bisogno di un assistente al momento, una persona che mi vada a prendere il caffè, che mandi le mail che non riesco a mandare, che prenda appuntamento con le ditte di ristrutturazione. Queste cose qui. -
Queste cose qui. Un'assistente. Io?
Io ho già fatto l'assistente in passato, la mia gavetta l'ho già fatta.
- Mi scusi allora, perché io non posso assolutamente accettare. Non sono qui per fare l'assistente, io sono un arredatrice, ed è quello che voglio continuare a fare. -
Detto questo mi alzai, e gli porsi la mano, lui osservò la mia mano tesa e la strinse indugiando un bel po'.
- In questo caso è davvero un peccato. - 
Lasciò andare la mano, e mi sentii subito vuota.
Mi voltai per uscire, dovevo uscire di lì.
- Però avrei una proposta. - 
Mi immobilizzai sul posto.
- Di che si tratta? -
Mi voltai a guardarlo negli occhi.
- Facciamo così, sii la mia assistente e nel frattempo anche la mia arredatrice. Tanto prima o dopo devo trovarne comunque una, ti andrebbe di fare entrambe le cose? - 
Pensai all'affitto, pensai alle spese che avevo sulle spalle. Abbassai lo sguardo e le sue dita si posarono sul mio mento per tirarmi su il viso e i nostri sguardi si incatenarono nuovamente.
- D'accordo. - 
Ero rovinata. Completamente rovinata.


Trent:

Ero fregato, non potevo assolutamente farmela scappare.
Avevo davvero bisogno di un'assistente, e più avanti anche di un arredatrice, farle fare entrambe le cose sembrava l'idea perfetta.
E poi, non volevo assolutamente perderla.
Anche se... Non avrei dovuto provarci, non dovevo rovinare le cose.
Era una mia dipendente, non potevo andarci a letto, giusto?
Rimanemmo d'accordo che ci saremmo rivisti il giorno dopo per firmare il nuovo contratto, visto che dovevamo siglarne un altro con stipendio e impiego diversi da quelli che erano scritti sul precedente contratto.
Pensai tutto il giorno ai suoi occhi nocciola, che sembravano leggermi alla perfezione, mi scrutavano dentro e mi sentivo nudo davanti a lei.Il profumo dei suoi lunghi capelli castani era una droga, nel mio ufficio per il resto del pomeriggio aleggiava il suo profumo di pesche.
Ero assorto nei documenti del nuovo hotel quando sentii bussare e dalla porta fece capolino Dan, il mio migliore amico dai tempi delle scuole superiori.
- Allora, stasera? Pizza e birra da John? - 
John era un signore sulla settantina che faceva delle pizze che erano la fine del mondo, io e Dan andavamo da lui una volta a settimana da quando ci siamo conosciuti.
- Certo, magari mi distraggo un po'. -
Mi osservò imbronciandosi.
- Colpa della gnocca uscita dal tuo ufficio oggi? - 
Dan aveva l'ufficio davanti al mio, curava il reparto finanziario dell'azienda.
- La gnocca in questione si chiama Madeline, ed è assolutamente off-limits in quanto mia nuova assistente e arredatrice. -
Ed ecco che pensai nuovamente a lei. Dovevo trovare una da scopare, almeno da allentare la tensione.
- Si beh, off-limits per te, mica per me. -
- Dan non fare il coglione, ti ho detto di no. - 
Sorrise, il bastardo sorrise soddisfatto.
- Si, beh... Hai detto di no perché interessa a te, sicuramente non per le politiche aziendali. Ci vediamo da John alle otto, a dopo. -
Detto questo, uscì dal mio ufficio e io tornai a immaginare Madeline sdraiata sulla scrivania con la mia testa tra le sue gambe...




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