Una
promessa è una promessa
Era
diverso tempo che Ash non viaggiava in una nuova regione. Viaggiava
spesso tra regioni che aveva già visitato, Kanto, Johto,
Hoenn,
Sinnoh, Kalos, Alola e Galar. Ormai si considerava quasi cittadino di
ognuna di esse, dopotutto poteva contare su degli ottimi amici che
l’avrebbero tranquillamente potuto ospitare.
Anni
prima aveva compreso quale fosse uno dei passi fondamentali per
diventare Maestro Pokémon. Diventare amico di quanti
più Pokémon
possibile ed aiutarli per quanto possibile.
Era
una notte di inizio marzo. Erano gli ultimi giorni d’inverno,
ma
sembrava che il freddo non volesse abbandonare la piccola cittadina
di Biancavilla. Sotto le coperte, Ash non riusciva a prendere sonno.
Due settimane prima aveva confermato il suo titolo di Allenatore
più
forte di tutti, il suo avversario, come tutte le altre volte, era
stato Dandel. I due erano ottimi amici, ma, nonostante questo, nelle
lotte non si risparmiavano affatto.
Pikachu
si era accorto del fatto che il suo Allenatore non stesse dormendo.
Per richiamare la sua attenzione, gli diede un piccolo colpo di testa
sul petto.
«Si?
Sei preoccupato per me? Si, non riesco a dormire, ma tranquillo. Sto
bene. A volte capita che certi pensieri non ti lascino
dormire.»
Altro colpo di testa.
«E
va bene. Ti spiego. Non posso nasconderti i miei segreti. Lo sai.
Voglio diventare Maestro Pokémon e lo voglio fare con te e
con tutti
gli altri. Solo che, questa notte, stavo pensando proprio a
questo.»
Pikachu emise un piccolo mugolio di perplessità. Sembrava
gli
chiedesse “cosa vorresti dire?” Ash, comprendendo
la perplessità
dell’amico, aggiunse maggiori dettagli. «Vedi.
Pensavo a cosa devo
fare per raggiungere il nostro obiettivo. Insomma... se voglio
diventare Maestro Pokémon devo aiutare anche gli altri a
raggiungere
i loro obiettivi. Pensa a Vera, a Lucinda o anche a
Serena…»
Pikachu sorrise al sentire i nomi di ognuna delle sue amiche.
Pensò
a Vera e Lucinda e al loro sogno di diventare Super coordinatrici, e
Serena e al suo sogno di diventare regina di Kalos.
Pikachu
pensò a come, effettivamente, nessuna di loro fosse riuscita
ad
ottenere il suo obiettivo. Come Ash del resto. Non era diventato
campione né ad Hoenn, né a Sinnoh, né
tantomeno a Kalos.
«Per
questo, vorrei viaggiare in una nuova regione, con te e qualche altro
amico. Non ho idea di dove andare, ci sono molti posti che non
abbiamo ancora visitato.»
Il
ragazzo si alzò dal letto, accese la bajour e prese un
mappamondo
dalla sua vetrinetta. «Guarda, queste sono le regioni che
abbiamo
visitato. Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar. Guarda
quante regioni, non abbiamo ancora visitato, sono davvero tante,
chissà magari in una di queste riusciremo a trovare qualcuno
che
potrà aiutawwwammmci.» Il ragazzo tirò
un enorme sbadiglio. Forse
il parlare dei suoi dubbi con il suo amico, lo aveva aiutato a
prendere sonno.
«Magari
domani ne parleremo con il professor Oak. Chissà che qualche
suo
collega non conosca qualche Allenatore da aiutare nel suo obiettivo.
Poi, certo, fare questo viaggio da solo non è una bella
idea, certo,
magari incontrerò dei nuovi amici ma no. Non sono sicuro di
voler
partire da zero.»
Pikachu,
almeno in parte capì a cosa il ragazzo si stesse riferendo.
Forse
ora che il suo amico stava invecchiando, stavano iniziando anche ad
accendersi gli interessi amorosi?
Il
ragazzo si addormentò, e Pikachu con lui. La mattina
seguente, il
ragazzo si svegliò alle dieci del mattino. Un’ora
relativamente
tarda, ma piuttosto presto, rispetto ai suoi standard.
Dopo
un’abbondante colazione, preparata da sua madre, una cuoca
straordinaria, il ragazzo si alzò di scatto dalla sedia.
«Ash,
dove vai così di fretta?» Gli chiese la madre. Era
solita vederlo
entusiasta anche per le piccole cose, ma questa sua reazione le
batteva tutte.
«Dal
professor Oak. Vorrei chiedergli un piccolo piacere.» La
donna era
ancora più perplessa. Cosa poteva chiedere al professore di
così
tanto entusiasmante? Forse voleva partire per un nuovo viaggio e
voleva chiedere consigli al professore su quale regione visitare? Ma
a che pro? Ora era l’Allenatore più forte di
tutti. Erano gli
altri allenatori, Capipalestra, Superquattro e Campioni su tutti, a
volerlo sfidare.
Il
flusso di pensieri distrasse la donna abbastanza a lungo. Il ragazzo
era già uscito e si era diretto verso il laboratorio del
professore.
Ash e Pikachu si erano messi a correre. In pochi istanti raggiunsero
il laboratorio.
Appena
varcato il cancello, il ragazzo venne investito dalla mandria di
Tauros catturati nella zona Safari. «Calma ragazzi! Sono
anche io
felice di vedervi! Appena alzatosi e ripulitosi dalla polvere il
ragazzo raggiunse i suoi altri Pokémon. Andava a trovarli
spesso e
volentieri. Confidava i suoi segreti anche a loro. «Ehi,
Bulbasaur!
Potresti farmi un piccolo piacere?» il Pokémon
seme, comprese
immediatamente. Dal bulbo sulla schiena del Pokémon
uscì un getto
di polvere dorata che raggiunse un’altezza piuttosto elevata.
Quello era il segnale. Tutti i Pokémon del ragazzo
raggiunsero il
Pokémon seme e il loro Allenatore.
Appena
raggiunsero Ash, si disposero in cerchio attorno al suo Allenatore. I
più piccoli davanti, i più grandi dietro. Avendo
l'attenzione dei
suoi Pokémon, il ragazzo prese il suo Smart Rotom e si mise
in
contatto con il professor Kukui. Voleva chiedere un piccolo favore
anche a colui che considerava suo padre adottivo. Dopo alcuni
squilli, il professore rispose. Dopo una breve chiacchierata con il
professore, Ash giunse al punto. Voleva vedere i suoi
Pokémon.
Lycanroc, Incineroar, Melmetal e Rowlet. Appena li vide nello schermo
del suo telefono, e certo di avere la massima attenzione, finalmente
Ash cominciò il suo discorso. «Come sapete, se vi
ho voluti avere
qui con me è perché devo annunciarvi qualcosa di
importante.»
Quella frase attirò ancora di più
l’attenzione dei suoi Pokémon.
Iniziarono a scambiarsi dubbi e domande, ognuno nel suo linguaggio.
«Se sono dove sono ora, lo devo solo ed esclusivamente a voi.
Lo
sapete. E sapete anche che con voi condivido tutto. E così
farò
anche oggi. Ho capito che altro passo devo compiere, se voglio
diventare un Maestro Pokémon. E per farlo ho bisogno del
vostro
aiuto.» I Pokémon del ragazzo erano ancora
più curiosi. «Vorrei
partire per un nuovo viaggio. Un viaggio diverso dal solito. E vorrei
rendervi partecipi. Ovviamente tutti insieme è impossibile.
Un
Allenatore può portare con sé solo sei
Pokémon. Ma non vi
preoccupate. A turno verrete tutti con me. Ancora non ho deciso dove
andremo, chiederò un aiuto al professor Oak, su questo, ma
vi
prometto che ovunque sia, sarà una bellissima esperienza.
Credetemi.
E, vi prometto che avrete anche dei nuovi amici.» i
Pokémon del
ragazzo erano ancora più entusiasti.
«E
questo è tutto, ragazzi.» Lo Smart Rotom del
ragazzo tornò nelle
sue mani. Salutò il professor Kukui, Magnolia e il piccolo
Keiki.
Quindi,
il ragazzo si diresse alle porte del laboratorio. Suonò il
campanello e, pochi istanti dopo, il professore rispose.
«Ah,
sei tu, Ash! Vieni pure!» Il professore premette un pulsante
e fece
scattare il meccanismo di apertura della porta.
Uno
scatto confermò al ragazzo che la porta si fosse aperta.
Il
ragazzo, con Pikachu sulla spalla, raggiunse il professore, intento a
lavorare al computer. «Buongiorno professore.» Lo
salutò. «Ciao
Ash! Dimmi tutto.» Lo accolse il professore.
Tracey
non era presente, in quel momento. E a Ash andava bene.
Erano
amici, ma avrebbe preferito parlare in privato con il professore.
«Certo,
subito. Lo sa benissimo. Sogno di diventare Maestro Pokémon.
Si
tratta di un obiettivo estremamente difficile, e ogni giorno che
passa comprendo un nuovo aspetto di questo mio sogno.» Il
professore
si girò interessato verso il ragazzo.
«Bene.
E io come potrei aiutarti in questo tuo obiettivo?» Il
professore
era una persona molto gentile e avrebbe fatto di tutto per aiutare il
ragazzo. Ma in quel momento non aveva idea di cosa fare per aiutarlo.
«Ecco.
Ho capito che per essere un Maestro Pokémon devo aiutare
anche gli
altri a raggiungere i loro obiettivi» Il professore stava
iniziando
a capire. «Ma tu hai già viaggiato con Vera, con
Lucinda e con
Serena. Hai viaggiato con loro e le hai sostenute nel loro percorso.
Non pensi basti?» Ash si affrettò a rispondere.
«Purtroppo, no.
Vera non è diventata una Super Coordinatrice. E lo stesso
vale per
Lucinda. O Serena, che non è diventata regina di Kalos.
Ecco. Per
questo non ritengo di aver adempiuto a questo compito. Per questo ho
chiesto aiuto a lei.» Finalmente il professore aveva capito
la
domanda dell'esperto Allenatore. «Quindi vorresti che ti
metta in
contatto con un mio collega o una mia collega cosicché tu
possa
aiutare un giovane Allenatore o una giovane allenatrice nel suo
percorso?» Ash sorrise. Il professore aveva compreso in
pieno. «Vedo
che ho capito. Forse so chi può aiutarti. Ti avverto, vive
piuttosto
lontano da qui. Sarà un bel viaggio.»
Ash
fece cenno di come la distanza, quantomeno per lui, non fosse un
problema. «È una professoressa e vive nella
regione di Unima. Si
chiama Aralia. Aurora Aralia. A quest’ora ad Unima sono le
dieci di
notte. È un po’ tardi, ma potrebbe anche
rispondere. Fare un
tentativo non dovrebbe essere un problema.»
Il
professore si mise in contatto con la collega. Dopo alcuni istanti,
la donna rispose alla chiamata. Sullo schermo del computer apparve il
volto di una donna di circa quarant’anni. Aveva i capelli
castano
chiaro, raccolti in una strana pettinatura e degli occhi verde
chiaro. Indossava degli orecchini rossi, di forma quadrata.
Era
vestita in borghese, in quel momento. Una maglietta rosa coperta da
una giacca sportiva. Appena si accorse di chi fosse il suo
interlocutore, la donna lo salutò.
«Ciao
Samuel! A cosa devo questa chiamata? Sai che a Unima sono le dieci di
notte! Deve essere urgente.» L’uomo le rispose
immediatamente.
«Beh, è a causa di questo ragazzo.» Il
professore tirò la giacca
di Ash, farlo avvicinare alla telecamera. «Ash Ketchum? Quale
onore!
L’Allenatore più forte di tutti! A cosa devo
questa chiamata?» Il
ragazzo si affrettò a rispondere. «Ho chiesto al
professor Oak se
potesse aiutarmi a raggiungere il mio obiettivo di Maestro
Pokémon.
E ho capito che, per farlo, devo aiutare qualcuno a raggiungere il
suo obiettivo. Ne ho parlato con il professore e lui mi ha messo in
contatto con lei.» La professoressa sorrise.
«Capisco. Tra tre
settimane consegnerò a dei giovani allenatori il loro primo
Pokémon.
E ho già in mente la persona che potresti aiutare.
È la figlia di
una mia carissima amica. È una ragazza molto timida, e forse
avere,
come compagno di viaggio un ragazzo energico come te, potrebbe
aiutarla a cambiare e ad aprirsi con gli altri»
«Si. Accetto la
sfida. Arrivederci professoressa e grazie della sua
collaborazione.»
«Grazie a te, Ash.»
Il
professore mandò a Ash il contatto della professoressa. Lui
aveva
fatto il suo. Ora la scelta era nelle mani del ragazzo.
Il
ragazzo tornò dai suoi Pokémon, che lo avevano
aspettato dov’erano.
Disposti ancora in cerchio. Alcuni di loro si spostarono per farlo
passare.
Per
prima cosa mandò un messaggio vocale al professor Kukui,
chiedendogli di farlo ascoltare ai suoi Pokémon.
«Ragazzi. È
praticamente fatta. Presto partiremo per una nuova avventura. E la
condividerò con voi. Andremo in una regione piuttosto
lontana.
Unima. Certo, ancora non è ufficiale. Dovremo limare alcuni
dettagli, ma posso assicurarvi che, ormai è quasi
certo» I Pokémon
del ragazzo erano entusiasti all’idea. Si chiedevano tra loro
chi
sarebbe venuto con lui. Certo, conoscendolo, con tutta
probabilità,
prima o poi sarebbe toccato a tutti, ma la curiosità
riguardo chi
sarebbe stato il primo o la prima, era difficile.
Il
ragazzo salutò i suoi Pokémon e si diresse verso
casa. Ben felice
di poter dare la buona notizia anche a sua madre. Arrivato davanti
alla porta di casa, inserì le chiavi nella toppa e fece
scattare la
serratura. Dal momento che la porta non era chiusa, la mamma era in
casa. E, infatti, la donna era seduta sul divano accanto a Mimey.
Stavano guardando la televisione.
«Allora?
Come è andata?» Gli chiese la donna.
«Benissimo. Ancora non posso
promettere nulla, ma ho trovato una persona che potrebbe aiutarmi a
raggiungere il mio sogno.» «Penso sia una
bellissima notizia. Dove
andrai di bello?» gli chiese la donna. Ash rispose quasi
senza
pensare. «Nella regione di Unima.» Alla madre del
ragazzo venne
quasi un colpo. «È lontanissima! Sono quasi
undicimila chilometri
di viaggio! Non dico che sono preoccupata. Sono certa che te la
caverai, ma da mamma quale sono, mi preoccupo per mio figlio. Dovrai
procurarti dei nuovi vestiti. Dovrai fare una bella figura da
campione quale sei!» Ash. non rispose. La sua preoccupazione
era
un’altra. Il ragazzo era salito in camera sua e aveva aperto
la
rubrica del suo Smart Rotom. Aveva in testa un pensiero fisso. Almeno
per una volta non voleva partire da solo. Certo, in un modo o
nell’altro aveva sempre incontrato delle persone con cui era
diventato amico e aveva poi viaggiato con loro, ma questa volta
voleva cambiare. Non voleva partire da zero. Sapeva che la persona a
cui avrebbe dovuto fare da guida sarebbe stata una ragazza,
perdipiù
piuttosto timida. Questo gli fece pensare che la candidata ideale
doveva essere una ragazza. Ma chi? Ash pensò alle sue amiche
e cercò
di capire chi fosse la candidata ideale. A cominciare da Misty.
Esclusa immediatamente a causa degli enormi impegni della stessa con
la palestra. Aumentati ulteriormente dalla poca collaborazione delle
sorelle.
Pensò
poi a Vera. L’ultima volta che aveva sentito
l’amica, era appena
una settimana prima. In quell’occasione Ash aveva scoperto la
sua
intenzione di tentare nuovamente la scalata al rango di Super
Coordinatrice con le gare di Kanto. E Ash non era tipo da calpestare
i sogni degli altri. Discorso simile per Lucinda, che stava tentando
con le gare di Johto.
Restavano
quindi Serena, Ibis, Suiren e Lylia. Scartate le amiche di Alola,
principalmente per problemi di natura logistica, dal momento che, per
viaggiare ad Unima erano necessari dei documenti che, per quel che ne
sapeva, le amiche non li possedevano. La sola candidata rimasta era
Serena. La relazione tra i due era alquanto particolare, con la
ragazza che aveva tentato in ogni modo di far capire a Ash il suo
interesse, con quest’ultimo che sembrava fosse il solo a non
capirlo.
Un
viaggio insieme ora che erano cresciuti, poteva forse finalmente
farglielo capire?
Ash
sapeva che quella non era l’ora adatta per mettersi in
contatto con
Serena, proprio a causa del fuso orario. A Kanto era circa
mezzogiorno, mentre a Kalos erano le cinque del mattino.
Per
poter contattare l’amica ad un orario decente, avrebbe dovuto
aspettare almeno alle tre del pomeriggio, quando a Kalos erano le
otto del mattino. Ash aveva tante domande. Si chiedeva, per esempio
se Serena avrebbe avuto voglia di fare un viaggio del genere,
soprattutto considerando che avrebbero dovuto viaggiare in una
regione così lontana. E se non avesse accettato la proposta,
l'avrebbe lasciato andare da solo, sapendo che a mettersi in mezzo ci
sarebbe stata un’altra ragazza?
Che
Serena fosse una ragazza gelosa lo aveva capito. Almeno quello.
Quindi si chiedeva come si sarebbe comportata con quella ragazza, non
appena questa si fosse avvicinata troppo a lui?
E
dato che era lui ad avere quel desiderio, doveva essere lui a
trovarle qualcosa. Pikachu, notando la preoccupazione
dell’Allenatore, gli posò una zampa sulla spalla.
«Grazie.
Tu sì che mi capisci. Ma non è me che devi
convincere. Lo sai.»
Pikachu ben comprese cosa intendesse dire il suo Allenatore. Era
ormai chiaro che lui, da solo, non si sarebbe mosso. E questo valeva
anche di più, considerando che di mezzo c’era una
ragazza. Chissà
come l’avrebbe presa Serena, se avesse scoperto che Ash aveva
una
nuova amica femmina. Già con Lylia, Ibis e Suiren era stata
molto
vicina all’omicidio plurimo, ma la presenza di un altro
ragazzo
aveva attenuato non poco quegli istinti. Ma un viaggio in una regione
lontana, in compagnia di una ragazza e senza altri ragazzi…
A
come spiegare la situazione a Serena ci avrebbe pensato dopo pranzo.
Ash
era uno che ragionava meglio a stomaco pieno. Sfortunatamente,
l’abbondantissimo pranzo non aiutò il ragazzo. E,
in un'ora e
mezza scarsa, il ragazzo doveva farsi venire in mente qualcosa.
La
sola cosa che gli venne in mente fu quella di fare una breve ricerca
sulla regione, sperando di trovare qualcosa che potesse interessare
anche alla ragazza. La ricerca, fortunatamente, fu fruttuosa. Ad
Unima erano presenti i Varietà
Pokémon,
come anche a Kalos. Anzi. A dire il vero erano originari di Unima.
Ash
aveva scoperto che, in origine, i Varietà erano un evento di
contorno di eventi sportivi o di altro genere. Poi, in un secondo
tempo, erano diventati un evento a sé stante.
Nella
peggiore delle ipotesi avrebbe fatto leva su quello. I
Varietà di
Unima erano molto prestigiosi e difficili, e per la ragazza poteva
essere una bella sfida. Almeno non avrebbe viaggiato per nulla.
