Avete presente quei momenti in cui ci domandiamo perché
stiamo facendo una determinata cosa, ci viene in mente una possibile soluzione,
poi ci ricordiamo che è per un altro motivo? Per esempio: “Ma perché sono ancora
qui anziché essere a passeggiare per dimagrire? È perché voglio finire di vedere
questo orribile film? Non può essere…ah no: infatti è perché voglio prima vedere
la puntata di Saiyuki che danno tra dieci minuti”. Oppure: “Ma perché sono qui,
davanti alla mia scuola, il diciannove di giugno, quando mezza Italia è a casa a
giocare alla play? Ah, deve essere perché voglio dire in faccia a quel grassone
del preside tutto ciò che penso di lui. Ah no, ora che ci penso, è perché devo
dare oggi il mio esame orale. E in effetti in mano ho la mia tesina.”
Insomma, avete presente questo genere di pensieri?
Thranduil stava pensando di questo passo da tutto il
pomeriggio.
“ Perché sono qui in mezzo ai preparativi di un
matrimonio? Dev’essere che sto organizzando il matrimonio del mio adorato
primogenito Legolas con una bellissima principessa elfica. Ah no. Ora che ci
penso, sto sì organizzando il matrimonio del mio adorato primogenito Legolas, ma
con Gimli figlio di Glòin. Meno male che me ne sono ricordato. Anzi, era meglio
il ricordo precedente.”
L’unico problema è che Thranduil non aveva pensato
questa cosa una sola volta nell’arco del pomeriggio, bensì continuava a
ripetersi questo pensiero tutto di seguito, come una catena. Così: “ Perché sono
qui in mezzo ai preparativi di un matrimonio? Dev’essere che sto organizzando il
matrimonio del mio adorato primogenito Legolas con una bellissima principessa
elfica. Ah no. Ora che ci penso, sto sì organizzando il matrimonio del mio
adorato primogenito Legolas, ma con Gimli figlio di Glòin. Meno male che me ne
sono ricordato. Perché sono qui in mezzo ai preparativi di un matrimonio?
Dev’essere che sto organizzando il matrimonio del mio adorato primogenito
Legolas con una bellissima principessa elfica. Ah no. Ora che ci penso, sto sì
organizzando il matrimonio del mio adorato primogenito Legolas, ma con Gimli
figlio di Glòin. Meno male che me ne sono ricordato.” E così via.
Attualmente, sire Thranduil e mastro Glòin erano in
piedi in mezzo alla radura nel Bosco Atro che Legolas e Gimli avevano scelto
come luogo del matrimonio.
Era un posto incantato: v’erano alti alberi frondosi dal
forte fusto, cespugli pieni di rosse bacche, uccellini cinguettanti e simpatici
animaletti.
- Che schifo- commentò Glòin osservando il posto. –
L’avevo detto io che le grotte sotterranee erano il miglior posto per celebrare
un matrimonio di questo genere.
Thranduil lo guardò infastidito.
- Mastro Glòin, sapete benissimo che le vostre grotte
sotterranee non sono adatte all’attuale stato di Legolas, perché ha bisogno di
molta aria, adesso che è…
Ancora non gli veniva semplice pronunciare l’aggettivo
incinto.
Glòin lo guardò divertito.
- Scommetto che non vi siete mai ritrovati a scegliere
il luogo di una cerimonia in base alle condizioni dello sposo.
A interrompere i loro discorsi giunse Iridan che,
saltellando felice, si fermò al fianco del padre.
- Papino, questo posto è magnifico, ma dimmi un po’, non
credi che gli animaletti daranno fastidio a Legolas?
Thranduil sospirò.
- Iridan, tuo fratello è incinto, non sta morendo di
qualche malattia incurabile.- gli fece notare con grande sforzo.
Iridan annuì.
- A proposito di questo discorso papà, senti una cosa, è
un po’ che me lo chiedo.
- Sentiamo- disse Thranduil rassegnato, mentre Glòin si
preparava a ridere.
- Ecco…il bambino di Legolas. Posso chiederti da dove
uscirà?
D’un tratto i due padri impallidirono.
