Ti svegli, ti alzi, ti sciacqui il viso, mangi una mela, ti lavi i
denti, ti fai la doccia, ti vesti, prendi il nuovo blocco da disegno e
i pennelli ed esci, in cerca di un soggetto. O almeno è
questo quello che ti dici, ma i tuoi piedi ti portano inevitabilmente
lì, dove sai che troverai Naruto.
C'è qualcosa che ti spinge ancora verso di lui, è
come una calamita per tutti coloro che hanno sogni e speranze, e non ti
dispiace neppure di vedere Sakura, perché quando hai bisogno
di trovare qualcuno che rappresenti bene l'umanità, in tutti
i suoi pregi e le sue debolezze, lei è la migliore in
questo: splende nella sua normalità e nella sua
determinazione, speciale perché non ha alcuna dote innata
particolare eppure riesce a tenere il passo degli altri e a crederci
sempre, in tutto.
Il team sette era la migliore cosa che potesse capitarti, l'unica che
potesse risvegliare quei sentimenti sopiti.
Non è un legame, è il legame.
Cammini lentamente però, non c'è fretta di
vederlo, e rifletti sui mesi passati. Su quello che hai sentito, il
sentimento nuovo eppure familiare che ti ha legato a loro, e quegli
elementi che ti hanno cambiato per sempre: il sorriso di Kakashi che ti
dà la sua fiducia, gli occhi di Sakura che si riempiono di
lacrime anche per te, la voce di Naruto che ti raggiunge, ti prende e
non ti lascia più.
Hai ricominciato a sperare grazie a loro.
Avere una famiglia,
avere dei legami, l'amicizia, l'amore. Avere dei sentimenti, essere un
uomo prima che un ninja. Non perdere più nessuno, non
restare più solo.
Non ci hai neanche dovuto pensare, al processo, quando si è
trattato di rivelare la verità su Danzo e sul clan Uchiha, e
hai visto gli occhi di Sakura fermarsi su di te, spalancati, e il
sorriso orgoglioso di Kakashi, e Naruto che diceva un graziegraziegrazie
senza voce ma che ti raggiungeva comunque e ti spingeva a continuare.
Non l'hai fatto perché “era la cosa
giusta”, ma perché era la tua ultima
possibilità, prima che l'altro tornasse da loro o se ne
andasse per sempre, l'ultima per incastonarti nel team sette.
E ora arrivi, e ti fermi tra gli alberi senza farti avanti. Si stanno
allenando, in tre, lui
lei l'altro, con il
quarto che li osserva dall'alto.
Sakura vede soltanto l'altro. Sgrida Naruto perché non tiene
conto delle sue difficoltà con la vista che è
calata, ma non lo guarda neppure, i suoi occhi sono fissi su quella
zazzera scura.
Naruto insulta, ride, provoca, ma parla soltanto con l'altro. E anche
quando si rivolge a Sakura, continua a tirarlo in ballo con mezze
offese.
Kakashi sorride bonario, e non distoglie mai lo sguardo, col libro che
giace dimenticato sul ramo. I suoi occhi sull'allievo preferito.
Tu li guardi, e sai già che il blocco da disegno anche oggi
resterà bianco. Non hai più voglia di disegnare,
riesci solo ad aspettare che Sakura come al solito, no, come in passato,
ti noti, che Naruto ti chiami o perlomeno ti urli qualcosa, e che
Kakashi ti inviti ad avvicinarti.
Non puoi fare a meno di sperarci, dopotutto.
La mano di Yamato si appoggia sulla tua spalla, e, per oggi, non
resisterai neanche domani e lo sai, annuisci e lo segui.
C'è solo l'altro.
Ma ci riproverai domani.
E inizia così questa mini nuova raccolta, con l'unica
oneshot dove sento pena per Sai, dato che lo odio e questo sentimento
va peggiorando.
Il titolo della raccolta non è nient'altro che la
frase del contest di suni
sulle leggi di Murphy,
e questa è una delle storie che ho eliminato. La prossima
che pubblicherò probabilmente sarà quella che ho
inviato al contest, dopo che ne vedrò i risultati.
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