La
ragazza era arrivata seconda nella categoria professionisti a Kalos,
e, in seguito, aveva tentato la strada delle gare Pokémon ad
Hoenn,
anche in questo caso senza successo. Forse quel viaggio poteva essere
la giusta occasione anche per lei. Erano le tre di pomeriggio. Ash si
mise in contatto con l’amica. In quel momento a Kalos erano
le otto
del mattino. Forse era un po’ presto, ma voleva tentare lo
stesso.
Il ragazzo prese il suo Smart Rotom e si mise in contatto con Serena.
Quest’ultima, mezzo addormentata, rispose solo dopo diversi
squilli.
«Ah,
sei tu? Ma lo sai che qui è presto. Sono le otto del
mattino!»
Rispose,
con la voce ancora impastata dal sonno. Era chiaro che fosse stata
svegliata dalla suoneria del suo Smart Rotom.
Ash
doveva ammettere che la ragazza, nonostante avesse ancora il cuscino
attaccato alla testa, risultava essere ugualmente affascinante.
«Vedi. Vorrei partire per un nuovo viaggio e mi farebbe molto
piacere se tu venissi con me.» La ragazza era perplessa. Dove
voleva
andare Ash? Ormai era diventato campione del mondo. Non avrebbe avuto
alcun senso lanciarsi alla conquista di qualche lega o di altro di
simile. «Cosa vorresti fare di preciso?» Gli chiese.
«Stanotte
ho pensato a cosa volesse dire diventare un Maestro Pokémon.
E ho
compreso che passo dovrò compiere se vorrò
raggiungere l'obiettivo»
«Ma è fantastico!» Serena si fece
prendere dall’entusiasmo. In
sottofondo, Ash poté sentire la voce della madre della
ragazza. Le
aveva chiesto se fosse tutto a posto o qualcosa di simile.
«E
di cosa si tratta?» Chiese, recuperando un minimo
l’aplomb. «Ho
capito che devo aiutare qualcuno a raggiungere il suo obiettivo. Il
suo sogno.» La ragazza ci mise poco a capire. «Io
non ci sono
riuscita. E mi pare di aver capito che lo stesso possa dirsi delle
altre tue amiche. Ma questo non spiega come mai tu desideri andare ad
Unima. Ci sono altre regioni che ancora non abbiamo visitato. E sono
anche più vicine. Per esempio, Paldea, che è
vicinissima a Kalos.
Posso sapere cosa ti ha portato a sceglierla?» Il ragazzo
rispose
senza esitare. «A dire il vero è stato il
professor Oak a
suggerirmelo. Mi ha messo in contatto con una sua collega, la
professoressa Aralia, una sua collega che studia proprio nella
regione di Unima. Mi ha raccontato di come, tra poco tempo,
sarà il
momento per dei nuovi allenatori di ricevere il loro primo
Pokémon e
di come potrei aiutare uno di loro. E oltre a questo ho anche una
bella notizia da darti» «Interessante. Avrai da
divertirti! Ma io
che faccio? Vorrei andare a Kanto e tentare le gare
lì… iniziano
tra poco e sappiamo benissimo che un viaggio per un’intera
regione
è piuttosto lungo.»
Ash
sorrise. Sapeva benissimo quanto Serena fosse gelosa. Non gli avrebbe
mai permesso di viaggiare da solo. Figuriamoci se avesse scoperto che
la persona di cui si sarebbe dovuto occupare sarebbe stata una
ragazza.
«Ad
Unima ci sono i Varietà. Potresti tentare la scalata a
regina di
Unima. Dopotutto sei stata così vicina a Kalos… e
ora hai molta
più esperienza…»
La
ragazza non rispose immediatamente. «Devo pensarci. Immagino
che da
oggi alla data che hai preventivato per partire ci sia del tempo. Mi
sbaglio?»
«Tre
settimane. Non so. Se vuoi passare a casa e facciamo il volo diretto,
oppure ci vediamo direttamente a Luminopoli?» Serena dovette
pensarci. Ash era sempre un tipo entusiasta. Si aspettava sempre
delle risposte immediate.
«Facciamo
una cosa. Per il momento non dire nulla alla professoressa. In ogni
caso, domani partirò per Kanto. Ho trovato un volo last
minute.
Sarei voluta rimanere di più qui, ma un volo a quel prezzo
è
impossibile.»
Ash
accettò. La ragazza chiuse la chiamata e iniziò a
preparare la
valigia.
Fece
uscire i suoi Pokémon dalle rispettive Poké Ball
e comunicò la
notizia ai suoi. «Ho una notizia da darvi. Anzi.
Più di una.» I
tre Pokémon della ragazza drizzarono le orecchie.
«Ash
mi ha proposto di partire per un nuovo viaggio. Sarà
piuttosto
lontano da qui. Nella regione di Unima. Sinceramente non so cosa
fare. Mi ha detto che ad Unima ci sono i Varietà. Beh.
Potremo
tentare la scalata al trono di Unima. Ma non ne sono sicura. Lui mi
ha sempre sostenuto nel mio sogno sia quando ho tentato con i
Varietà
sia con le gare. Ogni volta che poteva era sempre presente tra il
pubblico ad assistere e a fare il tifo per noi. Ma non sono sicura di
voler ritentare. Voi che ne dite?»
Sylveon
strinse uno dei suoi nastri attorno al braccio della ragazza. Il
significato di quel gesto era chiarissimo. Qualsiasi scelta avesse
fatto, l’avrebbe sostenuta.
Reazione
simile ebbero Delphox e Pancham. «Si. Grazie. Sono
felicissima di
poter contare su di voi. Qualsiasi sia la scelta domani andremo a
Kanto. Nel caso non dovessimo partire per Unima tenteremo le gare di
Kanto. Cosa ne pensate?»
I
Pokémon della ragazza si limitarono ad approvare le sue
parole.
Serena
aprì la porta della sua stanza e scese le scale, seguita a
ruota dai
suoi Pokémon.
«Cosa
è successo? A cosa è dovuto tutto questo
entusiasmo? Non mi sembra
che ultimamente tu abbia molti motivi per festeggiare. O almeno tu mi
hai detto così. Non è che mi nascondi qualcosa?
Sappi che ad una
mamma non puoi nascondere nulla. Qualsiasi cosa tu tenti di
nascondermi, prima o poi la troverò»
«No.
È che Ash mi ha fatto una proposta, ma non so cosa fare. Per
il
momento sono stata vaga, non gli ho detto né sì
né no. Mi ha detto
che ho poco meno di tre settimane per decidere. Mi ha detto che,
qualora decidessi di partire, potrei partecipare ai Varietà.
Mi ha
detto che sono molto difficili, ma lui crede in me.»
«E
quindi cosa pensi di fare? Sappi che qualsiasi scelta tu faccia, io
ti supporterò.»
«Grazie.
Anche se una piccola decisione l'ho già presa.
Rientrerò a Kanto
prima del previsto. Domani.»
«Domani?
Ma ieri non mi avevi promesso che saresti rimasta ancora dieci
giorni? Non è che tu e Ash…»
«No.»
Serena arrossì. «Vorrei provare a partecipare ad
una gara a Kanto.
Poi deciderò cosa fare. Non è una scelta che puoi
fare così su due
piedi. Magari partecipare ad una gara potrebbe aiutarmi.»
«Se
non lo sai tu.»
Dopo
aver fatto colazione, la ragazza finì di preparare la sua
valigia.
Sapeva bene come affrontare quel tipo di viaggi. Non voleva portare
troppa roba. Giusto il necessario.
Ci
mise un paio d’ore a scegliere cosa portare nel bagaglio da
stiva e
nel bagaglio a mano. E dovette controllare più e
più volte di avere
tutto.
Certo.
Fosse mancato qualcosa, lo avrebbe potuto comprare in loco, ma
preferiva evitare quel tipo di imprevisti. Meglio controllare una
volta di più che preoccuparsi poi.
Il
giorno seguente, la ragazza si alzò molto presto. Doveva
prendere il
treno per l’aeroporto di Luminopoli e, sebbene fosse un treno
noto
per la sua velocità, la ragazza non voleva arrivare tardi.
Il
volo era alle undici del mattino, lei avrebbe dovuto essere in
aeroporto alle nove. Come minimo. Il viaggio in treno durava
all’incirca un'ora e mezza e partiva dalla stazione di Borgo
Bozzetto alle sette del mattino.
La
ragazza, temendo di fare tardi, si era alzata alle cinque del
mattino. Aveva indossato lo zaino, la borsetta e il trolley che
avrebbe poi caricato in stiva.
Prima
di partire, la ragazza si era assicurata di aver acquistato il
biglietto giusto. Sarebbe stato davvero un disastro, altrimenti.
L’ennesimo controllo, confermò che quel biglietto
era un diretto
Borgo Bozzetto-Aeroporto di Luminopoli.
Prima
classe. La sola disponibile in quel tipo di treno.
La
stazione di Borgo Bozzetto era piuttosto piccola, come del resto
anche la cittadina. Era un semplice edificio in mattoni posizionato
davanti ai binari. Tre binari.
Un
sottopassaggio permetteva di accedere al secondo e al terzo binario.
Per evitare che nelle calde giornate estive la gente rischiasse di
prendersi un’insolazione o un colpo di calore,
un’altissima
copertura metallica proiettava la sua ombra lungo tutti e tre i
binari. Alcune panchine permettevano ai viaggiatori di sedersi, in
attesa dell’arrivo del treno.
Degli
schermi mostravano gli orari dei diversi treni che sarebbero passati.
Erano aggiornati in tempo reale. Il suo treno sarebbe arrivato alle
sei e cinquantotto. Sarebbe stato fermo due minuti e poi sarebbe
ripartito.
Da
lì si sarebbe fermato a Rio Acquerello, a Novartopoli e,
infine, a
Luminopoli.
A
dire il vero, nella città più grande della
regione, si sarebbe
fermato tre volte. La sua fermata sarebbe stata l’ultima.
Proprio
all’aeroporto, che, per altro era il capolinea.
La
ragazza, per ingannare il tempo, si mise a giocare con il suo
telefono. «Il treno extraurbano “31655”
diretto all’aeroporto
di Luminopoli è in arrivo sul binario 1. Allontanarsi dalla
linea
gialla!»
La
voce del sistema di annunci fece ritornare in sé la ragazza.
Distrarsi non era da lei, e quella distrazione, le stava per costare
un volo.
L’enorme
e modernissimo treno rallentò, fino a fermarsi. La ragazza
ebbe la
fortuna di trovarsi a breve distanza dalla porta.
Le
bastò premere un pulsante per far sì che la
stessa si aprisse, con
un soffio. Gli interni del treno rispecchiavano, in tutto e per
tutto, gli esterni. Puliti, curati ed eleganti.
Dato
che in quel vagone era sola, la ragazza non si preoccupò
troppo di
sistemare il trolley nella cappelliera. Avrebbe rischiato di
dimenticarlo e sarebbe stato un disastro.
I
due minuti di sosta passarono e il treno prese rapidamente
velocità.
La ragazza si era seduta e non se ne preoccupò
più di tanto. Era
seduta frontemarcia e quell’accelerazione la teneva incollata
al
sedile.
Dallo
schermo, posizionato sulla parete del vagone, poco davanti a lei,
poteva leggere il nome della successiva fermata. La stazione di Rio
Acquerello. Erano veramente cinque minuti di treno.
Fortunatamente
anche in quella stazione salirono poche persone. Poteva ancora
mantenere il trolley dov’era.
Ora
la destinazione era cambiata. Novartopoli. La città in cui
lei e Ash
si erano incontrati dopo anni. Non era andata proprio bene, per lui.
Aveva perso la sfida in palestra contro Violetta.
Si
erano allenati duramente e, al secondo tentativo, era stato in grado
di conquistare la medaglia Insetto. Poca gente anche in questo caso.
Restava ancora un’ora di viaggio.
Per
circa quaranta minuti non ci sarebbero state fermate. Questo permise
al rapido treno di poter esprimere le sue ottime performance
velocistiche. Oltre trecento chilometri orari.
A
quella velocità, ogni cosa vista dal finestrino appariva
assolutamente incomprensibile e confusa.
I
quaranta minuti partirono rapidamente e il treno rallentò
per
entrare nella prima stazione, alla periferia ovest della
città.
Ad
aspettare il treno un buon numero di persone.
La
ragazza, istintivamente, spostò il suo trolley in modo da
permettere
ad una persona di sedersi. Ma nessuno sembrava interessato. I posti
liberi erano parecchi.
Un
quarto d’ora dopo il treno si fermò alla stazione
centrale, dove
scesero molte delle persone che erano salite alla stazione ovest. A
dire il vero, il computo totale dei passeggeri non cambiò di
molto.
Altrettante persone, dirette all’aeroporto erano salite.
Restava
solo l’ultimo quarto d’ora di viaggio.
La
stazione dell’aeroporto era direttamente collegata
all’area
arrivi. Questo voleva dire che, appena arrivata avrebbe dovuto
percorrere un bel po’ di strada. L’aeroporto della
città era
enorme e affollato.
Per
sua fortuna, le indicazioni, appese su dei cartelli che spuntavano
dal soffitto, erano chiare e numerose. Per prima cosa avrebbe dovuto
pesare il suo bagaglio da stiva e ritirare l’etichetta
d’imbarco.
Scansionò nel totem la sua carta d’imbarco e il
macchinario, in
pochi istanti, stampò l’etichetta.
La
ragazza la sistemò nella maniglia del trolley e si diresse
all’imbarco bagagli. Qui consegnò la valigia ad un
addetto e
quest’ultimo, dopo averla ripesata, la fece scorrere in un
nastro
trasportatore.
Ora
che il suo bagaglio da stiva era stato assicurato nelle mani degli
addetti aeroportuali, alla ragazza toccò superare i
controlli di
sicurezza.
Per
fortuna la fila, per i voli a lungo raggio era piuttosto breve. Le ci
volle poco tempo per raggiungere i controlli di sicurezza, rimuovere
i possibili oggetti metallici che aveva addosso e passare attraverso
il metal detector.
Tutto
a posto.
La
ragazza raccolse i suoi effetti personali e raggiunse l’area
partenze a lungo raggio. L’imbarco del suo volo non era
ancora
cominciato. Aveva ancora dieci minuti.
Non
voleva distrarsi come con il treno, così, dopo aver mandato
un
messaggio a Ash, lo mise in borsa e si ripromise di non utilizzarlo.
A meno che non fosse realmente necessario.
Serena
fu tra i primi della fila a giungere al gate d’imbarco.
Posizionò
la carta d’imbarco digitale nell’apposito lettore.
Un suono
confermò alla ragazza che poteva passare. Per poco la
ragazza non si
scordò il suo documento d’identità.
Scese
le scale, dovette salire su un pulmino che avrebbe portato lei ed
altri passeggeri fino all’aereo. L’aereo che
avrebbe dovuto
prendere era riconoscibilissimo. Aveva una stupenda livrea azzurro
metallizzato. E le ali bianche.
Aveva
avuto la fortuna di poter prenotare un posto lato finestrino.
Perlomeno si sarebbe potuta sedere una volta per tutte e non si
sarebbe dovuta rialzare per far salire altri passeggeri. Lo stesso
sarebbe valso anche all’arrivo. Nessuno l’avrebbe
spinta per
uscire. Avrebbe potuto fare con un po’ più di
calma.
Certo,
era un po’ scomodo quando doveva andare in bagno, ma era un
piccolo
prezzo da pagare per tutti gli altri, enormi vantaggi. Inoltre,
avrebbe potuto scattare delle belle foto.
Dopo
una ventina di minuti l’imbarco era completato e, mentre
l’aereo
stava venendo trainato fino alla pista di decollo, il personale di
bordo spiegava ai passeggeri le varie norme di sicurezza.
Non
una novità per la ragazza, habitué di quella
tratta e di quella
compagnia aerea, ma, in ogni caso decise di ascoltare.
Statisticamente
l’aereo era il mezzo di trasporto più sicuro, per
cui non c’era
motivo di preoccuparsi.
Dopo
due ore e mezza di volo, venne servito il primo pasto. Serena non era
particolarmente affamata, ma non voleva rischiare di avere fame dopo.
Finito
il pasto e consegnato il vassoio, fu il turno dei Pokémon di
pasteggiare, e quelli della nativa di Kalos non fecero eccezione.
Almeno loro avevano appetito.
Dopo
circa due ore, il personale di bordo, scortato da alcuni
Pokémon di
tipo erba, ordinò a questi di utilizzare Sonnifero.
Questo
permise ai passeggeri di addormentarsi.
Questo
trucco permetteva di essere perfettamente allineati con il fuso
orario di Kanto. Quando i passeggeri vennero addormentati, nella
regione di Kanto erano le 22.
Dopo
nove ore di volo, i passeggeri vennero svegliati. Alcuni erano
già
svegli da prima. Altri no. Tra cui Serena. L’aereo sarebbe
atterrato dopo un'ora. E quella era l’ora della colazione.
Inclusa,
come il pasto precedente, nel prezzo del biglietto.
E
ci sarebbe mancato altro. Dopo gli allenatori toccò anche ai
Pokémon
a fare colazione.
Serena
guardò l’ora sul suo Smart Rotom. Mancava ancora
un’ora di volo.
La ragazza approfittò del fatto che il bagno non fosse
occupato per
andarci.
Sia
per necessità sia perché erano ore che non si
alzava dal sedile.
Aveva ancora la cintura allacciata dal decollo, quindi dovette
sganciarla. Si era abituata talmente tanto alla sua presenza, che
aveva tentato di alzarsi con la stessa ancora indossata. Fallendo
miseramente.
Al
secondo tentativo slacciò la cintura e si alzò.
Percorse l’andito
dell’aero e raggiunse i bagni. Stare seduta tutto quel tempo
le
aveva intorpidito le gambe.
Al
suo rientro, il personale di bordo diede l’ultimatum. Chi
doveva
andare in bagno aveva ancora mezz’ora. Poi i servizi
sarebbero
stati chiusi.
Mentre
l’aereo iniziava le fasi di atterraggio, Ash aveva raggiunto
l’area
arrivi dell’Aeroporto Internazionale di Zafferanopoli.
L’amica
sarebbe arrivata da lì a poco.
Ash
aveva raggiunto l’area destinata alle persone che aspettavano
qualcuno. Non passò di sicuro inosservato. Dopotutto era
l’Allenatore più forte di tutti e molti ammiratori
e molte
ammiratrici gli avevano chiesto foto e autografi.
Il
ragazzo accettò di buon grado. Gli dispiaceva deludere i
suoi fan.
Dopo
aver accontentato diverse decine di ammiratori, finalmente Ash
poté
giungere nell’area che desiderava. L’aereo di
Serena stava
completando le ultime fasi prima dell’atterraggio. Ash ancora
non
poteva vedere il gigante azzurro atterrare, ma sapeva che, ben presto
avrebbe potuto avvistare il gigante dei cieli atterrare, grazie alle
enormi vetrate.
L’aereo
era ora a poche decine di metri dal suolo. Il carrello di atterraggio
era uscito ed era perfettamente agganciato. Il gigante azzurro
atterrò, sfruttando la pista più lunga
dell’aeroporto. La sola ad
essere lunga abbastanza da permettere a quel gigante di fermarsi in
sicurezza ed evitare un’uscita di pista.
Serena,
contrariamente a Ash, era una persona abbastanza paziente, per cui
avrebbe tranquillamente accettato di far scendere una buona parte dei
passeggeri, prima di scendere a sua volta.
Quando
buona parte del flusso di passeggeri abbandonò l'aereo, la
ragazza
prese il suo zaino da sotto il sedile davanti a sé e
imboccò
l’andito e uscì dall’aereo.
Raggiunse
poi l’area dedicata al ritiro bagagli e, dopo una breve
attesa,
ritirò la sua valigia. Ora, finalmente, poteva raggiungere
Ash.
