UsxUk Nuvole
Just a Lot of Clouds.
{ Prima
Nuvola.
}
Aveva alzato
gli occhi, assumendo un'espressione piuttosto buffa - e
proprio per questo tanto scostante da quella nota accigliata che stava
solitamente dipinta sul suo volto. Ci era abituato, lui, a quel cielo
tetro e alle zebrature pressappoco inesistenti sulle mura, sui vestiti,
sulla faccia, su qualunque cosa quella misera luce colpisse.
Arthur
Kirkland, da bravo gentleman britannico quale era, necessitava,
probabilmente, di clima pessimo, scones, thé e fatine, per
sopravvivere.
E non aveva
bisogno dei mille altri vizi dei giovani.
- England?
-
Si era
voltato, poi, mentre stava ancora sorseggiando deliziosamente.
L'odore dell'English Breakfast della Twinings era piacevolmente
insidiato a fondo nelle sue narici.
- Good
morning.
-
Alfred aveva
risposto con un cenno della testa al suo saluto,
continuando a masticare il suo Hamburger.
Era inutile,
questa era almeno l'impressione che Arthur aveva di lui,
capire come facesse il suo stomaco americano a reggere, alle otto del
mattino, una dozzina di strati di carne, salse inquietanti e
chissà cos'altro ancora.
America lo
vide stringere il nodo della vestaglia a quadri e tornare a
concentrarsi sul suo thé.
Lui avrebbe
volentieri mollato quella tazza sulla superficie piana
più vicina, afferrato una manciata di snack e sarebbe corso
fuori a fare qualcosa, indubbiamente. Ma, sapeva altrettanto
chiaramente che il clima inglese non gli avrebbe affatto permesso di
fare una cosa del genere.
Arthur era
sempre stato un po' bizzarro, da giudicare addirittura
tetro, a volte.
L'Inghilterra
era sempre stata coperta dalle nuvole.
{ Seconda
Nuvola.
}
Roteando un
braccio, Alfred era corso fuori, coperto solo dai calzoni a
strisce bianche e cremisi del pigiama in cotone.
Non capiva
nemmeno la strana abitudine di Arthur, quella di
accompagnare il thé del mattino con la lettura del giornale.
Stonava troppo quell'accoppiata, quasi quanto le verdure con il ketchup
sopra.
La folata di
vento che colpì in pieno il suo corpo
riuscì a farlo rabbrividire come non mai e a ridestarlo dai
pensieri insensati che stava facendo.
- Damn! -
Afferrò
il Daily Telegraph abbandonato ai piedi del cancello
scuro e si affrettò a tornare indietro di corsa.
Gli avrebbe
macchiato i polpastrelli, a stringerlo così,
cacciando via tutto l'inchiostro dalle notizie di tutto il mondo. Ed
Arthur lo avrebbe rimproverato già a quell'ora del mattino,
ne
era certo.
Solo quando si
accorse di quanto quei soffi invisibili potessero
colpire, si fermò nel bel mezzo del viale.
Il vento aveva
attirato con sé gran parte della polvere, del
terriccio insinuato tra la ghiaia. Li stava portando via,
chissà
in che luogo lontano, creando una nuvola dai bizzarri colori,
viaggiando
e mostrando quei cirri un po' a tutta la città.
America
aspettava la primavera solo per poter uscire di casa. Ma
l'Inghilterra, capiva ora, non aveva affatto una bella primavera.
{ Terza
Nuvola.
}
- E' tardi. -
si lamentò Alfred, mollando il giornale
nell'ingresso della grande residenza britannica, sul comò di
mogano in stile George III.
Era sicuro di
aver letto con la coda nell'occhio, senza curarsi di
dissipare quel dubbio, qualcosa riguardo la Francia che voleva invadere
le regioni vitali dell'Inghilterra.
- England?
-
Aveva avuto
tanta di quella voglia di sperimentare il suo nuovo
videogioco, America. Così tanta che avrebbe supplicato
Arthur
pur di sapere dove avesse avuto modo di nasconderlo.
- England?
-
Alfred si
concentrò sullo scrosciare dell'acqua proveniente
da uno dei bagni.
Evidentemente,
visto quanto tempo stava impiegando per avere il suo
giornale, Inghilterra aveva rinunciato a conoscere di primo mattino le
notizie del giorno, rimandando a qualche minuto od ora dopo.
Attraversò
di corsa il lungo corridoio, stupendosi
dell'infinito
numero di quadri esposto agli occhi di tutti. Faceva sfilata di
moschetti e baionette, Union Jacks sventolanti alle spalle di
condottieri inglesi e macchie di sangue ai loro piedi, macabre eppure
esposte a mo' di trofeo.
