Così trascorsero alcuni giorni,Valentina e Federica vivevano
insieme minuto per minuto,vittime di un sentimento ormai antico e che
difficilmente si mostra più in quest'epoca. Era "l'amore che
strappa i capelli" quello per cui si può effettivamente
morire,che spinge una persona ad attraversare il mondo a
piedi,a scatenare guerre o sfidare imperi,uno solo contro l'imperatore.
Valentina rispettava i tempi della sua amata,e tesseva con pazienza il
desiderio di averla tutta per sè, e non solo a tempi
predefiniti, ma sempre,ovunque,liberi di essere senza colpe. Federica
da parte sua era sempre piena di dubbi che poi non si manifestavano,si
riempiva la testa di domande che non avevano bisogno di risposta,e
prima di sentirle certe cose,voleva immaginarle. Perchè
voleva essere preparata,pronta a dire la cosa giusta, di fare la cosa
giusta,senza improvvisare.Ma poco a poco incominciò a
comprendere che la vita è pura
improvvisazione,attimo dopo attimo. E così,per la
città teneva per mano la sua amata, senza ancora
però osare baciarsi in pubblico. Le cose cambiarono un
giorno che tornarono a casa insieme. Le due ragazze erano appiccicate
insieme, incastrate nel bus,come al solito affollato con una
densità di mezzo milione di persone per metro quadro, roba
che se c'era un incidente i paramedici trovavano le persone annodate
come reti da pesca.
Federica si aggrappava con entrambe le mani nei pochi centimetri liberi
degli appigli attaccati al tetto, e stava così
impettita,come stesse per volarsene via, mentre cercava d' occupare
meno spazio possibile.Valentina si teneva ad un corrimano che spariva
dietro la schiena della sua ragazza, e con un'altra si reggeva anche
lei al soffitto. Era così vicina che le venne spontaneo
stringerla a sè ma non c'era neppure spazio per far scorre
il braccio,così le mise una mano sulla schiena.
Federica scattò come una molla,e la guardò con
occhi inquisitori. Valentina sorrise,pensando di farle il
solletico,così intromise il suo braccio sotto la maglietta e
iniziò a far ballare le sue dita sulla base della
schiena,come fossero un ragnetto dispettoso. Federica era arrossita e
continuava a fissarla. E tratteneva il respiro, con gli occhi che
minacciavano vendetta.
Valentina allora finalmente capì che NON le stava facendo il
solletico. Aveva trovato un punto debole nel corpo della sua ragazza, e
ci si mise d'impegno.La mano iniziò a fare ricami sulla
pelle, giri su giri, piroettando malvagia ogniqualvolta sentiva un
muscolo distendersi,o un nervo che mandava una nota elettrica. Federica
si sentiva in trappola,mentre quell'assassina continuava a torturarla;
nella pelle ipersensibile della zona ogni traccia che lasciavano quelle
dita languide era una scarica elettrica su per la spina dorsale, che
salivano fino alla nuca dove s'infrangevano, e ricadevano in scintille
verso il basso, sparando altre scariche in altri punti sensibili...i
quali si frammentavano e si moltiplicavano a loro volta. Si sentiva in
corto circuito,e tanto più cercava di controllarsi tanto
più una scarica cercava di strappargli un gemito dalle
labbra. Non poteva fare altro che aspettare che quel maledetto bus
arrivasse a destinazione,ma in realtà voleva veramente che
finisse? La scariche continuavano a ripetersi,inesauste,e
così il suo corpo si ribellò e staccò
le braccia dai sostegni,avvolgendo Valentina con tutto quello che
aveva.
Valentina si divertì a stuzzicare la pelle della ragazza,ma
non si rendeva perfettamente conto di quello che stava facendo,per cui
quando sentì la sua Federica che gli saltava addosso ebbe
paura. Mai avrebbe detto che sarebbe successa una cosa simile,ma quel
corpo che la stringeva e che gli afferrava il viso era comandato da
qualcosa che non aveva mai conosciuto.Perchè non aveva mai
pensato che quella ragazzina ingenua fosse più passionale di
lei,era certa che i ruoli erano stati stabiliti sin dal primo bacio.
- Valentina, tira fuori la lingua. -
Era sbigottita.
- Fede calmati ! .