La
ragazza incominciò a tirare il suo trolley, maledicendosi
per quanto
lo avesse caricato. Il peso massimo del bagaglio da stiva era di
trenta chili, e sua madre l’aveva costretta a sfruttare fino
all’ultimo grammo.
Perlomeno
era consapevole che per il resto del viaggio gliela avrebbe portata
quel gran cavaliere di Ash. E non si sbagliò.
Fatto
questo Pikachu salutò la ragazza salendo sulla sua spalla, e
quest’ultima lo salutò a sua volta accarezzandolo
dolcemente. Ash
iniziò a tirare il trolley della ragazza accorgendosi ben
presto di
quanto fosse pesante. Per fortuna la stazione non era lontana.
I
due, per raggiungere la stazione, dovettero attraversare la zona
arrivi, percorrere un andito, scendere una rampa di scale e
percorrere un ulteriore andito.
Come
per Luminopoli, anche in quel caso l’aeroporto era il
capolinea
della tratta che avrebbero dovuto prendere.
Il
treno successivo sarebbe passato appena due minuti dopo il loro
arrivo. A Kanto i treni erano sempre puntuali. Forse troppo. I
macchinisti venivano puniti se partivano in ritardo, o in anticipo.
Se
possibile, i treni erano anche più belli e, forse,
più veloci di
quelli di Kalos. Di certo erano più affollati, ma nonostante
questo,
erano più silenziosi. Nonostante le decine di persone
presenti nei
vagoni, regnava un silenzio tombale.
In
questo caso Ash fu costretto a posizionare il trolley di Serena in
una delle cappelliere del treno. Dovevano ricordarsi di riprenderla,
o avrebbero dovuto fare visita all’ufficio oggetti smarriti.
E,
dopo un viaggio di così tante ore, Serena non ne aveva
proprio
voglia. Erano le nove del mattino, e nonostante avesse dormito
diverse ore, non era molto riposata.
Il
treno si fermava in tutte le stazioni. La prima fermata era
Celestopoli, la città di cui era originaria Misty, la
capopalestra
di tipo acqua, prima storica compagna di viaggio di Ash.
Una
parte dei passeggeri scese dal treno, permettendo a Ash, Serena e
Pikachu di stare un po’ più comodi. Seconda
fermata fu
Plumbeopoli. Città di cui era originario Brock. Certo, in
quel
momento l’amico in quel momento non era presente. I suoi
studi da
medico Pokémon lo avevano costretto a trasferirsi nella
regione di
Sinnoh.
E,
finalmente, per i due arrivò la stazione di Smeraldopoli, la
città
più vicina alla piccola Biancavilla.
Biancavilla,
infatti, non era servita dai binari del treno, per cui Ash dovette
chiedere un passaggio a sua madre. La donna aveva aspettato i due da
una buona mezz’ora. La donna era ben consapevole di come
Serena
avesse bisogno di riposarsi. Da madre amorevole qual era, trattava le
amiche di Ash come fossero sue figlie.
Ash
sistemò la valigia nel cofano dell’auto, quindi lo
chiuse. Fatto
questo aprì la porta a Serena, aspettò che la
stessa si
accomodasse, quindi si sedette a sua volta, accanto a lei. Per
fortuna l’auto di sua madre aveva tre posti davanti e tre
posti
dietro, una configurazione assai unica, ma che la rendeva adatta a
situazioni del genere. Serena era seduta nel sedile centrale, e
appena si era accomodata, aveva allacciato la cintura. Il viaggio fu
piuttosto breve, appena una decina di minuti. Appena arrivati, Delia
parcheggiò l’auto nel vialetto di casa, una
villetta, simile a
tutte le altre abitazioni della città. Una casa bianca a due
piani,
circondata da un giardino e con una piccola veranda.
Ogni
volta che visitava la cittadina, la ragazza si chiedeva come
potessero riconoscere la loro casa, se tutte le case del piccolo
centro abitato, erano bianche. Da questo, dopotutto derivava il nome
della città.
«Hai
fatto un lungo viaggio, se vuoi puoi riposarti, sai che qui puoi fare
come se fossi a casa tua!» La invitò la donna.
Nonostante l’invito,
Serena declinò l’offerta. Avrebbe preferito fare
altro, come, per
esempio allenarsi per la gara di Zafferanopoli. Non ne aveva parlato
con Ash, ma il risultato di quella gara avrebbe determinato il da
farsi.
Se
avesse vinto si sarebbe dedicata alle gare di Kanto. E avrebbe
trovato un modo per tenere lontano Ash dalle pretese da parte delle
fan di Unima.
La
gara in questione sarebbe stata una doppia performance, e la ragazza
ancora non aveva scelto chi impiegare. Aveva solo tre
Pokémon, ma
era una scelta difficile, dopotutto da questo dipendeva il suo
futuro.
La
ragazza si sedette sulla gradinata che dava sull’ingresso di
casa
Ketchum. Si sedette sulla gradinata ed estrasse dalla sua borsa le
sue tre Poké Ball. Delphox, Pancham e Sylveon.
«Vediamo…
Delphox e Pancham lavorano bene insieme… ma anche Pancham e
Sylveon
o Sylveon e Delphox… insomma è difficile.
Poi… non posso
chiedere ad Ash. No. Non se lui è così coinvolto.
Poi, anche se gli
dicessi della gara, come la prenderebbe se affido questa decisione ad
una singola gara? E poi, ora che ci penso voglio davvero affidare le
mie prossime scelte di carriera ad una sola gara? Forse due o
tre…
ma una?»
La
ragazza non se ne accorse, ma a circa metà del suo discorso,
a poca
distanza da lei, si era seduta Delia, la madre di Ash. Serena
l’aveva
imparata a conoscere. Una donna di meno di quarant’anni,
capelli
castani e occhi dello stesso colore. Serena sapeva che la donna ne
aveva passate davvero tante, dato che era diventata mamma molto
giovane, appena a diciannove anni, beh. Una cosa che beh, metteva a
Serena una certa pressione psicologica, e che avesse dovuto crescere
Ash da sola.
«Se
non vuoi parlarne direttamente con Ash, puoi parlarne con qualche tua
amica. Magari loro potranno aiutarti. Sia per decidere chi scegliere
nella gara, sia per decidere se viaggiare o meno per Unima. Io non so
quanto posso aiutarti, e sai bene il motivo, sarei troppo di parte,
ma magari loro possono.»
Detto
questo, la donna si allontanò e tornò alle sue
faccende. Tra un po’
avrebbe cominciato a preparare il pranzo. Serena non si mosse.
Sembrava quasi una statua.
Si.
Aveva pensato a chiedere consiglio alle sue amiche, ma a chi? Le sue
due ex rivali (anche in amore!) Shana e Meringa le avrebbero detto di
viaggiare con Ash senza nemmeno pensare alla gara. Sarebbe stato una
sorta di ultimatum. Le avrebbero detto qualcosa come “o ti
dichiari
o lo faccio io.” E poi erano entrambe consapevoli della
presenza di
Varietà anche ad Unima e del loro elevato prestigio, quindi
l’avrebbero spinta in quella direzione.
Vera,
invece… oltre che un’amica, era una rivale. E
spifferare la sua
strategia ad una potenziale rivale, non era cosa.
E
anche lei, non priva di interessi, le avrebbe consigliato la strada
dei Varietà. Erano amiche, ma da appena infilavano
le
Poké
Ball nelle capsule, divenivano rivali. Questo voleva dire che doveva
decidere da sola.
«Forse
parlarne con Ash è la scelta migliore. Ho avuto modo di
osservarti e
sei stata ferma come una statua. Hai avuto paura di chiedere o
cosa?»
Le chiese Delia, spaventandola.
«No.
O meglio. Non solo. Ho riflettuto su cosa mi avrebbero detto. E
nessuna di loro sarebbe stata d’aiuto. Ma no. Non sono sicura
di
volerne parlare con lui.»
«Ormai
lo conosci, forse anche meglio di me. Lo sai che è
perfettamente
capace di mettere da parte il suo desiderio, pur di farti tentare
questa scalata. Ha aspettato fino ad ora, potrà aspettare
ulteriormente»
“Aspettare”.
Quella parola rimbalzava nella mente di Serena. Dopotutto se erano in
quella situazione, era in parte anche colpa sua. Dopo la sconfitta a
Kalos aveva voluto, almeno parzialmente, cambiare aria.
Si
era presa un anno sabbatico e poi aveva tentato con le gare di Hoenn,
Johto e Sinnoh. Era sempre stata in grado di vincere i fatidici
cinque fiocchi e di partecipare ai rispettivi Grand Festival, ma non
ne aveva mai vinto uno.
In
un modo o nell’altro aveva sempre perso in finale, quasi
fosse una
maledizione. E come tale doveva essere spezzata.
«Forse
dovrei iniziare da dove la maledizione è
partita?»
Si
chiese la ragazza senza ottenere risposta. Dopotutto se Ash voleva
aiutare qualcuno nel suo raggiungere obiettivo anche lei poteva
andare bene, no?
«Forse
dovrei parlarci. Magari senza dire nulla riguardo il fatto che la mia
scelta dipenda da una gara.»
La
ragazza si alzò e si massaggiò la schiena. Non
era seduta da molto,
ma la schiena le faceva comunque un po’ male.
La
ragazza entrò in casa. Delia era intenta a cucinare, e quasi
non si
accorse del fatto che la ragazza fosse entrata.
«Io
e Ash andiamo a farci un giro, torniamo presto!»
Ash
era un po’ stupito dalle parole della ragazza. Non che non
volesse,
andare in giro con lei, ci mancherebbe altro, altrimenti non
l’avrebbe mai invitata ad unirsi a lui, ma non si aspettava
una
proposta simile. Biancavilla non offriva chissà quali
attrazioni,
per cui immaginò che fosse una semplice scusa per stare un
po’ da
soli. «Va bene. Dove vorresti andare?»
Serena
non rispose. Sembrava che la cosa importante non fosse tanto dove
andare, quanto piuttosto il fatto di parlare con lui. I due uscirono,
con tanto di giacca e zaini.
I
due non avevano un percorso preciso da seguire, con Serena che
trascinava Ash da una parte all’altra. Rimanendo in silenzio.
Non
sapeva come introdurre l'argomento.
Dirgli
che se avesse voluto condurre qualcuno al suo obiettivo, lei sarebbe
stata la candidata ideale, le sembrava troppo diretto e fuori dalle
sue corde. E poi era davvero partita con il desiderio di diventare
Super Coordinatrice? Era quello il suo desiderio oppure era solo un
ripiego? E poi come sarebbe stata vista, da straniera, come super
coordinatrice dell’anno?
Ad
Unima era diverso. La grande regione era famosa per essere un
crocevia di persone di ogni luogo, e nonostante l’attuale
regina
provenisse da Johto, nessuno aveva detto nulla.
Anzi.
Ash
si accorse di come Serena fosse rimasta in silenzio per tutto quel
tempo. Come se stesse tentando di mantenere un segreto e temeva di
svelarlo non appena aperto bocca.
«Tutto
a posto?» Chiese Ash, in tono preoccupato.
«Sai,
pensavo di voler partecipare alla gara di
Zafferanopoli»
Rispose
la ragazza. Dal suo tono sembrava che si tenesse dentro quella
notizia da tanto tempo. «Beh, non vedo dove sia il problema.
Dovrebbe essere tra due settimane, quindi potremo tranquillamente
partire...»
Serena
lo interruppe. «Non so. Ultimamente mi sono chiesta quale sia
il mio
vero desiderio.»
«Lo
avevi detto tu stessa. Volevi diventare la Regina di Kalos. Dopo
tutto quello che è successo hai deciso di dedicarti alle
gare
Pokémon, ma non hai mai detto che quella sarebbe stata la
tua
scelta»
La
ragazza ci pensò un po’. Effettivamente Ash aveva
ragione. Non
aveva mai espresso il suo desiderio di diventare Super Coordinatrice.
Le gare erano state una sorta di ripiego per lei.
«Ho
pensato che la mia esperienza nei Varietà sarebbe stata
d’aiuto
nelle gare. Ma mi sbagliavo. Sono due mondi totalmente diversi. E
quando l’ho capito era troppo tardi. Si. Ho vinto dei
fiocchi,
insomma, hai seguito tutte le mie gare, sai com’è
andata. Vorrei
provarci un’ultima volta.»
Alla
fine, la ragazza era caduta dove non voleva cadere. Aveva apertamente
dichiarato il suo interesse nel partecipare alle gare di
Kanto.
«Capisco.
Non ti devi arrendere e devi tentare fino alla fine. Costi quel che
costi.»
Serena
era stupita da quella reazione. Si aspettava che Ash la sostenesse,
ma temeva che si fosse stancato di vederla continuamente fallire
quando era ad un passo dal farcela.
«Però.
Voglio dire. Ultimamente tu mi hai sempre seguito, eri lì
praticamente ad ogni mia gara…»
«Credimi.
Farlo non mi è affatto pesato. Altrimenti non saremmo dove
siamo
ora»
Forse
Serena travisò le parole di Ash, e per questo
arrossì. Erano da
soli, in quel momento. Soli insieme.
«Tutto
bene?» Le chiese Ash, preoccupato.
«Oh,
sì. Assolutamente» La ragazza cercò di
levarsi dalla mente tutto
quello a cui aveva pensato fino a quel momento. Temeva la sua
reazione. Forse si sarebbero allontanati per sempre se gli avesse
veramente detto quello che stava pensando.
«E
l’impegno che ti sei preso? Non voglio che tu debba
rinunciarci
solo per me»
Per
Ash trovare le parole giuste non fu affatto facile.
«Dopotutto anche
quello di diventare Super Coordinatrice è
un
obiettivo.
E non ho mai specificato che devo aiutare un Allenatore o
un’allenatrice a diventare campione o
campionessa.»
«Se
lo dici tu. In ogni caso pensavo ad una cosa. Parteciperò a
questa
gara, e in base a come andrà, deciderò cosa fare.
In caso dovesse
andare male, tenterò la scalata al trono di Unima. Forse
tornare
alle origini potrebbe farmi bene»
Ash
si fermò di colpo. «Non vorrai mica rinunciare a
diventare Super
Coordinatrice solo per l’esito di una gara?»
Serena, che nel
frattempo aveva continuato a camminare, si era accorta solo ora della
distanza che la separava da Ash.
«Non
è solo una gara. Sono ormai quasi venticinque gare e tre
Grand
Festival che ci tento. Forse dovrei tornare alle
origini
e
provare di nuovo con i Varietà. E poi è la mia
vita. Vorrei essere
io a decidere.»
La
ragazza stava cominciando a scaldarsi. E sia Ash che Pikachu se ne
accorsero. «Non è quello. È giusto che
tu segua la tua strada. Non
posso decidere io per te, e ti supporterò sempre, qualsiasi
scelta
tu decida di prendere»
La
ragazza sorrise. Quello era l’Ash che
amava.
«Direi
che possiamo tornare. Ti prometto che preparerò questa gara
come
tutte le altre. Cercherò di non pensare a quanto sia
importante.» I
due tornarono alla base appena in tempo per pranzare. Non appena i
due varcarono la soglia della porta,
senza
nemmeno fare in tempo ad appoggiare le giacche e gli zaini
nell’uomo
morto, che subito Delia scatenò la sua
curiosità.
Per lei era abbastanza strano che Ash scegliesse di cominciare un
viaggio con un’ex compagna di viaggio.
«Allora,
com’è andata?» Per com’era
formulata la domanda poteva essere
rivolta ad entrambi, ma Serena, ben presto comprese che la domanda
fosse rivolta a lei.
«Gli
ho detto tutto. Alla fine, l’ha presa bene. Proprio come mi
avevi
detto.» Tanto Ash quanto Pikachu si grattarono la testa. A
cosa si
stavano riferendo? Cosa stavano combuttando sua madre e la sua
amica?
Il
brontolio dello stomaco di Ash e di Pikachu fece comprendere che, in
quel momento, le priorità erano altre. Il ragazzo
aiutò sua madre
ad apparecchiare la tavola.
La
donna, nonostante il poco preavviso, aveva preparato un pranzo coi
fiocchi, con tanto di antipasto, primo, secondo, contorno e
dolce.
Dopo
l'abbondante pranzo, fu di nuovo Serena a prendere
l’iniziativa.
«Posso farti una domanda?»
«Ci?» Ash stava ancora finendo la sua
terza fetta di torta gelato. Ormai aveva quasi completamente perso la
sensibilità alla bocca a causa della bassa temperatura del
dolce.
«Mi
hai sempre detto di aver catturato degli altri Pokémon,
oltre a
quelli di Kalos, ma come mai non me li hai mai fatti
conoscere?»
Ash
raggelò alle parole della ragazza. Era vero.
Tantopiù che alla lega
di Kalos, contrariamente alle leghe precedenti, non aveva fatto
lottare altri Pokémon al di fuori di quelli catturati
lì.
«Non
abbiamo mai avuto tempo. Siamo sempre stati piuttosto di fretta. Ogni
volta che venivi qui passavi per un saluto e basta. Ma dato che
questa volta il tempo non manca, possiamo restarci tutto il tempo che
desideri»
I
due uscirono di nuovo di casa, e si diressero verso il laboratorio
del professor Oak. Serena non conosceva la strada, per cui Ash
dovette farle da guida. Il laboratorio si trovava in cima ad una
collinetta. Era un ampio edificio sormontato da una pala eolica che
provvedeva a buona parte del suo fabbisogno energetico.
Poco
lontano dallo stesso era presente una recinzione che circondava un
ampio appezzamento di terra. «Ecco. È qui che
vivono i miei
Pokémon!» Serena rimase in silenzio alcuni
istanti. «Ma io non
vedo nessuno. Non mi starai mica prendendo in giro?» La
ragazza non
fece in tempo a concludere la frase, che subito il terreno
iniziò a
tremare. «E questo cos’è? Un
terremoto?» Serena era
terribilmente spaventata. «Io ti consiglierei di
spostarti» La
avvisò Ash. «Perché dovrei?»
Chiese la ragazza. Pikachu, ben
capendo quel che stava succedendo, saltò dalla spalla del
suo
Allenatore e allontanò Serena con un potente colpo della
coda,
facendola cadere. «EHI! MA CHE TI PRENDE? SEI
IMPAZZITO?» Gridò la
ragazza. Pikachu non rispose, sedendosi semplicemente accanto alla
ragazza.
Ben
presto le vibrazioni del terreno si fecero ancora più
intense, e, in
lontananza era possibile individuare una gigantesca nuvola di polvere
avvicinarsi a grande velocità.
Presto
alle vibrazioni del terreno, si aggiunse il rumore di zoccoli. Ancora
pochi istanti e Ash venne proiettato in aria.
«Ahia!
Ahia! Ahia!» Ash, ricaduto a terra, si rimise in piedi, si
massaggiò
la schiena e si levò di dosso la polvere. «Ecco.
Loro sono i miei
Tauros» La mandria di Pokémon Torobrado
circondò il loro
Allenatore e cominciò a leccarlo affettuosamente.
«Quello
è il loro modo di mostrare affetto. Diciamo che è
un tantino
estremo e non volevo ti facessero del male.»
Serena
arrossì. Ash si era preoccupato per lei. Aveva sbagliato a
prendersela con Pikachu. «Scusami. Ho fatto male a
prendermela.
Volevate solo evitare che mi facessi seriamente male. Scusate
ancora»
Pikachu le saltò addosso, come a farle capire che tutto
fosse
sistemato. La ragazza, di tutta risposta,
l’accarezzò.
Serena
e Pikachu, molto lentamente, raggiunsero la mandria di Tauros.
«Stai
tranquilla, puoi accarezzarli, non ti fanno nulla.» La
ragazza, un
po’ timorosa allungò la mano verso
l’esemplare più vicino.