Era sicuro di
aver sentito un buffo motivetto in inglese e qualche
stonatura di troppo, prima che la risata cristallina di Arthur li
interrompesse.
La
risata
inglese gli era sempre piaciuta; era carica di quella tenerezza che
England
aveva sempre tentato - seppur in maniera piuttosto vana - di
seppellire. Probabilmente, si disse, lui era stato uno dei pochi a
poter pienamente godere di tutta la sincerità di Arthur.
- Smettetela,
mi fate il solletico! -
Alfred
sussultò, sapeva che Arthur aveva la bizzarra
abitudine di credere all'esistenza di quegli strani... Amichetti.
Ma cosa stessero facendo suddetti amichetti, mentre lui era sotto la
doccia, rimaneva tutt'ora un mistero irrisolto. E non era proprio
sicuro di voler dissipare quel dubbio.
America
entrò nel bagno, fermamente convinto di trovarsi
davanti
Inghilterra che conversava amabilmente con qualche pixie immaginario.
Si
stupì di intravederlo di spalle, sotto la doccia. E non
capiva bene cosa ci fosse di tanto bizzarro in quegli istanti.
Non aveva mai
visto Arthur scomporsi - a parte dopo il terzo bicchiere
di gin, chiaramente - e forse, osservarlo senza cravatta, camicia
perfettamente stirata e il suo insolito taglio di capelli, aveva un che
di inusuale.
Attorno al suo
corpo, poi, si era adorabilmente andata a sistemare una
nuvola di vapore. Intrecciata di tante, leggere spirali bianche, si era
posata sul corpo di Arthur, proprio come se lui stesse cercando di
coprirsi da un paio d'occhi fin troppo indiscreti - America non avrebbe
capito mai nemmeno tutto questo pudore da parte dell'inglese.
- Ehi, England,
io sono molto più muscoloso di te! - aveva gridato poi,
notando un sussulto di gelo non celato da tutto quel vapore.
Alfred, poi,
non si era nemmeno accorto della profumata saponetta che
aveva appena colpito il suo zigomo sinistro. Era uscito dal bagno
accompagnato da qualche imprecazione trattenuta per metà ed
era
scoppiato in una risata più che fragorosa.
Era inutile
negarlo, l'Inghilterra vantava nuvole anche nei luoghi
più disparati.
{ Quarta
Nuvola.
}
Arthur aveva
passato l'intera mattinata col viso semi-coperto dalla
pila di documenti che affollavano la scrivania color ciliegio. Non
aveva accettato l'idea di pranzare al Pub, sostenendo che con tutto
quel lavoro non avrebbe avuto tempo.
Ma
ciò che più Alfred aveva temuto era stata
l'affermazione seguente dell'inglese, che aveva risuonato un po' come
un mantra
nella sua testa, facendo particolarmente rimbombare tra le pareti del
cranio le parole "scones" e "cucinerò io".
- I
want my Hamburgers.
-
Ricordava
bene, America, quanto potesse essere nauseante il sapore del
pudding, degli scones, di qualunque cosa Arthur osasse definire "buon
cibo". E capiva altrettanto bene, purtroppo, che era fin troppo fiero
della sua stessa cucina, quel dannatissimo
teaman.
- A te, Us.
-
Aveva
osservato a lungo e con un moto di perplessità il
piatto
fumante. Non aveva la minima idea di cosa contenesse - né
voleva
scoprirlo.
L'America si
era sempre accontentata delle sue millemila cittadine
brulicanti di FastFoods, del cibo a basso prezzo e delle schifezze che
s'ingurgitavano, qualunque fosse il locale in questione - ma
chiaramente, non avrebbe mai ammesso che potesse mai trattarsi di
porcherie d'ogni genere e con un tasso calorico che comprendeva un
minimo di tre cifre.
L'odore non
era affatto dei migliori, né l'aspetto.
Se c'era della
carne, lui ancora non era riuscito a trovarla. E
dov'erano le salse? Quel piatto non assomigliava minimamente ad un Hamburger
Steak.
- Uk? -
Aveva alzato
gli occhi, Alfred, per lanciare un'occhiata perplessa -
che inevitabilmente era sfociata in uno sguardo di supplica - ad Arthur.
Avrebbe voluto
tenergli presente che non era più un bambino
-
nonostante sapeva bene che Inghilterra lo considerasse tale - e che, di
conseguenza, aveva imparato l'abissale baratro che si poneva tra il
"buono" ed il... "Repellente"?
