Ciò che il pozzo ha visto

di Eylis
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Eccoci infine all'ultimo capitolo di questa storia... Un capitolo forse un po' dolceamaro, ma che spero potrà piacervi. Se poi vorrete leggere altre mie storie, in questi giorni ho pubblicato un nuovo capitolo di Trovarobe e una nuova storia, I sogni di Madama Morte, che vi prego di leggere non in chiave fisica ma psicologica (questa richiesta viene da un errore mio: la storia voleva essere solo ambigua, non davvero a luci rosse...). Grazie mille a Georgette per il suo commento!






5. La Vecchia

Cigola la carrucola del pozzo, mentre la vecchia donna stanca raggiunge finalmente la cima di quella collinetta per l’ultima volta. Fatica a respirare per lo sforzo, non credeva che percorrere quelle poche decine di metri in leggera salita le sarebbe costato tanta aria. Si aggrappa ai bordi del pozzo ormai inutilizzabile, e nota che le sue mani ormai sembrano fragili come quel muro di pietre. Suo marito le aveva raccomandato tante volte di prestare attenzione a quel posto, e quando riusciva le impediva di andarci per paura che la costruzione cedesse e lei cadesse sul fondo rompendosi l’osso del collo. Ormai però non può più dirle nulla, perché se ne è andato già da qualche mese trascinato via da una brutta polmonite. Anna è rimasta sola, completamente. Si volge verso la casa così mal ridotta da cadere quasi a pezzi e ricorda quando dal pozzo sentiva le voci dei figli che giocavano allegri fuori dalla porta. Mirko se ne era andato più di trent’anni prima, e negli anni seguenti anche David e Cosette avevano preso la loro strada. Ormai erano grandi, avevano formato una loro nuova famiglia e lei era rimasta nella vecchia casa di campagna con il marito.
“È tutto finito ormai…” Già, è tutto finito. L’ha percepito nell’aria quella mattina, quando si è svegliata, per questo si è pian piano trascinata fino al vecchio pozzo nonostante fosse trascorso molto tempo dall’ultima volta in cui aveva potuto ascoltare da vicino lo stridio dell’ingranaggio arrugginito. Ora lo sente chiaramente, nonostante le sue orecchie non funzionino più come una volta. E mentre i secondi scorrono lenti quel suono si trasforma pian piano in un verso più dolce, un guaito quasi, un uggiolio…
“Sei tu Rug?” Le sembra di sentire un mugolo in risposta, chiude gli occhi. E finalmente eccola lì, Ruggine, in tutto il suo splendore. Il suo pelo vellutato sembra risplendere di una nuova luce mentre Anna lo accarezza teneramente.
“Sei venuta a prendermi, non è così? Ti ho aspettata tanto, cucciolina mia.” La volpe pare annuire ed i suoi occhi neri brillano nella brezza mattutina.
“Così non ho più tempo, nemmeno per salutare le mie nipoti? Sai, Cosette mi ha promesso che oggi sarebbe venuta a trovarmi con le gemelle, mi sarebbe piaciuto rivedere tutte loro un’ultima volta…” Ma Ruggine non risponde. Si leva in piedi, con delicatezza, sfiora le mani di Anna con il muso e si allontana scomparendo pian piano. La vecchia capisce, è ora di andare. Sa che Cosette piangerà nel trovarla accanto al pozzo, ma non può più aspettare. Sente la vita che si allontana dal suo corpo, si fa debole, appartiene al passato…

“Mamma? Mamma, dove sei?” Una donna di mezza età è appena scesa dalla macchina ed è entrata nella casa, seguita dalle due figlie adulte. Era molto tempo che non si recava più alla vecchia casa di campagna in cui è cresciuta, non ricordava fosse così buia e malandata. Ma i profumi sono rimasti gli stessi, e per qualche istante ricorda i momenti vissuti in quel posto.
“Cosette, tesoro, vieni un momento.” La voce del marito la raggiunge dall’esterno e Cosette ha un presentimento, un brivido le percorre la schiena.
“Cosa c’è? Non trovo la mamma, in casa non c’è.”
“È qui fuori, tesoro…” La donna esce di corsa cercando gli occhi del marito per capire perché le si sta rivolgendo con quel tono così quieto.
“Dov’è?” Lui le fa cenno con una mano, indicandole il vecchio pozzo al quale la madre amava tanto recarsi. La vede, appoggiata con le braccia al muretto di pietra vecchia, inginocchiata a terra. “Mamma!” La paura inizia a farsi strada in lei e la spinge a correre per superare quel centinaio di metri più in fretta che può. Arriva al pozzo, ansante, seguita subito dopo dall’uomo e dalle figlie preoccupate. Anna pare dormire, un sorriso leggero in volto.
“Mamma?” Il marito le poggia una mano sulla spalla, ma lei se ne libera con uno strattone. “Mamma, svegliati!” Le lacrime iniziano a bagnarle il volto. Ma è solo quando finalmente trova il coraggio di carezzare i capelli della madre che deve accettare che ormai sono privi della loro linfa vitale. Come in un sogno si china e sfiora gli occhi chiusi e freddi dell’anziana in un bacio. Poi si accascia a terra e grida, in preda al dolore, mentre il marito la stringe a sé con forza.

Anna è morta, accanto al suo pozzo, accompagnata dal dolce cigolio di una ruota troppo vecchia per girare ancora.





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