La luce del sole morente infiamma l'orizzonte, mentre il lugubre lamento di uno stormo di corvi rompe il silenzio.
Giuda osserva le tre croci, sgomento. Come ha potuto tradire Yeshua?
Inebriato dalla luce fasulla dell'argento, ha condannato a morte un uomo meraviglioso.
Per mano sua, è stato condannato ad una morte infame, tra due vili ladroni.
Loro hanno sentito i suoi ultimi pensieri.
Un lungo grido, simile al latrato di un lupo, esce dalle sue labbra. Come ha potuto lasciarsi contaminare dall'avidità?
Quei soldi, un tempo bramati, gli appaiono macchiati di sangue.
Non valgono la sua dignità di uomo.
Giuda corre, mentre le lacrime bagnano il suo viso. La risata del Diavolo, sinistra, risuona nella sua mente.
Ne è sicuro, si compiace del suo dolore tardivo.
La sua bocca prova ad aprirsi, ma resta serrata, come se fosse coperta di colla. Vorrebbe chiedere perdono a Dio per la sua infamia.
Ma quella risata, implacabile, risuona nella sua mente e gli ricorda la verità.
Nemmeno Dio può perdonare un essere indegno come lui.
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