Nathan, per Natale, le ha regalato una targhetta. Uno stupido ninnolo piatto e senza sapore! Neanche fosse un maledetto cane!

Sophie, sulle prime, aveva ben pensato di offendersi, di farlo stare ancora un po’ sulla graticola con quella storia del suo vero nome e di farlo perdonare solo dopo un lungo weekend di regalo riparatore alla spa. O alla retrospettiva su Sofia Coppola in quel cinemino storico in centro Portland. O dopo una visita con souvenir annesso all’ultima mostra della collezione d’arte di Caterina De’ Medici. Da quanto la aspettava...

Solo, quella targhetta non era una medaglietta esattamente da quattro soldi. Come quelle per cani, gatti e soldati.

Era un delicato medaglioncino d’argento con tanto di cornice, un ciondolo con tutti i crismi. Niente di troppo pacchiano, un monile da elegante e rispettabile proprietaria di gioielli più importanti. Il prêt-à-porter delle donne di ogni epoca.

Quel “incidi qui il tuo nome”, Nathan l’aveva fatto cancellare. Né le aveva chiesto di inciderlo lei. Il suo era un atto di fiducia, niente di più e niente di meno. Per tutto il tempo che ci sarebbe voluto a fidarsi l’uno dell’altra. Fidarsi di nuovo.

Sophie, da quel Natale, non s’è più tolta quel ciondolo. Né ci ha fatto incidere sopra il suo vero nome. Ci ha pensato già lei, a regalare la sua vera se stessa a Nathan, per quello stesso Natale.