Avvicinò
lentamente la mano sulla testa del Pokémon e la
toccò. Il Pokémon,
di tutta risposta le leccò il braccio. «Ehi! Ma
così mi fai il
solletico!» La ragazza non riuscì a non
ridere.
«Scusa
se sono indiscreta, ma come mai hai catturato... Uno due…
tre…»
la ragazza continuò a contare a mente. «Trenta
Tauros?» Ash
sorrise imbarazzato. «A dire il vero sono loro che hanno
deciso di
farsi catturare. Quando abbiamo visitato la zona Safari, per
catturare alcuni Pokémon, hanno fatto, beh…
quello che hanno fatto
prima e…»
Serena
cercò di non ridere. «Ho capito… ho
capito. Ma gli altri?»
«Arrivano, arrivano! Ehi! Bulbasaur!?!» Il
Pokémon seme, non
appena sentì la voce del suo Allenatore, il
Pokémon seme si mise a
correre verso di lui. Frenò la sua corsa non appena vide
quella che,
per lui, era una perfetta sconosciuta.
«Oh,
scusami. Non te l’ho presentata. Lei è Serena. Una
mia carissima
amica.» Il Pokémon Seme squadrò la
ragazza dalla testa ai piedi.
Sembrava una persona a posto. Si avvicinò ulteriormente alla
ragazza
e la annusò.
«Sembra
che abbia riconosciuto che hai con te dei Pokémon. Forse
vuole
conoscerli, prima di fidarsi» Ash cercò di
interpretare il gesto
del suo Pokémon. La ragazza, capendo che, in quel momento
era, in un
certo senso un’ospite, non poté far altro che
assecondarlo. «Su!
Venite fuori!» La ragazza prese le tre Poké Ball
dalla sua borsa e
fece uscire i suoi Pokémon. Dalle Poké Ball della
ragazza uscirono
una Delphox, un Pancham e una Sylveon.
Il
Pokémon Seme squadrò ognuno dei
Pokémon della ragazza. Cominciando
da Delphox. La volpe Fuoco/Psico le sembrava un Pokémon a
posto.
Passò poi a Sylveon. Anche lei rimase calma, ricevendo anche
lei
l’approvazione di Bulbasaur.
Pancham
era piuttosto nervoso, cosa che venne fiutata da Bulbasaur. Il
Pokémon Seme si allontanò dal Pokémon
Briccone, e cominciò a
caricare un Riduttore. Appena il Pokémon Seme
cominciò a correre,
Pancham ne comprese le intenzioni, e utilizzò un potente
Pietrataglio. Dal terreno spuntarono degli enormi massi acuminati di
colore azzurro. Bulbasaur sembrò accorgersene in tempo e,
sfruttando
le sue potenti liane, distrusse i massi, per poi afferrare il suo
avversario.
«EHI!
VOI DUE! COSA FATE!» Serena non sopportava vedere i
Pokémon
litigare. Non era contro le lotte, altrimenti non sarebbe nemmeno
diventata allenatrice, passo fondamentale per gran parte delle
carriere nel mondo Pokémon, ma, per lei, come per molti
altri, prima
delle lotte, veniva il rispetto. «Lasciamoli sfogare. Forse
si
rispetteranno una volta conclusa
la
lotta.» «Come vuoi.» Si limitò
a dire Serena.
Nel
frattempo, Pancham aveva tentato di attaccare con Gelopugno, colpendo
le fruste di Bulbasaur e costringendolo a mollare la presa, facendo
cadere Pancham.
Questi,
ora libero, attaccò con Neropulsar. Dai suoi arti superiori
si
generò una serie di anelli di energia oscura, di
colore
violaceo,
che vennero facilmente evitati dall’avversario. Bulbasaur si
limitò
a rotolare verso destra. Contemporaneamente, dalla sua bocca
cominciò
a generarsi una sfera di energia dal colore verdognolo. Ricordava,
per certi
versi
una sorta di occhio.
Qualcosa,
però non tornava, almeno agli occhi di Pancham e di Serena.
Perché
mai Bulbasaur stava lanciando il suo
Energipalla
in una direzione totalmente diversa da quella in cui si trovava
Pancham? Ash, al contrario aveva capito quali erano le intenzioni del
suo Pokémon.
Utilizzare
una tecnica inventata dal suo Torterra quando ancora era un Grotle.
Ingoiare il suo stesso attacco per poi colpire l’avversario
con una
mossa incredibilmente più potente.
Torterra
era uno dei Pokémon più tranquilli e pacifici di
Ash, per cui era
diventato un grande amico di Bulbasaur, per cui era piuttosto
probabile che lo stesso gli avesse insegnato a padroneggiare una
tecnica così potente.
L’intuito
di Ash non si sbagliò. Bulbasaur spiccò un balzo
e ingoiò il suo
stesso attacco. Serena, Pancham e gli altri Pokémon della
ragazza
rimasero di stucco. Mai avevano visto un Pokémon ingoiare il
suo
stesso attacco.
E
non era finita. Dal bulbo del Pokémon si generò
un gigantesco
raggio di energia dal colore giallo arancione che colpì in
pieno
Pancham. Mandandolo al tappeto.
Serena
si precipitò dal suo Pokémon, aiutandolo a
rimettersi in piedi.
Fatto questo, disinfettò le sue ferite con una pozione che,
fortunatamente, aveva con sé. Infine, gli diede da mangiare
alcuni
Poké Bignè.
Anche
Bulbasaur si avvicinò a Pancham, ora privo di qualsiasi
intenzione
bellicosa. Solo a questo punto sfruttò il suo potente
Solarraggio
per richiamare tutti i Pokémon del ragazzo. Questi ultimi,
con i
loro tempi, raggiunsero la coppia.
«Sono
così tanti?» Chiese Serena. «Molti di
più!» Le rispose Ash,
lasciandosi scappare un sorriso.
In
breve tempo, tutti i Pokémon del ragazzo giunsero dai due.
Il primo
Pokémon a mostrare il suo affetto fu Muk, che
saltò addosso al suo
Allenatore. Il suo modo di mostrare affetto.
«Grazie!
Anche io sono felice di vederti!» Ash non poté
fare a meno di non
ridere. Serena un po’ meno. Sapeva che Muk era capace di
secernere
sostanze tossiche ed era piuttosto preoccupata di questo. Si
calmò
quando vide Ash uscire da quella massa informe e violacea che era
Muk.
I
Pokémon catturati a Kalos e coloro che avevano partecipato
al Torneo
Mondiale, si precipitarono verso Serena. Gli altri rimasero
più
indifferenti, verso quella che consideravano semplicemente una delle
tante amiche di Ash.
«Su,
dai! Un po’ di entusiasmo, sarà lei la nostra
compagna di viaggio,
vorrei che l’accoglieste con almeno un po’ di
calore»
«Ehi!
Ma tu avevi accettato la mia proposta. Avevi detto che saremmo
partiti ad Unima solo se la mia gara non fosse andata bene. Avevi
detto che anche aiutarmi a diventare Super Coordinatrice rientrava
nell'obiettivo di aiutare qualcuno a realizzare il suo
sogno!» Ash
se lo ricordava benissimo, e aveva già la risposta pronta
per
un’eventualità del genere.
«In
qualsiasi caso, porterò tutti con me. Ovviamente a turno.
Tutti in
una volta è impossibile» Serena doveva ammettere
che Ash aveva
un’incredibile capacità di tirarsi fuori dalle
situazioni
difficili.
Piano
piano tutti gli altri Pokémon di Ash si avvicinarono a
Serena e ai
suoi Pokémon, a cominciare da Swellow e Staraptor, grandi
amici di
Talonflame. Se lui si fosse fidato di quella ragazza , allora, forse
avrebbero dovuto fidarsi anche loro.
Piano
piano la ragazza e i suoi Pokémon vennero circondati dai
Pokémon
catturati da Ash a Hoenn e Sinnoh, e poco dopo anche da quelli di
Kanto e Johto. Con le temperature che iniziavano ad abbassarsi e il
Sole che stava per tramontare, era proprio una bella sensazione. La
nativa di Kalos non si era accorta di come Pancham e il Buizel di Ash
si stessero guardando in cagnesco. Fortunatamente Bulbasaur gli
fermò
prima che fosse troppo tardi.
«Allora,
adesso che li ho incontrati, puoi dirmi come mai hai aspettato
così
tanto per presentarmeli? Mi sembrano tutti abbastanza tranquilli e
amichevoli»
«Semplicemente
non abbiamo mai avuto il tempo. Nessun altro motivo» Le
rispose il
ragazzo. Questo nonostante si fosse ben accorto di essere guardato
storto dalla sua Bayleaf.
La
Pokémon non sapeva spiegarselo, ma quella ragazza non le
piaceva
proprio. Aveva come la sensazione che volesse rubargli Ash. Le
sembrava una persona totalmente diversa rispetto a tutte le altre
amiche di Ash.
Cosa
avrebbe dovuto fare? Attaccarla? In quel momento non era una buona
idea, con tutti i Pokémon del ragazzo che
l’avrebbero difesa. E
una contro tutti non era una buona idea.
Avrebbe
mostrato le sue intenzioni nel momento in cui sarebbe stata scelta
come parte della squadra di Ash. Con meno avversari avrebbe potuto
far capire le sue intenzioni.
In
quegli stessi istanti, dopo parecchia insistenza da parte della
ragazza, finalmente, Dragonite mollò la presa.
«Non è che stanno
cercando di corrompermi?» Chiese la ragazza.
«Quando ti ho chiesto
di venire qui non hai opposto resistenza perché sapevi che i
tuoi
Pokémon mi avrebbero convinta a venire con te ad
Unima!»
«Niente
affatto» le rispose Ash. «Ho semplicemente parlato
del fatto che
avremo aiutato qualcuno a raggiungere il suo obiettivo. Si, ammetto
di aver parlato di Unima, ma non ti ho mai menzionata. Potete
confermare?»
I
Pokémon del ragazzo, ognuno a suo modo, confermarono le sue
parole.
«Allora
se è così, non ti dispiacerà se chiedo
ad uno dei tuoi Pokémon di
partecipare alla gara con me? Ovviamente solo per la gara…
ci
mancherebbe!»
Ash
le sorrise. Quindi si grattò la testa. «Sai bene
che non devi
chiedere a me»
«Oh,
certo. Giusto!» La ragazza si inginocchiò e si
avvicinò al
Bulbasaur di Ash. «Ti andrebbe di partecipare alla prossima
gara con
me? Ho visto come hai lottato con Pancham e mi hai fatto pensare a
nuove combinazioni per le gare. Cosa ne pensi?» Il
Pokémon strinse
delicatamente una delle sue liane attorno al braccio della ragazza,
in modo simile ai nastri della sua Sylveon. «Quindi
è un sì?» Il
Pokémon rispose con un leggero gesto del
capo.
«Incredibile.
Sei riuscita ad ottenere subito la sua fiducia!» Si
complimentò
Ash. Nel mentre il Pokémon Seme si era avvicinato al suo
ingombrante
amico di tipo Erba e Terra. Gli avrebbe affidato la
responsabilità
dei Pokémon del laboratorio.
Torterra
era un tipo tranquillo e, a sua memoria, Bulbasaur, lo aveva visto
arrabbiato solamente una volta. E gli era bastato.
Sapeva
bene che era il candidato ideale per mantenere la pace tra i diversi
Pokémon del ragazzo, in sua assenza.
«Bene,
dato che è d’accordo direi che non resta altro che
recuperare la
sua Poké Ball. Dovrebbe averla il professore, da qualche
parte. Non
ci resta che andare da lui.»
Serena
si limitò ad annuire. Era ironico che si stessero dirigendo
da colui
che, in un certo senso li aveva fatti incontrare, ormai undici anni
prima.
Ash
non le aveva mai detto che il loro incontro, per quanto casuale, fu
causato dal suo essere un ritardatario cronico. Ma, in un certo
senso, andava bene così.
Il
professore era un uomo di quasi sessant’anni, capelli corti e
grigi, occhi neri, dal volto squadrato. Aveva la barba rasata
di
fresco
ed emanava un forte profumo di dopobarba.
Indossava
un camice da laboratorio bianco, sotto di esso era possibile
intravedere una polo rossa. Indossava dei pantaloni
marroni
chiaro e delle scarpe da lavoro marrone scuro.
«Ah,
sei tu Ash… e vedo che hai portato anche
un’ospite…» Il
professore squadrò la ragazza dalla testa ai piedi.
«Ma tu sei
Serena. Come avevo fatto a non accorgermene!»
L’uomo si diede
dello stupido da solo. Si erano visti diverse volte in videochiamata,
ma gli ci volle un po’ per ricordarsi di lei.
«Quindi…
quando partirete per Unima?» Chiese. Era piuttosto impaziente
di
informare la sua collega sul da farsi.
Ash
e Serena si guardarono negli occhi, quindi la ragazza prese la
parola.
«Ancora
non abbiamo deciso. Prima di partire dovremo sbrigare una
cosetta.»
La ragazza fu piuttosto vaga, scatenando la curiosità dello
studioso. «Scusate se sono indiscreto. Ma posso sapere di che
cosa
si tratta?» La ragazza annuì.
«Assolutamente. Una gara Pokémon.
Si terrà tra due settimane a Zafferanopoli. In base a come
andrà la
gara, decideremo il da farsi.» Il professore aveva capito
cosa la
ragazza intendesse con quelle parole.
«E
a proposito di questo, vorrei chiederle un favore.» Si
aggiunse Ash.
«Dimmi pure.» Gli rispose il professore.
«Sa, per caso dove si
trova la Poké Ball di Bulbasaur?» Il professore
gli rispose senza
chiedersi il motivo «Certo, te la prendo subito. Ma non
restate là
fuori. Entrate che vi offro qualcosa!»
Ash,
Serena e Pikachu si accomodarono nel laboratorio del professore,
sedendosi sul divano. Il professore iniziò a scaldare
dell’acqua
nel bollitore. Nel frattempo che l’acqua bolliva,
aprì il
frigorifero e prese un vassoio di dolci.
Fatto
questo si diresse verso l’area del laboratorio dove stoccava
le
Poké Ball. Erano disposte in ordine alfabetico,
quindi
non
gli ci volle molto per trovare quel che cercava.
Arrivò,
con la Poké Ball vuota in mano, proprio mentre
l’acqua era giunta
ad ebollizione. Premette l'interruttore e spense il dispositivo.
Versò il liquido bollente in tre tazze.
In
breve, il colore del liquido passò dal trasparente
all’ambrato.
Ancora un po’ e la bevanda calda sarebbe stata
pronta.
A
turno i tre misero lo zucchero nella bevanda. Ash era quello che la
preferiva più dolce, il professore quello che la preferiva
più
vicina al suo gusto naturale.
«Scusa
se sono indiscreto, ma come mai hai deciso di richiamare Bulbasaur?
Non lotta da un po’ e sai che è il responsabile
dell’ordine, qui
al rifugio.» Chiese il professore. «Sono stata io a
chiederlo.»
Rispose Serena. «L’ho visto lottare contro Pancham
e mi ha fatto
venire in mente alcune combinazioni per le gare.» Il
professore
bevette un ulteriore sorso della sua bevanda calda. «Capisco.
Ma chi
si occuperà dell’ordine in sua assenza?»
Chiese, piuttosto
preoccupato. «Questo non è un problema. Ci
penserà Torterra a
mantenere l’ordine.»
Il
professore, ben conoscendo il Pokémon Continente, sapeva di
non
doversi preoccupare. «Eccola qui!» Il professore
consegnò la Poké
Ball di Bulbasaur alla ragazza.
Dopo
aver fatto merenda, i due, accompagnati dal professore, giunsero
nuovamente al giardino, ove si trovavano Pokémon di Ash.
Bulbasaur
stava dando le ultime istruzioni a Torterra sul come comportarsi in
sua assenza. Terminò rapidamente quando vide il suo
Allenatore, la
sua amica e il professore dirigersi verso di lui.
Il
Pokémon Seme si avvicinò, quasi istintivamente a
colei che,
temporaneamente, sarebbe stata la sua allenatrice.
Serena
si era inginocchiata verso di lui e aveva in mano la Poké
Ball, con
la mano appoggiata sul meccanismo di apertura. Notandolo, Bulbasaur
colpì la sfera con una delle sue fruste, facendo rotolare la
sfera
dalle mani della ragazza. «Sembrerebbe che non ci voglia
entrare.
Almeno per ora. Magari vuole conoscerti meglio, prima di
entrare.»
Commentò il professore. «È
così?» Chiese la ragazza. Il Pokémon
Seme fece un piccolo cenno di approvazione. «Sai, Bulbasaur
non è
un tipo che si fida facilmente. Ma sembra che tu gli
piaccia.»
Serena sorrise. «Ne sono felice.»
La
ragazza riprese la Poké Ball da terra e la infilò
nella borsa.
«Spero di riuscire a convincerlo, almeno per la gara ad
entrare.
L’entrata in scena è importante, nelle gare
Pokémon.» Ash si
inginocchiò verso il suo Pokémon.
«Capito amico? Pensi di
riuscirci? Poi, ovviamente sarà solo per pochi minuti, non
ti
preoccupare.» Il Pokémon Seme fece cenno di aver
capito. Nonostante
il timore di quello che sarebbe potuto accadere attorno a lui, senza
che lui potesse intervenire, avrebbe accettato di stare nella
Poké
Ball con quella ragazza, a patto che fosse stato per poco
tempo.
Fatto
questo, i due si congedarono con il professore e si diressero verso
un vicino campo lotta. Pikachu e Bulbasaur camminavano a breve
distanza dalla coppia.
Il
roditore elettrico, nel suo linguaggio, stava spiegando
all’amico
la particolare relazione presente tra i due. Raccontò
all’amico
anche del bacio dato dalla ragazza nel momento in cui si erano
separati.
Pikachu
raccontò anche di come la gara che avrebbe affrontato al
fianco di
Serena sarebbe stata fondamentale per decidere il da farsi. In caso
di vittoria avrebbero viaggiato per Kanto. In caso di sconfitta nella
lontana regione di Unima. Il Pokémon Seme ben comprese le
parole
dell’amico. In caso di sconfitta, Serena e Ash avrebbero
avuto una
maggior possibilità di avvicinarsi, senza che qualcuno li
forzasse
troppo.
Avrebbe
fatto del suo meglio in quella gara, ma sarebbe stato pronto a
sabotarla, in caso fosse servito. Sentendo quelle parole, Pikachu lo
riprese. Non era affatto una bella idea.
I
giorni passarono rapidamente, tra allenamenti, incontri con i fan, e
orde di pretendenti fulminate con lo sguardo da parte di Serena, e
finalmente era giunta la vigilia della gara.
Per
evitare di incorrere in ritardi, Serena aveva proposto a Ash di
partire per Zafferanopoli il giorno prima, con il ragazzo che aveva
accettato la proposta senza opporsi.
Delia
accompagnò i due alla stazione. Ash, come il giorno del suo
arrivo,
aveva aperto la porta alla ragazza e aveva aspettato che la stessa si
accomodasse, prima di sedersi a sua volta.
Delia
era un po’ dispiaciuta. Non le era affatto dispiaciuto avere
una
“figlia” da viziare, e ora non solo se ne andava
lei, ma se ne
andava anche Ash. Per ora si sarebbero allontanati solo per un
giorno, ma poi, forse la cosa sarebbe durata per parecchio
tempo.
La
donna era consapevole della situazione. Da una parte aveva capito che
tra i due ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia
e, forse
un nuovo viaggio insieme poteva farla sbocciare, qualsiasi cosa
fosse.
Forse
sarebbe stato meglio, per entrambi, che il viaggio avvenisse nella
lontana regione di Unima, ma la donna non se la sentiva di tifare
contro Serena.
Sapeva
che comunque fossero andate le cose, Ash l’avrebbe sostenuta
e
l’avrebbe accompagnata nel suo sogno. Qualsiasi esso fosse. E
questo, per lei significava davvero tanto.