- Ragazzo, cosa intendi con “da dove uscirà”?- domandò
Glòin, che essendo un po’ meno coinvolto di Thranduil(che non era sicuro di
voler sentire la spiegazione della domanda) aveva ancora la forza di chiedere.
- Beh, insomma, dovrà pure uscire no? Non potrà stare
nella pancia di Legolas in eterno, giusto?
- Gandalf dovrà averci pensato- commentò Glòin
pensieroso. – Non dici nulla, Thranduil?
- No- rispose l’elfo sconvolto senza mezzi termini.
- Dici che uscirà da…beh, da dove è entrato?- indagò
Iridan, senza notare il pallore che dilagava sul volto del padre.
- Da dove…come, da dove è entrato?- balbettò quegli
confuso, senza capire.
- Beh, sai…
Glòin, che temeva ormai d’aver risolto l’arcano, ma non
voleva starci troppo a pensare, batté con fare amichevole la mano sulla spalla
di Iridan, che aveva ormai preso in simpatia, dicendogli: - Su su, ragazzo mio!
Non adombrare la fronte del tuo povero padre con questi pensieri!
- Ma bisognerà pur pensarci- obiettò il giovane. –
Bisognerà sapere…beh, quando faremo partorire Legolas, dove mettere le mani!
A quel punto Thranduil svenne senza ritegno.
Preoccupato, Iridan fece per soccorrere il padre, ma prima che potesse
inginocchiarsi accanto a lui, Glòin fermò il giovane.
- Aspetta un secondo, ragazzo mio.
- Ma papà…
- Eh! Che vuoi che sia!- commentò il nano
allontanandosi, mentre gettava dalle proprie spalle un’occhiata al corpo di
Thranduil. – Mi sa che è abituato! Con un figlio come te…
- Che vuoi dire?- domandò Iridan preoccupato, fermandosi
a poca distanza dal corpo del padre.
Glòin sospirò. – Iridan, ti hanno mai detto che sei fine
come una palata di concio su un muro bianco?
- Certe volte- ammise il giovane senza capire.
- E ti sei mai chiesto perché?
- Qualche volta mi è stato fatto notare che parlo un po’
troppo- riconobbe Iridan.
Ci fu un nuovo sospiro.
- Iridan, se tu fossi padre e scoprissi che tuo figlio,
ovviamente maschio, è fidanzato col figlio del tuo peggior nemico e, in qualche
strana maniera, adesso aspetta un figlio da lui, la prenderesti bene? E se
l’altro tuo figlio ti domandasse, in modo del tutto innocente, come fare per far
uscire il bambino di lì quando sarà il momento, non credi che sarebbe un duro
colpo?
- Non riesco a capire- ammise Iridan confuso.
- Vedi ragazzo mio, per un padre è molto difficile
pensare che suo figlio dovrà partorire- spiegò Glòin pazientemente. – E’ una
questione di sensibilità.
- Ah- fece Iridan.
- Capisci?
- Sì. Quindi dite che bisognerà usare il cesareo?
Glòin ci rimase un po’ male.
- Non è questo il problema, Iridan.
- Non capisco.
- Me n’ero accorto- rispose il nano sconsolato. – Beh,
non importa, prima o poi capirai. A meno che…di’ un po’, figliolo, continui a
fare pensieri su sire Aragorn?
- E’ da un po’ che ho smesso- replicò Iridan
allegramente. – L’unico pensiero è che è l’uomo più noioso e pedante che io
abbia mai incontrato, e che Legolas ha fatto proprio bene a lasciarlo.
- Uhm.- Glòin rifletté un po’ su quel pensiero. Poi,
rasserenandosi un po’: - Va bene. Su, Iridan, sarà meglio che andiamo a
occuparci di tuo padre. Ah, e…riguardo all’argomento di prima, cerca di non
farglielo più presente per i prossimo sei mesi, d’accordo?
Piuttosto distante da loro, nella sua stanza nel palazzo
nel Bosco Atro, Legolas stava provando il suo vestito per la cerimonia.
- Ti piace amore?- chiese accennando alla magnifica
veste bianco perla.
- Ti sta che è un incanto, tesoro.- rispose Gimli,
seduto sul bordo del letto.
- Lo sanno tutti che il bianco ingrassa, come ti sembro?