- Valentina,se ora tu non tiri fuori quella lingua,ti giuro che me la
piglio con le mani ! -
E prima che finisse la frase aveva proprio infilato le dita dentro la
sua bocca e tirato fuori quello che c'era dentro,per poi...mangiarselo.
l'avidità con cui la stava baciando aveva più
cose in comune con il cannibalismo che con la passione. Nel bus
affollato una cinquantina di persone poterono godersi uno spettacolino
pornosoft a gratis,e si levò un coro di proteste
indignato,di insulti,di borsette che si coprivano il viso,di smorfie,di
sguardi indiscreti,di risolini divertiti,di imprecazioni e addirittura
qualcuno che si avvelenava d'invidia. Il potere che un solo bacio
spettacolare può provocare in uno spazio chiuso è
dirompente.E' quasi un'atto vandalico.
Le due si staccarono solo quando arrivarono a destinazione,mentre dal
bus si trascinava la manifestazione allo sdegno.Valentina barcollava
ubriaca d'amore, ancora incredula.
Lei,che era convinta di essere una delle persone più
navigate del pianeta.
Federica scappava via,voleva sprofondare,lì e subito,in quel
marcipiede,diventare nebbia e scomparire,perchè aveva fatto
una cosa terribe.Era stata oscena in pubblico,dove praticamente tutti
conoscevano sia lei che sua madre. Avrebbe cambiato
città,nome e nazione,si sarebbe trasferita in Alaska con i
pinguini,anzi,avrebbe creato uno stato tutto
suo,impronunciabile,così che nesuno potesse mai
più trovarla nemmeno con i satelliti.
Valentina aveva preso la specializzazione in stronzaggine, aveva la
patente europea di figlia di puttana,ecco che che era.Tutta colpa
sua,ecco cos'era,se avesse cacciato le mani in tasca invece che
toccarla in quel modo non sarebbe successo nulla.E ora come avrebbe
vissuto?come lo avrebbe spiegato?
- Vale,vai affanculo,non ti voglio più vedere per un mese! -
- Ma come? Proprio ora che ti sei sfogata! -
- Vaffanculo,io in questo cazzo di quartiere ci devo vivere, devo
mantenere un certo rispetto.Io NON sono come te,lo vuoi capire questo? -
- Senti...nemmeno io immaginavo che avresti reagito in quel modo.
Scusa. -
- Sai io che me faccio delle tue scuse? -
- Eddai...-
Valentina la prese per mano, cercando di farsi scusare. La ragazza gli
regalò un sorriso,si era già buttata tutto dietro
le spalle. Qualcosa era cambiato,da quel momento in poi non ebbe
più paura di baciarsi in pubblico;ora che aveva mostrato il
peggio di sè tutto andava in secondo piano. Non aveva
più paura di mostrarsi per quel che era, anche se le voci su
i loro volavano di casa in casa come piccioni,distribuendo a macchia
d'olio voci e storie,amplificate,ingigantite. A scuola più
d'una professoressa cercò di parlare con loro, cercando di
farle da psicologhe,attenggiandosi da amiche,quando per anni non
avevano fatto altro che mostrare disinteresse. Valentina e Federica
iniziavano ad essere un problema, baciandosi esplicitamente in classe,a
ricreazione, per strada....
Anche il loro semplice tenersi per mano faceva rumoreggiare la
gente,sembravano tutti stranamente colpiti da quella fluorescenza di
vita,era qualcosa di radioattivo,che illuminava altri,e più
il colore era vivido tanto più marcava le distanze. Alla
fine non erano stati gli altri a emarginarle,erano state loro che in
due avevano creato una piccola isola tutta per loro.
La signora Lucia rispondeva garbatamente a tutte le persone che
incontrava,affrontava gli sguardi pietosi della gente a testa alta,come
aveva sempre fatto. C'erano degli emeriti sconosciuti che la trovavano
per strada e gli consigliavano di far curare sua figlia, di portarla in
un centro specialistico,ma lei non si scomponeva,ed educatamente
sottolineava il fatto che sua figlia non soffriva di nessun male,al
contrario era sana,in forma e felice.Molto di più di quanto
la gente possa sperare.La madre di Valentina,dal canto suo,nemmeno
aveva il tempo di seguire cosa si potesse dire su di lei e sua
figlia,aveva problemi critici e che se non risolti l'avrebbero presa
per il collo e strangolata.
Poi venne un Sabato.La signora Lucia aveva degli impegni fuori
regione,e decise che avrebbe dormito fuori, lasciando alla figlia solo
un'avvertimento.
- Fedina,non ti azzardardare a usare camera mia! voglio vedere tutto
come l'ho lasciato,intesi? divano compreso! -
La figlia non capì bene,ma gli disse che non c'erano
problemi.E si salutarono.