Lo aveva
visto, poi, sporgersi sul tavolo lentamente, senza capire
quali fossero le sue bizzarre intenzioni. Ma un buon ottanta per cento
del suo cervello suggeriva che, probabilmente, ora l'inglese avrebbe
borbottato qualcosa riguardo ad un unicorno che lo aveva
prepotentemente spinto.
- Oh. -
Invece,
stranamente, Arthur aveva conservato il suo usuale cipiglio,
cominciando poi - ed in maniera del tutto inaspettata - a soffiare in
modo così... Adorabile?
Dal canto suo,
l'inglese aveva inteso l'accennata obiezione di Alfred
come un'esitazione sul piatto di
bangers
and mash bollente. E proprio per questo motivo, aveva poggiato i palmi
delle mani sul legno scuro del tavolo dell'enorme - quanto inutile, a
detta di America - cucina e si era offerto di aiutarlo come poteva.
- Kirkland?
-
La nazione
più giovane aveva osservato tutti quei gesti in
modo
apparentemente affascinato. E probabilmente, ne era rimasto fin troppo
colpito.
Inghilterra
era sempre stato premuroso con lui. Amorevole al
punto giusto. Inghilterra sapeva dispensare sorrisi, puntandoli
principalmente in sua direzione e nascondendoli a Francia, spesso
troppo intenzionato a voler invadere
le sue regioni vitali.
America non
aveva mai cessato di far caso a tutte quelle piccole e
velate attenzioni, forse non aveva avuto modo di dimostrare quanto
fosse grato ad Inghilterra o, più semplicemente, non s'era
nemmeno reso conto di quanto fossero indispensabili.
Il sospiro di
Arthur era andato ad infrangersi delicatamente sulla
porcellana della Staffordshire Ironstone Broadhouse e sul cibo
leggermente bruciacchiato.
Era stato come
una nuvola, l'ennesima di quella giornata che avrebbe
definito plumbea.
L'aveva vista lasciare le sue labbra in un soffio e muoversi verso di
lui, lenta e leggera. Quel respiro, poi, era andato a posarsi sul suo
piatto, abbandonando lì sopra un tocco che poteva rendere
digeribile anche il peggiore dei bocconi.
Inghilterra,
aveva appena capito America, donava le sue nuvole un po' a
tutti quanti.
{ Quinta
Nuvola.
}
- It's
not your cup of
tea.*
-
Alfred
distolse per un poco lo sguardo dalla tazza in stile Old Willow
ed osservò Arthur. Sapeva bene che rimproverare all'inglese
la
sua cucina era un'impresa a dir poco suicida - e se non l'avesse
ucciso, avrebbe certamente dovuto sopportare i brontolii e qualche
pianto.
Ma aveva
osservato gli scones uno ad uno ed il thé fumante
rinchiuso tra le pareti di un costoso set di tazzine, per capire che
no, non sarebbe sopravvissuto comunque.
- Che vorresti
dire, US?
-
Inghilterra
aveva portato alle labbra la porcellana fresca, sentendosi
immediatamente invaso dal vago sentore di thé nero a foglia
corta proveniente dall'India e da Ceylon, adatto ad un tea-time
pomeridiano all'insegna della tonicità.
- Che non sai
cucinare; te lo dico sempre! -
Aveva
assottigliato gli occhi, poi, facendo stancamente cadere il
braccio libero sul tavolo.
Alfred non si
stancava mai di essere tanto puntiglioso - specialmente
nei suoi confronti - da non capire che la gente, a volte, poteva
seriamente avere voglia di strangolarlo o tramortirlo a colpi
d'Hamburger.
- Vorresti
insinuare che la tua Coke
possa essere migliore? -
- Sono anni
che cerco di dirtelo! -
- Taci. -
Arricciando il
naso, per nulla propenso a continuare ed alimentare
quello sporadico battibecco, America portò una volta ancora
la
sua attenzione sul thé che fumante se ne stava immobile
dentro
la tazzina.
Lasciava
scappare via leggere esalazioni, facendole salire verso il
soffitto e riempiendo la stanza in stile vittoriano di un aroma che gli
ricordava tanto Mary Poppins. Le abbandonava, completamente dimentica
di tutte loro, ignorando il modo delicato con cui s'infrangevano contro
le pareti tutt'intorno.
Salivano in
alto in maniera estremamente leggera e cozzavano dolcemente
su ogni cosa carezzasse la loro ascesa.
Proprio come
se si fosse trattato della foschia che lasciava i prati e
gli alberi per potersi avvicinare al cielo un po' di più.
L'Inghilterra,
si disse America, era fin troppo fiera di ogni tipo di
nuvola.
{ Sesta
Nuvola.