Accompagnati
i due alla stazione, e congedatasi con i tre, la donna tornò
a casa.
Ash, Serena, Pikachu e Bulbasaur, dopo aver guardato il tabellone
degli orari, capirono che avrebbero dovuto attendere
mezz’ora.
La
piccola stazione non era molto affollata, per cui trovarono
facilmente una panchina dove sedersi e aspettare. Avrebbero dovuto
prendere il treno per l’aeroporto di Zafferanopoli, anche se
si
sarebbero fermati alla stazione centrale della metropoli, una fermata
prima del capolinea.
«Il
treno regionale 7845541 diretto all’aeroporto di
Zafferanopoli è
in arrivo sul binario 2. Allontanarsi dalla linea gialla!» La
voce
registrata fece trasalire i due. Però almeno erano sulla
banchina
corretta. Per fortuna.
Il
treno, molto simile a quello che avevano preso due settimane prima,
era appena arrivato. I pochi passeggeri a bordo erano scesi. Loro
erano i soli a salire. Questo significava che avevano la
possibilità
di scegliere dove sedersi.
Pochi
istanti dopo, il treno cominciò a muoversi, in direzione
Zafferanopoli.
Il
treno, come da tradizione, si sarebbe fermato in tutte le stazioni.
Plumbeopoli, Celestopoli, Zafferanopoli periferia e, infine, la loro
destinazione, Zafferanopoli centrale.
Il
treno, durante il viaggio, si era riempito di gente. Molti erano
viaggiatori diretti all’aeroporto, ma altrettanti erano
diretti al
centro della città.
Risalito,
accompagnati dai Pokémon, il fiume di gente, finalmente
poterono
tornare a respirare. Erano nella piazza centrale della
città. Piazza
dedicata ad un importante figura storica della regione di
Kanto.
Dalla
piazza, per raggiungere l’albergo che avevano prenotato,
avrebbero
dovuto prendere un bus. Per loro fortuna, quella
piazza
era il capolinea di numerose linee di autobus urbani, tra cui quella
che avrebbero dovuto prendere. Linea Q. Quel mezzo, dopo sette
fermate, li avrebbe portati letteralmente di fronte
all’albergo in
cui avrebbero alloggiato.
L’albergo
includeva anche un centro Pokémon, quindi Ash e Serena ne
approfittarono per far fare un controllo ai loro Pokémon.
Ash, in
quel momento aveva con sé unicamente Pikachu, dato che, in
quel
momento, Bulbasaur era affidato a Serena.
Mentre
l’Infermiera portava il carrello nella sala posteriore, i due
si
diressero al bancone per fare il check-in. Era un bancone in legno
pregiato, perfettamente intonato all’alta classe
dell’albergo.
Il
piano su cui erano appoggiati i diversi oggetti era realizzato in
marmo pregiato, così come i pavimenti. Dalle
ampie
vetrate,
da cui era possibile vedere l’esterno, ma non viceversa,
entrava
parecchia luce.
Stava
per arrivare la primavera, dopotutto.
La
giovane impiegata aveva immediatamente riconosciuto Ash.
«Buongiorno.
Come posso esservi d’aiuto?»
Chiese,
allungandosi
pericolosamente verso il ragazzo, facendo visibilmente innervosire
Serena.
Era
una ragazza più o meno della loro età, capelli
rossi, pelle chiara.
Aveva il viso ricoperto di lentiggini, e gli occhi azzurri.
Indossava
una semplice camicia bianca con il logo dell’albergo cucito
sopra.
Indossava
dei piccoli orecchini in argento con delle gemme preziose
incastonate. Sopra la camicia indossava un gilet scuro.
«Buongiorno.
La stanza che abbiamo prenotato. La doppia» Tagliò
corto la
ragazza. Non sopportava che l’impiegata gli stesse
così vicino.
«Oh, sì. Eccola. Qui. È la stanza 1208.
È al dodicesimo piano, ma
non vi preoccupate. Potete tranquillamente prendere
l’ascensore. È
qui dietro. Mi servono solo i vostri documenti.» I due
cercarono,
nei rispettivi Smart Rotom, la loro scheda Allenatore. Documento di
riconoscimento ufficiale riconosciuto ovunque.
La
giovane impiegata scansionò i QR code. «Perfetto.
Questa è la
tessera della serratura. Dovrete infilarla nell’apposito slot
per
attivare la corrente, quando sarete dentro. Mi raccomando. Portatela
sempre con voi. Ah, a proposito…» la ragazza
sorrise
maliziosamente. «La stanza ha un letto
matrimoniale» Serena
arrossì. «Letto matrimoniale?»
ripeté. «Ma cosa mi combini,
Ash?» Il ragazzo si sentì ulteriormente in
imbarazzo. «A dire il
vero ho solo prenotato una doppia. Non avevo idea del fatto
che…»
Serena, in cuor suo, ci credeva. Era dell’idea che Ash ancora
non
lo avesse capito, quindi era legittimo che si aspettasse una stanza
con due letti singoli. In ogni caso, Serena si girò verso la
ragazza, e la vide ridere sotto i baffi.
Questo
voleva dire solamente una cosa. L’addetta l’aveva
fatto apposta.
Dopo
essersi allontanati dal bancone, arrivarono di fronte al grosso
ascensore. La ragazza premette il pulsante che permetteva di
richiamarlo. Un breve segnale acustico confermò
l’arrivo dello
stesso.
La
porta metallica si aprì, permettendo ai due di entrare. Ash
premette
il pulsante che permetteva di raggiungere il dodicesimo piano. La
porta dell’ascensore si chiuse e quest’ultimo
cominciò a salire.
Venne interrotto al quarto e al nono piano, da persone dirette al
piano terra, ma, per come era strutturato il dispositivo,
quest'ultimo dava priorità alla corsa più rapida.
Ergo la prima
sosta fu quella al dodicesimo piano.
Appena
la porta dell’ascensore si aprì, i due uscirono.
Il pavimento
dell’andito era un pregiato parquet. Ash cercò con
lo sguardo la
loro stanza, l’ottava di quel piano.
A
dire il vero fu Serena a prendere l’iniziativa e a trovare la
stanza. Stanza che si trovava dalla parte opposta rispetto a quella
in cui stava guardando Ash.
La
ragazza lo prese per un braccio e lo tirò nella sua
direzione e,
quasi, gli strappò di mano la tessera. Giunti davanti alla
porta, la
ragazza appoggiò la tessera sul sensore e questo fece
scattare la
serratura.
La
ragazza aprì la porta e vi si precipitò dentro.
Non si curò
nemmeno di inserire la tessera nel sistema che attivava la corrente
della stanza. Non era quella la sua preoccupazione.
Si
voltò verso il letto. E sì.
Effettivamente era un
matrimoniale. La ragazza si sentì ribollire il sangue.
Avrebbe
voluto ammazzare l’addetta alla reception.
La
stanza, come l'andito, aveva un pregiato pavimento in parquet,
accanto al letto vi erano due comodini, in legno
pregiato.
Poggiati
su di esso vi erano un telefono, per contattare la reception e una
bajour.
Non
troppo distante dal letto, un tavolino con due sedie e un grosso
televisore a schermo piatto. Le pareti, colorate di un delicato
giallo, erano decorate da numerosi quadri, rappresentanti
principalmente Pokémon della regione di Kanto.
Non
era presente un lampadario vero e proprio, e questo fece interrogare
Ash sul come avrebbero potuto vedere di notte.
Nella
parete più vicina all’ingresso e più
lontana dal letto vi era la
porta che conduceva al bagno privato.
Ash
si accorse subito dell’imbarazzo della ragazza. Sarebbe stata
solo
una notte, ma l’imbarazzo di Serena era palpabile.
«Peccato che
Pikachu sia dall’Infermiera, sennò gli avrei
potuto chiedere di
dividere il letto in due con Codacciaio» Serena non
riuscì a
trattenere le risate. L’umorismo era una delle cose che
più
apprezzava di Ash.
«Si…
certo e poi ci chiedono i danni!» Rispose Serena, cercando di
nascondere il rossore. I due posarono gli zaini contro la parte
anteriore del letto. Serena estrasse dallo zaino il vestito che aveva
portato con sé. Era tutto spiegazzato, quindi avrebbe dovuto
portarlo in una tinta lavanderia.
La
ragazza guardò sul suo Smart Rotom. Il locale che cercava
era poco
lontano dall’albergo. Ash lo guardò di sfuggita.
Sembrava un abito
da sera scuro. Non l’aveva mai visto, e già se lo
immaginava
indossato dall’amica.
La
ragazza infilò la tessera nella borsetta e uscì
dalla stanza,
seguita da Ash.
I
due presero l’ascensore e scesero fino al piano terra.
«Beh,
com’era la stanza?» Chiese l’addetta, con
il chiaro intento di
punzecchiare Serena. «Bella, bella.» Rispose la
ragazza, avendo
compreso che si trattasse di una provocazione.
«Ah,
siete voi!» I due riconobbero immediatamente la voce
dell’Infermiera.
«I
vostri Pokémon sono adesso in perfetta forma!» I
due si
avvicinarono al bancone dell’Infermiera, che aveva appoggiato
le
Poké Ball di Serena sul bancone. Pikachu e Bulbasaur, invece
erano
sul carrello, fuori dalla Poké Ball. Il roditore elettrico
salì
sulla spalla del suo Allenatore, mentre Bulbasaur, aiutandosi con le
fruste, raggiunse il pavimento.
Serena
trascinò Ash fino all’uscita
dell’albergo, e da essa alla
fermata del pullman. Avrebbero dovuto raggiungere la tinto
lavanderia, che si trovava dall’altra parte della
città.
Ash
non comprese tutta questa fretta da parte di Serena. Lo comprese solo
una volta giunti di fronte all’edificio. Era una piccola
insegna,
su di una porta.
Serena
trascinò Ash e i Pokémon all’interno
dell’edificio. Era una
tinto lavanderia piuttosto piccola. Ci lavoravano unicamente due
persone. Due ragazze, per la precisione. Entrambe avevano
riconosciuto Ash. E avevano anche notato il fatto che fosse
accompagnato da una bella ragazza.
«Salve.»
Salutò educatamente Serena, con tanto di profondo inchino,
similarmente ad Ash. «Come posso aiutarti?» Chiese
una delle due.
«Ecco» La ragazza appoggiò la busta sul
bancone. «Potreste
occuparvi del mio vestito?» La commessa sorrise.
«Normalmente ti
direi che dovresti aspettare almeno una settimana, dato che siamo
pieni, ma dato che sei la fidanzata di Ash… faremo
un’eccezione e
lo avrai pronto per domani mattina.» Serena
arrossì. Per quanto lo
desiderasse, Ash non era il suo fidanzato. Almeno per ora. Ma se
questo le permetteva di avere il vestito pronto per il giorno dopo,
avrebbe accettato di far finta che lo fosse.
«Bene.
Ci servirebbe la tua scheda Allenatore, così domani potremo
riconoscerti.» Serena, mezzo paralizzata, per essere stata
definita
la fidanzata di Ash, possibile che anche delle perfette sconosciute
l’accostassero al ragazzo, porse alla commessa il documento
richiesto. La ragazza, dopo averlo scansionato, lo restituì
alla
proprietaria.
Usciti
dal negozio, Serena tirò un orecchio ad Ash.
«Perché
quando lei ha detto che io ero la tua ragazza te non hai detto nulla?
Come mai non ti sei opposto?» Ash non pensò
nemmeno a come
rispondere. «Altrimenti non ti avrebbero preparato il vestito
in
tempo, no?» La ragazza finse di fare una faccia arrabbiata.
Ma,
dentro di sé era felice. Dal momento che Ash non si era
opposto,
allora forse avrebbe voluto dire che non gli dispiaceva essere
accostato a lei.
Affidato
il vestito alle specialiste, i due, assieme ai Pokémon
ebbero
l'opportunità di andare in giro per la città, con
Ash che fece da
guida alla ragazza, accompagnandola fino all’arena dove si
sarebbe
svolta la gara. Era un edificio situato nel mezzo del parco al centro
della città.
Ricordava
una sorta di cupola, sorretta da diversi archi. Sulla porta
principale, vi era esposto un grosso cartello. «Le iscrizioni
alla
gara Pokémon di Zafferanopoli sono aperte fino alle 07:00
del giorno
della gara.» Lesse Serena. «Dato che ci siamo,
potresti anche
iscriverti ora, cosa ne pensi?» La ragazza ci
pensò alcuni istanti.
Era evidente quanto Ash tenesse al fatto che partecipasse a quella
gara. Il giorno dopo, molto probabilmente ci sarebbe stata
più gente
e avrebbero rischiato di non farcela. «Si. Buona idea.
Andiamo.»
Ash
aprì la porta alla ragazza, ed entrò subito dopo
di lei. Chiusa la
porta, si accorse di come, a parte l’addetta all'accoglienza,
non
vi fosse nessuno. Serena si precipitò al bancone.
«Buongiorno»
Salutò Serena. «Buongiorno a te!» La
salutò l’addetta
all’accoglienza. «Immagino che tu sia venuta qui
per iscriverti
alla gara, non è così?» Serena rispose
in maniera affermativa, con
un piccolo cenno del capo.
«Perfetto,
allora lascia che ti registri» Serena passò il suo
Smart Rotom
all’addetta, in modo da scansionare la
scheda.
«Vedo
che hai partecipato a diverse gare. Ma questa è la tua prima
volta
qui a Kanto. Credo che potrai fare bene» Serena sorrise.
«Lo
spero.»
Fatto
questo, i due andarono a pranzare in un ristorante poco lontano. Gli
stomaci di Ash e Pikachu, avevano brontolato, facendo ben comprendere
a Serena quali sarebbero stati i piani successivi.
Dopo
pranzo, i due continuarono l’esplorazione della
città. Visitarono
i numerosi punti d’interesse della grande città,
fino al tramonto.
La temperatura stava diventando troppo bassa, per essere sopportata
con una semplice giacca.
Tornati
all’albergo, qualcosa attrasse l’attenzione di Ash.
Una lunga
fila di allenatori e di allenatrici che premeva verso una porta.
«Scusa se sono indiscreto, ma come mai
c’è tutta questa gente?»
Chiese Ash, rivolgendosi all’addetta alla Reception.
«Hanno
scoperto che avresti alloggiato qui e credevano di trovarti nel campo
di lotta. Le guardie, pur di far capire alla gente che tu non fossi
lì, si sono dovute chiudere dentro. Beh. Ora che sei qui,
potresti
accontentarli.» Ash incrociò lo sguardo
con Serena. Da un
incrocio di sguardi, la situazione fu ben comprensibile.
«Bene. Dove
dovremo andare?» Chiese il ragazzo.
«Seguitemi.»
La ragazza si alzò e fece cenno ai due di
seguirla.
Uscirono
silenziosamente dall’albergo e raggiunsero
un’entrata secondaria.
Quest’ultima si trovava su di un vicoletto, poco illuminato.
Una
piccola luce al neon illuminava l’ingresso
secondario.
Emetteva
un fastidioso ronzio, che metteva una certa inquietudine.
La
ragazza estrasse dalla sua borsa un mazzo di chiavi, e trovata quella
giusta, la inserì nella toppa, facendo scattare il
meccanismo. La
porta non veniva aperta spesso, quindi dovette fare un po’ di
forza. Rischiava seriamente di rompere la chiave, ma per fortuna
andò
tutto per il meglio. La serratura scattò e la ragazza
abbassò la
maniglia. Con una spinta non indifferente, quest'ultima si
aprì
permettendo ai tre di entrare. Appena entrati, la ragazza
azionò una
serie di levette, simili a quelle dei contatori della
luce.
Diversi
fari, simili a quelli utilizzati negli stadi, si accesero,
illuminando a giorno l'intero campo. Accorgendosi della bassa
temperatura della stanza, accese anche il riscaldamento.
Il
campo era piuttosto ampio, circondato su tutti i lati da delle
tribune altrettanto ampie. Per raggiungere il campo bisognava passare
in un andito posto sotto le tribune. I due si fecero guidare dalla
ragazza. Non che vi fosse il rischio di perdersi, nella peggiore
delle ipotesi sarebbero andati a finire nei bagni, o negli
spogliatoi, ma semplicemente perché volevano raggiungere il
campo il
prima possibile.
Appena
giunti davanti alla rete di protezione, la ragazza aprì il
lucchetto
che chiudeva la porta che permetteva di entrare all’interno
dell’area di lotta.
L’alta
recinzione permetteva di proteggere il pubblico da attacchi e cose
simili. «Bene, ora posso fare entrare il
pubblico!»
La
ragazza abbandonò i due, e si diresse alla porta principale,
aprendola. Venne travolta dall’enorme flusso di persone, che
aspettavano Ash.
Fecero
a gara per accaparrarsi i posti migliori, quelli che permettevano di
avere una visuale migliore sul campo di lotta. Molti di loro erano
allenatori, ma erano consapevoli del fatto che non avrebbero avuto
alcuna speranza contro di lui.
Dopo
diversi istanti di silenzio, in cui Ash e Serena si guardarono negli
occhi e poterono constatare l’enorme presenza di pubblico.
Nessun
posto era libero.
Ad
un certo punto, dalla porta d’ingresso entrò una
coppia di
anziani, con tutta probabilità, i proprietari
dell’albergo.
L’uomo
aveva i capelli bianchi, corti. Alto circa un metro e ottanta, e di
corporatura robusta. Da giovane doveva aver avuto un fisico da fare
invidia a Bruno. Aveva dei baffi a forma di trapezio isoscele.
Sembrava avesse anche un dente d’oro.
indossava
un maglione verde, dei pantaloni marroni e delle scarpe nere.
Indossava una catenina in oro massiccio. Sull’anulare della
mano
sinistra, un anello in oro. Anche la donna ne indossava uno uguale.
Ergo erano sposati.
La
donna, dalla corporatura esile, poco più alta di Serena,
aveva i
capelli appena grigi, legati in uno chignon. Indossava anche lei un
maglione, ma di colore rosa chiaro, e una lunga gonna nera. Quando
spostò il braccio, Serena poté notare il grande
numero di bracciali
che la donna indossava.
«E
così il campione e la sua fidanzatina hanno deciso di farci
visita!»
Esordì l’anziana. «Ecco…
io… veramente…» Serena cercò
di
smentire la donna. Dopotutto non era la fidanzata di Ash. O almeno
per il momento. Solo che si accorse di come le numerose ragazze
presenti guardassero Ash con occhi sognanti.
Se,
per tenerle lontane bastava fare finta di essere la sua fidanzata,
avrebbe accettato. Ma ora non era il momento di pensare a quelle
cose. Era chiaro che i due anziani allenatori volessero
lottare.
La
ragazza che li aveva accompagnati si era posizionata nella postazione
da arbitro. Questo voleva dire che lei si sarebbe occupata della
gestione dell’incontro.
«Comincia
la lotta a coppie tra il Campione del Mondo Ash e la ehm…
Performer? Coordinatrice? Allenatrice?» Sembrava che la
ragazza non
avesse grandi simpatie per Serena. O forse voleva sminuirla agli
occhi degli altri per poi prendersi Ash, o ancora voleva farla
innervosire per favorire i proprietari dell’albergo, anche
se, in
quel caso, avrebbe avuto più senso prendersela con Ash.
Provocazione
o meno quel modo di fare non le piaceva affatto.
«E
i proprietari dell’albergo, il signor Renato e la signora
Emiko,
sta per iniziare. Ogni allenatore potrà usare un solo
Pokémon, la
lotta sarà conclusa quando entrambi i Pokémon di
una coppia non
saranno più in grado di continuare! Allenatori! Mandate in
campo i
vostri Pokémon!» Ash e Serena si guardarono negli
occhi. Qualsiasi
scelta avessero fatto i loro avversari, avevano le idee chiare su chi
mandare in campo.
