074. Oscurità
Quand’eri piccolo avevi paura del buio ed il mozzicone di candela che tenevi nascosto nel comodino
accanto al letto riusciva a darti un po’ di sollievo con la sua fiammella
incerta che ridava il colore alle cose, spargendo tutt’intorno ombre
tremolanti, più sicure, quasi più familiari.
Passavano gli anni ed i mostri
nascosti nella tua oscurità mutavano pelle, cambiavano forma, perdevano
denti e squame e divenivano le tue paranoie, i tuoi deliri, i tuoi fallimenti,
le accuse che non riuscivi a non rivolgerti, le astrazioni filosofiche
stramaledettamente pessimistiche che aveva suggerito la lettura di un certo Schopenhauer*
appena prima di coricarsi ed allora no, non c’erano mozziconi di candela
che potessero spazzare via le ombre dell’autolesionismo delle tue
continue elucubrazioni, non c’erano lucciole che addolcissero la notte
amara di riflessioni e non c’era neanche un grammo d’erba che potesse
sciogliere il gomitolo delle tue ansie in un dolce filo di zucchero filato
rosa.
[In realtà l’erba c’era, ma
tuo nonno ne era così geloso da tenersela tutta per sé, nascosta
da qualche parte, chissà dove.]**
Eri cresciuto ancora un po’, o meglio, eri invecchiato
ancora un po’, ma l’oscurità, anche se non lo davi a vedere,
o almeno ti sforzavi di farlo, non aveva ancora smesso di atterrirti: eri
appena entrato nella polizia e nel buio di quel vicolo, un vicolo come tanti,
un vicolo come i mille in cui ti sei trascinato tante e tante volte, con la colt in pugno, ti veniva da pregare qualsiasi cosa, mentre
nella tua paura intagliavi un’immagine alla quale avresti poi dato il nome di Dio***. L’assassino poteva
essere dietro di te e col rimbombare dei battiti del cuore dentro le orecchie
non lo avresti sentito neppure se ti avesse parlato con un megafono.
A ripensarci adesso, con lui che ti si è addormentato
addosso e dormendo a bocca aperta ti sta sbavando sui pettorali, davvero, ti
viene da ridere, perché il buio della vostra camera non ti spaventa,
perché le sue braccia che ti stringono all’altezza della vita
saprebbero ridare il colore, la vita ed il profumo ad
un fiore appassito meglio di una fiammella incerta, perché accanto a lui
l’oscurità non riesce più a terrorizzarti e anzi, ti viene
da ringraziarla: mantiene il vostro segreto.
* Filosofo tedesco dell’ottocento, se amate le
correnti di pensiero pessimistiche come me e volete darvi il
colpo di grazia, ve lo consiglio, ma poi non vi lamentate se cadete in
depressione, una delle sue frasi più famose dice: “La vita
è un pendolo che oscilla tra la noia ed il dolore.”
** Oddio che spettacolo, il progenitore degli Hutchinson che si rolla una canna guardandosi intorno
furtivo per accertarsi che il nipote non spii. Scusate, ma come mi è
venuto in mente non ho potuto fare a meno di scrivercelo!
*** Frase tratta a grandi linee,
l’originale era così: “Lo so. Lo so ciò che
dovrebbero fare: dovrebbero intagliare nella loro paura un’immagine alla
quale dare poi il nome di Dio.” da un film
bellissimo intitolato Il Settimo Sigillo (Det
sjunde inseglet ), di Ingmar
Bergman. Dovete guardarvelo, perché è fantastico!