}
Stava
sfogliando il British Political History e non sapeva nemmeno a
che numero ammontassero gli sbadigli che non era riuscito a trattenere.
Aveva però ricevuto, per ognuno di essi, un'occhiataccia di
rimprovero da parte di Arthur. Troppo impegnato, Inghilterra, a
ricamare quello che aveva tutta l'aria di essere uno stormo di
fatine.
Alfred non si
stupì di quanto la storia scritta da Stewart e
Pearce
fosse noiosa - così come quella redatta da altri autori. Gli
unici argomenti per i quali pareva dimostrare un minimo
d'interesse erano quelli che citavano un certo George Washington e non
correvano oltre il 1783.
- England?
-
Mentre
continuava a sfogliare le pagine del vecchio volume, rilegato
chissà quanti anni prima, America provò
fortemente il
bisogno di infastidirlo ancora un po', per il semplice gusto di farlo o
per attirare la sua attenzione su di sé.
- Cosa
c'è? - aveva risposto stancamente Inghilterra.
- Cosa sono
le... Guerre
dell'Oppio?
- chiese America a bruciapelo, leggendo il
titolo del primo argomento che si era trovato davanti.
Arthur ripose
il set da ricamo sul piccolo tavolo in noce massello che
divideva le due poltroncine in stile vittoriano.
- Riguardano
due conflitti avvenuti nella prima meta dell'ottocento e
tra il 1856 ed il 1860. Il Regno Unito costrinse l'Impero Cinese a
tollerare il commercio delle droghe all'interno del paese. -
Probabilmente,
Inghilterra non andava troppo fiero di aver obbligato un
paese a legalizzare le sue droghe, ma era orgoglioso di poter vantare
d'aver messo in ginocchio la Cina di fronte alla sua Nazione,
dimostratasi vincente molto spesso.
- Uhm. -
Alfred
osservò a lungo la tavola stampata su una delle
pagine
lise, raffigurante la battaglia di Guangzhou. I soldati britannici e
quelli cinesi erano accalcati l'uno sull'altro, rinchiusi nelle loro
uniformi rosse e blu e tesi, con spade e moschetti, a raggiungere una
meta indistinguibile nella massa.
E tutto era
dovuto, quello spettacolo macabro, quello scenario di
morte, ai veleni psichedelici e alle fantasie allucinogene nate dai
fumi inglesi.
Era
stranamente ironico ammetterlo, ma America si ritrovava
inevitabilmente a paragonare anche quelle tossine a una nuvola.
Si era
spostata dall'Inghilterra, aveva attraversato montagne, impervie ed un
paio di continenti e poi aveva invaso la Cina, offuscandone il cielo ed
insinuandosi tra il legno delle antiche costruzioni orientali.
Quell'ammasso
leggero aveva ritrovato tutta la sua staticità
in
mezzo agli altipiani cinesi e alle risaie, stabilizzandovisi e
imponendosi tra loro, seppur contro la volontà degli
abitanti.
Le nuvole
nascevano in Inghilterra e dall'Inghilterra si diffondevano.
{ Settima
Nuvola.
}
Aveva
preferito passare il resto della giornata tra le repliche di
vecchie partite di football e le analisi dei risultati del baseball
della stagione.
Fondamentalmente,
America ignorava cosa ci fosse a legare
così
tanto Inghilterra a sé. Aveva dato vita a così
tante
Nazioni, Arthur, che restare così morbosamente legato alla
più degenerata tra esse aveva un che di bizzarro. Eppure,
Alfred
sapeva che nonostante tutto avrebbero sempre contato sul sostegno
reciproco. O almeno lo sperava - per il bene di Inghilterra,
chiaramente, lui poteva benissimo farcela da solo.
Ogni volta,
passate da poco le ventitré, le sue gambe si
muovevano da sole e si dirigevano alla stanza in cui l'inglese
sfoggiava e vantava la grande collezione di alcolici, fiero di
raccontare come era nato il cocktail e di quanto il suo gin fosse
stimato.
- England? -
- Alfred...
-
Solitamente,
Inghilterra caricava il suo "America" o "US" di una nota
particolarmente stridula. Ma sentire quell' "Alfred" calcato di un tono
vagamente strascicato era ormai diventato altrettanto usuale.
Arthur se ne
stava seduto - scompostamente sdraiato, a dire la
verità - davanti al bancone, con una bottiglia semi-vuota di
rhum in una mano ed un bicchiere ben stretto nell'altra. Inutile
specificare che, ad appena una manciata di centimetri, c'era
dell'ottimo scotch - c'era,
appunto.
- Hai bevuto? -
- Non dire
scemenze,
idiot.