Valentina e Federica passarono tutto il sabato in giro,per musei,un
paio di mercatini di cianfrusaglie e in librerie,ma rincasarono
presto.Per cena presero una pizza che divisero in due, una bottiglia di
vino bianco dolce, e guardarono per l'ennesima volta "The Nigthmare
Before Chrismas", cantando estasiate tutte le canzoni a memoria.
entrambe adoravano quel film.
Poi fu silenzio.
Solido,intorno a loro.A televisore spento il buio era una massa liquida
che le circondava, in attesa che qualcosa accadesse.
Entrambe sentivano che il mondo era diventato di
cristallo,fragilissimo...e le parole erano troppo pesanti per poterle
usare.
E il silenzio intorno a loro le isolava dal mondo, lo dissolveva.
Nel dissolversi tutto era divenuto sospeso,e i loro sogni volarono
sulle cose fino a riempire la casa.
Valentina si alzò per prima ,senza fare rumore,e la prese
per mano.
Federica la seguì su un percorso che già
conosceva.
Ogni passo era lento e calmo,quasi fosse una danza. Lievemente i piedi
la portarono in camera sua, dove Valentina smise di guidarla.
Poi chiuse la porta alle spalle.
L'ultima luce si ranicchiò fino a scomparire, e da allora
gli occhi le furono inutili.
Perciò li chiuse e distese il suo corpo verso l'esterno, la
pelle che percepiva il calmo navigare dell'aria della stanza.
Sentiva i passi di Valentina che si spostavano, ancora leggeri, il suo
respiro regolare che gli sussurrava parole.
- Amore...stai tremando. Lascia che io ti scaldi. -
Federica rispose al sussurro,come il volo d'una piuma che si dissolveva
nella stanza.
- Il tuo calore...mi riscalderà anche nella neve? -
- Scioglierò il bianco ghiaccio...affinchè nutra
le tue radici -
- E quando le foglie moriranno...tu sarai lì a colorare gli
alberi spogli? -
- Io non mancherò di scaldarti mai...neppure quando il sole
sarà una pietra nera e fredda nel cosmo -
- Ed io ad ogni stagione io fiorirò per te... -
Si sentì trasformata mentre il suo corpo perdeva la pelle
inutile dei vestiti, che si arrendevano senza lottare e caddero come
foglie autunnali. Poi le sue mani scivolarono su altri terreni,passando
come nuvole bianche sopra i bottoni,sciogliendo i legami che davano
solo aride distese di sabbia...E sotto strati di deserto sentiva
palpitare le colline e pianure rigogliose,e poi vallate e montagne che
cantavano all'aria delle sue dita. Erano due lune gemelle,che
orbitavano uno intorno a all'altra come sei si guardassero ad uno
specchio. E cadevano lentamente verso il letto accanto a loro,dove si
distesero e si cercarono ancora.Valentina navigò la sua mano
come fosse persa, seguendo ogni linea,ogni curva che incontrava. Scese
al delta di una foresta, e la caverna che vi trovò si
aprì delicamente al suo passare,lasciando che entrasse.Fuori
la fulgida terra si ricopriva di fiori che cantavano sospirando, e le
sue labbra si posero sulle colline, cullando dolcemente i frutti che
sbocciavano alle sue carezze. Con le stagioni venne l'estate, e sui
fiori nacquero gocce di brina,che scivolavano al movimento di un vento
invisibile. Poi altri baci,e altri passaggi, insieme verso la fioritura.
Poi un piccolo terremoto che fece cambiare il moto due
pianeti, Valentina sentì Federica che orbitava su di lei,e
poi si posava leggera sul suo corpo, e i monti e le montagne si
spostarono,insieme,capovolte. E poi calore, intenso su di lei, mentre
sentiva le labbra che si adagiavano prima all'entrata, poi
più in profondità , e la sua mente si disperse
come nebbia. Nella nebbia s'immerse,anche lei, a dissetarsi alla sua
fonte, in un movimento continuo che vedevano scontrarsi i suoni,e poi
rincorrersi in echi che facevano fremere entrambi i corpi.
Poi fu fioritura.
Insieme, inevitabile devastante, dall'interno dei loro cuori a
straripare come un torrente,tracimando gli argini,in convulsioni vitali
in tempeste elettriche in sconvolgimenti fino agli estremi confini
della loro pelle.
Per poi distendersi,esauste,l'una accanto all'altra, incredule fino al
sonno.
E non ci fu vento al mondo che separò quello che la
primavera aveva unito.
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