23
Il crepitio della fiamma del camino fu il primo rumore che avvolse
Melissa non appena mise piede in quella casa. Era situato sulla destra, in una
struttura a mattoni rossi. Accovacciata davanti, con l’attizzatoio in mano,
sedeva una donna più vecchia di sua madre, e dava loro le spalle. Era minuta e
all’apparenza tozza, e le fiamme del fuoco facevano brillare il grigio dei suoi
capelli.
Quando Peter chiuse la porta dell’abitazione, la donna si voltò di
scatto con un’espressione accigliata, che lasciò spazio a un sorriso non appena
lui le si avvicinò per fare le presentazioni.
«Mamma, loro sono Dana e…» Peter incespicò nel tentativo di
ricordarsi il nome della ragazzina.
«Melissa», lo aiutò lei.
«Molto lieta», rispose la donna, stringendo la mano prima all’una
e poi all’altra. «Io sono Lydia.»
Melissa notò i suoi denti ordinati. Anche i capelli erano ben
tenuti e in fondo, dando un’occhiata alla camicetta con trine sul colletto che
indossava, si sarebbe potuto dire al massimo che era demodé, ma non che fosse
stropicciata o sfilacciata. Melissa provò una sensazione di calore al petto, di
una ritrovata sicurezza.
In fondo a quella grande stanza, c’era una cucina in rovere
illuminata da una piccola finestra con delle tendine beige. La cappa sopra ai
fornelli si intonava col resto, così come un paio di mensoline poste su una
credenza a mezza altezza. Sopra c’erano contenitori cilindrici che riportavano
le scritte “Sale” e “Zucchero”. Melissa si avvicinò, e lì accanto adocchiò un
altro attrezzo cilindrico con sopra una manovella.
Lydia glielo porse. «È un macinino», le spiegò con la stessa voce
rassicurante con cui si era presentata. «Vuoi vedere come funziona?»
Melissa scoccò un’occhiata verso sua madre. Era davanti al camino,
con le mani protese verso il calore della fiamma e gli occhi indirizzati di
sottecchi verso Peter, che si scaldava accanto a lei.
«Magari un’altra volta», rispose a malincuore. Glielo rese, e per
un attimo si domandò se la signora Lydia non avesse bisogno di aiuto nel
rimetterlo a posto, visto quanto si allungò per riporlo sulla mensola. Le
tremavano le mani – Melissa lo notava solo in quel momento – e la sua pelle era
secca e rugosa.
Sembra così vecchia, ora, pensò. Le sorrise per mascherare quel
pensiero.
Zoppicò nel tornare da sua madre e Peter. Si lasciò distrarre da
un orologio a cucù alla parete, che divideva una fila verticale di pentole di
ottone. Guardò Lydia e si chiese se fossero lì per arredo o se le avesse invece
usate nel corso della sua vita.
«Lis, siediti. Starai sicuramente meglio», le suggerì sua madre,
indicando un divano angolare color panna che Melissa notava solo in quel
momento, dirimpetto al camino. Il dolore alla caviglia tornò a pulsare e non se
lo fece ripetere due volte.
«Che è successo, cara?», le domandò Lydia, che si sedette insieme
a lei.
«Ho dolore alla caviglia», rispose soltanto. Sebbene la donna le
ispirasse sicurezza, c’era ancora qualcosa in quelle quattro mura di legno che
non la faceva sentire tranquilla.
Lis, è vecchia, tentò di rassicurarsi. Anche se avesse un
coltello, non potrebbe certo rincorrerti. Il fuoco crepitava con
regolarità, come fosse stato un silenzioso spettatore.
«Vado a prenderti del ghiaccio, piccolina», le disse ancora la
signora Lydia con una certa premura. Peter la ringraziò e lo stesso fece Dana,
mentre la guardavano allontanarsi e sparire in una stanza adiacente
all’apparenza più piccola.
«Vorrei farti fare il giro della casa, Dana», esordì Peter.
Melissa si scambiò uno sguardo con sua madre, talmente fugace che non riuscì a
decifrare le reali sensazioni di lei. Sul volto di Dana si fece largo un
sorriso che Melissa definì sincero. E quella sensazione di calore, di rinnovata
sicurezza, lasciò spazio a qualcosa di più criptico dello sguardo di poco
prima.
«Va bene.»
«Faremo in un attimo, Melissa, non preoccuparti.»
In quell’attimo di silenzio tra le parole di Peter e la risposta
che stava per dare, l’unico sottofondo era il costante crepitio del fuoco e il
fruscio della signora Lydia in quello che doveva essere il bagno.
«Ma certo. Andate pure», rispose con un sorriso forzato. Per ogni
passo con cui sua madre si allontanava, Melissa sentiva crescere sempre di più
la necessità di guardarsi letteralmente le spalle. Si voltò, ma vide solo un
piccolo corridoio e l’ingresso per una stanza in fondo e una a lato, accanto
alla quale c’erano le scale che sua madre e Peter stavano percorrendo.
Cominciano dal piano di sopra?
Le si formò un’immagine, nella mente, ma non era macabra. Era più
qualcosa che aveva a che fare con il divorzio dei suoi. Qualcosa che
l’aveva attanagliata anche sotto la doccia il giorno prima.
La signora Lydia stava ancora cercando il ghiaccio, e ogni tanto
borbottava qualcosa.
Ci mette tanto, per un po’ di ghiaccio. E se…?
Si tastò la caviglia. Il dolore per un attimo fu lancinante. Si
voltò poi verso la porta d’ingresso, chiusa, ma non a chiave. Sostò con gli
occhi sulla piccola finestra della cucina, troppo piccola perché potesse
passarci senza fare acrobazie.
Tornò a guardarsi alle spalle, chiedendosi cosa ci fosse in quella
stanza in fondo al corridoio. E fu lì che, a fare capolino dallo stipite della
porta, vide suo fratello Bradley.