«Amico,
te la senti?» Pikachu rispose affermativamente, andandosi a
schierare in campo. «Sylveon! Tocca a te!»
Gridò Serena, mentre
lanciava la Poké Ball della sua Sylveon. «Io mi
affido a te!»
Gridarono contemporaneamente i due anziani, mandando in campo un
Espeon e un Umbreon.
«Fantastico!
Un Espeon e un Umbreon!» Ash era, come suo solito, molto
entusiasta.
«Sembrano davvero forti!» I due anziani guardarono
la coppia di
giovani. «Fai bene a non sottovalutarci!» Rispose
l’anziano.
«Vogliamo
sbrigarci? Qui c’è del pubblico che non aspetta
altro!» Gli
esortò la rossa.
«Si,
certo!» Le rispose Ash.
«Se
non vi dispiace cominciamo noi! Pikachu vai con Attacco Rapido su
Espeon!» Gridò Ash. «E tu Sylveon usa
Comete!» Pikachu si mise a
correre a gran velocità contro l’avversario, con
quest’ultimo
che inizialmente sembrava non reagire. Discorso simile per Umbreon.
Sembrava quasi volesse essere colpito.
«Schiva!»
Gridarono i due anziani, all’unisono. Come se fossero una
sola
persona. Pikachu rimase di sasso, vedendo interrotto il suo attacco a
pochi istanti dall’essere messo a segno.
E,
forse, cosa ancora peggiore, stava per essere colpito dall'attacco
della Sylveon di Serena.
«Presto!
Distruggi le comete con Codacciaio!» Ordinò Ash.
La struttura della
coda del Pokémon si modificò, divenendo dura
quanto l’acciaio. Le
stelle di energia lanciate da Sylveon vennero distrutte,
trasformandosi in polvere.
Serena
tirò un sospiro di sollievo. Di certo non era sua intenzione
attaccare un suo alleato.
«Attacco
Rapido!» Secondo ordine. Sempre come se i due anziani fossero
una
singola entità. Le due Eeveelutions si misero a correre a
gran
velocità contro Pikachu. lo avrebbero raggiunto presto. E
questo
sarebbe potuto essere un problema.
«Presto!
Codacciaio sul terreno!» Pikachu ben comprese la tecnica che
il suo
Allenatore voleva adottare. Era un classico. Spiccò un
grosso balzo
aiutandosi coi muscoli degli arti posteriori, quindi,
all’atterraggio
colpì il terreno con un violento colpo della coda, creando
una
grossa spaccatura sul terreno, e proiettando in aria entrambi gli
avversari.
«Bene,
proprio quello che ci serviva! Sylveon, usa Vento di Fata!»
La
Sylveon della ragazza generò una fortissima corrente d'aria
che
lanciò violentemente entrambi gli avversari verso la rete di
protezione.
Per
quanto il colpo fosse stato duro, non fu sufficiente a sconfiggerli.
Dopo essersi scrollati di dosso il dolore, i due Pokémon
erano di
nuovo pronti all’attacco.
«Palla
Ombra!» Di nuovo i due anziani ordinarono l’attacco
all’unisono.
I due Pokémon generarono dalla bocca una grossa sfera di
energia
oscura. Colore viola scuro, tendente al nero. Era rivestita da
numerose scariche di energia, simili a fulmini dal colore
simile.
«Presto
Pikachu! Usa Codacciaio per distruggere il loro attacco!»
Pikachu
spiccò un balzo e, con un violento colpo della coda, fece
esplodere
una delle due sfere di energia oscura.
Pikachu
tentò di fare lo stesso con la seconda, ma, prima che
potesse anche
solo avvicinarsi, venne bloccato da una forza invisibile. Era lo
Psichico dei due Pokémon. Lo stesso poteva dirsi della
Sylveon di
Serena, che venne colpita in pieno dall’attacco avversario.
Una
grossa esplosione la proiettò contro le
reti.
«Tutto
bene, Sylveon?» La Pokémon della ragazza si rimise
in piedi,
confermando che fosse tutto a posto. Nonostante questo gesto, Serena
si accorse di come l'impatto con le reti, le avesse causato alcune
ferite.
«Forza,
usa Comete!» La Pokémon eseguì l'ordine
della sua allenatrice,
generando un ventaglio di stelle dorate che scagliarono contro i due
avversari. I due Pokémon tentarono di difendersi scagliando
Palla
Ombra, ma le due sfere di energia oscura si scontrarono con solo
alcune di esse.
Il
resto colpì i due Pokémon e li fece andare uno
contro l’altro.
«Molto
bene, Pikachu! Chiudiamo in Bellezza! Usa Fulmine!» Il
roditore
elettrico generò una potentissima scarica elettrica che
colpì in
pieno i due avversari e li proiettò in aria.
«Sylveon!
Sei pronta? Usa Vento di Fata!» La Pokémon della
ragazza generò
una potentissima corrente d’aria che lanciò
nuovamente i due
avversari contro la rete.
«Espeon
e Umbreon non possono più continuare! Vincono Pikachu e
Sylveon! Di
conseguenza i vincitori dell’incontro sono Ash e
Serena!» Dichiarò
l’arbitro.
I
due ragazzi e gli anziani proprietari dell’albergo si
incontrarono
a metà del campo di lotta e si strinsero la mano a
vicenda.
«Devo
ammettere che il vostro legame è davvero forte. Forse
più del
nostro.» Si congratulò l’anziano. Serena
arrossì per quel
complimento. Sapeva di trovarsi bene con Ash, ma…
I
suoi pensieri vennero interrotti dall’applauso del pubblico.
Era
stata davvero una bella lotta, e i numerosi spettatori si erano
divertiti. E questo era l’importante.
Dopo
una lotta così intensa, la fame si fece sentire. E, infatti,
guardando l’ora, era chiaro che fosse il momento di
cenare.
Il
ristorante dell’albergo si trovava al ventesimo piano, e la
folla
di gente, sebbene fosse impaziente di cenare, decisero bene di dare
la priorità a chi era coinvolto nella lotta.
Dopo
l‘abbondante, almeno per Ash, dal momento che Serena non
mangiò
quasi nulla, vuoi per la tensione, vuoi per il pessimo scherzo
dell'impiegata alla reception.
Sapendo
che si sarebbero dovuti alzare presto, i due, scortati dai loro
Pokémon, raggiunsero la loro stanza, e, dopo aver guardato
un po’
di TV, si coricarono.
Ash
e Pikachu si addormentarono immediatamente, contrariamente a Serena.
Si era sdraiata, ma non riusciva a prendere sonno. Era
pericolosamente vicina a Ash. Sebbene il ragazzo stesse dormendo
beatamente e si trovasse sul bordo più esterno del letto,
era
comunque DECISAMENTE
TROPPO VICINO e
questo la faceva sentire non poco a disagio. Inoltre,
l’enorme
imbarazzo per la situazione, le stava causando una fortissima
sensazione di calore, che peggiorava ulteriormente la situazione,
rendendole impossibile dormire.
Alla
fine, quella notte non chiuse occhio.
Ash,
da appena sveglio, notò la cosa immediatamente.
«Tutto a posto?
Dalla tua faccia, mi sembra che tu non abbia dormito
granché.» Era
accaduto quello che temeva. E doveva inventarsi una scusa plausibile.
Per sua fortuna, Ash era un ragazzo semplice, si sarebbe bevuto
qualsiasi scusa. «Semplicemente la tensione per la gara non
mi ha
fatto dormire. Non ti preoccupare, è tutto a
posto» La risposta non
si fece attendere. «Se lo dici tu.» Dopo essersi
sistemati alla
bell’e meglio, e raggiunsero, tramite l’ascensore,
la sala
dedicata alla colazione.
Ash,
come suo solito, si strafogò di cibo, e Pikachu allo stesso
modo.
Serena, ancora tesa, mangiò il minimo indispensabile,
mangiò giusto
una pasta e bevette un caffè, il primo di una lunga
serie.
Dopo
colazione, si diressero immediatamente alla fermata del pullman, per
poter ritirare l’abito e poi raggiungere l’arena
dove si sarebbe
disputata la gara. Appena arrivati, la ragazza mostrò i suoi
documenti all’addetta e si precipitò verso i
camerini. Voleva
essere impeccabile, per quanto fosse possibile.
Appena
la ragazza si guardò allo specchio, si spaventò.
Non aveva dormito
e questo aveva presentato il conto. Aveva delle terribili occhiaie.
Questo voleva dire che avrebbe dovuto ricorrere al trucco. Una cosa
che non amava fare particolarmente, ma, in questo caso, non aveva
alcuna scelta.
Mentre
si preparava, aveva bevuto altri tre caffè. Il fatto di non
aver
dormito per nulla, pesava sempre di più, ma non ci poteva
fare
molto. Sperava solo che questo non compromettesse più di
tanto i
risultati della gara. In ogni caso, ormai non poteva più
tirarsi
indietro. Soprattutto data la grande importanza di quella
gara.
La
sua sola fortuna era l’assenza di Vera, colei che considerava
come
la sua maggiore rivale. Aveva avuto un piccolo contrattempo e non
avrebbe potuto partecipare.
Certo,
questo non voleva dire che non si sarebbe dovuta impegnare, ma
l’assenza di una rivale di così alto livello,
poteva ribaltare le
sorti della gara.
«Tutti
i coordinatori e tutte le coordinatrici dovranno presentarsi nella
sala dedicata entro cinque minuti!» Serena sentì
l'altoparlante
gracchiare, e comprese che avrebbe dovuto fare in fretta. La ragazza
finì rapidamente di truccarsi, più che altro di
nascondere le
occhiaie, e di finire di sistemarsi i capelli.
Fu
abbastanza veloce da potersi anche ritagliare il tempo per bersi il
quinto caffè di giornata. La caffeina la stava iniziando a
fare
innervosire, ma ci poteva fare poco. L’altra scelta era
quella di
crollare addormentata.
Dopo
essersi preparata, la ragazza raggiunse Ash. Indossava un abito
disegnato e realizzato da lei stessa, data la sua nota
abilità nel
cucito.
Era
un vestito di colore nero, composto da una gonna a due altezze, la
cui parte più lunga arrivava quasi a terra e la parte
più corta un
po’ sopra il ginocchio. L’abito aveva solo una
spallina. In vita
indossava una fascia verde chiaro.
Indossava
poi dei tacchi non troppo alti, e degli orecchini verdi.
«Beh,
come sto?» Chiese la ragazza. Ash, che in quel momento era
circondato da numerose fan, non poteva vederla, e fece cenno alle
diverse ragazze che lo circondavano, di fare un po’ di
spazio.
Serena
stava per esplodere dalla gelosia. Non sopportava che delle ragazze
ronzassero attorno al suo Ash. Il ragazzo, Pikachu e Bulbasaur la
guardarono. Era semplicemente divina.
«Sei
fantastica!» Le rispose il ragazzo, mai avaro di complimenti.
I
Pokémon, nel loro linguaggio, confermarono la cosa. Le altre
ragazze, guardandola, ben compresero che non avrebbero potuto
competere.
Pochi
minuti dopo, Serena e tutti gli altri coordinatori si allontanarono,
per raggiungere l’area dedicata a chi si sarebbe dovuto
esibire.
Serena
sarebbe stata la quinta ad esibirsi. Questo le permise di avere un
assaggio del livello dei suoi avversari, che si era dimostrato
piuttosto alto. Un’ottima motivazione per la
ragazza.
«Serena?...
Serena?» Una voce femminile fece spaventare la ragazza.
«Si?»
Chiese, ancora concentrata sullo schermo. «Sarai la prossima.
Ti
conviene iniziare a prepararti.»
La
ragazza non esitò a rispondere. «Certo. Arrivo
subito.»
Serena,
che non conosceva la planimetria dell’edificio, decise di
seguire
l’addetta. Scelta che si rivelò particolarmente
vincente, dal
momento che gli anditi erano piuttosto intricati. Se non
l’avesse
seguita, con tutta probabilità si sarebbe
persa.
Era
un po’ nervosa, ma era abbastanza normale che lo
fosse.
Era
a pochi passi dall’uscita e già incominciava a
sentire i cori di
incoraggiamento. La ragazza compié gli ultimi passi che la
separavano dall’arena.
Era
circondata dal pubblico su ogni lato. Sulla sinistra vi era il
piccolo banco della giuria, composta, come da tradizione, dal signor
Contesta, un signore di circa cinquant’anni, capelli neri con
il
ciuffo grigio, vestito con un completo elegante di colore rosso, il
signor Sukizo, un uomo di circa quarant’anni, capelli castani
corti, vestito con un completo blu scuro, e, ultima, ma non per
importanza, l’infermiera Joy.
Appena
si trovò davanti al pubblico, salutò tutti con un
gesto della mano.
Poi, quando ricevette il segnale, mandò in campo il
Pokémon che
avrebbero partecipato al saggio di recitazione. Pancham e
Bulbasaur.
Il
primo uscì dalla Poké Ball circondato da delle
saette, per via dei
Lampobolli che rivestivano la Poké Ball del
Pokémon Briccone. I
bolli di Bulbasaur, invece, erano dei Florbolli, per questo era
circondato da numerosi petali colorati. Il Pokémon, come
concordato
in precedenza, li respinse con un potente Frustata.
Ora
che i due Pokémon erano atterrati era il momento di
cominciare.
«Comunicano! Pancham! Usa Pietrataglio! Tu, Bulbasaur ingoia
Energipalla e poi vai con Solarraggio!» Mentre il
Pokémon Seme
incominciò a generare dalla bocca una sfera di energia dal
colore
verde intenso, simile, per certi versi ad un occhio, Pancham
tirò un
potente pugno sul terreno, generando dei giganteschi massi acuminati
dal colore azzurro. Non serviva che gli venisse detto nulla. Nel
momento in cui Bulbasaur si stava avventando sul suo stesso attacco,
Pancham stava, acrobaticamente salendo su quelle rocce. Una capriola
dopo l’altra raggiunse la roccia più alta. Nel
frattempo,
Bulbasaur aveva assorbito il suo stesso attacco, accumulando
sufficiente energia per poter utilizzare Solarraggio.
«Adesso!
Pancham! Usa Neropulsar sul Solarraggio! Tu Bulbasaur! Lancia un
Energipalla in alto, poi colpisci le pietre con Frustata!»
Pancham
lanciò dagli arti superiori una serie di anelli dal colore
violaceo,
che circondarono il raggio di energia giallo lanciato dal bulbo sulla
schiena del Pokémon Seme. I due attacchi, per come si erano
incrociati, ricordavano una sorta di elica. La sua permanenza fu
tuttavia breve, dal momento che venne colpita
dall’Energipalla di
Bulbasaur.
Lo
scontro tra i due attacchi generò un’esplosione di
scintille di
vari colori.
Mancava
solo il colpo finale. Un potente Frustata distrusse le rocce.
Pancham, come da programma, spiccò un salto atterrando in
verticale,
circondato dalla polvere azzurra delle pietre.
«Veramente
notevole!» Commentò, laconicamente, il signor
Sukizo. «Siete stati
veramente fantastici, avete espresso al massimo le vostre
abilità»
Si aggiunse il signor Contesta. «Due piccoli
Pokémon veramente
pieni di energia, che ci hanno deliziato con la loro grande
abilità!»
Concluse l'Infermiera Joy.
Nonostante
i giudizi positivi da parte dell’intera giuria, Serena era
piuttosto nervosa. Era consapevole dell’ottimo lavoro svolto,
ma
non poteva essere certa del risultato, almeno fino
all’annuncio
dello stesso.
La
ragazza era seduta nella sala d’attesa, e osservava le
esibizioni
dei rivali.
«E
ora, dopo l’esibizione di Francesca, annunciamo gli otto
coordinatori che accederanno alla fase delle gare di
lotta!»
Piano
piano, sullo schermo, apparirono le immagini dei
finalisti.
E
Serena era la sesta.
Ora,
sullo schermo stavano apparendo gli abbinamenti. La sua avversaria
era proprio Francesca, l’ultima coordinatrice ad essersi
esibita.
Era una ragazza di un paio di anni più piccola di lei. Aveva
i
capelli biondo chiarissimo, quasi bianchi, la pelle pallidissima e
gli occhi azzurri. Indossava un abito scuro, che la faceva sembrare
ancora più cadaverica.
Era
altamente probabile che quella, per Francesca, fosse una delle sue
prime gare, se non la prima.
La
ragazza, durante il saggio di recitazione, aveva utilizzato un
Lycanroc forma giorno e una Furfrou, con il taglio gentildonna. La
sua acconciatura, ricordava una sorta di cappello, e aveva delle
trecce. Alcune parti del corpo, come per esempio la parte anteriore
del petto, la parte inferiore delle zampe e la fascia sul cappello di
colore giallo, e per regolamento lo avrebbe dovuto fare anche nella
gara di lotta.
Allo
stesso modo, Serena mandò in campo Pancham e
Bulbasaur.
Le
due ragazze si guardarono negli occhi, e si sorrisero a vicenda.
Francesca conosceva la sua avversaria. Era una coordinatrice
espertissima, oltre che una performer. Era arrivata vicina ad essere
Regina di Kalos.
Sapeva
di non poterla battere, ma avrebbe sfruttato la gara di lotta per
accumulare esperienza. Aspettavano solo il segnale. Che
arrivò quasi
subito.
«Cominciamo
noi! Furfrou, usa Turbosabbia, Lycanroc usa Visotruce!» Dal
terreno
il Pokémon Barboncino generò una grossa onda di
sabbia, che venne
colpita dall’energia rilasciata dal viso del
Pokémon Lupo. La
combinazione tra le due mosse creò una sorta di mostro di
sabbia.
Questo
fece perdere diversi punti a Serena. Nonostante questo, la nativa di
Kalos era tranquilla. Sapeva perfettamente come rispondere.
«Bulbasaur! Usa Energipalla sul loro Turbosabbia! Pancham
usa
Pietrataglio!» Bulbasaur, dalla sua bocca, generò
una sfera di
energia dal colore verde, simile ad un occhio, e la scagliò
contro
la combinazione avversaria, facendola esplodere, facendo perdere dei
punti a Francesca. Meno dei punti persi da lei, ma andava bene
così.
Pancham,
nel frattempo, tirò un potente pugno contro il terreno,
generando
dal terreno dei massi dal colore azzurro. «Lycanroc! Usa
anche tu
Pietrataglio!» Ordinò l’avversaria. Il
Pokémon Lupo colpì il
terreno con gli arti anteriori, generando a sua volta dei massi dal
colore azzurro.
I
due attacchi si incontrarono a metà del campo, generando
un’esplosione di scintille azzurre, facendo perdere punti
alle due
in egual misura.
«Bulbasaur!
Ingoia Energipalla! E poi vai con Solarraggio! Pancham! Usa di nuovo
Pietrataglio!» Il Pokémon Seme generò
una sfera di energia verde,
simile ad un occhio, e la scagliò verso
l’alto.
Saltò
a sua volta e la ingoiò. Il suo corpo venne illuminato da
una luce
verdognola. Questo gli diede sufficiente energia per
poter
caricare il suo Solarraggio senza dover assorbire la luce del sole.
Il raggio di energia uscito dal bulbo sulla schiena del
Pokémon,
indirizzandolo verso Fourfrou.
«Forza!
Difenditi con Raggioscossa!» Il Pokémon Barboncino
generò dalla
sua peluria un raggio di energia elettrica che colpì
l’attacco di
Bulbasaur. I due, attacchi, collidendo, esplosero.
Le
due coordinatrici persero lo stesso numero di punti. Per questo
motivo Francesca conservava il suo vantaggio. Per quanto piccolo.
«Lycanroc usa Rocciarapida sul Pietrataglio!»
ordinò. Serena
rimase attendista. Come se lo aspettasse.
