Nei Silenzi

di Francine
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#16 Era de Maggio I


E a me germoglia il cuore
di spine un bel boschetto;
tre vipere ho nel petto
e un gufo entro il cervel.
(Giosué Carducci,
Maggiolata, in Rime Nuove 1887)


Era de maggio; io no, nun mme ne scordo
na canzone cantávemo a doje voce.
Cchiù tiempo passa e cchiù mme n'allicordo,
fresca era ll'aria e la canzona doce.

(Salvatore Di Giacomo, Mario Pasquale Costa,
Era de Maggio, 1885)



L'ultima volta era di Maggio.

A Valpurga, ché a ritornar prima è solo il Redentore.

L'ultima volta era di Maggio, la terra che profumava di gelsomino e rose e mughetti.

Nel soffio leggero di Zefiro, i morti erano risorti, uno ad uno, in lenta processione, penitenti d'un Purgatorio senza nebbie.

L'ultima volta era di Maggio.

E, da qualche parte, riverbera ancora l'eco d'un silenzio, d'un profumo, d'uno sfottò.

Torneremo, aveva detto lui, prendendo a schiaffi il destino. Mentendo a se stesso e lasciandoti un peso sul cuore. Una spina di rosa. Quella che lui non colse e ch’ora punge te.
 






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