Ora

di Jane2011
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ORA

Ero lì che sedevo sulle macerie dell’unico posto in cui io mi fossi mai sentito a casa. Sulle macerie  del castello in cui avevo trascorso gli anni più belli e liberatori della mia vita.
Ero lì che sedevo e aspettavo, aspettavo che accadesse qualcosa che avrebbe potuto scalfire quell’assordante silenzio. Cercavo, scrutavo, ascoltavo ma...NIENTE.
Non ci credevo, era strano poterlo solo pensare, non era possibile che dopo tutto il tempo passato nella paura, dopo tutti i singhiozzi soffocati e dopo tutta la rabbia repressa in me...dopo tutto questo, era veramente possibile che tutto fosse realmente terminato?
Ero immobile, con  la paura che un soffio di vento devastasse quel momento, come se non esistesse una tregua per il “prescelto”.
Respiravo piano, per non coprire il suono dei miei pensieri. Mi ero spesso ritrovato a immaginare quel che sarebbe successo dopo, gli anni a venire, le emozioni che avrei potuto provare alla fine, non avevo mai riflettuto veramente su quel preciso istante, MAI.
Sedevo lì e respiravo l’aria mattutina a pieni polmoni, per ripulirmi dal male e ritrovare la purezza che ultimamente avevo trascurato. Il vento era fresco ma non freddo, profumava di fiori ma non ce n’erano.
Lasciavo scorrere le mie riflessioni senza ascoltarle davvero poiché solo una aveva catturato la mia attenzione:
“ Aspetterò la brezza marina che porterà via la mia angoscia, aspetterò il suono delle onde infrante sugli scogli, per cancellare il rumore dei miei pensieri e accoglierò i raggi del sole che vorranno ridarmi le loro carezze, perdute nel tempo”
E come ascoltavo le mie stesse parole, chiudevo gli occhi e le immaginavo, cancellando il resto.
Le osservavo, non le loro conseguenze, non il futuro ma, semplicemente, mi godevo il momento.





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