«Pancham!
Aspetta che ti raggiunga e attaccalo con Sberletese! Poi tu,
Bulbasaur attacca con Energipalla!» Lycanroc corse a gran
velocità
sbriciolando l’attacco avversario, e facendo perdere degli
altri
punti a Serena. Il contatore dei punti non fece in tempo ad
aggiornarsi, che subito Lycanroc venne scaraventato in aria dal
potente attacco avversario. Come se non bastasse venne colpito anche
dall’Energipalla di Bulbasaur.
«Lycanroc
non può più continuare. La vincitrice della gara
è Serena»
Annunciò
la giura. Le due ragazze si incontrarono a metà campo. E si
strinsero la mano. «Sei stata bravissima!» Si
complimentò
Francesca. «Anche te. È stata davvero una bella
lotta. Penso che
avrai un grande futuro nelle gare.» Francesca era
estremamente
felice del complimento ricevuto. Aveva grande ammirazione per la
nativa di Kalos e sentire quelle parole, la riempivano
d'orgoglio.
Le
due avevano sgomberato il campo di lotta, per permettere agli altri
di esibirsi. Da otto, i partecipanti divennero quattro. Serena
studiò
i suoi avversari uno ad uno. Erano una ragazza e due
ragazzi.
Il
suo avversario sarebbe stato uno dei due ragazzi nella fase seguente.
Tale Ryo. Un ragazzo dai capelli neri, a spazzola. Vestito in giacca
e cravatta. Più che un coordinatore, sembrava un agente di
commercio.
Per
la giovane, non fu difficile strappare la vittoria e ottenere un
biglietto per la fase finale. Dove la sua avversaria sarebbe stata
Elin, la vincitrice della gara dopo di lei.
Dopo
le dovute sistemazioni e dopo aver curato i Pokémon, le due
coordinatrici si trovavano faccia a faccia.
Elin
aveva più o meno la sua stessa età, ed era
presumibile che avesse
un’esperienza simile.
Elin
aveva i capelli color lavanda e occhi dello stesso colore. Naso
piccolo e labbra sottili. Era vestita elegante e
sobria.
I
suoi Pokémon erano un Vaporeon e un Flareon. Avevano
partecipato al
saggio di recitazione e alle fasi seguenti, come da regolamento, del
resto.
Aveva
avuto modo di saggiarne le sue abilità. Era davvero molto,
molto
abile. Le due si studiarono per un tempo apparentemente
infinito.
L’incrocio
di sguardi terminò soltanto quando, alle due venne dato il
segnale
per mandare in campo i loro Pokémon. Chi mandarono in campo,
non fu
affatto una sorpresa, a causa degli stringenti regolamenti, ma la
sfida sarebbe stata ugualmente interessante.
«Possiamo
cominciare! Vaporeon! Palla Ombra! Flareon, mostra quel che sai fare!
Attacco Rapido!» Ordinò la ragazza, con una forte
convinzione.
Vaporeon generò dalla sua bocca una sfera di energia oscura,
dal
colore violaceo, circondata da delle scariche di energia, simili a
fulmini.
«Forza,
Bulbasaur! Difenditi con Energipalla! Pancham Pietrataglio!»
Le due
sfere di energia si incontrarono in aria, esplodendo, creando
un'esplosione di polveri colorate. Le due coordinatrici persero la
medesima quantità di punti. Serena passò in
vantaggio quando i
massi generati dal potente attacco di Pancham, scaraventarono
indietro Flareon.
«Forza,
riproviamoci! Flareon! Attacco Rapido su Bulbasaur! Vaporeon!
Codacciaio su Pancham!» Ordinò. Rimase piuttosto
sorpresa quando
Serena non reagì. Sembrava aspettasse il momento giusto e
che non
volesse svelare la sua strategia. Flareon si stava pericolosamente
avvicinando a Bulbasaur e lo stesso poteva dirsi di Vaporeon con
Pancham. «Adesso! Bulbasaur! Fermalo con Frustata. Tu
Pancham!
Afferra Vaporeon e lancialo!» i due Pokémon
eseguirono. Dal corpo
di Bulbasaur spuntarono due liane che afferrarono e avvolsero
strettamente Flareon. Contemporaneamente Pancham afferrò la
coda di
Vaporeon e lo scagliò contro l’estremo opposto del
campo.
Serena
aveva un buon vantaggio, ma mancavano ancora tre minuti.
L’avversaria, valutando la situazione reagì
immediatamente.
«Flareon! Comincia a scaldarti! Vaporeon tu usa
Geloraggio!» Il
corpo di Flareon cominciò a diventare rosso, e
cominciò ad
intravedersi del fumo. Bulbasaur, senza che Serena gli dicesse nulla,
questi non mollò la presa. Tutt’altro. Flareon
fece un’espressione
di sofferenza, ma non desistette. Anzi. «Pancham! Usa
Pietrataglio
intorno a te!» Il Pokémon Briccone
eseguì il comando,
proteggendosi dall’attacco avversario con la coltre di massi.
In
questo modo i massi vennero congelati, ma Serena perse molti meno
punti del previsto. Bulbasaur, dal canto suo, aveva dovuto mollare la
presa. Il calore era eccessivo. Flareon cadde a terra, ma il colpo
venne ben attutito.
«Benissimo!
Pancham, ora lancia i massi con Sberletese!» Il
Pokémon Briccone
eseguì il comando lanciando contro l’avversario i
massi
sbriciolati e i pezzi di ghiaccio. Questo fece perdere altri punti
all’avversaria. Serena era molto vicina alla vittoria. Ma
mancava
ancora un minuto.
«Forza,
Vaporeon! Rispedisci indietro il suo attacco con codacciaio! Te,
Flareon attacca Bulbasaur con Fucocarica!» Con un rapido
movimento
della coda, il Pokémon lanciò contro
l’avversario gli stessi
pezzi di roccia gelata che gli erano stati scagliati in precedenza.
Flareon al contempo, si mise a correre e si rivestì di
fiamme.
«Bulbasaur!
Presto! Riduttore!»
I
due Pokémon si scontrarono a metà del campo.
«NO!» Gridarono le
due ragazze, al contempo. «Flareon e Bulbasaur non sono
più in
grado di continuare. Per regolamento lo scontro si
trasformerà in un
uno contro uno e verranno aggiunti due minuti extra.»
Annunciò il
signor Shizuko.
Il
timer passò da trenta secondi a due minuti e
mezzo.
Le
due coordinatrici erano entrambe entusiaste della cosa.
«Pancham!
Vai con Sberletese!» Il Pokémon Briccone si mise a
correre contro
l’avversario, che rimase attendista.
«Forza,
Vaporeon! Punta Geloraggio alle mani di Pancham!» Il
Pokémon
Bollajet eseguì il comando puntando il raggio di energia
gelida
proprio negli arti dell’avversario, facendolo sbilanciare e
facendolo cadere a terra.
Nella
caduta, il ghiaccio che rivestiva gli arti di Pancham si ruppe. Il
Pokémon cercava di alzarsi, con enorme
difficoltà.
Ora
le due erano a pari punti. «Vaporeon! Chiudiamola qui!
Codacciaio!»
Ordinò l’avversaria. Vaporeon percorse rapidamente
la breve
distanza che lo separava dall’avversario e lo
colpì con un
violento colpo della coda. «NO! PANCHAM!»
Serena
perse gli ultimi punti rimasti. Per questo la vincitrice del fiocco
di Zafferanopoli fu Elin.
Nonostante
la cocente sconfitta, Serena si avvicinò alla sua avversaria
e si
congratulò per i risultati della gara. Il volto della nativa
di
Kalos incominciò a rigarsi di lacrime.
Non
tanto per la sconfitta, o per la promessa che aveva fatto, quanto
piuttosto per il fatto di aver deluso le aspettative. La ragazza
corse dritta nel camerino, per abbandonare l’abito da
esibizione e,
se possibile distruggerlo.
Ancora
in lacrime, finì di cambiarsi. Fatto questo estrasse dalla
sua borsa
la Poké Ball della sua Delphox e la fece uscire. La
Pokémon Volpe
guardò la sua allenatrice e non poté non notare
la grande tristezza
che portava.
«Si.
Ho perso. Ora distruggilo!» la ragazza teneva il suo vestito
dall’appendiabiti, ben distante da lei. In modo da permettere
alla
sua Pokémon di distruggerlo, senza che lei si
ferisse.
Delphox
accese il suo ramo come fosse una torcia, ma non si mosse.
«Su.
Andiamo! Sono la tua allenatrice… so che
cosa…» Delphox non si
mosse.
Quel
gesto le ricordava tanto il giorno in cui la ragazza perse il suo
primo Varietà. In quell’occasione, la ragazza
aveva deciso di dare
un taglio netto ai capelli.
Ora
voleva fare lo stesso con quel vestito. Ma che risultati avrebbe
portato? Avrebbe avuto lo stesso effetto o era una pretesa per dare
la colpa della sconfitta a qualcos’altro?
«Dici
che se ho perso non è colpa del vestito?» La
Pokémon spense la
fiamma sul bastone e lo porse alla sua allenatrice. «Hai
ragione.
Avevamo giurato, con Pancham e Sylveon che avremmo vinto il
Varietà
Professionisti. Ma non ci siamo riusciti. Eppure, te non lo hai
voluto abbandonare. Forse è questo che mi vuoi
dire?»
La
volpe di fuoco fece un cenno di approvazione. «Hai
ragione.» Disse,
senza smettere di piangere. «Diventerò Regina di
Unima e lo farò
con questo vestito. Se ovviamente tu e gli altri mi
aiuterete.»
La
ragazza ricoverò la sua Pokémon nella
Poké Ball e si riunì a Ash
e Pikachu.
«Ecco,
questa è la Poké Ball di Bulbasaur.»
Gli porse la Poké Ball del
Pokémon dato in prestito, che nel frattempo si era ripreso.
«Si è
comportato bene, ma, come hai potuto vedere, non è
bastato.» Ash,
nonostante fosse, a sua volta, piuttosto dispiaciuto, cercò
di non
farle pesare troppo la cosa.
«Siete
stati fantastici. Poco importa come sia andata la lotta. È
solo una
gara dopotutto non…» La ragazza lo interruppe con
un gesto della
mano. «Te lo sei dimenticato? Cosa ci eravamo detti riguardo
questa
gara?» Il ragazzo e il suo Pokémon si grattarono
la testa, con aria
perplessa. «No?» La ragazza lo guardò
negli occhi. «Come no?»
Sul volto della ragazza si dipinse un’espressione tra il
perplesso
e il deluso.
«E
dai… Dammi un indizio!» La incoraggiò
il ragazzo. «E va bene!
Allora vuol dire che viaggerai ad Unima da solo! Io
continuerò con
le gare!» Il ragazzo sentì la terra sparire sotto
i piedi.
Cosa
avrebbe fatto lui, da solo? Come avrebbe potuto aiutare quella
ragazza, da solo? Lui era un tipo diretto ed estroverso, non aveva
idea di come comportarsi in una situazione del genere.
E,
in più, la ragazza si era allontanata. Emanava nervosismo e
delusione da ogni poro. Ash cercò di seguirla. Ma non voleva
di
sicuro apparire come un agente dei servizi segreti, come Bellocchio.
Anche se quello era il solo modo di convincerla a venire con
lui.
Serena
si guardò attorno. «Via libera!» Disse,
a bassa voce. La ragazza
fece uscire dalla Poké Ball la sua Sylveon. Con lei riusciva
a
confessarsi più di chiunque altra.
Appena
la stessa uscì dalla Poké Ball,
quest’ultima avvolse uno dei suoi
nastri attorno al braccio della sua allenatrice. Grazie alle sue
antenne aveva ben compreso le emozioni che la ragazza provava.
Era
delusa e amareggiata. «Vedi? Io avevo promesso ad Ash che
sarei
andata ad Unima con lui, se non avessi vinto la gara di
Zafferanopoli, ma a che pare, lui se l’è
dimenticato. Come se non
gli importasse di me» Sylveon girò verso la sua
allenatrice.
Il
suo sguardo diceva più di mille parole. «Si. Forse
è vero. Lui è
fatto così. Si dimentica le cose facilmente.» La
Pokémon strinse i
suoi nastri un po’ di più. «Si. Tu sai
davvero come mi sento.
Posso mentire alle persone, ma non a voi
Pokémon.»
Sylveon
la tirò verso di sé. «Devo proprio
dirtelo. Ho capito. Non ho mai
preso questa gara sul serio.» Ash, che l’aveva
seguita, quando la
sentì, si dovette trattenere dall’urlare.
«Ma
cosa vuol dire? Come sarebbe a dire che non aveva preso quella gara
sul serio?» Si chiese. Sperando di non essere sentito dalla
ragazza.
Quest’ultima
superò il vicoletto in cui Ash si era rintanato, continuando
a
parlare con la Pokémon. «O almeno da quando ho
incontrato
Francesca. Mi sono rivista molto in lei. Quando abbiamo tentato coi
Varietà di Kalos. Ho visto in lei lo stesso entusiasmo, la
stessa
voglia di puntare in alto. Se mi capisci. Ma questo deve restare tra
noi ragazze. Va bene?»
Sylveon
fece un piccolo cenno di approvazione. Mollò anche la presa
coi suoi
nastri. Ora era tornata ad essere delicata, come era solita
fare.
«Bene.
Ora non mi resta che avvisare Ash.» La ragazza prese il suo
Smart
Rotom dalla borsa e compose il numero dell’amico.
Sentì il rumore
degli squilli e… una suoneria.
Quella
di Ash.
La
ragazza si avvicinò a grandi passi verso la fonte del suono.
Ash non
si accorse di nulla. Rispose al telefono. «Ehi, ciao!
Tutto...» Il
ragazzo venne interrotto prima che potesse finire.
«Ma
come ti sei permesso di pedinarmi in questo modo?» La ragazza
sembrava particolarmente arrabbiata. Non sembrava affatto che stesse
fingendo.
«Veramente,
ecco io…» La ragazza gli toccò il naso
con l’indice. «Non dire
bugie. Me ne accorgo.» Gli disse, finalmente con un sorriso.
«Mi
ero preoccupato per te. Ti ho vista scappare dopo le mie parole e
volevo assicurarmi che stessi bene.» la ragazza rimase alcuni
istanti in silenzio. «Ok. Non hai detto una bugia. Io
sì.» Ash
cercò di capire. Si. Aveva origliato parte della sua
confessione a
Sylveon, ma non poteva darlo a vedere.
«Vedi.
Sarei andata ad Unima con te anche se avessi vinto la gara. Ho avuto
l’opportunità di gareggiare contro una ragazza che
mi ricordava
molto la me stessa di qualche anno fa. Quando ho tentato coi
Varietà
di Kalos e…» Ash e Pikachu la guardarono
impietriti. «E?» La
ragazza, capendo di essere al centro dell’attenzione,
cercò di
allungare i tempi. Ma, alla fine cedette. «E mi ha ricordato
quanto
io amassi i Varietà. E che è a loro che devo
puntare.»
Ash
riuscì a rimanere sufficientemente sorpreso da non sembrare
che
l’avesse ascoltata per tutto il tempo. Discorso simile per
Pikachu.
La ragazza trascinò i due nella vicina fermata del pullman,
dal lato
che gli avrebbe condotti alla stazione.
Erano
circa le sei di sera. Se fossero andati in stazione e avessero preso
il treno delle sei e mezza, sarebbero arrivati a casa per le sette e
mezza. Contando anche il tratto in macchina.
Viaggio
per cui si sarebbe dovuto mettere in contatto con la madre. Il
ragazzo prese il suo Smart Rotom dalla tasca e iniziò a
cercare il
numero della madre. Notandolo con la coda dell’occhio, Serena
lo
fermò.
«Smeraldopoli
e Biancavilla non sono poi così lontane. Cosa ne dici se
andassimo a
piedi?» Il ragazzo e Pikachu si guardarono negli occhi.
«Si. Va
bene. Arriveremo leggermente più tardi, ma non è
un problema.»
I
due aspettarono il pullman per un buon quarto d’ora. Per loro
fortuna, il mezzo non era affollato. Tutt’altro. I
convalidarono i
rispettivi abbonamenti e si accomodarono a bordo.
Il
viaggio, piuttosto breve, giusto una decina di fermate, li condusse
proprio di fronte alla stazione dei treni. Avevano già
comprato i
biglietti in precedenza, per cui non sarebbero dovuti andare alla
biglietteria.
Guardando
sul maxischermo, dove erano riportati gli orari di arrivo, compresero
che, se avessero voluto prendere il primo treno disponibile, si
sarebbero dovuti sbrigare. Avrebbero dovuto imboccare un lungo
sottopassaggio che gli avrebbe portati al binario opposto a quello in
cui si trovavano.
Riuscirono
ad arrivare appena in tempo. Il treno si fermò pochi istanti
dopo il
loro arrivo. I due salirono a bordo dopo aver atteso che il gran
numero di passeggeri scendesse.
Riuscirono
a trovare due posti vicini.
Il
viaggio, come del resto all’andata, fu piuttosto breve.
Rapidamente
il treno li condusse fino alla stazione di Smeraldopoli.
Da
lì gli avrebbe atteso una bella camminata fino a casa, ma
andava
bene. Avrebbero potuto discutere degli ultimi dettagli prima della
partenza. Anche se la consegna degli starter sarebbe avvenuta solo la
settimana dopo, per questioni logistiche, sarebbe stato meglio
partire almeno un paio di giorni prima. Ma di questo ne avrebbero poi
parlato con il professor Oak.
Arrivarono
a casa di Ash giusto in tempo per cenare.
I
due, piuttosto stanchi, si coricarono quasi subito. Soprattutto
considerando che il giorno dopo si sarebbero dovuti alzare presto.
Avevano diverse commissioni da sbrigare, non ultima parlare con il
professor Oak.
«Certo
che sei proprio trasandato, Ash!» Commentò Serena,
accorgendosi di
quanto l’amico fosse criminosamente malvestito. Non che Ash
avesse
mai avuto chissà quale gusto nel vestirsi, ma quella volta
si era
superato. In peggio.
Se
non lo conoscesse così bene, avrebbe pensato che fosse stato
vestito
da uno stilista daltonico.
«Però,
se non ti dispiace… ti aiuterò io a
scegliere… stilista
daltonico!» Sentendo quella frase, la madre del ragazzo rise.
Effettivamente Ash non aveva mai avuto buon gusto nel vestirsi.
Quando il ragazzo partiva per i suoi viaggi, era lei ad occuparsi del
fattore guardaroba.
«Si,
ma non dobbiamo parlare con il professore?» Chiese Ash.
«Potremo
farlo al rientro. Considera che tra qui e Unima ci sono molte ore di
fuso orario. Un’opzione potrebbe essere chiedere un favore al
professore e fare la videochiamata di notte, quando ad Unima
sarà
mattina. L’altra opzione è andare ora. Dovessimo
arrivare presto,
potremo contattarla e poi avere tutta la giornata per
noi.»
La ragazza sottolineò particolarmente il “per
noi”, ma Ash non
notò particolarmente la cosa.
Finito
di fare colazione, i due, scortati da Pikachu e Bulbasaur,
raggiunsero il laboratorio del professor Oak. Il professore, un tipo
mattiniero, era già nel suo laboratorio.
Prima
di suonare al professore, lasciarono che Bulbasaur ritornasse al suo
ruolo di responsabilità al laboratorio, non prima di aver
chiesto a
Torterra un rapporto dettagliato.
Mentre
i due Pokémon di tipo erba conversavano, i due raggiunsero
il
professore. L'uomo, appena li vide dalla finestra, aprì la
porta,
permettendo loro di entrare.
L’uomo
li accolse con un sorriso. «Ciao, ragazzi mattinieri, oggi
eh!»