Non ho bevuto... Hic. -
- Hai bevuto. -
La bottiglia
vuota, ora, aveva rischiato di frantumarsi al suolo
accompagnata dal suo sonoro crash,
se solo non fosse stato per America che l'aveva prontamente recuperata,
prima che cadesse.
- Le ricordi, Alfred?
-
Si
voltò verso Inghilterra, osservando le gote tinte di
rosso,
lo sguardo vacuo e gli occhi arrossati ed un po' lucidi, una bottiglia
di Brandy artigliata nel giro di quei pochi secondi ed ora
già
attaccata brutalmente dalla sua bocca.
America si
premurò di strappare, letteralmente, l'ennesimo
alcolico da Arthur. Sapeva bene che il giorno seguente l'inglese si
sarebbe rannicchiato sotto un mucchio di coperte, cominciando a
rimproverarsi di non bere mai più ed aspettando la sera per
ricadere nel medesimo errore.
- Cosa dovrei
ricordare? -
- Le nuvole, Alfred,
le nuvole... -
- Che nuvole? -
- Quelle che
ci spiavano quando mi hai lasciato... -
Questa volta
toccò alla più estesa delle Nazioni
rischiare di far cadere la bottiglia e trasformarla in un ammasso di
cocci di vetro.
C'era abituato
a sentire Inghilterra blaterare su come fosse stato
abile con lui, sul fatto che era merito suo se America si era affermato
come uno dei più potenti paesi. Lo ripeteva ogni volta che
Alfred aveva tentato di
ignorarlo, mentre se lo caricava su di una spalla e lo portava in
camera, costringendolo poi a letto.
- Alfred? -
- Certo che le
ricordo. -
La pioggia
aveva nascosto per bene le lacrime di Arthur, quel giorno,
ma America ricordava bene di averlo visto inginocchiarsi nel fango ed
iniziare a piangere. La pioggia aveva anche coperto i suoi singhiozzi,
continuando a picchiare sul terreno bagnato e a cadere attorno e sopra
di loro.
Inghilterra
aveva biascicato qualcosa, mentre gemeva, riguardo alla
tradita promessa di restare insieme ed Alfred altro non aveva potuto
fare altro che rimanere immobile ad osservarlo, quando anche le loro
gocce andavano a cozzare al suolo.
Si era fatto
nascondere dalle sue nuvole, Arthur, usandole come
maschera.
- Aaaaah,
baka, baka,
baka! America
no bakaaaa~!
-
{ Ottava
Nuvola.
}
Alfred
sistemò Inghilterra tra le lenzuola, alla meglio,
visto
quante volte aveva provato quest'ultimo a ribellarsi, sostenendo che le
fatine si fossero adirate quando aveva dimenticato di salutarle.
- Damned
Us!
-
- Fa'
silenzio, England!
-
Aveva trovato
piuttosto buffo il broncio che Arthur aveva assunto,
mentre poggiava la testa sul cuscino e socchiudeva gli occhi,
corrugando subito dopo quelle sue ridicole sopracciglia. Lo osservava
calmare il respiro e schiudere leggermente le labbra, lasciando
sfuggire alla sua bocca un misto di vecchio scotch, di rhum e brandy,
una miscela esplosiva intrappolata tra le pareti del suo stomaco ancora
per poco, probabilmente.
Ma per quanto
America potesse odiare quell'odore che caratterizzava la
metamorfosi di Inghilterra da gentleman ad ubriacone, sapeva bene che
era una delle poche
nuvole
di quella Nazione che poteva apprezzare.
Lasciavano le
labbra di Inghilterra in un sospiro tranquillo e disteso
e ad Alfred sembrava di tornare il piccolo ammasso di colonie che era
stato secoli prima, quando tentava di spiare, oltre il bordo del letto,
il suo Arthur che riposava.
-
England...
-
Continuò
a rimuginare su quelle nuvole e ad osservarle
ancora un
po'. Erano stravaganti, le nuvole d'Inghilterra. Ed erano dappertutto.
Avevano forme,
colori, odori e significati diversi, però
erano
tremendamente legate alla loro Nazione, tanto da essere continuamente
sue compagne.
Alfred
aspettava spesso la primavera, ma, probabilmente, una volta
tornato nel suo paese, avrebbe imparato a sopportare anche le stagioni
peggiori.
L'ultima
nuvola che aveva
visto in
Inghilterra prima di tornare a casa, pensò America, era
quella
che aveva preferito tra le troppe.
* Letteralmente significa "non è la tua tazza di
thé", ma
l'espressione viene usata per dire "non è il tuo forte".
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