- Amore, lo sai benissimo che tu stai bene anche col
bianco.
- Tu però sai benissimo che io sto effettivamente
ingrassando.
Gimli sospirò.
- Legolas, se tu non ingrassassi non sapremmo dove
mettere il bambino. E facciamo la cerimonia tra una settimana appunto perché tu
non abbia ancora la pancia. Perciò puoi metterti quel vestito senza nessun
problema. E comunque sei troppo bello perché qualcuno noti che stai ingrassando.
- Oh, grazie tesoro!- esclamò Legolas felice. Iniziò a
togliersi la veste. – Tra sei giorni mi devi aiutare a fare la ceretta.
Gimli sbuffò. – Legolas, quel vestito è lungo.
- Lo so.
- Quindi che bisogno hai di depilarti?
- Quello di non avere i peli.
- Ma non si vedrebbero comunque!
- Orsacchiotto, io devo depilarmi il giorno prima della
cerimonia, io devo farlo. Poiché da solo ho qualche problema, tu dovresti
aiutarmi.
- Perché non lo chiedi a tuo fratello?
Legolas si voltò a guardare il fidanzato.
- Credi che Iridan sarebbe capace di aiutarmi? Io gli
voglio bene ma sai, non è portato per tutto.
Gimli alzò le spalle. – In effetti… comunque, è un bravo
ragazzo.
- Sono contento che ti piaccia- disse Legolas felice
mentre ripiegava con la massima cura la veste. – Ah, amore, sai quando arriverà
Gandalf?
- Credo che arriverà dopo domani. Piuttosto, l’hai detto
a tuo padre?
Legolas gli rivolse un bellissimo sorriso. – Voglio
fargli una sorpresa.
Per sire Thranduil fu effettivamente una sorpresa vedere
arrivare, due giorni dopo, un carro guidato dal mago.
Thranduil si stava consultando, assai astiosamente, col
futuro consuocero per decidere le portate del banchetto di nozze. L’elfo stava
appunto suggerendo che sarebbe stato bene preparare piatti nanici ed elfici per
contentare entrambe le famiglie, quando, facendo per sollevare gli occhi al
cielo, vide spuntare dalla strada un carro.
- Che guardi?- chiese Glòin vedendolo distratto.
Thranduil guardava perplesso.
- C’è un vecchio vestito di bianco che viene verso di
noi- accennò.
- Ehilà!- gridò Gandalf scorgendoli.
Evidentemente il mago non si era accorto del pericolo
che correva.
Sulla fronte di Thranduil stava spuntando la venuzza che
abbiamo ormai imparato a conoscere.
L’occhio sinistro di Glòin sembrava in preda a uno
strano tic.
- Salve!- esclamò Gandalf allegramente, fermando il
carro accanto a loro. - Allora, vedo che i preparativi del matrimonio sono in
corso! E…quello deve essere il principino Iridan- soggiunse perplesso, vedendo
il giovane elfo che gli faceva cenno di no da dietro le spalle del padre.
- Abbiate la compiacenza di aspettare qui, Gandalf-
disse Glòin con grande fatica. – Ho appoggiato la mia ascia su quei gradini,
lasciate che vada a prenderla.
- Devo mandare qualcuno a prendere il mio arco e qualche
freccia- gli fece eco Thranduil.
- Suvvia, che bisogno c’è mai di prendere le armi in un
momento così gioioso?- domandò Gandalf stupito, chiedendosi perché mai Iridan
gli facesse il segno della decapitazione.
- Che bisogno c’è?- urlò Thranduil. – VOI AVETE AIUTATO
QUEL MALEDETTO NANO A INGRAVIDARE MIO FIGLIO!
- VOI MI AVETE COSTRETTO A IMPARENTARMI CON QUESTO ELFO!
- Ma che cosa c’è?- protestò Gandalf perplesso,
arretrando però prudentemente di un passo.
- SI PUO’ SAPERE COME VI E’ VENUTO IN MENTE DI RENDERE
LEGOLAS FERTILE?!
Finalmente Gandalf capì.
- Ehi, insomma, stiamo calmi!
Girando attorno al padre, Iridan raggiunse di corsa
Gandalf.
- Mastro Gandalf, ho cercato di avvertirvi, mio padre è
tremendamente infuriato con voi per la storia del bambino di Legolas!