Contemporaneamente fece cenno ai due di seguirlo. «Buongiorno
professore. Siamo venuti da lei per confermare la nostra intenzione
di partire per Unima.» Rispose il ragazzo.
«Mi
fa piacere. E Serena verrà con te?» Chiese il
professore. «Si. Non
potrei mai lasciarlo da solo.» Rispose la ragazza.
«Anita ne sarà
felice. Forse avere una nuova amica, potrebbe aiutarla a sconfiggere
la sua timidezza.» Serena fece una strana espressione. Ash
non le
aveva mai detto che avrebbero viaggiato con una ragazza, ergo una
potenziale rivale. Ma, forse il fatto che abbia deciso di viaggiare
con lei, qualcosa significava. «Però,
ora…» Il professore
interruppe i pensieri della ragazza. «Sarà meglio
che vi metta in
contatto con Aralia, così potrete comunicarle la buona
notizia.» Il
professore si stava mettendo in contatto con la collega. La
videochiamata si era avviata, e pochi istanti dopo, la professoressa
rispose.
Era
molto più presto dell’altra volta. Per cui la
donna non pensò ad
un’emergenza o a qualcosa del genere.
«Buongiorno,
Samuel!» La donna salutò cordialmente il collega,
il quale rispose
altrettanto cordialmente. «Immagino che se mi hai chiamata,
ci siano
novità.» Il professore fece cenno di sì
con la testa. «Ma vorrei
che fossero loro a dirtelo.» I due si avvicinarono al
monitor, con
Pikachu che fece un piccolo gesto di saluto alla donna. «E
così tu
saresti Serena. Piacere di conoscerti.» La ragazza rispose
con un
sorriso. «Il piacere è tutto mio.»
Rispose la ragazza. «Bene.
Quindi, avete deciso di venire ad Unima?» Chiese la donna.
«Esattamente!» Rispose Ash, con il suo solito
entusiasmo. «Molto
bene! Allora compro i biglietti. Partirete tra quattro giorni,
così
avrete il tempo di abituarvi al fuso orario. Non vi preoccupate.
Andò
io a prendervi a Ponentopoli.» I due si guardarono negli
occhi.
«Perfetto. Saremo felici di aiutarla. Anche se ci sarebbe una
piccola cosa.» Aggiunse il ragazzo. «Dimmi
tutto.» Chiese la
donna. «Spero non sia un problema se dovessi partecipare ai
Varietà,
no?» La donna le sorrise. «Nessun problema. Anzi.
Farò il
possibile per seguirti e sostenerti. Dopotutto anche il diventare
Regina di Unima è un obiettivo.» Una voce di
ragazza, fuori campo
sorprese «Regina di Unima?» La professoressa si
girò. «Belle! Ti
sembra questo il modo?» Dallo schermo i due ragazzi, Pikachu
e il
professore, videro apparire una ragazza dai capelli biondi acconciati
in modo buffo, grandi occhi verdi e carnagione chiara. Aveva degli
occhiali rossi. Era vestita con un camice da laboratorio, simile a
quello della professoressa, che copriva una maglietta
arancione.
«Hey!
Ma quello è un Pikachu! Non ne avevo mai visto uno che non
fosse in
fotografia! Non vedo l’ora di strapazzarlo di
coccole!» Gridò la
ragazza con occhi sognanti. Pikachu, di tutta risposta,
cominciò ad
emettere delle scariche elettriche dalle guance. «Calma,
amico! So
che non ti piacciono le persone troppo invadenti.» Lo
rassicurò
Ash. «Ehi! Mai io non sono invadente!» Si
lamentò Belle, ignorando
il sesto senso di Pikachu.
«Bene.
Ora che sono sicura della vostra presenza, lo dirò ad Anita.
Credo
che ne sarà felice. Ora, però scusatemi, ma ho un
piccolo impegno e
devo lasciarvi, a presto.» Si congedò la donna.
«Arrivederci.» La
salutarono a loro volta.
I
due ragazzi, in seguito salutarono anche il professore. Avevano delle
commissioni da sbrigare, prima fra tutte il rinnovare il guardaroba
del ragazzo.
Usciti
dal laboratorio, si diressero verso un’area del paesino che,
prima
di allora avevano visto unicamente di sfuggita. Una fermata del
pullman. Solitamente si erano sempre affidati ai treni, ma in questo
caso si sarebbero affidati al trasporto su gomma. Il pullman, diretto
proprio ad Azzurropoli, città nota per il colossale centro
commerciale, il più grande di tutta la regione. Avrebbero
dovuto
aspettare solo dieci minuti. Sarebbero rientrati solo per le otto di
sera, per cui avrebbero pranzato in loco.
Dieci
minuti dopo arrivò il pullman. Era nuovo di zecca. Aveva una
livrea
di un blu molto scuro. Sulle fiancate aveva del rosso e il logo
dell’azienda era in bianco.
Il
mezzo aveva i vetri oscurati, per cui gli interni erano invisibili.
L’autista fermò il mezzo e aprì la
porta, permettendo ai due di
salire a bordo. Il pullman profumava di nuovo. I sedili erano in
finta pelle e in tessuto blu. Sui sedili lato corridoio era presente
una maniglia in plastica gialla. Ash fece accomodare Serena nel
sedile lato finestrino, quindi si sedette accanto a lei. La ragazza
si sentì in leggero imbarazzo, nonostante non ci fosse nulla
di
male. Ash era semplicemente seduto accanto a lei. Non era la prima
volta che accadeva.
Pikachu,
intuendo le sensazioni della ragazza, abbassò il bracciolo
tra i due
sedili, con un piccolo movimento della coda, senza che Ash se ne
accorgesse. La ragazza gli diede una delicata carezza sulla
testa.
Il
mezzo si mise in moto e partì alla volta di Azzurropoli. Il
viaggio
sarebbe durato un’ora e mezza. Avrebbero attraversato le
città di
Smeraldopoli, Plumbeopoli, Celestopoli, Zafferanopoli, e, infine,
Azzurropoli, proprio di fronte al centro commerciale. Il centro
commerciale era un enorme e modernissimo palazzo, realizzato in
acciaio e vetro. Diverse porte automatiche permettevano
l’ingresso
e l’uscita dallo stesso.
Il
primo piano del centro commerciale era dedicato ai negozi di
alimentari, al secondo piano negozi di tecnologia, al terzo vi erano
negozi dedicati ai Pokémon. Al quarto vendevano accessori
per le
gare, al quinto le scarpe e accessori femminili, al sesto erano specializzati
in abiti e accessori femminili, al settimo scarpe e accessori
maschili, all’ottavo abiti e accessori maschili, al nono e al
decimo vi erano dei ristoranti.
Fosse
stato per Ash, si sarebbero precipitati direttamente agli ultimi
piani e lì sarebbero rimasti, ma il motivo del loro
viaggio
era ben diverso.
Entrarono
e presero l’ascensore, diretti al quinto piano. Nella testa
di
Serena, Ash doveva incominciare a rifarsi il look dal basso verso
l’alto, per cui sarebbero partiti dalle
scarpe.
Ovviamente
la ragazza avrebbe pensato anche a sé stessa, dopotutto
voleva
apparire al meglio anche lei. Dopo decine e decine di tentativi, in
svariati negozi, alla fine, il ragazzo aveva trovato ben due paia di
scarpe che gli piacessero e che soddisfacessero anche Serena. Il
primo paio era blu e grigio e aveva un taglio un po’
sportivo. Il
secondo era sui toni del nero ed erano molto più eleganti,
ma non
per questo scomode.
Anche
la ragazza trovò delle scarpe per lei. Un paio di stivaletti
in
pelle marrone, simili a quelli che già possedeva, un paio
di
scarpe
sportive rosa e nere, un nuovo paio di tacchi, più bassi e
sobri di
quelli che possedeva e un paio di sandali, nel caso in cui la
permanenza ad Unima fosse durata più del previsto.
Fatto
questo, e con il ragazzo già costretto a trasportare le
scatole di
sei paia di scarpe, i due giunsero ai piani dedicati ai negozi
dedicati agli abiti maschili.
Appena
entrati in negozio, Serena dovette fermare Ash dal precipitarsi verso
l’area del negozio dedicata agli abiti sportivi. La ragazza
dovette
trascinarlo verso la zona dedicata ad abiti un po’
più adatti ad
uscire.
Alla
fine, oltre alla biancheria, lo costrinse a comprare alcune paia di
jeans, da delle paia più strappate, per abbigliamenti
più
sbarazzini, a paia più pulite, dei pantaloni più
eleganti, da
abbinare alle scarpe più scure, numerose magliette, anche
qui,
facendo attenzione a sceglierne di serie, camicie, giacche e, in
ultimo un cinto, oltre a dei costumi da bagno, perché si sa
mai.
Naturalmente non dimenticò anche dei cappelli. Dai berretti
sportivi
a cappelli più eleganti. Certo, il ragazzo non si trovava
proprio a
suo agio con i vestiti più eleganti, ma ormai aveva compiuto
diciott’anni. Anzi, ne stava per compiere diciannove. Ormai
doveva
vestirsi come un adulto e non come un ragazzino.
Nonostante
la grossa quantità di abiti acquistata, il conto non fu
affatto
salato. Pensato al ragazzo, ora toccava a lei, ma prima che potesse
riprendere l’ascensore, per dirigersi ai piani inferiori,
quando
venne interrotta dal boato dello stomaco dell’amico. Avevano
davvero passato così tanto a scegliere quella roba? Era
davvero già
ora di pranzo?
Lo
stomaco dell’amico era più preciso di qualsiasi
orologio. Prima di
riprendere a fare compere avrebbero fatto una sosta in uno dei tanti
ristoranti. Tra tutti, ne scelsero uno tipico di Alola.
Ash
era abituato alla cucina di quella regione, per cui sarebbe stato un
giudice severo, mentre per la ragazza era la prima esperienza con
quel tipo di cucina.
Dopo
l’abbondante pranzo, i due completarono la sessione di
shopping.
Dopo aver speso la mattina ad occuparsi principalmente ad Ash, ora
poteva dedicarsi completamente a sé
stessa.
Anche
lei, oltre alla normale biancheria, comprò delle gonne di
diversa
lunghezza, dei jeans e dei pantaloni più corti. Si era poi
presa
delle magliette, dei top e delle camicie.
Non
trascurò anche degli abiti più eleganti. Non
tanto per i Varietà,
data la promessa fatta alla sua Delphox, ma per delle altre possibili
occasioni che si sarebbero potute presentare. La ragazza
approfittò
anche per comprare una nuova borsa, e costrinse Ash a comprare un
nuovo zaino e un nuovo borsello.
Finite
anche le compere della ragazza, era praticamente ora di rientrare.
Uscirono dal centro commerciale e, dopo una breve attesa,
arrivò il
pullman che li condusse fino a casa.
Il
giorno della partenza giunse rapidamente. Il giorno prima della
partenza i due si occuparono di preparare le valige. Ash si
preoccupò
anche di decidere con che Pokémon partire. Durante il
viaggio
avrebbe permesso a tutti di partecipare, ma decidere chi avrebbe
avuto l’onore di iniziare non era cosa facile.
Dopo
attente riflessioni, decise di portare con sé, oltre
naturalmente a
Pikachu, Gengar, Infernape, Noivern e Lucario.
Delia
si occupò personalmente di accompagnare i due fino
all’aeroporto.
Il loro volo era piuttosto presto, alle otto del mattino, e
trattandosi di un volo a lungo raggio, avrebbero dovuto fare dei
controlli extra.
Questo
voleva dire che sarebbero dovuti arrivare almeno tre ore prima.
Avrebbero dovuto superare i controlli di sicurezza, affidare i loro
bagagli da stiva al servizio di carico e, solo allora sarebbero
potuti salire a bordo.
Avrebbero
dovuto affrontare un volo di tredici ore. Ironicamente tredici ore
erano anche lo stesso fuso orario che separava la regione di Kanto da
Unima. Questo voleva dire che sarebbero atterrati ad Unima alle otto
del mattino, mentre a Kanto sarebbero state le nove di sera. Dopo un
po’ poterono finalmente salire a bordo.
L’aereo
era della stessa compagnia di quello che aveva preso Serena per
raggiungere Kanto, anche se si trattava di un modello diverso.
Più
grande e elegante.
La
professoressa era stata generosa. Aveva comprato ai due dei biglietti
in classe business. Erano per la stessa fila, ma solo uno dei due era
lato finestrino. Ash era stato generoso, permettendo a Serena di
accomodarsi a lato finestrino. Si riteneva fortunata. Tra i due
sedili non vi era un sottile bracciolo, ma un divisorio ben
più
ampio. Una barriera anti-imbarazzo sufficientemente ampia. In
teoria.
Il
gigante azzurro prese la rincorsa e spiccò il volo.
Raggiunse
rapidamente la quota di crociera di trentaseimila piedi, circa
undicimila metri. Durante la salita, il personale aveva informato i
passeggeri circa le normative in fatto di sicurezza.
Raggiunta
la quota di crociera venne disattivato il segnale che obbligava i
passeggeri ad indossare le cinture.
Dopo
all’incirca due ore di volo, venne servito il primo pasto.
Volendo
rispettare il fuso orario della destinazione, si trattava della cena.
Erano le nove di sera ad Unima, un orario normalissimo per
cenare.
Dopo
aver mangiato, pur non gustandosi a pieno il pasto a causa
dell’alta
quota che alterava la percezione dei sapori, i due passarono le due
ore seguenti a fantasticare sul come sarebbe stata la regione.
Ad
un certo punto, lo staff dell’aereo, munito di alcuni
Pokémon di
tipo Erba, aveva fatto addormentare i vari passeggeri. Forse per
abitudine, Pikachu trattenne il respiro, riuscendo a non
addormentarsi.
Era
seduto sulle gambe di Serena e aveva potuto osservarla mentre
scivolava verso sinistra. Ash, invece stava scivolando verso destra.
Improvvisamente il divisorio tra i due non fu poi così
ampio.
Il
contatto tra i due fu inevitabile, per quanto non spiacevole.
Pikachu, che contrariamente al suo Allenatore, aveva un po’
capito
come stessero le cose, cercava di non ridere.
Se
li sarebbe goduti per un po’. Poi, forse gli avrebbe
separati, il
più delicatamente possibile. Alla fine, però,
forse a causa di un
po’ di polvere sollevata da Serena durante un movimento
involontario del sonno, cedette anche lui.
Dopo
alcune ore di volo, i passeggeri vennero svegliati.
Tutti
tranne Ash. Il ragazzo aveva il sonno pesante. Questo diede a Serena
l’opportunità di riprendersi dall'imbarazzo. Aveva
passato ore e
ore così a stretto contatto con Ash? Non sapeva cosa
pensare. Beh,
Ash non si era mosso, forse non gli dispiaceva la sua compagna?
Qualsiasi fosse il motivo, non ne avrebbe parlato. Se qualcosa doveva
accadere, sarebbe accaduta e basta.
In
ogni caso, forse svegliato dal profumo di dolci della colazione,
anche Ash si svegliò. Per lui il profumo del cibo era
più efficace
di qualsiasi sale.
Dopo
colazione, sarebbe rimasta solamente un’ora e mezza di volo.
Il
grosso jet atterrò delicatamente, a dispetto delle sue
colossali
dimensioni.
Serena
tese il braccio in direzione di Ash, per evitare che questi potesse
fare delle brutte figure. Era a conoscenza del
grande
entusiasmo del ragazzo, e voleva evitare che facesse una delle sue
solite figuracce.
Quando
una parte dei passeggeri scese, la ragazza fece altrettanto, e Ash e
Pikachu con lei. Appena scesero dall'aereo, vennero accolti da un
odore misto kerosene e gomma. Tutt’altro che
piacevole.
Avrebbero
dovuto raggiungere l'area dedicata agli arrivi. Raggiungerla fu
facile, fu sufficiente seguire le indicazioni per terra. Si trovarono
di fronte all'edificio dedicato agli arrivi.
Era
un edificio enorme e moderno. All’interno diversi nastri
trasportatori permettevano ai passeggeri di recuperare le loro
valige. Dopo una breve attesa, i due poterono recuperare le valige.
Ash, da cavaliere qual era, tirò anche la valigia di Serena,
ben più
pesante e ingombrante della sua.
Seguendo
ulteriori indicazioni, riuscirono a raggiungere
l’uscita.
«E
così voi due siete Ash e Serena?» Chiese una voce,
che i due
avevano imparato a conoscere. «Professoressa
Aralia?» Chiesero i
due, al contempo.
Una
donna dai capelli castano chiaro, occhi verdi rispose. «In
persona!»
I due la guardarono meglio. Indossava una maglietta verde chiaro e
una gonna nera. Indossava delle scarpe invernali. «Ora,
però
seguitemi. Ho lasciato la mia assistente sola in macchina e ho un
po’
di paura. È una bravissima ragazza ma è un
po’ imbranata.»
La
donna fece loro strada, fino al parcheggio.
Arrivati
a poca distanza dall’auto, la donna ne estrasse le chiavi
dalla
borsa. L’auto della professoressa era una lunga berlina dalle
linee
morbide ed eleganti. Sarà per il colore grigio scuro, per i
cerchi
in lega piatti, per i vetri oscurati, ma Ash venne ipnotizzato da
quell’auto. Ai suoi occhi, sembrava fosse uscita da un film
di
fantascienza, oppure da qualche videogioco. L’auto aveva un
cofano
lunghissimo, fari stondati e al contempo di forma romboidale. Erano
incorniciati da dei profili cromati, incastonati nei parafanghi
bombati. Cromata era anche la calandra la cui forma ricordava uno
scudo. Scudo che impreziosiva il cofano e ne accentuava la forma
triangolare, e che metteva in risalto il fatto che fosse leggermente
rialzato. Ciò creava un effetto simile a molte auto
d’epoca. La
griglia si raccordava perfettamente con il paraurti, dipinto nella
stessa colorazione della carrozzeria e impreziosito da dei profili
cromati che partivano dal punto in cui lo stesso si raccordava alla
carrozzeria e che impreziosivano le fiancate
dell’auto.
Doveva
essere una vera e propria ammiraglia.
Grazie
alla pressione di un pulsante sulla chiave, il cofano si
aprì,
rivelando il gigantesco spazio. Ash caricò le due valige e i
due
zaini, quindi chiuse il cofano.
Fatto
questo, il ragazzo aprì la porta a Serena, rivelando i
lussuosi
interni dell’auto. Erano veramente di classe, dominati dalla
pelle
rossa e da legni pregiati. Profumavano di
nuovo.
Dopo
che la ragazza si accomodò, Ash si sedette a sua volta,
chiudendo la
porta. La donna salì al posto di guida e accese il motore.
Ash si
stupì di quanto quell’auto fosse silenziosa. Il
viaggio da
Ponentopoli a Soffiolieve sarebbe stato bello lungo, principalmente
in autostrada, dove le doti di grande stradista di
quell’ammiraglia,
si fecero notare eccome. Era silenziosa e comoda, comodissima. Il
viaggio sembrò durare appena dieci minuti.
La
donna, giunta nel piccolo paese di Soffiolieve, parcheggiò
l'auto e
fece cenno ai passeggeri di scendere. Il laboratorio della
professoressa era sulla strada principale del paesino. Era totalmente
diverso da quello del professor Oak. Il laboratorio del professore
era in mezzo alla campagna, circondato da un vasto giardino, mentre
quello della professoressa Aralia era un edificio non troppo grande,
con al suo fianco un campo lotta.
«Vi
do il benvenuto nel mio laboratorio!»
Li
accolse nuovamente.
Ho
una proposta per te che hai compiuto l’impresa di giungere
fino a
qui. Ti piacerebbe aiutarmi nella scrittura di questa storia? In caso
affermativo ci accorderemo sul da farsi e soprattutto sulle
condizioni della storia.
|