Color follia

di palanmelen
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Mille strusciatine, fusa e miagolii a Rohchan, somma betatrice in estemporanea, somma correggitrice di condizionali tramutati in congiuntivi, somma Roh, tre volte Roh. Ave a Roh.

 

Ha un colore strano, variegato, eppure è uno solo. È come se, fissando una venatura, quella prendesse il colore dello sfondo, e viceversa.
Distoglie lo sguardo. In cielo c’è la luna enorme. Sembra che scivoli dalla sua nicchia nera di nuvole. Ha la forma dell’occhio di un gatto. Un gatto cieco.
Chilometri più sotto, palpitano come cose vive le luci della città sul fianco della collina.
Chi sta morendo, lì?

Che importa.

Ha in mano una maschera. Perlacea ma opaca come un teschio. Bianca ma scura come la colpa. Screziata e compatta come la pazzia.
La pazzia di un ragazzo che si è ammazzato.

Se ami, se hai mai amato. Come puoi indossare ancora per un momento questa?

La sua maschera di latte levigata come una pietra di fiume, come una scheggia di bottiglia sulla spiaggia. La maschera di un cuore che ancora batte, di un’innocenza serbata intatta, intatta ma sporca da far male.

Hai amato?
Io amo. Ora.

Occhi neri e folli e caldi e saldi. Chi ami?, avrebbe chiesto se avesse avuto il coraggio.

Hai mai amato?
…Severus?

L’enorme luna. Si alza. Sembra tutto più buio.
Chi ti ha ucciso, chi ti ha ucciso? Tutti sono impazziti.
Io lo so. Ti ha ucciso l’amore.


Severus? Rispondimi.





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