- Iridan, i tuoi avvertimenti non funzionano!- replicò
il mago menandogli un gran fendente coll’inseparabile bastone, che l’elfo riuscì
a schivare solo in base ai grandi riflessi.
Risolto, almeno per il momento, il problema di Iridan,
Gandalf tornò a concentrarsi sui suoi aspiranti assassini.
- C’è una spiegazione, se voi mi deste il tempo di
darvela!- esclamò, facendo per placare le ire dei due padri.
- Quale sarebbe questa spiegazione?- ringhiò Glòin.
- Non vedo che motivo ci sarebbe per rendere mio figlio
fertile!- soggiunse Thranduil.
- Ma Legolas e Gimli…desideravano tanto un figlio…-
balbettò Gandalf, ormai con le spalle contro il tronco di un albero.
- Questa infatti non è una motivazione! Vi rendete conto
che gli elfi maschi NON POSSONO AVERE BAMBINI?
- Non potremmo sederci e parlarne con calma?
- NO!
- Ma andiamo, non vorrete dirmi che non siete felici…
Thranduil e Glòin non erano evidentemente felici,
proprio no. Vedendo Gandalf ormai alle strette, Iridan trovò una sola soluzione
logica per salvarlo.
- Papino! Guarda là quel fico di Aragorn! Posso andare a
salutarlo?
- Eh? Cosa?- chiese Thranduil colto alla sprovvista,
lasciando cadere la freccia che tentava di incoccare. – Iridan, COSA hai detto?
- Che c’è…quel fico di Ara…- balbettò Iridan mentre
Gandalf se la dava a gambe. – Ehm, no…ho visto male… scusa tanto, ehm…
- Dimmi che non ho sentito quel che ho sentito!- esclamò
il sire elfico rivolto a Glòin, che abbassò gli occhi in segno di rassegnazione.
- Papino, non pensiamoci più, dobbiamo preparare il
menù!- cercò di convincerlo Iridan con un bel sorriso.
- No…no...- mormorò Thranduil sconvolto. – Iridan, tu
non immagini il bene che ti voglio, perché mi fai questo?
- Oh, per dare il tempo a Gandalf di nascondersi-
rispose distrattamente il principino, non appena ebbe visto l’ultimo lembo del
mantello di Gandalf scomparire dietro un muro. – Adesso prepariamo il menu, non
c’è più molto tempo!
Thranduil lo guardò speranzoso. – Davvero era solo una
finta?
- Certo papà.
Il re elfico tornò sorridendo alla sua precedente
occupazione. – Bravo figliolo!
- Bah, contento tu…- commentò Glòin rivolto al
consuocero, mentre Iridan si allontanava, fischiettando distratto.
Dopo essersi nascosto dietro al provvidenziale muro,
Gandalf era strisciato via di soppiatto sull’erba fino a raggiungere il palazzo.
Poiché come abbiamo detto aveva strisciato sull’erba, da Gandalf il Bianco era
diventato ufficialmente Gandalf il Verde, tanto che anziché Corvotempesta
avrebbe meritato il soprannome di Quadrifogliomatrimoniale (vista la
circostanza).
Così, giunto nella sala del trono, si stupì molto di
trovare Aragorn che si deprimeva seduto sui gradini. Sire Thranduil non aveva
avuto il coraggio di cacciarlo e lui era rimasto a deprimersi.
- Aragorn! Che fai qui?
- Ah! Gandalf! Perché hai cambiato di nuovo colore?-
chiese Aragorn sorpreso.
Gandalf si guardò addosso e si avvide del cambiamento.
- Lascia stare, Aragorn! Questo è stato un incidente. Tu
piuttosto che ci fai qui?
- Ero venuto per pregare il mio adorato di rinunciare al
matrimonio, ma credo che Legolas non abbia molto tempo. E tu?
- Sono venuto per controllare lo stato di Legolas-
spiegò Gandalf.
Aragorn ricominciò a piagnucolare.
- Il mio amore aspetta un figlio da quel mostro! Come
farò a tollerare questo duro colpo?- gemette con fare teatrale, coprendosi il
viso con le mani.
- Su, su!- cercò di consolarlo Gandalf. – E’ una cosa
tanto bella!
- Ma no!
- Ma come no? Lo so che tu sei innamorato di Legolas, ma
vedrai che te ne farai una ragione.
Frattanto, richiamato dalle voci, arrivò Gimli che,
ignorando Aragorn:
- Gandalf!- esclamò gioioso, andandogli incontro. – Che
gioia il tuo arrivo! Io e Legolas non ti ringrazieremo mai abbastanza di ciò che
hai fatto per noi.
Gandalf sorrise e tirò, assai poco discretamente, una
bastonata ad Aragorn perché la smettesse di piagnucolare.
- Un modo ci sarebbe Gimli- suggerì. – Potresti evitare
che i vostri padri tentino di uccidermi ogni volta che mi vedono?
Il nano esitò.
- Sono sicuro che quando vedranno il bambino saranno
felici anche loro- disse speranzoso.
Gandalf aggrottò le folte sopracciglia.
- Temo che questo non renda facili la celebrazione del
matrimonio e il futuro travaglio di Legolas- gli fece notare. – Non posso
sposarvi con sire Thranduil che mi prende di mira e non posso far partorire tuo
marito con tuo padre che cerca di tagliarmi la testa!
- In effetti…- ammise Gimli. Solo allora si accorse del
disastro della veste di Gandalf. – Gandalf, perché sei tutto verde?
- Problemi con lo smacchiante- tagliò corto lo stregone.
– Piuttosto, come procede la gravidanza di Legolas?
- Benissimo- rispose Gimli, lieto al pensiero. – Adesso
è di sopra che rilegge la lista degli ospiti, che è un lavoro che non lo stanca,
se vuoi posso accompagnarti da lui.
- Sì, penso che non sarebbe male fare una visitina-
rispose Gandalf annuendo.
I due si allontanarono dalla sala e Aragorn, dimenticato
da tutti e depresso, rimase a deprimersi sui gradini.
Restò solo per poco. Iridan, non avendo niente da fare
se non gironzolare per i corridoi (non voleva assistere alla “visita medica” di
suo fratello e d’altro canto temeva che Gandalf lo avrebbe picchiato di nuovo
col suo bastone se si fosse fatto rivedere prima di qualche ora) piombò nella
sala.
- Ah, ci sei solo tu- gli disse a mo’ di saluto.
Aragorn lo guardò tristemente.
- Sai che assomigli a Legolas?- gli disse sognante.
- Lo so: siamo fratelli- confermò allegramente il
principino. Accorgendosi della sua disperazione: - Ehi, che hai?
- Non posso credere che Legolas si sia lasciato…beh,
mettere incinto, da quel nano!
Non era la prima volta che Iridan ascoltava quel
discorso e, se avesse potuto, si sarebbe messo le cuffie nelle orecchie e
avrebbe ascoltato un po’ di musica. Ma gli iPod allora non esistevano, e il
bell’elfo dovette usare molta più eleganza con Aragorn.
- Me ne vado- annunciò tranquillamente. – Sei proprio
noioso, dici sempre le stesse cose! E no, non posso aiutarti a farlo tornare con
te, anche perché ora che è incinto…
- Aspetta Iridan!- lo fermò Aragorn. – Rispondimi, con
te Legolas parla, ti dice mai qualcosa di me?
Iridan ci pensò su un minuto.
- Sì- disse infine illuminandosi. – Che è molto felice
di non aver chiesto a Gandalf quell’incantesimo prima di mettersi con Gimli,
dice che sarebbe disperato se il bambino fosse tuo e adesso dovesse sposarsi con
te per salvare il suo onore!
Beh, Aragorn ci restò un po’ male. Accorgendosene,
Iridan stabilì che in futuro avrebbe dovuto usare un po’ più di tatto. Così,
mosso a compassione, si sedette accanto a lui.
- E via, sire Aragorn, il mare è grande e ci sono
moltissimi elfi!
- Sì, ma io desideravo solo Legolas!
Potendo, Iridan gli avrebbe risposto. Ma era così
annoiato dal ripetere sempre le stesse cose, e soprattutto dal sentirsi ripetere
in continuazione il nome del fratello, che si alzò e se ne andò a caccia.